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JAMBLE Cafè => Chiacchere in libertà => Discussione aperta da: Elliott il 07 Luglio, 2019, 01:05 PM

Titolo: Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 07 Luglio, 2019, 01:05 PM
Citazione di: BlackStrat il 07 Luglio, 2019, 11:48 AM

In questo ritrovo di jazzisti quei suoni lì sono una martellata. E' già un miracolo se non storcono il naso dinanzi a una distorsione marshallosa  :laughing:
Ma ci sono pure delle mosche bianche che apprezzano i wall of sound, quei muri di suono ricchi e articolati che riempiono il mix di un brano, quindi posta, posta pure  ::)

Penso tu abbia preconcetti sull'orientamento circa la maggioranza defli utenti del forum totalmente errati ;D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 07 Luglio, 2019, 01:34 PM
Citazione di: Elliott il 07 Luglio, 2019, 01:05 PM
Citazione di: BlackStrat il 07 Luglio, 2019, 11:48 AM

In questo ritrovo di jazzisti quei suoni lì sono una martellata. E' già un miracolo se non storcono il naso dinanzi a una distorsione marshallosa  :laughing:
Ma ci sono pure delle mosche bianche che apprezzano i wall of sound, quei muri di suono ricchi e articolati che riempiono il mix di un brano, quindi posta, posta pure  ::)

Penso tu abbia preconcetti sull'orientamento circa la maggioranza defli utenti del forum totalmente errati ;D

Le jam fatte finora e la maggior parte dei video postati in Cosa Ascoltano i Jamblers, parlano da sè  ;D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 07 Luglio, 2019, 01:41 PM
Ma la realtà é ben altra: te la riepilogo qui ;D

Tema Nr. 2 - Il suono di.. [Le proposte dei Jamblers] - Jamble's Experience - (https://forum.jamble.it/jamble's-experience/tema-nr-2-il-suono-di-10566/)


Ma per avere le idee chiare, bisognerebbe fare una capatina in un raduno.





Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Santano il 07 Luglio, 2019, 01:46 PM
Di jazzisti ce n'è uno solo, facciamo uno e mezzo va'
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 07 Luglio, 2019, 02:17 PM
Non capisco il senso della riflessione, si ascolta di tutto con varietà e curiosità.
Per fortuna vengono presi in considerazione tanto i mostri sacri quanto i mostri meno noti.... come i mostri veri che partecipano alle Jam.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 07 Luglio, 2019, 03:26 PM
Io noto con tristezza che qui sul forum ci sono solo due jazzisti. Vorrei vivere in un mondo fatto per lo più da jazzisti e musicisti fusion.
Detto da me che nasco metallaro e che penso che una chitarra senza distorsione non si possa sentire per più di mezz'ora.  :laughing:
Vorrei imparare da loro, ascoltarli, sentirli ragionare di teoria, dell'improvvisazione e tanto altro. Avrei tanto da succhiare dal loro mondo e vorrei che il mondo fosse più disponibile e preparato ad ascoltare melodie, ritmi e strutture un attimo più elaborate.
Poi, una volta tutti acculturati al jazz, ognuno potrebbe riprendere la propria via verso il proprio genere.

Utopie, solo utopie da domeniche estive.


Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 07 Luglio, 2019, 05:28 PM
Credo che di estimatori del jazz ci siamo solo io, Luvi e Fidelcaster. Max che non disdegna ma ha anche molti altri ascolti (come noi tre già citati, peraltro).
Non credo ci siano jazzisti in senso stretto. Forse quello che ci va più vicino è Luvi.
Ma la maggioranza dei jamblers probabilmente è più rock e blues orientented. 
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 07 Luglio, 2019, 05:31 PM
Citazione di: JourneyMan il 07 Luglio, 2019, 03:26 PM
Io noto con tristezza che qui sul forum ci sono solo due jazzisti. Vorrei vivere in un mondo fatto per lo più da jazzisti e musicisti fusion.
Detto da me che nasco metallaro e che penso che una chitarra senza distorsione non si possa sentire per più di mezz'ora.  :laughing:
Vorrei imparare da loro, ascoltarli, sentirli ragionare di teoria, dell'improvvisazione e tanto altro. Avrei tanto da succhiare dal loro mondo e vorrei che il mondo fosse più disponibile e preparato ad ascoltare melodie, ritmi e strutture un attimo più elaborate.
Poi, una volta tutti acculturati al jazz, ognuno potrebbe riprendere la propria via verso il proprio genere.

Utopie, solo utopie da domeniche estive.

Riflessione particolarmente interessante!

Sono fondamentalmente convinto che indipendentemente da ciò che a ciascuno attualmente piace o non piace, se jazz e blues (dai quali deriva quasi tutto, in un modo o nell'altro) fossero davvero un terreno di studio e di ascolto condiviso (come lo sono -e a ragione - in percentuale assai maggiore in altre parti del mondo) tra musicisti e non, la consapevolezza di ciò che ascolta e si suona (o si vorrebbe ascoltare e suonare), così come l'analisi critica, contenutistica e formale della musica e dei suoi protagonisti nel bene e nel male se ne avvantaggerebbe immensamente a tutti i livelli!

Purtroppo così non è da decenni, col risultato che le nuove generazioni, con la colpevole complicità dei nuovi media, tendono ad una vera e propria regressione cerebrale verso musica che da fruibile si è fatta semplificata, poi semplicistica, per finire addirittura primordiale, tanto nella forma quanto nella sostanza e nella competenza necessaria per farla, dunque nel senso meno nobile del termine.

Eppure, faceva dire il Sommo Poeta ad Ulisse tempo fa in una società ben meno avanzata, sotto tanti aspetti, della nostra... "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".

Poga, poga... altro che jazz...  :acci:  :sarcastic:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 07 Luglio, 2019, 07:11 PM
Rimasi molto impressionato una sera in un jazz club di Firenze. C'eravamo io e un mio  amico, in una normale serata infrasettimanale, a sentire una normale jam tra musicisti jazz. Mi sono guardato attorno e l'età media era molto avanzata. Anche il locale sembrava fatto apposta per le persone di una certa età e di una certa fascia: sembrava d'obbligo cenare lì, vino costoso ecc.
A un certo punto sono arrivati cinque teenager di cui uno col pallone sottobraccio! Ho cercato di capire cosa ci facessero in quell'ambiente e gliel'ho chiesto. Erano cinque ragazzini americani in soggiorno a Firenze a cui piaceva la musica live ed erano venuti a sentire un po' di jazz, si sono presi tre bottigliette d'acqua e sono stati tranquillamente a chiacchierare ed ascoltare.

Non voglio dire che l'erba del vicino è sempre più verde, però- e questo lo noto costantemente- in alcuni paesi c'è una cultura della musica live, qualunque sia (country, pop, rock, folk, blues), più sviluppata che da noi.

È per questo che mi interrogo tanto su YouTube e le sue potenzialità educative che si potrebbero sviluppare partendo da una fruizione così immediata. Non è che voglio inventare delle scorciatoie per creare musicisti bravi con minor fatica. Ma se ogni volta ci mettiamo nell'idea di pensare che bisogna seguire un corso canonico di studi fatto di lezioni classiche, finiremo per chiuderci da soli in un recinto, sempre più stretto, sempre più alieni.

Non stiamo parlando di suonare una sinfonia di Beethoven ma di musiche comunque popolari, che però rischiano di non essere più tali. E la colpa è degli operatori del mondo della musica, tutti, non dei ragazzi.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Fidelcaster il 07 Luglio, 2019, 07:19 PM
Citazione di: luvi il 07 Luglio, 2019, 05:31 PM
Purtroppo così non è da decenni, col risultato che le nuove generazioni, con la colpevole complicità dei nuovi media, tendono ad una vera e propria regressione cerebrale verso musica che da fruibile si è fatta semplificata, poi semplicistica, per finire addirittura primordiale, tanto nella forma quanto nella sostanza e nella competenza necessaria per farla, dunque nel senso meno nobile del termine.

