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Quanto jazz c'è?

Aperto da Elliott, 07 Luglio, 2019, 01:05 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Elliott

Rispondo in generale.

Penso sia ben diverso il saper apprezzare il jazz dal farne l'ascolto principale e definirsi addirittura un jazzista/jazzofilo.

Nei miei ascolti il jazz è presente; in diverse forme, generi ed artisti ma, definirmi un amante/ascoltatore di jazz sarebbe fuorviante.
Il jazz e la fusion che ascolto io, ha delle peculiarità che talvolta ed in momenti /contesti limitati me lo fanno preferire ad altri ascolti ma sono appunto, delle "evasioni".

Ma mettimi davanti a del rock, in tutte le sue forme dal blues al più estremo, e non avrò bisogno momenti e contesti. Ergo, è il mio mondo naturale...la mia comfort zone ma non è una chiusura. Avere un orientamento, non esclude automaticamente ciò che sta al di fuori. Il grosso limite, è pensarlo. Pensare che un orientamento sia una chiusura mentale.

Il live nei locali, il festival, il raduno invece,, sono un altro discorso ancora. Li si va oltre, entrano in ballo altri componenti e la musica (il genere) perde centralità.

guest2683

Però, Elliott, penso che ognuno di noi avrebbe meno "timore" - uso questo termine anche se a qualcuno potrà risultare improprio (però cercate di capire il senso, non la lettera) - del jazz se avessimo avuto una formazione musicale più solida.
Alle scuole medie ho subito due anni di spiegazioni incomprensibili e un'insegnante che nei suoi momenti di svago ci suonava la marcia funebre di Chopin (giuro), che ovviamente era diventata una ricorrente occasione di risate represse malamente, e toccatine di .... avrete capito cosa...  :D
In terza media arrivò un insegnante di musica attrezzato di chitarra proponendoci dei compiti in classe basati su Mark Knopfler e Bob Dylan, e immaginerete quanti di noi si svegliarono! Però il jazz non arrivò mai (sinceramente non sapevo nemmeno che esistesse).
Colpa della scuola? Boh. Se di colpe dobbiamo parlare, posso darla anche a me, che ho suonato anni e anni senza prendere un accenno di lezione, ma rubando qua e là e arrivando per intuizione, facendo tanta pratica, a capire che c'erano dei concetti più complessi sotto.
Ma parlare di "colpe" non so quanta abbia senso, perché il concetto evidente è questo: era un ambiente, un contesto sociale privo di jazz, swing e blues. Sono nato e cresciuto in un ambiente del genere. Ancora oggi non è che la situazione sia cambiata per me: non conosco fisicamente nessun estimatore, ascoltatore o musicista jazz (uno lo conosco, ora che ci penso, e vive a Berlino) e mi sembra sia una roba da carbonari.
Questo mi spiace e vorrei tanto che in questo spazio per chitarristi si introducessero, in qualunque modo, delle nozioni utili. Sarebbe bello che almeno qui questo genere fosse più presente, che si possa capirlo meglio.


Elliott

Sinceramente non penso proprio che l'ascolto del jazz sia fIglio di maggior formazione musicale. Al contrario, penso che molti "acculturati" (sto allargando il discorso al di fuori delle communities) se lo impongano perché da un certo tono.


luvi

Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 07:38 PM
Sinceramente non penso proprio che l'ascolto del jazz sia fIglio di maggior formazione musicale. Al contrario, penso che molti "acculturati" (sto allargando il discorso al di fuori delle communities) se lo impongano perché da un certo tono.

Che ci sia qualche poveretto che ascolta il Jazz solo per "darsi un tono" è ovviamente possibile, ma mi fa un po' pena... la musica non commerciale non nasce certamente per essere sopportata da un beota per motivi di circostanza...

Che l'apprezzamento e la comprensione di qualunque forma d'arte complessa vadano di pari passo con la preparazione culturale del fruitore è però cosa nota e conclamata ed il Jazz è un linguaggio espressivo articolato, complesso e in alcune sue incarnazioni di difficile ascolto (motivo per il quale se l'approccio non è quello giusto è facile giudicarlo in modo erroneo).

