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JAMBLE Cafè => Chiacchere in libertà => Discussione aperta da: Max Maz il 01 Maggio, 2016, 08:33 AM

Titolo: Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Max Maz il 01 Maggio, 2016, 08:33 AM
Vorrei condividere questa bellissima riflessione del pianista Dado Moroni.



"Non dimenticate lo swing e qualche sorriso in piu'"


Cari amici, oggi ero in macchina e tra un semaforo e l'altro ho fatto alcune considerazioni su ciò che è successo al Jazz negli ultimi anni, soprattutto dopo essere andato a curiosare su YouTube e dopo aver assistito a migliaia di concerti in tutti questi anni.

Noto sempre di più che oggi i jazzisti, prevalentemente gli europei ma anche parecchi artisti di oltreoceano, salgono sul palco comunicando una tristezza infinita...procedono verso il proprio strumento come se andassero al patibolo, sorridono pochissimo, vestiti da viaggiatori notturni bloccati in qualche stazione del Nord – Europa e spesso, seppur in molti casi dotati di grande talento, suonano una musica volutamente arzigogolata e complessa senza concedere neppur un pelo di mosca agli ascoltatori. Finito il concerto lasciano la scena con visi grigi e lunghi e se vengono richiamati per un bis si riavvicinano al palco con grande rassegnazione. Poi naturalmente ci sono le eccezioni ma personalmente mi sembra che il trend sia grosso modo questo.

E penso a tutti quei grandi artisti e straordinari comunicatori che hanno fatto la storia del Jazz, da Louis Armstrong a Dizzy Gillespie, da Roy Eldridge a Clark Terry, da Fats Waller a Duke, a Count Basie, Oscar Peterson, Erroll Garner, Ella Fitzgerald, James Moody, John Lewis, Dave Brubeck, Phil Woods, Dexter Gordon, Cannonball etc. etc. senza che però MAI fossero scalfiti o annacquati i valori artistici della musica.

Penso al grande Clark Terry che ci ha appena lasciati...fino ad un minuto prima di suonare giù a ridere e scherzare come un pazzo poi, non appena la musica iniziava diventava tutto serio e concentrato. E la musica viaggiava... E così Dizzy e perfino Hancock e Chick Corea che sono di un'altra generazione.

Comunicare non significa prostituirsi, significa cercare un punto d'incontro tra ciò che sentiamo di voler fare dal profondo del nostro cuore e ciò che il pubblico potrebbe comprendere e gradire. Noi non possiamo salire sul palco pensando che non ce ne frega nulla del pubblico e suonando cose incomprensibili, senza swing "perchè é ormai obsoleto", senza un minimo di riferimento che possa essere il punto di contatto comune. Semmai dovremmo cercare con classe e garbo ( e arte ) di prender per mano i nostri amici ascoltatori che ci sostengono e pian piano farci accompagnare nel nostro e loro cammino.

Confesso che se fossi un teenager oggi, tra concerti dal vivo e registrazioni che dovessi ascoltare, probabilmente il Jazz non mi attirerebbe come invece fece all'epoca dove lo swing, la gioia, i sorrisi e, perchè no, anche i pianti mi coinvolsero al mille per mille.
Perfino musicisti dalla personalità complessa, a volte malinconica e a volte ricca di humor nero come Billie Holiday, Parker, Bill Evans, Monk e Coltrane mi colpirono semplicemente perchè comunicavano emozioni VERE e non imparate alla scuola di Jazz.

Una volta un vecchio musicista free afroamericano, conosciuto nell East Village, di cui purtroppo non ricordo il nome...forse era Dennis Charles, il batterista di Cecil Taylor ma non ne sono sicuro, mi disse : "se non te ne frega nulla di chi ti viene ad ascoltare, paga il biglietto...e ti aiuta a pagare l'affitto ( gran risata ), allora stattene a casa tua a far pernacchie sul tuo strumento e cercati un lavoro alle poste. Ma nel momento in cui tu esci di casa per far sentire la tua voce, allora devi accettare che sei anche un educatore e hai la responsabilità di far comprendere il tuo messaggio al pubblico!" Wow! What a lesson!

Magari non ve ne fregherà nulla ma ve lo dico comunque:
Fate ciò che volete ma non dimenticatevi lo swing ( che non significa suonare swing! ), il groove e qualche sorriso in più. E poi, detto da un genovese, non vi costa quasi nulla!