Immaginami che su una base campionata ipercompressa ti trappo "Bella zi', quotone!" con l'autotune.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 07 Luglio, 2019, 09:30 PM
Secondo me bisogna uscire di più.
In un festival blues dalle mie parti ho ascoltato la settimana scorsa Fabio Manza che aveva suonato da spalla a Robben Ford, un altro gruppo americano più votato al Southern, ieri gospel votato al jazz e all'uso di strumenti etnici, un altro trio con chitarra violoncello e voce che faceva pezzi propri e infine la bellissima, simpaticissima, abbronzatissima ANA Popovic che ha sparato 2/3 ore di blues ispirato a Jimi e Srv.
Abbiamo ballato, bevuto, riso, gridato e mi fanno ancora male le mani per gli applausi e mi rimane il ricordo di nuovo visi conosciuti e vecchie amicizie ritrovate.
Dulcis in fundo, viaggiare di notte in moto d'estate è pura poesia.
Con buona pace di trappisti, jazzisti ingessati, metallari crociati e di dubbi su quale sia la Via del suono.
Tra l'altro ho conosciuto anche dei ragazzi italiani che fanno ottimi ampli che avevo ascoltato la sera precedente in concerto.
Breach si chiamano
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 07 Luglio, 2019, 10:42 PM
Edit

Niente, avevo confuso  :acci:
È proprio cicolin ad aver pubblicato qualcosa in merito ieri
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 07 Luglio, 2019, 11:00 PM
Eccolo:

Impro with Les Paul Calssic 2005 + Breach Amp! - YouTube (https://youtu.be/ha2zM0lVrio)

Money for nothing RIFF - Dire Straits - Tutorial chitarra - YouTube (https://youtu.be/n_HA6lkBES8)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 07 Luglio, 2019, 11:35 PM
Si gli ampli erano proprio questi , 4 tipi ne avevano lì. Ottimo suono valvolare poi dipende molto dalle mani
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 08 Luglio, 2019, 07:31 AM
Alla faccia del troppo jazz, stiamo già deviando altrove.  :laughing:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 08 Luglio, 2019, 12:57 PM
[emoji2]
In effetti il senso del mio post è che spesso cerchiamo di etichettare ed etichettarci come pro o contro qualcuno o qualcosa o che queste passioni limitino la nostra facoltà di vedere al di là o immaginare presente e futuro come vincolati e decadenti
Ma basta entrare nella mischia per riscoprire che è ancora tutto lì davanti a noi, amici che vivono di musica e per la musica, suoni completamente alternativi ma che si amalgamo bene, voglia di esprimere la voglia di vivere suonando ed agitandosi a tempo insieme ad altri esseri umani.
Che si chiami Jazz o blues o metal è sempre lo stesso motore a spingerci
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 08 Luglio, 2019, 01:00 PM
Mi sa che eri ancora troppo vittima dell'entusiasmo della serata quando hai scritto il post.  ::)
Il discorso era più generale e va al di là della singola serata, per quanto spassosa sia stata e sarà.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 08 Luglio, 2019, 07:00 PM
Ti capisco e lo condivido.
Però rimane questa cosa di fondo dell'etichettarsi per riconoscersi che non ha mai fatto breccia nella mia testa.
Come dire 2/3 jazzisti, 3/4 metallari, oppure x bluesman?
Noi tutti abbiamo radici nel rock e spesso in funzione dell'età tendiamo ad alleggerire sui volumi, sui ritmi, nel linguaggio.
E lo facciamo non per alterigia ma perché è una normale evoluzione e ricerca.
Ma qui vengo al punto: tutta la musica ascoltata rimane parte di noi, raramente la rinneghiamo e spesso uscire e sentirla ancora ben viva e vibrante negli altri ci ricorda che è sempre tutto lì, davanti a noi.
Niente si perde, tutto si trasforma
(Lavoisier)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 08 Luglio, 2019, 07:30 PM
Rimane il fatto che se uno che ha piacere ad ascoltare prevalentemente metal si ritrova in un covo di jazzisti, o il primo e i secondi hanno la mente tanto aperta oppure prima o poi il primo scapperà a gambe levate. Dicasi lo stesso per un jazzista in un ritrovo di metallari.
Per me il messaggio di base e di partenza rimane questo: beato chi ha a che fare con persone di gusti ampi e ampie vedute.

Possiamo reclamare tutta la nostra autonomia dalle etichette ma poi ci autoetichettiamo con i nostri gusti e interessi. Se rigetti il metal in toto, ti dei appena appiccicato un'etichetta da solo. Io che non ascolto musica leggera italiana mi sono incollato da solo questa. Ci può stare.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 08 Luglio, 2019, 07:36 PM
Già....e non dimentichiamo che non esistono più le mezze stagioni, e che si stava meglio quando si stava peggio  :D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 08 Luglio, 2019, 07:48 PM

Caro JM chiudo qui la mia partecipazione al post, capisco comunque il tuo intento benevolo nel cercare persone di larghe vedute
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 08 Luglio, 2019, 08:04 PM
Citazione di: BlackStrat il 08 Luglio, 2019, 07:36 PM
Già....e non dimentichiamo che non esistono più le mezze stagioni, e che si stava meglio quando si stava peggio  :D

Al netto dell'IVA però!


A volte bisogna fare dei passi indietro sul basico. Altrimenti ci si invola in ragionamenti arditi senza condividere manco le premesse.
Ma con mimmolo è un pourparler piacevole: è quello con la mente più aperta di tutto il web.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 08 Luglio, 2019, 08:10 PM
Citazione di: JourneyMan il 08 Luglio, 2019, 07:30 PM
Possiamo reclamare tutta la nostra autonomia dalle etichette ma poi ci autoetichettiamo con i nostri gusti e interessi. Se rigetti il metal in toto, ti dei appena appiccicato un'etichetta da solo. Io che non ascolto musica leggera italiana mi sono incollato da solo questa. Ci può stare.

Idem. Ho sempre guardato con sospetto a chi dice "A me piace tutta la musica....Io ascolto tutto senza pregiudizi" e poi al primo genere musicale/gruppo che gli citi, cade dal pero o ti risponde "Eh si mi piace tutta, ma quel genere lì proprio no!"
La musica è talmente vasta che non può piacerti tutta tutta. Nel mio caso, tra musica leggera italiana, neomelodica, opera lirica, pop straniero, trap, hiphop, house, blackmetal estremo, nu-metal, grindcore, c'è abbastanza materiale discografico da riempire un edificio di 100 piani.

E così facendo mi sono autoescluso da milioni di album, concerti, eventi di varia natura.

Andare a sentire Ligabue, piuttosto che i Napalm Death, o Puccini, ma non mi lascerà nulla di significativo.
Anni fa fui trascinato a teatro per vedere La Bohéme, e le uniche cose piacevoli che ricordo di quella serata sono il tempo mite e l'abitino scollato della mia ragazza che lasciava intravedere le sue forme. Stop.

Certo, può capitare di trovare delle belle sorprese tangenzialmente ai nostri gusti musicali, delle perle nascoste che ignoravamo, ma in posizione tangenziale appunto. Non diametralmente opposta.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 08 Luglio, 2019, 08:56 PM
E intanto il Jazz se ne va  :-\
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 08 Luglio, 2019, 10:05 PM
Citazione di: JourneyMan il 08 Luglio, 2019, 08:04 PM
Citazione di: BlackStrat il 08 Luglio, 2019, 07:36 PM
Già....e non dimentichiamo che non esistono più le mezze stagioni, e che si stava meglio quando si stava peggio  :D

Al netto dell'IVA però!


A volte bisogna fare dei passi indietro sul basico. Altrimenti ci si invola in ragionamenti arditi senza condividere manco le premesse.
Ma con mimmolo è un pourparler piacevole: è quello con la mente più aperta di tutto il web.
Grazie mille per la stima nelle belle parole!
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Grand Funk il 09 Luglio, 2019, 04:27 PM
Un conto suonarlo il Jazz, un conto ascoltarlo...... io non sò suonare il jazz, ma ascolto molto jazz, sono cresciuto con il rock anni '70, ma ad un certo punto sono stato " catturato " dalla bellezza della musica dell' improvvisazione, infatti nella mia discografia ci sono molti album jazz, e non solo chitarristi, il mio ultimo acquisto è stato la ristampa ( originale ) del vinile di John Coltrane " A love supreme " logicamente ci sono tanti lavori rock tra i miei dischi, ma anche folk, progressive, country, fusion ecc.
Per concludere, un concerto jazz quando capita vado ad ascoltarlo molto volentieri.....  :etvoila:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Runner il 09 Luglio, 2019, 05:18 PM
Citazione di: Vu-meter il 07 Luglio, 2019, 05:28 PM
Credo che di estimatori del jazz ci siamo solo io, Luvi e Fidelcaster. Max che non disdegna ma ha anche molti altri ascolti (come noi tre già citati, peraltro).

Ho letto solo ora questo post:
ci sono anche io!!  :cheer:
Presente!
(Purtroppo solo come estimatore, non come suonatore... magari!  :maio: )
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 09 Luglio, 2019, 06:25 PM
Citazione di: Runner il 09 Luglio, 2019, 05:18 PM
Citazione di: Vu-meter il 07 Luglio, 2019, 05:28 PM
Credo che di estimatori del jazz ci siamo solo io, Luvi e Fidelcaster. Max che non disdegna ma ha anche molti altri ascolti (come noi tre già citati, peraltro).

Ho letto solo ora questo post:
ci sono anche io!!  :cheer:
Presente!
(Purtroppo solo come estimatore, non come suonatore... magari!  :maio: )


Urca, mi era sfuggito Runner !!  :cry2: :maio: :sorry:

:abbraccio: :abbraccio: :abbraccio:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 09 Luglio, 2019, 06:29 PM
Estimatori ce ne sono diversi.
Praticanti mi sa non più di quelli che erano già stati menzionati.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 09 Luglio, 2019, 06:32 PM
Nel mio intervento precedente avevo posto una questione di tipo culturale, identificando nel jazz (e nel blues, ovviamente) un terreno che per la sua valenza storica, culturale e propedeutica "dovrebbe" essere comune e condiviso tra chi suona, sul quale molta didattica al mondo infatti si basa e che invece vedo spesso ignorato o insegnato poco e male in Italia, paese nel quale di Jazz (per rispondere alla domanda del topic) se ne sente poco e sempre meno...

