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Riflessione

Aperto da Elliott, 14 Dicembre, 2019, 12:22 PM

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Grom68

Io in realtà apprezzavo sia i cantautori che la musica rock che ascoltavo con alcuni amici illuminati. Tra i nomi che ricordo di più Pink Floyd. Genesis, Iron Maiden, Fleetwood Mac, ma anche Neal Young, Jackson Brown, John Denver. I Doors, Clapton. Insomma un bel fritto misto. Bria Eno. Ramone, Clash. Insomma era un periodo di esplorazione.

Mimmolo

E Finardi lo ascoltavo solo io?
Era per me il vero filo d'Unione tra rock e cantautorato


Grom68

Sai dipendeva molto dagli amici che si avevano e dai dischi che ci si scambiava. La musica non era così liquida come oggi e le occasioni di ascolto molto più limitate. Finardi girava poco nel mio giro. Invece dimenticavo Made in Japan ed i Led Zeppelin. Anche Pino Daniele e Battiato andavano molto.

RobyR

Citazione di: robland il 22 Dicembre, 2019, 07:12 PM
Lasciate perdere il titolo. In realtà, tra varie sfaccettature di faceto, ci sono dei concetti un po' più seri.

Perché la musica Pop [ti] fa schifo - YouTube


10 minuti di chiacchiere riassumibili 1 frase: "anche i nostri genitori giudicavano come spazzatura la musica che ascoltavamo noi da ragazzi, anche i nostri nonni giudicavano come spazzatura la musica che ascoltavano i nostri padri e le nostri madri".
Concordo. Lo dissi anche io che è il giudicare male la musica ascoltata dai ragazzi è un classico che si ripete di generazione in generazione.
Tuttavia, nella colonna 2019, nella musica contemporanea, emergono una serie di fenomeni prima sconosciuti

- negli ultimi anni si è assistito a una semplificazione sempre maggiore del messaggio musicale, inteso sia come composizione e armonia, sia come testi. Non citatemi Blitkrieg Bop o Crazy, perchè posso rispondere con Unforgiven2 o Dogs. Parlo di livello medio, le eccezioni lasciamole fuori.
- mentre gli idoli del passato, per quanto caciaroni e scavezzacollo, possedevano spesso doti musicali straordinarie, i nuovi idoli musicali sono totalmente ignoranti dal punto di vista musicale. Spesso non conosco nemmeno la differenza tra un DO maggiore e un DO minore, e in molti caso nemmeno cantano....parlano!!
- il web ha permesso la comparsa e l'ascesa di una serie di figure di basso valore musicale, che prima non sarebbero andate oltre lo strimpellare in cameretta
- in passato veniva valorizzato il cantautorato, ovvero il produrre con le proprie mani la propria musica, mentre la musica che passa oggi è frutto di una scrittura a 4 mani di un team di autori che viene poi servita su un piatto d'argento al pupazzetto o alla bamboletta biondo di turno. Con cantautorato non mi riferisco solo a Dè Andre, De Gregori, Dalla, ma in generale a tutti i gruppi/cantanti del passato recente e non. Quelli compresi nella colonna 1994, con l'aggiunta di tutti i mostri sacri anni '60-'70-'80-'90

Quello che fa male è questo, non la presunta immoralità e diseducatività di questi gruppi. D'altronde "sesso droga e rock 'n roll" non è una invenzione dei giorni nostri. Campeggiava su un muro della scuola media che frequentavo. E correvano gli anni '90...