Un abbraccio, Dadosky
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: mimmo il 01 Maggio, 2016, 09:29 AM
Ieri suonicchiavo ma già la testa era rivolta al triste compito che dovevo fare e per il quale ero già in grave ritardo, in quel mentre parte Loui Amstrong con What a wonderful world.
Tutto prese un'altra luce
http://youtu.be/BlDgQOd3p-0
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Caligarock il 01 Maggio, 2016, 09:57 AM
Bellissima riflessione!  :reallygood:
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Vu-meter il 01 Maggio, 2016, 10:18 AM
Riflessione particolare. Non so onestamente che dire, occorre rifletterci un attimo ..  :-\
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Elliott il 01 Maggio, 2016, 11:39 AM
Ecco...leggo questa riflessione, penso al video introduttivo del mio topic "Quando non sai cos'è, allora è Jazz" e capisco perché quella frase...quella scena cinematografica mi emoziona ogni qualvolta che la vedo/sento.

La riflessione è così intensa che va oltre la mia percezione e relazione emotiva che ho con il Jazz. Ma mi è piaciuta molto e l'ho letta due volte perché, ero certo (e ne ho avuto la conferma) che qualcosa d'altro in seconda lettura avrei percepito  :goodpost:
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: maestro ciminiera il 01 Maggio, 2016, 11:47 AM
Sono totalmente d'accordo. Va però letta con attenzione
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Fidelcaster il 01 Maggio, 2016, 12:08 PM
La musica che Miles Davis suonava a fine carriera non mi entusiasmava, e non mi avrebbe entusiasmato di più se lui non avesse suonato con le spalle rivolte al pubblico.
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Max Maz il 01 Maggio, 2016, 12:15 PM
Citazione di: Fidelcaster il 01 Maggio, 2016, 12:08 PM
La musica che Miles Davis suonava a fine carriera non mi entusiasmava, e non mi avrebbe entusiasmato di più se lui non avesse suonato con le spalle rivolte al pubblico.

Non credo sia questo il senso del ragionamento anche se, naturalmente la tua osservazione non fa una grinza.  ::)
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Fidelcaster il 01 Maggio, 2016, 12:20 PM
Citazione di: Max Maz il 01 Maggio, 2016, 12:15 PM
Non credo sia questo il senso del ragionamento anche se, naturalmente la tua osservazione non fa una grinza.  ::)

Parlerei di "osservazione", piuttosto che di "ragionamento". Senz'altro il (realtivo) successo di Bollani dipende in buona misura dalle sue doti di comunicatore e intrattenitore, ma non sono così sicuro che il pubblico che va ai suoi concerti non andrebbe altrimenti ad ascoltare concerti jazz...
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Max Maz il 01 Maggio, 2016, 12:32 PM
Io credo che aiutare l'ascoltatore ad incuriosirsi sia un segno di grande disponibilità.

Dopodichè ognuno verrà ascoltato per le sue capacità espressive e non certo per la sua dialettica anche se una parte del pubblico farà esattamente il contrario.  ::)
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Fidelcaster il 01 Maggio, 2016, 12:40 PM
Ma il mio punto, Max, è che credo che al giorno d'oggi ai concerti jazz ci vada solo chi ascolta il jazz e ha familiarità con la musica. Non credo cioè che ci sia gente che "capita" ad un concerto jazz e viene "convertito" dalla comunicativa (extra-musicale) dei musicisti. Magari mi sbaglio, ma Keith Jarrett ad esempio è non solo uno dei musicisti jazz più importanti degli ultimi quarant'anni, ma anche uno di quelli con più successo, e non si può certo dire che sia un simpaticone.  ::)
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Max Maz il 01 Maggio, 2016, 12:42 PM
A me piacerebbe fosse meno di nicchia, tutto qui.
Mi sentirei meno solo.  :-[
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: dr_balfa il 05 Maggio, 2016, 10:42 AM
Molti degli artisti nominati li ho ascoltati dal vivo per i vari Festival, altri non li ho ascoltati dal vivo perché non mi è stato possibile (età, risorse economiche), altri non li ho ascoltati per scelta tra questi proprio Jarret, che venne a Pescara Jazz qualche anno fa. Non andai perché ritenevo ingiusto pagare un biglietto (tra l'altro costoso) per un concerto sub judice. Si sub judice alle sue decisioni se ci fosse stato troppo rumore, se qualcuno avesse fotografato, registrato e aggiungerei applaudito fuori tempo lui si riservava di sospendere il concerto. Poi quella sera andò tutto bene ed io sono qui a mangiarmi le mani per non averlo ascoltato, ma fu una scelta.