Indipendentemente da ciò che chi studia finirà col suonare o prediligere (e lo dico sapendo che molti ascolteranno e suoneranno cose diverse proprio "se" avranno studiato e compreso jazz e blues, da cui tutto il resto deriva in un modo o nell'altro) concetti come la composizione, l'analisi armonica, il timing, il groove, lo swing, per non parlare della costruzione dell'improvvisazione, presuppongono un minimo di comprensione e di cultura di ascolto jazzistica. Eppure sono esportabili in ogni genere musicale, se si vuole.

Chitarristi come Steve Lukather o Robben Ford, per fare un paio di esempi, hanno messo a frutto la propria cultura musicale, che comprende ovviamente molto jazz, per espandere il proprio fraseggio, pur muovendosi l'uno in un contesto blues, l'altro in ambiente rock e pop.

Darei un pò di contenuto a questo topic, insomma, perché ridurlo ad un banale "mi piace" o "non mi piace", "suono" o "non suono" il jazz (peraltro fatti difficilmente contestabili, dato che riguardano gusti e preferenze di ciascuno), mi parrebbe poca cosa...  :hey_hey:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 09 Luglio, 2019, 06:51 PM
Rispondo in generale.

Penso sia ben diverso il saper apprezzare il jazz dal farne l'ascolto principale e definirsi addirittura un jazzista/jazzofilo.

Nei miei ascolti il jazz è presente; in diverse forme, generi ed artisti ma, definirmi un amante/ascoltatore di jazz sarebbe fuorviante.
Il jazz e la fusion che ascolto io, ha delle peculiarità che talvolta ed in momenti /contesti limitati me lo fanno preferire ad altri ascolti ma sono appunto, delle "evasioni".

Ma mettimi davanti a del rock, in tutte le sue forme dal blues al più estremo, e non avrò bisogno momenti e contesti. Ergo, è il mio mondo naturale...la mia comfort zone ma non è una chiusura. Avere un orientamento, non esclude automaticamente ciò che sta al di fuori. Il grosso limite, è pensarlo. Pensare che un orientamento sia una chiusura mentale.

Il live nei locali, il festival, il raduno invece,, sono un altro discorso ancora. Li si va oltre, entrano in ballo altri componenti e la musica (il genere) perde centralità.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 09 Luglio, 2019, 07:25 PM
Però, Elliott, penso che ognuno di noi avrebbe meno "timore" - uso questo termine anche se a qualcuno potrà risultare improprio (però cercate di capire il senso, non la lettera) - del jazz se avessimo avuto una formazione musicale più solida.
Alle scuole medie ho subito due anni di spiegazioni incomprensibili e un'insegnante che nei suoi momenti di svago ci suonava la marcia funebre di Chopin (giuro), che ovviamente era diventata una ricorrente occasione di risate represse malamente, e toccatine di .... avrete capito cosa...  :D
In terza media arrivò un insegnante di musica attrezzato di chitarra proponendoci dei compiti in classe basati su Mark Knopfler e Bob Dylan, e immaginerete quanti di noi si svegliarono! Però il jazz non arrivò mai (sinceramente non sapevo nemmeno che esistesse).
Colpa della scuola? Boh. Se di colpe dobbiamo parlare, posso darla anche a me, che ho suonato anni e anni senza prendere un accenno di lezione, ma rubando qua e là e arrivando per intuizione, facendo tanta pratica, a capire che c'erano dei concetti più complessi sotto.
Ma parlare di "colpe" non so quanta abbia senso, perché il concetto evidente è questo: era un ambiente, un contesto sociale privo di jazz, swing e blues. Sono nato e cresciuto in un ambiente del genere. Ancora oggi non è che la situazione sia cambiata per me: non conosco fisicamente nessun estimatore, ascoltatore o musicista jazz (uno lo conosco, ora che ci penso, e vive a Berlino) e mi sembra sia una roba da carbonari.
Questo mi spiace e vorrei tanto che in questo spazio per chitarristi si introducessero, in qualunque modo, delle nozioni utili. Sarebbe bello che almeno qui questo genere fosse più presente, che si possa capirlo meglio.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 09 Luglio, 2019, 07:38 PM
Sinceramente non penso proprio che l'ascolto del jazz sia fIglio di maggior formazione musicale. Al contrario, penso che molti "acculturati" (sto allargando il discorso al di fuori delle communities) se lo impongano perché da un certo tono.

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 09 Luglio, 2019, 09:32 PM
Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 07:38 PM
Sinceramente non penso proprio che l'ascolto del jazz sia fIglio di maggior formazione musicale. Al contrario, penso che molti "acculturati" (sto allargando il discorso al di fuori delle communities) se lo impongano perché da un certo tono.

Che ci sia qualche poveretto che ascolta il Jazz solo per "darsi un tono" è ovviamente possibile, ma mi fa un po' pena... la musica non commerciale non nasce certamente per essere sopportata da un beota per motivi di circostanza...

Che l'apprezzamento e la comprensione di qualunque forma d'arte complessa vadano di pari passo con la preparazione culturale del fruitore è però cosa nota e conclamata ed il Jazz è un linguaggio espressivo articolato, complesso e in alcune sue incarnazioni di difficile ascolto (motivo per il quale se l'approccio non è quello giusto è facile giudicarlo in modo erroneo).

Per entrarci e fruirne appieno occorrono le chiavi di lettura: come per la pittura, per la fotografia ed ogni altra forma di arte compiuta... altrimenti si resta al livello goliardico delle gags Checco Zalone (che in realtà è un'ottimo jazzista) che dice che "quando non si capisce è Jazz"...  :D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 09 Luglio, 2019, 10:08 PM
Però vedi Luca, da quanto dici, devo pensare che chi ama il jazz sia più concentrato sull'aspetto esecutivo e sul suo valore. Ascolta e valuta sulla base di elementi che l'arte non dovrebbe contemplare tra le priorità. L'arte è comunicazione e la comunicazione ha nell'immediatezza la principale peculiarità. E se per "capire" devi prima..."capire" credo che cominciamo un po' ad allontanarci dal concetto puro di arte.
E qui però, ritorna la categoria* di cui sopra: i bon ton jazz addicted che non hanno nessuna conoscenza e che se chiedi, ti dicono che amano il jazz perché "è musica di qualità"

*categoria che purtroppo trovo molto affollata. Lavorando in ambienti multinazionali, nel settore della comunicazione, tra colleghi dirigenti ricorrono sempre i 3 must: Eataly, Jazz e...Corso Como

In due messaggi ho portato la discussione da tutt'altra parte  :facepalm2:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 09 Luglio, 2019, 10:41 PM
Quello che intende Luca (credo di poter interpretare il suo pensiero) è che il jazz è un linguaggio un po' ostico, ma è un linguaggio. Per poterlo davvero apprezzare serve studiare le varie discipline che compongono quella lingua. Senza questo, è solo una barba mortale e qualcosa che appare come assai poco musicale.

Un po'come le lingue antiche (latino, greco, aramaico, ecc..). Per apprezzarne la complessità e l'immenso numero di sfumature che permettono di esprimere il pensiero MOLTO meglio dell'attuale italiano (volgare), bisogna aver studiato e compreso i meccanismi e le regole. A chi non ha studiato, sentir parlare greco antico o altre lingue morte, sembrerà qualcosa di assolutamente inutile, noioso e dal suono orribile. Molto meglio l'italiano, si potrebbe pensare, ma è solo perché quello lo conosci.

Chi ama il jazz ama il linguaggio, le sfumature, le melodie, le armonie. Ma solo perché le capisce e gli appartengono.
Per questo risultato o nasci in un luogo dove il jazz è la musica di casa e dintorni, oppure, in Italia, tocca studiare perché non ne viene in contatto facilmente, per cui difficilmente ti appassionerà senza metterci il naso dentro..
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 09 Luglio, 2019, 11:00 PM
Beh si Vu, lo avevo interpretato esattamente in quel modo.  :thanks:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 10 Luglio, 2019, 12:16 AM
Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 11:00 PM
Beh si Vu, lo avevo interpretato esattamente in quel modo.  :thanks:

Ammetto di non aver capito cosa vuoi dire. Il jazz è immediato e per apprezzarlo non c'è bisogno di capirlo? Un'arte o la capisci immediatamente o non è arte?

Sono rimasto ai tafazziani che ascoltano il jazz per darsi un tono, di cui parlavi prima. Ma mi sembrava un tema fuorviante, quindi ci deve essere qualcosa che non mi è chiaro sul punto in cui vuoi andare a parare.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 10 Luglio, 2019, 12:17 AM
Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 10:08 PM
Però vedi Luca, da quanto dici, devo pensare che chi ama il jazz sia più concentrato sull'aspetto esecutivo e sul suo valore.

Chi conosce il jazz e lo apprezza, per prima cosa gode della struttura compositiva e del linguaggio del quale si avvale l'improvvisazione del musicista... è questo il parametro principe che qualifica un grande jazzista e lo distingue da uno mediocre! Non tanto la tecnica di esecuzione, quindi, ma quella di costruzione estemporanea, la sintassi dell'espressione.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 10 Luglio, 2019, 12:25 AM
Citazione di: JourneyMan il 10 Luglio, 2019, 12:16 AM
Un'arte o la capisci immediatamente o non è arte?