Cold_Nose

Citazione di: RobyR il 22 Dicembre, 2019, 07:56 PM
- negli ultimi anni si è assistito a una semplificazione sempre maggiore del messaggio musicale, inteso sia come composizione e armonia, sia come testi. Non citatemi Blitkrieg Bop o Crazy, perchè posso rispondere con Unforgiven2 o Dogs. Parlo di livello medio, le eccezioni lasciamole fuori.
- mentre gli idoli del passato, per quanto caciaroni e scavezzacollo, possedevano spesso doti musicali straordinarie, i nuovi idoli musicali sono totalmente ignoranti dal punto di vista musicale. Spesso non conosco nemmeno la differenza tra un DO maggiore e un DO minore, e in molti caso nemmeno cantano....parlano!!
- il web ha permesso la comparsa e l'ascesa di una serie di figure di basso valore musicale, che prima non sarebbero andate oltre lo strimpellare in cameretta
- in passato veniva valorizzato il cantautorato, ovvero il produrre con le proprie mani la propria musica, mentre la musica che passa oggi è frutto di una scrittura a 4 mani di un team di autori che viene poi servita su un piatto d'argento al pupazzetto o alla bamboletta biondo di turno. Con cantautorato non mi riferisco solo a Dè Andre, De Gregori, Dalla, ma in generale a tutti i gruppi/cantanti del passato recente e non. Quelli compresi nella colonna 1994, con l'aggiunta di tutti i mostri sacri anni '60-'70-'80-'90

Sulle tematiche potrei anche essere d'accordo perché sicuramente i cantautori vivevano del clima di fermento anni '60-'70 e credo che siano diminuiti in modo esponenziale dagli anni '80 ad oggi. Forse mancano proprio loro oggi, con quella musica che era capace di inquadrare beffardamente la realtà contemporanea.
Però intendiamoci, anche alcuni di loro col cambiare dei tempi hanno tentato di riciclarsi coi suoni che andavano di moda. Cioè, fosse andata di moda la trap negli anni '80, sono sicuro che più di un artista italiano ne avrebbe subìto le influenze.

Per il resto, non sono completamente d'accordo perché per me musiche semplificate e musicisti di successo ma incompetenti nella teoria esistevano anche in epoca passata.

If you make the same mistake 3 times, that becomes 'your arrangement'

Mariano

CitazionePer il resto, non sono completamente d'accordo perché per me musiche semplificate e musicisti di successo ma incompetenti nella teoria esistevano anche in epoca passata.
Di sicuro ce ne sono stati di più nei 60-70-80 che nel trentennio precedente. Ma anche nella prima metà del 900 e nei secoli precedenti ce n'era di musica semplice e immediata di successo, le "belle canzoncine di dresda", per citare Bach. È dopo gli anni 50 che è iniziata la china che ha portato alla trap di oggi. Era inevitabile viste le premesse del dopoguerra.

L'errore sta semmai nell'ostinarsi a voler cercare qualità all'interno della produzione massificata e sui canali più di consumo (radio e tv generaliste in primis) quando di musica di qualità altissima ne viene prodotta molta più oggi in tutto il mondo di quanto succedeva 50 anni fa. Ed è disponibile con un click

Grom68

Citazione di: Mariano il 22 Dicembre, 2019, 11:19 PM
CitazionePer il resto, non sono completamente d'accordo perché per me musiche semplificate e musicisti di successo ma incompetenti nella teoria esistevano anche in epoca passata.
Di sicuro ce ne sono stati di più nei 60-70-80 che nel trentennio precedente. Ma anche nella prima metà del 900 e nei secoli precedenti ce n'era di musica semplice e immediata di successo, le "belle canzoncine di dresda", per citare Bach. È dopo gli anni 50 che è iniziata la china che ha portato alla trap di oggi. Era inevitabile viste le premesse del dopoguerra.

L'errore sta semmai nell'ostinarsi a voler cercare qualità all'interno della produzione massificata e sui canali più di consumo (radio e tv generaliste in primis) quando di musica di qualità altissima ne viene prodotta molta più oggi in tutto il mondo di quanto succedeva 50 anni fa. Ed è disponibile con un click
E una volta come oggi la musica di alta qualità se la godono i pochi che riescono ad apprezzarla. Il trentennio 60/70/80 in effetti forse è stato proprio un periodo eccezionale.


Mariano

Forse mi sono spiegato male. Intendevo che di musicisti di successo ma incompetenti ce ne sono stati molti di più negli anni 60-70-80 che nel trentennio precedente, che mi sembra assai più ricco di gente che la musica la studiava sul serio.

