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Improvvisare melodicamente

Aperto da luvi, 30 Giugno, 2017, 03:13 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Buc

Non posso che essere più che d'accordo con Luvi....quanto è vero quello che hai scritto.

Nel mio piccolissimo anche io preferisco nelle linee melodiche o solistiche il...."Buona la prima" che raramente si basa su una abile partita a tetris con diteggiature e lick predefiniti.

Tendo a cominciare....prendo una nota....la tiro e poi comincio a suonare ciò che il cervello ed il cuore mi raccontano in quel preciso momento. Cosi quando registro e cosi nei live.

Ti dirò di più ... dato che non sono quel granché....spesso la prima stesura ha qualche imperfezione che poi si può correggere ma....anche riproponendo quel solo o quella linea imparandosela per bene ...succede spessissimo che mi ritrovo a riprendere la prima stesura perché migliore in espressività rispetto a quella più precisa.

Boh...per me la musica è spesso improvvisazione...dovrebbe essere figlia di quel preciso istante.
Infatti spesso bisticcio con il mio cantante perchè ... ad ogni concerto....cambio i soli. Lui invece è della scuola rifacciamo tutti quello che c'è sul cd.

Ho avuto la fortuna di imparare a suonicchiare con chitarristi che mi hanno sempre detto ... fa quello che senti....se piace a te piace a tutti ma soprattutto se piace a te allora è giusto e punto ! ...e mi hanno sempre sconsigliato di portarmi in repertorio i lick dei "grandi" insegnandomi piuttosto a capirli....e farli miei.

Certo...lo studio dietro c'è ( non al mio livello ahimè ) ...ma quando una linea ( un solo ) viene fuori dal cuore e da ciò che canti nella testa....lo senti.
Think jazzy, love bluesy and live rock !


luvi

Citazione di: Road2k il 30 Giugno, 2017, 03:59 PM

[MODE OT ON]

ho quasi paura a chiederti questa cosa.... lo faccio!!

Cosa usi per ottenere questo suono?

:nolistening:

[MODE OT OFF]

Dunque:
il setup è... il mio PC!!
Simulazione digitale di Marshall JTM45 (Master e Pre all'incirca a ore 12) con un filo leggerissimo di chorus per dare spazialità, un po' di delay e riverbero.

La chitarra è meglio che non te la faccio vedere... diciamo che "suona come una buona strato d'epoca" (pickup in stile primi '50 per l'esattezza), ma non è altrettanto bella da guardare...  :lol: :lol: :lol:
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.


luvi

Citazione di: AlbertoDP il 30 Giugno, 2017, 04:02 PM
Mi permetto di sparare una risposta, tanto abbiamo visto che nei blind test vale tutto, si sbaglia sempre  :laughing: Per me, è un'altra emulazione digitale, almeno in parte.

E ora vai con la tranvata che ho sbagliato  :laughing:

Non sbagli affatto, come vedi...  :D
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

luvi

Citazione di: Road2k il 30 Giugno, 2017, 04:07 PM
C'è da passarci ore ad analizzare i tre differenti approcci, il terzo non sembra nemmeno un solo accordo,  :bravo2:.

In questo caso non ho spinto più di tanto questo aspetto, ma un trucco interessante da utilizzare sulle basi molto statiche è proprio quello di "pensare" il cambio di accordo che non c'è e di improvvisare come se ci fosse...
La base è in Emin, per cui il cambio più ovvio sarebbe sul V7 grado, cioè A7... suonando qualche nota che si appoggia su un ipotetico accordo di A7 si può dare ancora più movimento alle frasi, anche se l'accordo nel brano non esiste.

Per quanto riguarda il tempo, sì... è indubbiamente un percorso di studio che conduco da tanti anni e che non finisce mai.
Motivo per il quale continua ad appassionarmi!  :yeepy:

Citazione di: Road2k il 30 Giugno, 2017, 04:07 PM
I passaggi veloci come li affronti, canti/immagini proprio il passaggio o canti la melodia e peschi dal background per arricchire? Spero sia chiaro!! :-\
:thanks:

Come accennavo più sopra, la velocità è nemica della riflessione e del progetto melodico. Sono pochissimi quei chitarristi ultra-velocisti i cui soli rallentati continuino a possedere identica attrattiva.