Beh, spero non si voglia intendere questo...
L'arte è comunicazione ed espressione, questo è certo, ma ciò non implica di per sè il  valore dell'immediatezza della comprensione, non sempre almeno e lo dico da uno che non ama certi "esercizi di cripticità" fini a sè stessi, beninteso.
Se però non dessimo un valore a questo grado di complessità avremmo soltanto produzioni pensate per la semplice ed immediata fruizione (cioè commerciali), non arte.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Fidelcaster il 10 Luglio, 2019, 01:11 AM
Io non ho iniziato ad apprezzare il jazz perché fossi in grado di comprenderlo, neanche lontanamente: avevo sedici anni, strimpellavo qualche accordo sulla chitarra e un paio di pezzi dei Police sul basso. Punto.

Quello che mi ha preparato ad apprezzarlo è stato l'ascolto ossessivo che facevo di alcuni vecchi dischi di rock, in particolare di uno: The Song Remains The Same  dei Led Zeppelin. Il titolo naturalmente era ironico, le canzoni dal vivo diventavano ben altra cosa, e io rimanevo stregato da quelle improvvisazioni trascinanti.

Poi ho comprato (o riascoltato, non ricordo) Bring On The Night di Sting, e ci ho ritrovato quella stessa cosa magica: le improvvisazioni trascinanti.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 10 Luglio, 2019, 01:28 AM
Citazione di: Fidelcaster il 10 Luglio, 2019, 01:11 AM
Poi ho comprato (o riascoltato, non ricordo) Bring On The Night di Sting, e ci ho ritrovato quella stessa cosa magica: le improvvisazioni trascinanti.

Con Sting ok, perché siamo ancora pienamente nel genere pop (sia pure di qualità superiore)...

Ma se avessi comprato un disco di Bill Evans avresti avuto la stessa reazione?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Fidelcaster il 10 Luglio, 2019, 01:30 AM
Beh, ma quel live di Sting lo hai presente?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 10 Luglio, 2019, 01:32 AM
Citazione di: Fidelcaster il 10 Luglio, 2019, 01:30 AM
Beh, ma quel live di Sting lo hai presente?

Altrochè!
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 10 Luglio, 2019, 05:28 AM
Il mio riferimento all'immediatezza si, si riferisce all'arte "leggera", chiamiamola così. Quella che lascia aperto l'accesso a chiunque sia privo di una elevata cultura artistica specifica.
Non sono così folle da pensare che se diventa complessa, non siamo più nel territorio artistico. Se no avremmo solo quadri di panorami fioriti e tramonti.
Dicevo...intendevo dire che, se per apprezzare il jazz serve avere un certo background, mi sento legittimato a pensare che buona parte della platea si imponga il jazz ma non lo "capisce" e di conseguenza non lo apprezzi veramente (non tutti quelli che visitano una pinacoteca, capiscono ciò che ci sia dentro).
Che lo faccia per darsi un tono, che lo faccia per ricerca di qualcosa di diverso dal solito ascolto o che lo faccia perché piace l'ambiente...poco cambia. Per questo sono convinto che "jazzofilo = musicalmente acculturato" non sia equazione sempre valida.

In sintesi, per tornare al tema di apertura, non vedo così tanto "Jazz" intorno a me, sebbene l'impressione lasci pensare il contrario. Penso che, molti jazzofili "sinceri" che si dichiarano appunto jazzofili, lo siano al massimo come me:
CitazioneNei miei ascolti il jazz è presente; in diverse forme, generi ed artisti ma, definirmi un amante/ascoltatore di jazz sarebbe fuorviante.
Il jazz e la fusion che ascolto io, ha delle peculiarità che talvolta ed in momenti /contesti limitati me lo fanno preferire ad altri ascolti ma sono appunto, delle "evasioni"

Infine, Luca, quando parlo di aspetto esecutivo non mi riferisco all'aspetto meccanico se no, avrei usato il termine "tecnico" invece che appunto, "esecutivo".
Mi riferivo appunto a tutti quegli elementi citati da te e dei quali io, per dire, so cogliere solo in minima parte. A me, del jazz, piace principalmente il suono, figurati :D infatti i miei ascolti jazz sono prettamente chitarristici.



Titolo: Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 10 Luglio, 2019, 06:41 AM
C'è molto jazz.
C'è il jazz delle origini mischiato a blues, sudore, gospel, schiavitù, c'è  il jazz ballabile, lo swing l'America del proibizionismo etc, c'è il bebop le big band, i mostri sacri, gli standard da jazz pub, c'è il free e la fusion e poi c'è anche tutto quello che stentiamo a digerire, fatto di aumentate, diminuite ed alterazioni di accordi.
Io ho iniziato 30 anni fa e forse più ad ascoltarlo e non è mai stato facile, giravano grandi artisti italiani nel jazz club dove andavo, Cifarelli, Mussolini, Gaslini,  De Piscopo erano di casa ma tantissimi altri pure, fiati ed ottoni bravissimi e chitarre strozzate a gogo.
Ascoltarlo e goderne non è facile, ci vuole complicità e simbiosi, memoria e cultura musicale perché se un'artista si lancia in una improvvisazione epica su un tema di standard ma tu questo standard non lo conosci, spesso ti sembreranno accozzaglie di note.
In definitiva ascoltare e suonare jazz non è per uomini migliori o che ti rende migliore, è cercare quella magia che stenti a trovare nella vita di tutti i giorni
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 10 Luglio, 2019, 06:56 AM
A me, per tutta quella roba li, basta ascoltare Immigrants song  ;D


Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 10 Luglio, 2019, 08:04 AM
È tutta una questione di ascolti. Se nasci a New Oeleans, probabilmente jazz e blues sono i tuoi ascolti quotidiani e tu amerai quei generi a prescindere dalla tua conoscenza musicale. Uno che non suona e non sa cosa sia un Do maggiore, ma nasce in quel contesto, non ha bisogno di nulla per apprezzare il jazz.

Nascendo in Italia, i tuoi ascolti spazieranno in ben altre cose, a partire dal liscio, alla musica leggera, all'opera, al poppettino leggero, ecc..
È abbastanza difficile, a meno di una tua naturale inclinazione, che Giant Steps faccia breccia nel tuo cuore. Per i Led Zeppelin o gli AcDc è decisamente più facile: basta un bel riffone per adulare le tue orecchie, perché quella composizione, è più vicina al tuo cuore.
Ed è naturale che, a meno di uno sforzo cosciente, che il linguaggio jazzistico non ti si confà e ti annoi fino ad arrivare a  fastidio puro.

Ecco perché, mediamente, per apprezzare il jazz serve uno sforzo in più e magari qualcuno che ti spieghi i perché e i 'per come' del genere..
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 10 Luglio, 2019, 12:45 PM
Citazione di: Vu-meter il 10 Luglio, 2019, 08:04 AM
Ecco perché, mediamente, per apprezzare il jazz serve uno sforzo in più e magari qualcuno che ti spieghi i perché e i 'per come' del genere..

:quotonegalattico:

Tra l'altro, non vorrei che la mia posizione fosse stata interpretata come "talebana" o "purista", perché tutto è fuorché questo... più che di jazz sono un appassionato di fusion e le contaminazioni sono una costante di tutta la musica che abbia mai composto e suonato. Per di più rifuggo le forme musicali troppo riverse su sé stesse e poco votate alla comunicazione...

Ciononostante, l'apprezzamento del jazz e dei generi ad esso limitrofi è evidentemente più alla portata delle persone che abbiano una certa "cultura di ascolto", pur non essendo musicisti. Certamente chi non ha studiato musica la vive e la ascolta in una dimensione diversa, spesso meno analitica rispetto a quella di un musicista e certamente con indole meno disponibile ad appassionarsi al puro linguaggio espressivo dell'improvvisazione. Ricordo un amico non musicista, appassionatissimo di Pat Metheny di cui non si perdeva un live, che una volta mi disse: "ma tu che sei musicista, mi spieghi a cosa servono quelle parti dei pezzi dove non succede praticamente niente, ma in cui alcuni musicisti continuano a suonare?" Si riferiva ovviamente alle improvvisazioni, che non capiva a cosa servissero dal momento che la melodia del brano (unica cosa che ovviamente si potesse ricordare) fosse finita. Emblematico esempio di come la fruizione possa funzionare a diversi livelli: Pat Metheny è uno dei pochi jazzisti (per questo criticato dai puristi, non per niente) che sia riuscito a far convivere l'anima melodica del pop con il linguaggio jazzistico compositivo ed espressivo più compiuto e complesso... per questo gode di un notevole gradimento anche tra i non musicisti.  :bravo2:

P.S. riflettevo... Giant Steps suona lle mie orecchie come uno dei pezzi più brutti della storia:  sa lontano un miglio di ricerca a tavolino, di dimostrazione matematica, più che di passione creativa...

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 10 Luglio, 2019, 01:31 PM
Citazione di: luvi il 10 Luglio, 2019, 12:45 PM

P.S. riflettevo... Giant Steps suona lle mie orecchie come uno dei pezzi più brutti della storia:  sa lontano un miglio di ricerca a tavolino, di dimostrazione matematica, più che di passione creativa...