Non ci trovo niente di particolare negli anni 60-70-80 rispetto alle epoche precedenti. Neanche niente di peggio di per sè, ma la tendenza alla iper semplificazione è iniziata proprio allora, con la cultura di massa del dopoguerra.

Che risultati come la trap di oggi fossero inevitabili conseguenze si sapeva già negli anni 70, lo dicevano anche in diretta rai nazionale. Non si sapeva ovviamente che sarebbe arrivata proprio la trap o similari, ma che tutto si sarebbe azzerato grazie ai medium di massa lo dicevano già in molti.
Pasolini e l'omologazione del nuovo fascismo. - YouTube
Pasolini - La tv, i mass media e l'omologazione - YouTube

L'illusione di essere "contro" propria di molti giovani di ogni età che ha attraversato molte epoche e stili, è sempre stata perfettamente organica al sistema, e nel caso della musica, all'industria musicale. Questo non significa che non ci possano essere grandi artisti all'interno dall'industria, visto che ce ne sono sempre, ma che la presenza stessa della società capitalista consumista porta come risultato all'appiattimento di ogni forma di espressione mainstream. E purtroppo è un percorso in discesa, andrà sempre peggio almeno finchè la dissoluzione liquida dei medium non sarà completa, se mai lo sarà, ovvero finché esisteranno canali televisivi o radio o altro a larghissima diffusione, che la maggior parte delle persone guarderanno/ascolteranno.

La presenza stessa dell'industria, del suo sottoinsieme industria culturale, e di questa il piccolo sottoinsieme dell'industria musicale è la condizione per la quale generi di largo consumo ipersemplificati, minimalisti e rozzi saranno sempre la fetta più grossa del mercato. Questo può assumere forme diverse in epoche diverse, ma la sostanza non cambia: se si cerca complessità, pensiero profondo, sviluppo formale meglio rivolgersi altrove.

Piuttosto rallegriamoci che la presenza dell'industria non impedisca la creazione di musica di alta qualità. Che sarebbe molto peggio della situazione attuale, dove escono ogni giorno dischi belli tanto che è impossibile starci dietro

Grom68

Citazione di: Mariano il 23 Dicembre, 2019, 12:29 AM
Forse mi sono spiegato male. Intendevo che di musicisti di successo ma incompetenti ce ne sono stati molti di più negli anni 60-70-80 che nel trentennio precedente, che mi sembra assai più ricco di gente che la musica la studiava sul serio.

Non ci trovo niente di particolare negli anni 60-70-80 rispetto alle epoche precedenti. Neanche niente di peggio di per sè, ma la tendenza alla iper semplificazione è iniziata proprio allora, con la cultura di massa del dopoguerra.

Che risultati come la trap di oggi fossero inevitabili conseguenze si sapeva già negli anni 70, lo dicevano anche in diretta rai nazionale. Non si sapeva ovviamente che sarebbe arrivata proprio la trap o similari, ma che tutto si sarebbe azzerato lo dicevano già in molti
Pasolini e l'omologazione del nuovo fascismo. - YouTube
Pasolini - La tv, i mass media e l'omologazione - YouTube
Mi sembra un punto di vista un po' particolare. Allora torniamo a fare musica barocca e facciamo contente le 20 persone a cui piace perché è musica "colta". Ed il resto non lo consideriamo.
Io non sono molto d'accordo. Come hai detto tu stesso oggi viene prodotta ottima musica che viene ascoltata da pochi in circuiti ristretti. Quindi non c'è nessun appiattimento. Piuttosto un allargamento del pubblico della musica "popolare". Io non ci vedo nessuna tragedia, anzi. La differenza è che 300 anni fa il musicista 'colto' trovava impiego presso qualche corte e campava così. Oggi tirare la carretta al di fuori del pop è molto più difficile. Emergere invece nel mare magnum del pop è difficile oggi come lo era ieri, a conti fatti,nel senso che è più semplice farsi vedere ma la concorrenza è molto più numerosa.
IMHO, come sempre.