Personalmente quando voglio infilare un passaggio veloce (si fa per dire, non sono certamente uno shredder...) mi affido ad una progettualità più "modulare".
L'oggetto dell'attenzione creativa passa dalla singola nota ad un blocco collaudato, un passaggio melodico che mi appartiene o anche un semplice pattern creato su una scala e studiato in precedenza.
Un momentaneo passaggio in modalità "panoramica a blocchi" di quel che sto combinando, insomma.

L'importante è non perdere il filo del discorso e riprendere poi la creazione melodica delle frasi a passaggio finito!  ::)
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Fidelcaster

Anche se è una considerazione del tutto marginale nel contesto di questo thread, c'è una cosa che da non-improvvisatore (ahimè) mi preme dire su un punto relativo alla tecnica chitarristica che potrebbe forse essere propedeutico o complementare allo studio dell'improvvisazione, cioè sulle diteggiature delle scale: i box sono, secondo me, il modo peggiore per imparare le diteggiature delle scale sulla chitarra. I box portano a vedere la tastiera della chitarra come un oceano inospitale da cui affiorano delle isole sulle quali è possibile trovare salvezza, ma tra le quali è impossibile spostarsi, a meno di sorvolare in aereo i tratti di mare sconosciuti che le separano; il che spesso fa del chitarrista un naufrago che, confinato negli angusti confini dell'isola prescelta, si aggira in tondo sui suoi passi.

Su qualsiasi strumento di mia conoscenza esistono né più né meno di dodici diteggiature di ciascuna scala (maggiore, minore melodica ecc.), che permettono di suonare TUTTE le note appartenenti a quella scala, che lo strumento può produrre. Strumenti come la chitarra o il violino, poi, hanno il vantaggio di permettere, cambiando posizione sulla tastiera, di utilizzare la stessa "shape" o "pattern digitale" per suonare tutte le scale dello stesso tipo: cioè a dire, sulla chitarra non esiste che una sola "shape" per TUTTE le scale maggiori, una per TUTTE le scale minori melodiche ecc.

Ora, dato che però queste "shape" possono essere "percorse" in modi diversi (tipicamente suonando un certo numero di note della scala per corda: due note per corda, tre note per corda, quattro note per corda), la stessa "shape" può dar luogo a più diteggiature. Questo comunque vuol dire che se ci si prende la briga di imparare i nomi delle note sulla tastiera e i nomi delle note che compongono ogni data scala, diventa possibile, ad esempio suonare qualsiasi scala maggiore in qualsiasi posizione del manico, anzi, su tutto il manico, utilizzando non più di una o due diteggiature (tre note per corda e quattro note per corda - se si conoscono due diteggiature poi diventa possibile "switchare" continuamente tra l'una e l'altra). Ad esempio, la diteggiatura di QUALSIASI scala maggiore, suonata a tre note per corda a partire dalla tonica, su qualsiasi corda essa si trovi, è:
corda di partenza: indice-medio-mignolo (con stretching dell'indice)
corda successiva: indice-medio-mignolo (")
          "            : indice-medio-mignolo (senza stretching)
          "            : indice-medio-mignolo (")
          "            : indice-anulare-mignolo
          "            : indice-anulare-mignolo
          "            : indice-medio-mignolo (con stretching dell'indice)
e poi da capo come sulla corda di partenza, facendo naturalmente attenzione a salire di una posizione (avvicinarsi di un tasto al ponte) quanto si passa dalla terza alla seconda corda, e spostando l'indice due tasti più su (vicino al ponte) di dov'era il mignolo se si vuole rimanere su una stessa corda.

Penso che questo modo di vedere le diteggiature, semplificandole e rendendo possibile muoversi liberamamente lungo tutta la tastiera, possa essere utile come propedeutico allo studio dell'improvvisazione. Che ne pensate?
:ditanaso:

zap

CitazioneI box portano a vedere la tastiera della chitarra come un oceano inospitale da cui affiorano delle isole sulle quali è possibile trovare salvezza, ma tra le quali è impossibile spostarsi, a meno di sorvolare in aereo i tratti di mare sconosciuti che le separano; il che spesso fa del chitarrista un naufrago che, confinato negli angusti confini dell'isola prescelta, si aggira in tondo sui suoi passi
Come mi piace questo tuo pensiero Fidel... :reallygood: è invece bellissimo sguazzare in lungo e largo senza sapere se si và a nord o sud piuttosto che ovest ed est,l'importante è sguazzare e stare freschi.
Purtroppo per allargare i miei orizzonti e sentire prima e meglio le differenze tra i modi (le famose fotocopie del manuale di un amico),mi hanno obbgligato per convenienza a studiare i box...però,forse per la vecchia abitudine di correre in lungo per la tastiera,modificai le diteggiature creando una specie di box di 'larghe vedute',scale che si sviluppavano su 6-7-8 tasti invece dei 4 abitudinari.