Per carità, era solo il primo titolo che mi è venuto in mente... Era solo un esempio..
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: zap il 10 Luglio, 2019, 01:35 PM
C'è stato un periodo nella vita in cui ho ascoltato solo jazz,praticamente solo quello che andava dal 1939 al 48-50,aveva quella particolare sonorità (quello troppo Hi Fi molto meno).
In particolare,le interpreti femminili,con quelle voci vellutate,mi hanno preso sempre più e qualsiasi altro genere musicale l'ho accantonato,era tutto lì quello che mi serviva.Piu lo ascoltavo e più mi piaceva,ci si bisogna educare piano piano,ma ti rimane dentro.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 10 Luglio, 2019, 01:51 PM
Citazione di: Vu-meter il 10 Luglio, 2019, 08:04 AM
È tutta una questione di ascolti. Se nasci a New Oeleans, probabilmente jazz e blues sono i tuoi ascolti quotidiani e tu amerai quei generi a prescindere dalla tua conoscenza musicale. Uno che non suona e non sa cosa sia un Do maggiore, ma nasce in quel contesto, non ha bisogno di nulla per apprezzare il jazz.

Nascendo in Italia, i tuoi ascolti spazieranno in ben altre cose, a partire dal liscio, alla musica leggera, all'opera, al poppettino leggero, ecc..
È abbastanza difficile, a meno di una tua naturale inclinazione, che Giant Steps faccia breccia nel tuo cuore. Per i Led Zeppelin o gli AcDc è decisamente più facile: basta un bel riffone per adulare le tue orecchie, perché quella composizione, è più vicina al tuo cuore.
Ed è naturale che, a meno di uno sforzo cosciente, che il linguaggio jazzistico non ti si confà e ti annoi fino ad arrivare a  fastidio puro.

Ecco perché, mediamente, per apprezzare il jazz serve uno sforzo in più e magari qualcuno che ti spieghi i perché e i 'per come' del genere..

Sono perfettamente d'accordo  :quotone: La musica è un linguaggio e, per apprezzarla, bisogna prima conoscerne i meccanismi. In seguito, entrano in gioco i gusti personali, che ci fanno preferire un musicista/autore/genere ad un altro, esattamente come accade con altri generi musicali (e, secondo la mia opinione, con tutto ciò che in qualche modo è cultura: pittura, cinema, letteratura, cibo...)  ::)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 10 Luglio, 2019, 02:23 PM
Detto ciò, diventa di primaria importanza che coloro che conoscono questa lingua si diano una mossa per fare in modo che non diventi una lingua morta.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 10 Luglio, 2019, 02:28 PM
Citazione di: JourneyMan il 10 Luglio, 2019, 02:23 PM
Detto ciò, diventa di primaria importanza che coloro che conoscono questa lingua si diano una mossa per fare in modo che non diventi una lingua morta.

Si va un po' a periodi e un po' a zone geografiche. In certe zone degli USA non è affatto morta, anzi. In altre vive il country, in altre il country western, in altre il blues e così via... poi ci sono artisti che ogni tanto se ne escono e "rilanciano" il genere, ad esempio, è quello che è successo qualche anno fa ( forse più di qualche ) a Diana Krall che pur essendo canadese, suona un buon jazz vecchio stampo e lo fa molto bene e a livello mondiale.

Qui da noi è molto di nicchia (non so se devo dire purtroppo o per fortuna) ..  :laughing:
In Francia è piuttosto apprezzato... insomma, non è di certo morto.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 10 Luglio, 2019, 02:33 PM
Ovviamente io mi riferivo al nostro contesto. Mi rendo conto che spesso il discorso della nicchia può presentare dei vantaggi (quando qualcosa si diffonde, inevitabilmente decollano anche iniziative, progetti, tentativi per niente condivisibili), ma secondo me ogni fenomeno troppo ristretto finisce per essere fine a se stesso, e se davvero il fine ultimo dell'arte è comunicare, allora ricercare l'estensione a un pubblico più vasto sembra doveroso.
Tutti coloro che parlano la lingua, in questo senso, hanno una responsabilità.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 10 Luglio, 2019, 02:36 PM
Il Jazz è bello, perché si può psrlare a gesti  ;D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 10 Luglio, 2019, 07:30 PM
Citazione di: JourneyMan il 10 Luglio, 2019, 02:33 PM
Ovviamente io mi riferivo al nostro contesto. Mi rendo conto che spesso il discorso della nicchia può presentare dei vantaggi (quando qualcosa si diffonde, inevitabilmente decollano anche iniziative, progetti, tentativi per niente condivisibili), ma secondo me ogni fenomeno troppo ristretto finisce per essere fine a se stesso, e se davvero il fine ultimo dell'arte è comunicare, allora ricercare l'estensione a un pubblico più vasto sembra doveroso.
Tutti coloro che parlano la lingua, in questo senso, hanno una responsabilità.
Io ti posso dare solo questo consiglio:
Ascolta per una settimana un disco di standard, che non sono altro che brani celebri.
Questo per memorizzare delle melodie assunte ormai a canone del genere.
Poi attendi un'altra settimana ascoltando altro per liberare le orecchie, poi la terza settimana cerca di nuovo questi standard ma interpretati da altri jazzisti.
E qui dovrebbe scattare la magia...
All the thing you are
Take the a train
Round midnight
A night in Tunisia
Summertime
Take five
Autumn leave
As times goes by
Over the rainbow
Cry me a river
Hit the road jack

Sono titoli a caso che portano nel jazz mainstream ma dai quali è facile prendere nuovi sentieri ascoltandoli in altre versioni
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 10 Luglio, 2019, 08:12 PM
Citazione di: Elliott il 10 Luglio, 2019, 02:36 PM
Il Jazz è bello, perché si può psrlare a gesti  ;D

Il Jazz è bello perchè comunica su tanti livelli.  :loveit:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 10 Luglio, 2019, 08:45 PM
E perché con me ha scelto il seminterrato?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Fidelcaster il 10 Luglio, 2019, 10:10 PM
You were born under a bad sign!
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 10 Luglio, 2019, 10:11 PM
Citazione di: Elliott il 10 Luglio, 2019, 08:45 PM
E perché con me ha scelto il seminterrato?

Partiamo tutti da lì.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 10 Luglio, 2019, 10:45 PM
A me non basta più ascoltarlo, non voglio avere una comunicazione basata solo sulle sensazioni che mi dà all'ascolto. Il che non vuol dire che voglio diventare un jazzista, ma "solo" che voglio praticare di più questo linguaggio, anche in modo elementare (se fosse una lingua straniera: almeno la conoscenza necessaria a comprarmi un gelato e ordinare al ristosante).
Non voglio farlo attraverso una sola via ma sperimentandone diverse, perché per me il divertimento rimane essenziale prima di tutto. Se c'è da faticare, ok, lo faccio, ma mi devo divertire. Fatto in un certo modo, anche la fatica mi diverte.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 10 Luglio, 2019, 11:37 PM
Perché non parti dalla nostra School ? Ci sono degli spunti interessanti, anche se non specificatamente jazzistici.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 11 Luglio, 2019, 12:19 AM
Interessante.
Che school? "Nostra"... più precisamente di chi?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 11 Luglio, 2019, 08:20 AM
Citazione di: JourneyMan il 11 Luglio, 2019, 12:19 AM
Interessante.
Che school? "Nostra"... più precisamente di chi?

La Jamble School ! https://forum.jamble.it/jamble's-lessons/ (https://forum.jamble.it/jamble's-lessons/)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 11 Luglio, 2019, 09:14 AM
Ci ho cliccato su, ma niente. Dice che non mi è consentito l'accesso...
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 11 Luglio, 2019, 10:02 AM
Citazione di: JourneyMan il 11 Luglio, 2019, 09:14 AM
Ci ho cliccato su, ma niente. Dice che non mi è consentito l'accesso...

Leggi il regolamento alla sezione 6, nel punto 1 ci sono le istruzioni .
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 11 Luglio, 2019, 11:02 AM
Welcome in Jamble School, JM .  :reallygood:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 11 Luglio, 2019, 11:10 AM
Citazione di: Max Maz il 10 Luglio, 2019, 10:11 PM
Citazione di: Elliott il 10 Luglio, 2019, 08:45 PM
E perché con me ha scelto il seminterrato?

Partiamo tutti da lì.

Esattamente  ::)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 11 Luglio, 2019, 11:14 AM
Citazione di: Max Maz il 10 Luglio, 2019, 10:11 PM
Partiamo tutti da lì.

Assolutamente! Senza alternative, nè scorciatoie di sorta, tra l'altro...
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Grand Funk il 11 Luglio, 2019, 12:26 PM
Citazione di: luvi il 11 Luglio, 2019, 11:14 AM
Citazione di: Max Maz il 10 Luglio, 2019, 10:11 PM
Partiamo tutti da lì.

Assolutamente! Senza alternative, nè scorciatoie di sorta, tra l'altro...