Mariano

CitazioneAllora torniamo a fare musica barocca e facciamo contente le 20 persone a cui piace perché è musica "colta". Ed il resto non lo consideriamo.
Ah ma io sono solo che contento della situazione attuale in generale.

Se mi chiedessero di rinunciare alla società dei consumi per vedere prodotta solo la musica che piace a me direi anche no. Perché non credo che riuscirei a rinunciare al benessere che questa società mi porta. Molto meglio cercarsi i dischi in base a condivisione, recensioni e spotify/apple music  ::) anche se in tv nessuno ne parla o quasi

L'unico motivo per cui il "popular" degli anni 70 fa meno schifo di quello del 2010 non è perchè globalmente nel mondo si faccia meno musica bella, ma solo perchè la società dei consumi aveva solo 20 anni. Mentre ora ne ha 70, i meccanismi sono più rodati, le indagini di mercato più efficaci, così come l'assistenza tecnologica al tutto

Ma il modus operandi è praticamente lo stesso

Mimmolo

Questa riflessione sta assumendo contorni che non comprendo.
Cercando di spiegare tutto, o il tutto, si finisce per non capirci più niente.
Sono del 67 e già a 14 anni ascoltavo Beatles e poi a seguire tutta la storia del rock, dei cantautori, finivo nei club jazz a sentire tanti bravi artisti...
Ma vamos a la playa era già là con milioni di altri tormentoni passati.
Ma ascoltavo anche Mina che mia madre amava e i Tangerine dream molto avanti per l'epoca o i Cure.
Bisogna mantenere la mente aperta, chiaro che una musica ci farà stare meglio perché la sentiamo più legata alla nostra storia.
Riguardo alla società: mi fa paura la piega che sta prendendo, forse sto invecchiando


robland

Citazione di: Mimmolo il 23 Dicembre, 2019, 06:29 AM
Questa riflessione sta assumendo contorni che non comprendo.
Cercando di spiegare tutto, o il tutto, si finisce per non capirci più niente.

Mah, mimmolo, credo sia normale. Difficile descrivere con lucidità una realtà in cui siamo immersi. Più facile descrivere il passato. Tra l'altro, mai come oggi i cambiamenti sono rapidissimi. La velocità secondo me è uno dei fattori su cui ci dovremmo concentrare.
Ad ogni modo non ha senso pretendere di spiegare tutto il mondo in un post. Altrimenti a che servono i libri?
Sono spunti di riflessione, prendiamoli così.

Uno spunto che mi batte in testa da quando ho visto quel video che ha postato Mariano, sulla scomparsa della musica, ha a che fare con il "senso della conquista", un meccanismo mentale che riguarda molte cose, musica compresa. Ne parla dal 19esimo minuto. Se hai voglia, prestagli un orecchio. La disponibilità illimitata di musica che abbiamo oggi con la tecnologia rischia di produrre in molti l'effetto contrario a quello desiderato: avere tutto per non prestare ascolto a niente.

Un altro aspetto che ritengo decisivo per fare un'analisi lucida è rinunciare ogni tanto a dire "io". Ogni tanto dovremmo guardare a come le cose le vivono gli altri che ci stanno intorno.

RobyR

Citazione di: Cold_Nose il 22 Dicembre, 2019, 09:35 PM
Citazione di: RobyR il 22 Dicembre, 2019, 07:56 PM
- negli ultimi anni si è assistito a una semplificazione sempre maggiore del messaggio musicale, inteso sia come composizione e armonia, sia come testi. Non citatemi Blitkrieg Bop o Crazy, perchè posso rispondere con Unforgiven2 o Dogs. Parlo di livello medio, le eccezioni lasciamole fuori.
- mentre gli idoli del passato, per quanto caciaroni e scavezzacollo, possedevano spesso doti musicali straordinarie, i nuovi idoli musicali sono totalmente ignoranti dal punto di vista musicale. Spesso non conosco nemmeno la differenza tra un DO maggiore e un DO minore, e in molti caso nemmeno cantano....parlano!!
- il web ha permesso la comparsa e l'ascesa di una serie di figure di basso valore musicale, che prima non sarebbero andate oltre lo strimpellare in cameretta
- in passato veniva valorizzato il cantautorato, ovvero il produrre con le proprie mani la propria musica, mentre la musica che passa oggi è frutto di una scrittura a 4 mani di un team di autori che viene poi servita su un piatto d'argento al pupazzetto o alla bamboletta biondo di turno. Con cantautorato non mi riferisco solo a Dè Andre, De Gregori, Dalla, ma in generale a tutti i gruppi/cantanti del passato recente e non. Quelli compresi nella colonna 1994, con l'aggiunta di tutti i mostri sacri anni '60-'70-'80-'90