Per entrarci e fruirne appieno occorrono le chiavi di lettura: come per la pittura, per la fotografia ed ogni altra forma di arte compiuta... altrimenti si resta al livello goliardico delle gags Checco Zalone (che in realtà è un'ottimo jazzista) che dice che "quando non si capisce è Jazz"...  :D
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Elliott

Però vedi Luca, da quanto dici, devo pensare che chi ama il jazz sia più concentrato sull'aspetto esecutivo e sul suo valore. Ascolta e valuta sulla base di elementi che l'arte non dovrebbe contemplare tra le priorità. L'arte è comunicazione e la comunicazione ha nell'immediatezza la principale peculiarità. E se per "capire" devi prima..."capire" credo che cominciamo un po' ad allontanarci dal concetto puro di arte.
E qui però, ritorna la categoria* di cui sopra: i bon ton jazz addicted che non hanno nessuna conoscenza e che se chiedi, ti dicono che amano il jazz perché "è musica di qualità"

*categoria che purtroppo trovo molto affollata. Lavorando in ambienti multinazionali, nel settore della comunicazione, tra colleghi dirigenti ricorrono sempre i 3 must: Eataly, Jazz e...Corso Como

In due messaggi ho portato la discussione da tutt'altra parte  :facepalm2:

Vu-meter

Quello che intende Luca (credo di poter interpretare il suo pensiero) è che il jazz è un linguaggio un po' ostico, ma è un linguaggio. Per poterlo davvero apprezzare serve studiare le varie discipline che compongono quella lingua. Senza questo, è solo una barba mortale e qualcosa che appare come assai poco musicale.

Un po'come le lingue antiche (latino, greco, aramaico, ecc..). Per apprezzarne la complessità e l'immenso numero di sfumature che permettono di esprimere il pensiero MOLTO meglio dell'attuale italiano (volgare), bisogna aver studiato e compreso i meccanismi e le regole. A chi non ha studiato, sentir parlare greco antico o altre lingue morte, sembrerà qualcosa di assolutamente inutile, noioso e dal suono orribile. Molto meglio l'italiano, si potrebbe pensare, ma è solo perché quello lo conosci.

Chi ama il jazz ama il linguaggio, le sfumature, le melodie, le armonie. Ma solo perché le capisce e gli appartengono.
Per questo risultato o nasci in un luogo dove il jazz è la musica di casa e dintorni, oppure, in Italia, tocca studiare perché non ne viene in contatto facilmente, per cui difficilmente ti appassionerà senza metterci il naso dentro..
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Elliott

Beh si Vu, lo avevo interpretato esattamente in quel modo.  :thanks:


guest2683

Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 11:00 PM
Beh si Vu, lo avevo interpretato esattamente in quel modo.  :thanks:

Ammetto di non aver capito cosa vuoi dire. Il jazz è immediato e per apprezzarlo non c'è bisogno di capirlo? Un'arte o la capisci immediatamente o non è arte?

Sono rimasto ai tafazziani che ascoltano il jazz per darsi un tono, di cui parlavi prima. Ma mi sembrava un tema fuorviante, quindi ci deve essere qualcosa che non mi è chiaro sul punto in cui vuoi andare a parare.

luvi

Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 10:08 PM
Però vedi Luca, da quanto dici, devo pensare che chi ama il jazz sia più concentrato sull'aspetto esecutivo e sul suo valore.

Chi conosce il jazz e lo apprezza, per prima cosa gode della struttura compositiva e del linguaggio del quale si avvale l'improvvisazione del musicista... è questo il parametro principe che qualifica un grande jazzista e lo distingue da uno mediocre! Non tanto la tecnica di esecuzione, quindi, ma quella di costruzione estemporanea, la sintassi dell'espressione.
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

luvi

Citazione di: JourneyMan il 10 Luglio, 2019, 12:16 AM
Un'arte o la capisci immediatamente o non è arte?