:quotonegalattico:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Moreno Viola il 11 Luglio, 2019, 08:53 PM
Sono d'accordo sul fatto che più si approfondisce la conoscenza di un linguaggio, più appagante sarà la "conversazione" anche se si hanno mezzi che ci permettono unicamente di ascoltare.
Il Jazz, essendo votato all'improvvisazione, richiede di comprenderne almeno i rudimenti.
E non mi riferisco all'aspetto teorico, certamente importante, ma all'abitudine all'ascolto, perché il Jazz può apparire come mancante di riferimenti riconoscibili per chi ascolta generi musicali che si esprimono con linguaggi più "elementari".
In ogni caso senza per forza andare al di la dell'Atlantico, anche la nostra musica tradizionale (per non parlare della Classica) offrirebbe spunti per una maggiore conoscenza, se non fosse che tendenzialmente (io per primo) tendiamo a cercare fuori dai confini quello che avremmo a portata di mano.
Detto questo credo che Elliott non descriva una situazione così rara, quando dipinge l'uomo qualunque, un io qualsiasi, che usa il Jazz per darsi un tono.
La stessa figura esiste anche per gli altri generi e il Jazz non fa eccezione.


Citazione di: BlackStrat il 08 Luglio, 2019, 08:10 PM
Idem. Ho sempre guardato con sospetto a chi dice "A me piace tutta la musica....Io ascolto tutto senza pregiudizi"

Ti garantisco che per me è così.
Però attenzione. Sostenere di non avere pregiudizi non significa che tutto debba piacere allo stesso modo, ma semplicemente che non vuoi precluderti la possibilità di scoprire che quella determinata canzone, quel determinato artista o gruppo all'interno di un genere che normalmente non è nelle tue corde, rappresenta un'eccezione, magari anche pesante.
Da ragazzino, un genere che proprio non riuscivo a sopportare era la Fusion e un certo Jazz Rock che avvertivo troppo "perfettino", salvo accorgermi successivamente e anche con un po' di ritardo in realtà, che quelle sonorità le ascoltavo magari solo leggermente edulcorate, ad esempio nei Gong.
Non amo neanche certi suoni tipicamente italiani della seconda metà degli anni settanta, ma adoro un disco che ne è un emblema accecante, come "Forse le lucciole non si amano più" della Locanda delle Fate.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 13 Luglio, 2019, 12:02 PM
Come primo messaggio sul forum mi intrometto in questa discussione che mi tocca da vicino.

Io suono principalmente jazz e fusion, per cui di jazz ne ascolto un sacco. Sono particolarmente amante della produzione più recente della quale sono avidissimo consumatore, e vado un pò controcorrente rispetto ad alcuni messaggi che ho letto. Ai concerti della maggior parte dei jazzisti del nuovo millennio, gente giovane, vedo sopratutto giovani ascoltatori interessati, anche in contesti piuttosto ampli (es parco della musica di roma, anche 5 6 mila persone di pubblico per un singolo concerto), e nel mio piccolo noto poco questa sorta di presenza costante di "teste grigie" che molti sembrano rilevare. 

Il jazz contemporaneo, che è quasi sempre "fusion" nel senso più amplio del termine, cioè jazz unito a qualcos'altro, è un ambito molto ricco e variegato, e ci sono un sacco di giovani che lo fanno e ascoltano
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Moreno Viola il 13 Luglio, 2019, 12:13 PM
Con me sfondi una porta aperta.

Non ho mai creduto che la musica, tutta la musica, sia questione di "teste grigie".
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 13 Luglio, 2019, 12:16 PM
Citazione di: Moreno Viola il 13 Luglio, 2019, 12:13 PM
Con me sfondi una porta aperta.

Non ho mai creduto che la musica, tutta la musica, sia questione di "teste grigie".

Momento .. cos'hai contro le teste grigie ?  :cry2: :'(


:laughing: :laughing: :laughing: :lol: :lol: :lol:

:abbraccio: :abbraccio: :abbraccio: :abbraccio: :abbraccio:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 13 Luglio, 2019, 03:23 PM
Anche noi cinquantenni ormai sembriamo ragazzini... [emoji2]
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Moreno Viola il 13 Luglio, 2019, 03:40 PM
Citazione di: Vu-meter il 13 Luglio, 2019, 12:16 PM
Citazione di: Moreno Viola il 13 Luglio, 2019, 12:13 PM
Con me sfondi una porta aperta.

Non ho mai creduto che la musica, tutta la musica, sia questione di "teste grigie".

Momento .. cos'hai contro le teste grigie ?  :cry2: :'(


:laughing: :laughing: :laughing: :lol: :lol: :lol:

:abbraccio: :abbraccio: :abbraccio: :abbraccio: :abbraccio:

Ci mancherebbe, io sono testa grigia e pure sulla via della desertificazione.  :laughing:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 13 Luglio, 2019, 04:53 PM
Citazione di: Mariano il 13 Luglio, 2019, 12:02 PM
Come primo messaggio sul forum mi intrometto in questa discussione che mi tocca da vicino.

Io suono principalmente jazz e fusion, per cui di jazz ne ascolto un sacco. Sono particolarmente amante della produzione più recente della quale sono avidissimo consumatore, e vado un pò controcorrente rispetto ad alcuni messaggi che ho letto. Ai concerti della maggior parte dei jazzisti del nuovo millennio, gente giovane, vedo sopratutto giovani ascoltatori interessati, anche in contesti piuttosto ampli (es parco della musica di roma, anche 5 6 mila persone di pubblico per un singolo concerto), e nel mio piccolo noto poco questa sorta di presenza costante di "teste grigie" che molti sembrano rilevare. 

Il jazz contemporaneo, che è quasi sempre "fusion" nel senso più amplio del termine, cioè jazz unito a qualcos'altro, è un ambito molto ricco e variegato, e ci sono un sacco di giovani che lo fanno e ascoltano

Benvenuto. Però non posso che essere in disaccordo. Al parco della musica troverai pure giovani e meno giovani in qualche migliaio, ma se il jazz stesse in ottima salute avremmo a Roma il club La Palma (storica location di grandiosi concerti jazz) ancora aperto, invece è chiuso. Il Blue note di Roma ho fatto appena in tempo a vederlo ed ha chiuso subito dopo. E La casa del jazz ha un cartellone piuttosto povero.
C'è villa celimontana.... c'è ancora? Non me ne sono neanche accorto...
L'anno scorso un mio amico ha tenuto un concerto jazz in un locale: c'eravamo io, il fratello, lo zio e la cugina: successone. Nel locale accanto, 15 metri di distanza, storico luogo di aperitivi, una folla enorme senza musica.
E se si parla di musica live (ma di qualunque genere) a Roma non dimentico tutti gli sguardi di tristezza, desolazione e ormai rassegnazione sulle facce dei miei amici che ancora ci provano.
Rock in Roma quest'anno aveva un cartellone PA-TE-Ti-CO.
Ci vogliamo illudere che il paziente gode di ottima salute? Ok, basta crederci.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 13 Luglio, 2019, 05:35 PM
Dipende di cosa si sta parlando, io più che dei piccoli locali parlo degli eventi in cui il musicista è anche abbastanza conosciuto.

Quest'anno ho visto: Snarky Puppy due volte, Cory Henry and the funk apostole, Shaun Martin trio, Bred Mehldau, Lionel Loueke, Julian Lage per rimanere solo agli stranieri. Tutti sold out, sia nei parchi che nei teatri. Ho saputo del teatro di rovigo totalemente pieno per Chris Potter, e anche per Paolo Fresu con la big band del conservatorio. La rassegna Fano jazz by the sea ha visto nomi parecchio grossi quest'anno, e quando ha suonato Jacob Collier nel 2017 era pieno da scoppiare.

Sicuramente il jazz sta cambiando faccia, principalmente perché i giovani che lo fanno, lo fanno in maniera molto diversa da come si faceva una volta, e le cose che vanno di moda sono anche profondamente diverse. Sicuramente i jazz club che hanno la solita programmazione che sembra copiata dagli anni 70, sia come musicisti che come stili proposti, stentano, ma sinceramente mi risulta davvero difficile credere che musicisti come Chris Dave o Robert Glasper se venissero a fare un concerto in Italia non farebbero sold out. Il discorso della musica dal vivo nel piccolo locale in italia è un discorso a parte secondo me, poco legato al jazz nello specifico ma alla musica in generale

Non è un caso che negli states si parli di new jazz reinassance

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 13 Luglio, 2019, 06:30 PM
È che si sono ridotti gli spazi. Se si riducono gli spazi, va da sé che si riducono le occasioni. Non è che uno Scofield non trovi spazio, ma solo una decina d'anni fa, mentre c'era Scofield da una parte, pochi giorni dopo c'era un altro dello stesso calibro in un altro locale. Ho visto Abercrombie a La Palma ed è stato il concerto jazz più bello che abbia mai visto. Era tutto pieno, però se un anno dopo chiude... E non è che, per uno che chiude, se ne apra un altro.
Ho visto Albert Lee a Stazione Birra (così come Marty Friedman ed altri, sempre lì) ma ho parlato con il proprietario e mi diceva che era parecchio dura. E parliamo di grandi nomi.
Comunque visto che sei in attività, la pianto qui perché non ti voglio deprimere  :laughing: e mi auguro che abbia ragione tu.

Dove hai visto Julian Lage?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 14 Luglio, 2019, 08:08 AM
In effetti gran parte dello spazio occupato dal jaz è stato         prestato   al  rap
Qui una lezione che ne spiega alcuni canoni
https://youtu.be/y4GRDybqFu8
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 12:51 AM
Il declino che vive il jazz, come quello che vivono altri generi meno datati ma altrettanto impegnati, è a livello comunicativo.