Ho ascoltato Miles Davis che suonava spalle al pubblico ma che nonostante ciò trascinava il pubblico.

Ho passato un pomeriggio con Al Di Meola, prima di un suo concerto, mentre suonava la chitarra solo per 2 amici e me mentre eravamo sdraiati sulle sedie in attesa che cominciasse il Festival (eravamo andati all'apertura dei cancelli per la paura di non trovare posto... alla 16 eravamo dentro... il Festival iniziava alle 9). Persona fantastica e trascinante.

Poi mi sono capitati concerti dove mi stavo addormentando :).

Bhe spero di non aver scritto "castronerie" :) ma la musica mi deve "trascinare".

Il problema del jazz è il pubblico e gli artisti che hanno dimenticato le origini di questa musica "elevandola" a musica colta, perdendo il contatto con il pubblico se hai davanti un pubblico triste che non balla sul palco sarei triste :)

Naturalmente tutto IMHO
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: mimmo il 05 Maggio, 2016, 06:00 PM
Per me più che l'atteggiamento é il messaggio che si vuole trasmettere che conta.
Qualche mese fa ad un piccolo festival jazz nei miei dintorni ho assistito con la mia compagna, che odia il jazz, e mio nipote di 15 anni che ha tutt'altre passioni musicali.
Si sono alternati bravi sax ed ottoni ma i temi erano così distanti e scomposti che tutta la platea di poveri plebei si annoiava a morte.
A quel punto è arrivato Nick the Nightfly con il suo gruppo e canzoni allegre e coinvolgenti e motivi facilmente memorizzabili.
Ce ne siamo andati cantando allegramente di jazz ed allegria.
Ora, per me personalmente, erano validi ed interessanti anche quegli interminabili assoli perché cercavo di anticipare le note nella mia testa e non mi importava che gli artisti inframmezzassero simpatiche battute.
A volte però  il pubblico va preso per mano e accompagnato con dolcezza se osiamo sperare poi di sussurrargli all'orecchio le nostre visioni
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Vu-meter il 05 Maggio, 2016, 06:52 PM
Io non so che gente frequenti questa persona, ma io vedo tanti concerti ( purtroppo non dal vivo per impegni vari ) in cui tutta questa tristezza, non c'è ...

Certo , ci sono momenti più o meno impegnativi .. ma c'è anche lo spazio per una risata ..  esempi :

Mike Stern, Didier Lockwood, Dave Weckl & Tom Kennedy - KT - LIVE - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=8qIhSQXx3GU)


John Scofield Uberjam Band - Sarajevo Jazz Festival 2013 - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=uTtilMeCnPQ)
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Max Maz il 05 Maggio, 2016, 06:58 PM
In ambienti frequentati da persone meno note Vu, è capitato anche me di notare molta freddezza e distanza tra i musici ed il pubblico e questo non mi ha certamente messo a mio agio.
Poi la musica comincia e le elucubrazioni spariscono per fortuna.  ::)
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Vu-meter il 05 Maggio, 2016, 07:04 PM
Chissà .. forse sarà la realtà italiana ... oppure sarà la realtà di quei musicisti meno noti che si chiedono perchè non calchino grandi palchi.. non ne ho idea, onestamente.  :etvoila:
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: maestro ciminiera il 05 Maggio, 2016, 07:43 PM
Per me è un fatto di comunicativa...non della persona ma della musica che si propone. Sia Fidel che baffa hanno parlato di Miles Davis che suonava girato di spalle. Ad uno la sua musica non piaceva ad uno si e al suo concerto si è divertito.
Titolo: Re:Una riflessione di Dado Moroni
Inserito da: Fidelcaster il 05 Maggio, 2016, 10:34 PM
Citazione di: maestro ciminiera il 05 Maggio, 2016, 07:43 PMAd uno la sua musica non piaceva ad uno si e al suo concerto si è divertito.

Preciso: non mi dice molto la sua produzione "elettrica". I dischi del suo quintetto degli anni '60 con Shorter, Hancock, Carter e Williams sono fenomenali e irraggiungibili.