Fidelcaster

Citazione di: zap il 30 Giugno, 2017, 09:46 PMperò,forse per la vecchia abitudine di correre in lungo per la tastiera,modificai le diteggiature creando una specie di box di 'larghe vedute',scale che si sviluppavano su 6-7-8 tasti invece dei 4 abitudinari.

Come un novello Robinson Crusoe che cerca di andare oltre i limiti della sua isoletta! (Ma a lui non riuscì  :D)
:ditanaso:


dr_balfa

Citazione di: luvi il 30 Giugno, 2017, 03:51 PM
Citazione di: Max Maz il 30 Giugno, 2017, 02:04 PM
Vu non ti perplimere, gli insegnanti marchigiani non cantano mai.  ;D

Per quanto mi risulta, nemmeno gli altri cantano tanto spesso...  :'(

Il mio ci prova a farmi cantare.... ma mi sa che mi conviene tornare a studiare matematica.....
Prima o poi imparerò a suonare....

Vu-meter

Molto pratico il pensiero di Fidel con il quale mi trovo parzialmente d'accordo, MA..... dato che all'atto pratico ciò che conta è la musicalità ( e come direbbe Aimee Nolte dovrebbe essere onesta, come musicalità ) , io penso che la cosa davvero importante, alla fine è CANTARE. Teoricamente ( e basta andare a new orleans per vederlo messo in pratica ) si può suonare senza conoscere nemmeno una scala.
Lo studio dei box o delle diteggiature delle scale DEVE essere coadiuvato dal 'dimentica il box e canta' per essere efficace. Il box o la diteggiatura deve servire unicamente per far sentire e memorizzare allo studente il suono delle note e soprattutto degli intervalli, non dovrebbe mai diventare (come invece troppo spesso accade) una mappa visiva a cui appoggiarsi.
Io do degli esercizi specifici per eliminare il box dalla sua natura tipica di isola, come diceva Fidel e in parte, ne trovate una traccia nel video 'chromatic lifestyle' presente nella school e anche se credo non sia stato del tutto capito ..
"Chi è lento all'ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città." Proverbi 16:32
"La lingua mite può rompere un osso." Proverbi 25:15



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Elliott

Domanda sciocca la mia: io amo particolarmente i fraseggi brevi e trovo altamente espressivo un fraseggio che sappia ospitare tantissimi momenti di silenzio (non a caso di Gilmour rappresenta per me uno dei massimi punti di riferimento).

Chiedo a Luvi ed a Vu: il silenzio, le pause...sono delle conseguenze delle frasi o le frasi le costruite per incastonarle tra un silenzio e l'altro?

Scusate la domanda sciocca ma credo (magari sbagliando) che se arriverò a dominare le pause, il mio fraseggio sarà esattamente come lo vorrei  ::)

Vu-meter

Citazione di: Elliott il 30 Giugno, 2017, 10:24 PM
Domanda sciocca la mia: io amo particolarmente i fraseggi brevi e trovo altamente espressivo un fraseggio che sappia ospitare tantissimi momenti di silenzio (non a caso di Gilmour rappresenta per me uno dei massimi punti di riferimento).

Chiedo a Luvi ed a Vu: il silenzio, le pause...sono delle conseguenze delle frasi o le frasi le costruite per incastonarle tra un silenzio e l'altro?

Scusate la domanda sciocca ma credo (magari sbagliando) che se arriverò a dominare le pause, il mio fraseggio sarà esattamente come lo vorrei  ::)