Hendrix e soci hanno avuto il successo che hanno avuto negli anni '60 e '70 perchè hanno saputo intercettare gli umori di una intera generazione che voleva cambiare il mondo, emanciparsi, dire NO alla guerra in Vietnam e all'imperialismo USA.
Il punk negli anni '80 ha saputo catturare i giovani col suo anticonformismo e nichilismo. Mi riferisco a gruppi come Ramones, Sex Pistols, The Clash, che hanno rappresentato la voce di una intera generazione che era stata privata del suo futuro e di qualsiasi sicurezza, e che voleva ribellarsi alla allora classe dirigente inglese rappresentata dalla ministra Thatcher. Giovani che se ne fregavano delle prodezze musicali fini a sè stesse, purchè ci fosse chiasso e rumore.
La New wave of British heavy metal, e parlo dei vari Iron Maiden, Motorhead, Judas Priest, Saxon, ecc..., ha avuto successo perchè è riuscita a intercettare anch'essa il malcontento di quella generazione, fornendo loro intrattenimento ed evasione con testi che trattavano temi di varia natura: fantasy, mitologia, occultismo, guerra, rivoluzione, donne, sesso.
Il grunge e il post-grunge negli anni '90 (Nirvana, Soundgarden, Alice in Chains, Pearl Jam, Offspring) prende piede perchè parla di tematiche molto sentite nel mondo occidentale di quel periodo, come povertà, problemi di droga, disoccupazione. La cosiddetta Generazione-X caratterizzata dalla mancanza di ottimismo nel futuro, dallo scetticismo, dalla sfiducia nei valori tradizionali e nelle istituzioni.

Se dovessi stabilire una caratteristica che serve per avere successo (dove per "successo" intendo vendere milioni di copie e/o realizzare delle hit che passano alla storia...non riempire la piazzetta con 3mila spettatori paganti), questa è l'essere connessi col mondo con cui ci si andrà a relazionare.

Il jazz nasce in un luogo e in un periodo distanti migliaia di anni luce dall'epoca storica che viviamo adesso. Nell'epoca e nel luogo in cui è nato ha avuto un successo fenomenale perchè rappresentava la colonna sonora degli schiavi afroamericani che lavoravano nelle piantagioni, evolutosi poi nelle sue mille incarnazioni, compreso lo swing che ha preso piede anche in Italia.

Ma al 20enne medio contemporaneo, di sentire un quartetto col contrabbassista 50enne brizzolato che fa popopon e il chitarrista panzone diplomato al Conservatorio che prova quasi piacere fisico nello sbrodolare le sue complesse scale e giri di accordi frutto di decenni di studi, non frega un tubo.

Non perchè i gestori dei locali sono dei figli di buona donna che non lasciano spazio ai musicisti bravi, o perchè tutto è monopolizzato da quei puzzoni dei trapper, ma perchè il jazz è assolutamente disconnesso dalla realtà in cui vivono e operano i giovani, che da sempre sono i maggiori fruitori della musica.
I sempre minori spazi dedicati al jazz e il successo dilagante dei trapper e del loro auto-tune, sono la conseguenza di questo, non la causa.
Se non si comprende questo, si andrà avanti all'infinito con questa storiella dell'élite, del genio incompreso che ha studiato una vita ma non trova spazio per proporre la sua musica per colpa del mondo che è brutto e cattivo.

Lo stesso dicasi di altri generi meno datati, ma che oggi sono altrettanto old-fashioned e di difficile fruizione come il prog. Proporre un pezzo di 15 minuti che parte in 6/8 e presenta cambi di ritmo e di tempo ogni 3 minuti, è un'impresa, sia che si tratti di musica inedita, sia che si tratti di cover o tribute band.

Il problema come dicevo è comunicativo, perchè l'arte è comunicazione, indipendentemente che sia un brano musicale, un quadro, una scultura o una poesia.
Il jazz non comunica nulla al ragazzo "medio" del 2020.
E non solo perchè formato da un linguaggio mediamente più complesso del classico brano in 4/4, ma perchè a livello di messaggio è assolutamente vuoto e disconnesso dalla realtà che viviamo.
Funzionava benissimo col 25enne che vedeva girare i vaporetti sul Mississippi e rispondeva "Zi Badrone", ma non col 25enne odierno, che vive in una distesa di cemento dove non fa altro che dormire, nutrirsi, lavorare, ogni giorno per anni e anni in un loop infinito da cui non si esce. Un 25enne che è angosciato da insicurezze e nevrosi di ogni sorta.
Ma non funziona neanche con lo spensierato 15enne, che proprio perchè spensierato vive la musica come evasione, svago, divertimento. Non come "mi devo prima studiare l'armonia per capire cosa sto ascoltando".


Il minimalismo che si condanna, e che non piace neanche a me, ha avuto il merito di riuscire a intercettare le tendenze dei giovani attuali. Oggi ha più successo un qualcosa che, indipendentemente dalla forma musicale con cui viene presentato (pop, leggera, hiphop), parla di amori e viaggi piuttosto che di New Orleans o di come "Prendere il treno-A". Sempre se ne parla, perchè buona parte del jazz vecchia maniera è strumentale, e questo decuplica la difficoltà di ascolto.
In tal senso, la difficoltà nell'ascoltare jazz classico non è inferiore a quella nel sentire un notturno di Chopin.

Il jazz che oggi sopravvive e ha successo, è quello che a partire dagli anni '60 e '70 ha dato il via al funk e alla fusion prima, e all'acid-jazz e al funk-rock dopo.
Parlo di gente come come Miles Davis, James Brown, Chic, e che oggi ha passato il testimone a gruppi come Red Hot chili Peppers, Jamiroquai, Daft Punk.

Jamiroquai - Cosmic Girl (Official Video) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=D-NvQ6VJYtE)

Se proprio si vogliono cercare tracce di jazz nella musica contemporanea, è lì che bisogna puntare la lente di ingrandimento.
Perhè il jazz, o per meglio dire quello che sopravvive del jazz, è questo. Il jazz fatto coi sequencers, i sintetizzatori, le drums-machine e le bass-lines incalzanti. Piaccia o meno.
Se si pensa che i fruitori contemporanei della musica debbano stare a sentire il jazz anni '40 fatto col pianoforte e il contrabbasso, o comprare i dischi dell'orchestrina di 30 elementi con trombe e sax, stiamo freschi...
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 01:06 AM
Blackstrat, se ci pensi bene, hai parlato di un lato della faccenda: come avvicinare la musica al pubblico, ovvero come gli artisti entrano in sintonia col grande pubblico.
Io invece ho focalizzato la mia attenzione sull'altro lato della questione: come portare più pubblico verso la musica, non viceversa.
Se migliori il sistema di istruzione musicale, migliori la capacità di un ragazzo di ascoltare musica, di avere più strumenti per capire cosa sta ascoltando. Il maestro che se ne sta in casa ad aspettare che il papà benestante e appassionato di musica gli porti suo figlio, farà sì la sua parte ma sostanzialmente è solo uno, un solo minuscolo anello della catena. Un sistema pensato per accrescere la propria capacità di ascolto e comprensione invece cambia di molto la visione. Poi ovviamente il pubblico sarà libero di ascoltarsi il rap, la trap o quello che gli pare perché parla di problemi in cui si identificano, ma ascolteranno la migliore trap e non qualsiasi trap.
Per questo insistevo nel dire che sbagliano di grosso gli appassionati di jazz e fusion che pensano che YouTube (che attira vagonate di giovani) sia uno strumento troppo frammentato per diffondere informazioni utili alla comprensione anche di un linguaggio cosi complicato come lo sono jazz e fusion.
C'è questo spazio? Esperti di jazz sfruttatelo!
Quattro nozioni in croce saranno meglio di niente.

Poi, se vogliamo guardare l'altro lato, quello di cui ha parlato Blackstrat, beh è un'altra storia, la storia della musica, di ciò che fa successo, del perché fa successo ecc. Io invece sono più fissato sul dotare più gente possibile di un dizionario musicale ampio, poi decidano loro cosa vogliono ascoltare, ma almeno avranno gusti più selettivi e meno superficiali.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 01:18 AM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 01:06 AM
Blackstrat, se ci pensi bene, hai parlato di un lato della faccenda: come avvicinare la musica al pubblico, ovvero come gli artisti entrano in sintonia col grande pubblico.
Io invece ho focalizzato la mia attenzione sull'altro lato della questione: come portare più pubblico verso la musica, non viceversa.
Se migliori il sistema di istruzione musicale, migliori la capacità di un ragazzo di ascoltare musica, di avere più strumenti per capire cosa sta ascoltando. Il maestro che se ne sta in casa ad aspettare che il papà benestante e appassionato di musica gli porti suo figlio, farà sì la sua parte ma sostanzialmente è solo uno, un solo minuscolo anello della catena. Un sistema pensato per accrescere la propria capacità di ascolto e comprensione invece cambia di molto la visione. Poi ovviamente il pubblico sarà libero di ascoltarsi il rap, la trap o quello che gli pare perché parla di problemi in cui si identificano, ma ascolteranno la migliore trap e non qualsiasi trap.
Per questo insistevo nel dire che sbagliano di grosso gli appassionati di jazz e fusion che pensano che YouTube (che attira vagonate di giovani) sia uno strumento troppo frammentato per diffondere informazioni utili alla comprensione anche di un linguaggio cosi complicato come lo sono jazz e fusion.
C'è questo spazio? Esperti di jazz sfruttatelo!
Quattro nozioni in croce saranno meglio di niente.