Sulle tematiche potrei anche essere d'accordo perché sicuramente i cantautori vivevano del clima di fermento anni '60-'70 e credo che siano diminuiti in modo esponenziale dagli anni '80 ad oggi. Forse mancano proprio loro oggi, con quella musica che era capace di inquadrare beffardamente la realtà contemporanea.
Però intendiamoci, anche alcuni di loro col cambiare dei tempi hanno tentato di riciclarsi coi suoni che andavano di moda. Cioè, fosse andata di moda la trap negli anni '80, sono sicuro che più di un artista italiano ne avrebbe subìto le influenze.

Per il resto, non sono completamente d'accordo perché per me musiche semplificate e musicisti di successo ma incompetenti nella teoria esistevano anche in epoca passata.

Nel mio discorso ho sottolineato l'espressione "mediamente".
Gioire perchè il 2019 ti permette di (o per meglio dire, ti costringe a) spulciare su cataloghi Spotify/Apple Music/Deezer a caccia del pinco pallino sconosciuto che ha scritto mezzo album e che è famoso solo nel quartiere in cui è nato, per trovare un minimo di estro musicale in un panorama altrimenti desolato, lo trovo a dir poco masochistico. Un voler farsi del male con le proprie mani.
Se guardi quella tabella 1994-2019 e arrivi alla conclusione che una volta non si facessero musiche ipersemplificate ed esistessero i somari, o che oggi non si trovano musicisti validi, vuol dire che hai travisato il senso del paragone. Paragone che riguarda il mainstream, ovvero quello che "in media" offre il panorama musicale.

Che poi esista un tale Jason Haaron Smith, 25enne newyorkese musicalmente preparatissimo che nella sua cameretta ha registrato un EP che è finito su Spotify e Youtube e ha ottenuto 200.000 visualizzazioni, non me ne frega. E non dovrebbe fregare neanche a te. Non era quello il senso della tabella.
E nemmeno del famoso video su come è cambiata (in peggio) la top ten musicale dal 1969 a oggi.


RobyR

Citazione di: robland il 23 Dicembre, 2019, 11:05 AM
Uno spunto che mi batte in testa da quando ho visto quel video che ha postato Mariano, sulla scomparsa della musica, ha a che fare con il "senso della conquista", un meccanismo mentale che riguarda molte cose, musica compresa. Ne parla dal 19esimo minuto. Se hai voglia, prestagli un orecchio. La disponibilità illimitata di musica che abbiamo oggi con la tecnologia rischia di produrre in molti l'effetto contrario a quello desiderato: avere tutto per non prestare ascolto a niente.

Un altro aspetto che ritengo decisivo per fare un'analisi lucida è rinunciare ogni tanto a dire "io". Ogni tanto dovremmo guardare a come le cose le vivono gli altri che ci stanno intorno.