Nel mio caso credo che le pause ( sia interne alla stessa frase che esterne ad essa ) siano la conseguenza del ciò che ho da comunicare ( è degno di nota che non ho detto 'ciò che ho da dire' e spiego il perchè ).
Potrei ripetere la stessa identica frase ( musicale o letterale ) che, spostando pause ed accenti, potrei modificare fino ad invertire il senso stesso della frase.
"Ma va a quel paese" può essere uno scherzo ma può essere anche seria fino a diventare una profonda offesa; ha almeno 3 facce, ma forse anche molte di più.
Abbiamo solo 12 note, diciamocelo, per cui trovare "la melodia che nessuna ha mai fatto" è pressochè impossibile. Ma se sposto l'accento, se modifico la dinamica ed il ritmo, se cambio l'accordo che ci suona sotto, ogni volta posso farla suonare anche MOLTO diversa.
Le pause nascono nella costruzione stessa non tanto della frase, ma DEL SENSO che voglio dare a quella frase.
"vai a quel paese" probabilmente sarebbe detta velocemente e senza accenti se si stesse scherzando. Subirebbe degli accenti e un certo rallentamento se si dicesse sul serio. Rallenterebbe e subirebbe un fortissimo impatti dinamico su alcune parole, se volesse diventare offensiva.


Provare per credere... E' nel momento in cui decidi NON quali parole usare, ma come usarle, che nasce l'idea di come usare le pause.

Il tutto, ovviamente, secondo me.
"Chi è lento all'ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città." Proverbi 16:32
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AlbertoDP

Citazione di: Elliott il 30 Giugno, 2017, 10:24 PM
Domanda sciocca la mia: io amo particolarmente i fraseggi brevi e trovo altamente espressivo un fraseggio che sappia ospitare tantissimi momenti di silenzio (non a caso di Gilmour rappresenta per me uno dei massimi punti di riferimento).

Trovo che l'utilizzo delle pause e la parsimonia di Gilmour siano geniali! Se pensi che nelle prime otto battute del solo di Time fa due note, eppure tutto è già chiaro... 😲

Quanto alla cantabilità, sui cui sono pienamente d'accordo, mi sento di spezzare una lancia a favore della geometria. Se da una parte "cantare" ci permette di esprimere quello che abbiamo in mente, lo studio di alcune forme geometriche ci può portare a suonare cose che non saremmo mai stati in grado di pensare. Il che, per me, e' ugualmente affascinante 😊

luvi

Citazione di: Vu-meter il 30 Giugno, 2017, 10:38 PM
Nel mio caso credo che le pause ( sia interne alla stessa frase che esterne ad essa ) siano la conseguenza del ciò che ho da comunicare ( è degno di nota che non ho detto 'ciò che ho da dire' e spiego il perchè ).
Potrei ripetere la stessa identica frase ( musicale o letterale ) che, spostando pause ed accenti, potrei modificare fino ad invertire il senso stesso della frase.
"Ma va a quel paese" può essere uno scherzo ma può essere anche seria fino a diventare una profonda offesa; ha almeno 3 facce, ma forse anche molte di più.
Abbiamo solo 12 note, diciamocelo, per cui trovare "la melodia che nessuna ha mai fatto" è pressochè impossibile. Ma se sposto l'accento, se modifico la dinamica ed il ritmo, se cambio l'accordo che ci suona sotto, ogni volta posso farla suonare anche MOLTO diversa.
Le pause nascono nella costruzione stessa non tanto della frase, ma DEL SENSO che voglio dare a quella frase.
"vai a quel paese" probabilmente sarebbe detta velocemente e senza accenti se si stesse scherzando. Subirebbe degli accenti e un certo rallentamento se si dicesse sul serio. Rallenterebbe e subirebbe un fortissimo impatti dinamico su alcune parole, se volesse diventare offensiva.


Provare per credere... E' nel momento in cui decidi NON quali parole usare, ma come usarle, che nasce l'idea di come usare le pause.

Il tutto, ovviamente, secondo me.

Sottoscrivo in pieno...  :quotone:
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.


Elliott

Ok ho appena provato ed i momenti di silenzio mi vengono alla perfezione.
Il difficile sarà riuscire a fare la parte suonata

Vu-meter

Citazione di: Elliott il 30 Giugno, 2017, 10:51 PM
Ok ho appena provato ed i momenti di silenzio mi vengono alla perfezione.
Il difficile sarà riuscire a fare la parte suonata

:laughing: :laughing: :laughing: :laughing:


Fai come esercizio : dì "vai a quel paese" modificando il senso negli almeno 3 significati di cui sopra. Ascoltati bene dove metti gli accenti , di come scorre la fluidità o meno della frase, a dove fai le pause, ecc.
Poi prendi la chitarra e decidi 4 note ( le sillabe della nostra frase ) da farsi e alle quali assegnare i 3 significati di cui sopra.
Farai le stesse 4 note, ma suoneranno assai diverse.
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