Beh, spero non si voglia intendere questo...
L'arte è comunicazione ed espressione, questo è certo, ma ciò non implica di per sè il  valore dell'immediatezza della comprensione, non sempre almeno e lo dico da uno che non ama certi "esercizi di cripticità" fini a sè stessi, beninteso.
Se però non dessimo un valore a questo grado di complessità avremmo soltanto produzioni pensate per la semplice ed immediata fruizione (cioè commerciali), non arte.
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Fidelcaster

Io non ho iniziato ad apprezzare il jazz perché fossi in grado di comprenderlo, neanche lontanamente: avevo sedici anni, strimpellavo qualche accordo sulla chitarra e un paio di pezzi dei Police sul basso. Punto.

Quello che mi ha preparato ad apprezzarlo è stato l'ascolto ossessivo che facevo di alcuni vecchi dischi di rock, in particolare di uno: The Song Remains The Same  dei Led Zeppelin. Il titolo naturalmente era ironico, le canzoni dal vivo diventavano ben altra cosa, e io rimanevo stregato da quelle improvvisazioni trascinanti.

Poi ho comprato (o riascoltato, non ricordo) Bring On The Night di Sting, e ci ho ritrovato quella stessa cosa magica: le improvvisazioni trascinanti.
:ditanaso:

luvi

Citazione di: Fidelcaster il 10 Luglio, 2019, 01:11 AM
Poi ho comprato (o riascoltato, non ricordo) Bring On The Night di Sting, e ci ho ritrovato quella stessa cosa magica: le improvvisazioni trascinanti.

Con Sting ok, perché siamo ancora pienamente nel genere pop (sia pure di qualità superiore)...

Ma se avessi comprato un disco di Bill Evans avresti avuto la stessa reazione?
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Fidelcaster

Beh, ma quel live di Sting lo hai presente?
:ditanaso:


luvi

Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Elliott

Il mio riferimento all'immediatezza si, si riferisce all'arte "leggera", chiamiamola così. Quella che lascia aperto l'accesso a chiunque sia privo di una elevata cultura artistica specifica.
Non sono così folle da pensare che se diventa complessa, non siamo più nel territorio artistico. Se no avremmo solo quadri di panorami fioriti e tramonti.
Dicevo...intendevo dire che, se per apprezzare il jazz serve avere un certo background, mi sento legittimato a pensare che buona parte della platea si imponga il jazz ma non lo "capisce" e di conseguenza non lo apprezzi veramente (non tutti quelli che visitano una pinacoteca, capiscono ciò che ci sia dentro).
Che lo faccia per darsi un tono, che lo faccia per ricerca di qualcosa di diverso dal solito ascolto o che lo faccia perché piace l'ambiente...poco cambia. Per questo sono convinto che "jazzofilo = musicalmente acculturato" non sia equazione sempre valida.

In sintesi, per tornare al tema di apertura, non vedo così tanto "Jazz" intorno a me, sebbene l'impressione lasci pensare il contrario. Penso che, molti jazzofili "sinceri" che si dichiarano appunto jazzofili, lo siano al massimo come me:
CitazioneNei miei ascolti il jazz è presente; in diverse forme, generi ed artisti ma, definirmi un amante/ascoltatore di jazz sarebbe fuorviante.
Il jazz e la fusion che ascolto io, ha delle peculiarità che talvolta ed in momenti /contesti limitati me lo fanno preferire ad altri ascolti ma sono appunto, delle "evasioni"

Infine, Luca, quando parlo di aspetto esecutivo non mi riferisco all'aspetto meccanico se no, avrei usato il termine "tecnico" invece che appunto, "esecutivo".
Mi riferivo appunto a tutti quegli elementi citati da te e dei quali io, per dire, so cogliere solo in minima parte. A me, del jazz, piace principalmente il suono, figurati :D infatti i miei ascolti jazz sono prettamente chitarristici.




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