Io credo che il troppo stroppia.
Quando non esisteva internet, Deezer, Youtube, Spotify, l'acquisto di un nuovo album era un evento. Te lo guardavi, contemplavi, studiavi, rimiravi, ascoltavi fino a conoscerne i minimi dettagli,  te lo gustavi e dopo un po' passavi al seguente. Ma tenendo sempre accanto l'album precedente, anche perchè si trattava di un supporto fisico, non di una playlist che puoi archiviare e mettere da parte, quindi ce l'avevi sempre lì, a portata di mano.
Oggi con questa enorme offerta, l'acquisto di un album (sempre che lo si acquisti...più probabile che lo si ascolti gratuitamente in streaming) è spogliato da quel misto di attesa e aspettative altissime che avevi una volta. Giusto il tempo di pigiare un pulsante sul tuo smartphone, e il gioco è fatto.
E soprattutto l'ascolto è diventato molto più distratto, rapido, casuale. La musica un sottofondo da mettere sull'autobus mentre ti rechi al lavoro o in facoltà e non hai nessuno con cui parlare. Un modo per soffocare la mente e non pensare a cosa ti aspetta una volta varcato il cancello.
Ma i vecchi, proprio perchè vecchi e quindi in grado più di altri di cogliere i cambiamenti, di fare dei paragoni prima/dopo, hanno capito perfettamente cosa è diventata la musica al giorno d'oggi:

"I don't like to stay in the background. I would like my music to be the only important thing, at least for the time when you listen to it."


E' l'effetto di una società che ti fa vivere ogni aspetto della tua vita vita come una conquista effimera. Una ricerca continua di novità a vari livelli che ti promettono felicità ma ti lasciano costantemente insoddisfatto, con un senso di vuoto che cerchi di riempire con qualcosa di ancora più nuovo che puntualmente delude le tue aspettative e devi sostituire ancora, ancora e ancora, in una corsa che non ha mai fine. L'alienazione come teorizzata da Marcuse nella sua massima espressione. Alienazione non perchè il singolo è privato dei prodotti del suo lavoro, ma perchè è succube della società e non realizza mai sè stesso nonostante l'enorme ventaglio di opzioni a sua disposizione, con l'aggiunta di un elemento nuovo. Il senso dell'effimero che ai tempi di Marcuse era ancora sconosciuto, ma che in un tempo dove l'obsolescenza riguarda tutto, dalla musica, al lavoro, financo ai rapporti umani, emerge fortissimo.
Siamo la versione proletaria di quei ricconi che allo scioccar di dita possono avere auto di lusso, case bellissime, viaggi in posti di sogno, ma che si annoiano e vivono comunque dentro un perenne stato di insoddisfazione, tanto da doverla placare con alcol e sostanze psicotrope.
Ma stiamo sconfinando nella filosofia e nella sociologia, e forse è meglio fermarsi qui. Chi vuole approfondire farebbe meglio a leggere qualcosa di Z. Bauman.

D'accordo anche sul rinunciare a dire degli Io, anzi io li abolirei totalmente. Preferirei parlare solo di dati oggettivi, di realtà fattuale, di numeri, di trend, di medie e varienze, perchè se si va avanti a suon di "Io trovo che...", "Io preferisco...", "A me piace X e detesto Y", si perde qualunque senso di obiettività.

robland

Trovo molto di vero in quello che hai scritto.
Comunque sia benvenuta la filosofia sia la sociologia. Per me, ripeto, la musica è cultura, non intrattenimento. È qui la discriminante. Appunto, c'è chi si intrattiene con delle melodie più o meno piacevoli, e chi vuole scavare di più.

Quanto all'"io", nelle analisi generali non ha senso: è solo un meccanismo di difesa (anche comprensibile), una sorta si rifugio, una barriera da erigere contro ciò di cui diffidiamo o di cui abbiamo paura.
Ovvio che l'io torna fondamentale se chiedo un'opinione strettamente personale.
Ad esempio, tornando al campo delle opinioni personalissime, per me il supporto fisico è tuttora indispensabile, non tanto e non solo per abitudine, quanto per dare una dimensione e un peso alle cose. Avere in macchina in un determinato
momento il cd solista di Steve Harris per me significa aver scelto lui E NON ALTRI, oppure aver scelto LUI E POCHI ALTRI. Avere migliaia di brani disponibili senza supporto in macchina alla fine è come essere soli. Preferisco avere il supporto come meccanismo mentale con cui ci si concentra su qualcosa e le si dà importanza, valore e peso.

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