Poi, se vogliamo guardare l'altro lato, quello di cui ha parlato Blackstrat, beh è un'altra storia.

In quanto soggetto direttamente coinvolto, ti chiedo: ma quante cose dovrebbe fare la scuola?
Quante, in quelle 5 ore risicate di lezione?

Non solo devi spiegare a quella massa di bonobo decerebrati come esprimersi correttamente in italiano, la poetica del Petrarca, chi era Marx e perchè è importante nel mondo attuale, cosa sono i gas serra e le plastiche biodegradabili, non solo devi fargli l'educazione civica, alimentare, sessuale, ambientale, non ultimo il il laboratorio di scrittura creativa e il progetto automazione e robotica, ma devi pure fargli la lezione apposta per spiegargli il jazz!!
Io negli anni avrò sentito almeno una decina di importanti obiettivi che dovrebbe porsi la scuola, che se dovessero essere realizzati tutti, si dovrebbero teneri i ragazzi chiusi 16h al giorno dentro l'edificio scolastico, peggio degli operai cinesi della Foxconn.
Tra questa moltitudine di obiettivi, io dò molta più importanza per la formazione e il futuro professionale dei ragazzi alla conoscenza approfondita dell'inglese (almeno di livello B2) e dell'informatica, che non allo spiegargli gli accordi di settima diminuita. Perchè l'obiettivo della scuola non è formare dei musicisti in erba o dei melomani che ascoltano vinili fumando la pipa, ma degli invidui funzionali alla società e al mondo del lavoro.

Senza dimenticare che negli ultimi 10 anni, complici voti dati con eccessiva benevolenza e bocciature che ormai sono rare come trovare un biondo in Nigeria, il livello di preparazione degli studenti è colato a picco, e lo testimoniano sia i test di ingresso alle facoltà universitarie, sia gli scritti e gli orali sostenuti dagli aspiranti laureati che contengono strafalcioni degni della migliore della Commedia dell'Arte.
Devi sapere che in giro abbiamo fior di agronomi che oggi fanno consulenze per aziende, che pensano che l'acqua bolle a 50°C, e questo, permettimi, è molto più grave del non conoscere la differenza tra lo swing e la bossanova.
Se proprio avessi 2h extra alla settimana, io le spenderei sul potenziamento delle abilità logiche e linguistiche, piuttosto che sullo spiegare chi era Stan Getz.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 04:19 AM
Il jazz che piace ai giovani oggi esiste, e banalmente è quello fatto dai giovani operativi oggi sul mercato (20-40 anni o poco più), i millennials. E' un jazz molto diverso dallo swing tipicamente associato al jazz club, perchè questi giovani, nati dalla metà degli anni 80 in poi, sono cresciuti con una popular music molto diversa da quella con cui sono cresciuti i musicisti nati negli anni 20 del 900, divenuti popolari una volta adulti nell'era dello swing, del bebop o dell'hard bop. E il jazz si è sempre nutrito di popular music, quindi il jazz che riesce ad avere più mercato è quello che si nutre della popular music degli anni in cui si vive. Un trentenne di oggi ha iniziato ad ascoltare musica a partire del primo decennio del nuovo millennio, e ha potuto ascoltare un enormità di generi differenti e si è trovato in mezzo a un mercato che aveva già completato il suo processo di dissoluzione e frammentazione, un mercato liquido. Ciononostante le cose popolari di massa sono riscontrabili in una serie di filoni come l'hip hop, l'rnb, un certo tipo di rock (Radiohead, Coldplay ecc....) e metal, la musica elettronica. Cresciuti ascoltando queste cose, il loro jazz le riflette, e la produzione ha esempi come questi

"Kid" (live) - Aaron Parks Little Big - YouTube (https://youtu.be/qKkEOVqMDG8)
Robert Glasper - Packt Like Sardines In A Crushd Tin Box (1 Mic 1 Take) - YouTube (https://youtu.be/DSw7TXt3DZE)
Snarky Puppy - Lingus (We Like It Here) - YouTube (https://youtu.be/L_XJ_s5IsQc)
ANOMALIE - NOTRE-DAME OUEST (LIVE PERFORMANCE) - YouTube (https://youtu.be/eM51EdyfZKA)

questi sono solo alcuni esempi tra tanti. Gente che vince grammy awards, vive perennemente in tour facendo sold out, e vende molti dischi. Ovviamente i numeri di vendita non sono come quelli delle pop star, ma l'obbiettivo di chi fa musica del genere non è quello, e lo sa in partenza, e fa una scelta precisa musicale, e di vita. Esistono certamente giovani estremamente preparati che propongono ancora bebop e hardbop o fusion anni 80 fatta bene, ma questi hanno pochissimi spazi, nonostante la qualità della musica che producono, anche e semplicemente perché è musica di un altra epoca. Come il classic rock: ai concerti degli esponenti principali (quelli ancora in vita), ci va principalmente chi era giovane quando il rock lo era
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Cold_Nose il 15 Luglio, 2019, 04:46 AM
Domanda stupida : oggi nel 2019, quanto è "fuori moda" o "fuori contesto" o "quanto peso viene dato al" - per la massa popolare - suonare uno strumento in Italia?

Lo chiedo proprio da ignorante perché quelle poche volte che mi capita di vedere qualche nuova proposta italiana, o è rap / trap o i suonatori mi paiono relegati a figure d'accompagnamento attorno al vocalist. Cioè a me pare che ci stiamo livellando ad una mediocrità imperante spacciata per eccellenza musicale.

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 06:38 AM
Io dico solo che trovo assurda la pretesa/aspettativa che l'educazione dei prori figli venga delegata alla scuola.
Alla scuola va delegata la formazione, non l'educazione. Diamo un'educazione ai figli  e la scuola li formerà a dovere.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 15 Luglio, 2019, 07:08 AM
Io tutt'e queste educazioni o formazioni le capisco poco, sono cresciuto anarcoide e presto ho imparato che i vincoli che ci impone  una formazione spesso distruggono i benefici che la stessa ci dà. E questo perché chi insegna ci impone un suo programma formativo ma ognuno è differente e cerca risposte differenti.
E così dei giovanotti (smidollati e perennemente autosocial) mi importa poco, che ascoltino la musica che vogliono e stiano pure a margine quando il contrabbasso popopon diffonde le note nell'aria.
Se qualcosa non la capisci non devi per forza sorbirtela, nè per apparire, nè perché comprenderla ti renderà un uomo migliore.
Gli uomini migliori, imho, sono quelli che danno esempi migliori, che trasmettono gioia ed emozione.
Cosa fare per far comprendere questo jazz ai giovani?
Solo goderne e cercare di far partecipare gli altri a questa gioia. Così si capisce. Sarà magari una cosa che appartiene al mondo delle scimmie ma io non penso di essermi evoluto poi tanto da lì.
I sentimenti alla base della vita ci sono tutti, anzi peraltro credo che spesso noi uomini ci chiudiamo in gabbie da cui fingiamo di proteggerci dal mondo.
Non credo che ci siano altri animali così stupidi [emoji2]
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 08:45 AM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 01:18 AM
In quanto soggetto direttamente coinvolto, ti chiedo: ma quante cose dovrebbe fare la scuola?
Quante, in quelle 5 ore risicate di lezione?

La domanda più facile che mi abbiano mai fatto nella vita.
Quante cose? Le stesse che si fanno oggi!
Non si tratta di fare più cose, ma di far evolvere i programmi scolastici e la classe docente. Semplice. Tutti i sistemi scolastici cambiano col tempo a seconda delle mutate esigenze. Tutta la classe docente viene selezionata in base ad un obiettivo da raggiungere.
Musica già c'è come materia, ma viene insegnata come lo si faceva cinquant'anni fa: devi imparare la vita di Mozart e suonare il flauto.  :lol:
Storia. Ma ti pare che abbia un senso oggi studiare la guerra dei sette anni e la guerra di successione spagnola?
Sulle lingue straniere siamo patetici.
Vogliamo poi continuare con le versioni di latino di Catullo?
(Sono domande retoriche, concentriamoci sulla musica)

Quindi le materie restano le stesse, le ore le stesse. Cambia la qualità. Oggi è richiesta una qualità diversa per stare al passo con una società che a quella di cinquant'anni fa non assomiglia per niente.
Come dicevo, ho un amico chitarrista che insegna musica alle medie. Mi sta spiegando come e cosa ha introdotto a scuola per cercare di portare i ragazzi a un livello diverso. Gli parla di Rovazzi ma ascoltando le sue canzoni cerca di far comprendere loro le componenti della struttura di un brano, il ritmo ecc. Questo per dare loro la possibilità di "leggere" meglio qualunque brano si trovino davanti, qualunque genere. Al primo anno.
Al terzo anno passeranno verso concetti più complessi.
Oggi si esce dalle medie senza saper battere le mani a tempo e senza distinguere il battere dal levare.
Tu dai loro gli strumenti, il resto lo fanno da sé, come è sempre stato. Ma il problema "quali strumenti" (la qualità, appunto) è determinante ed è una cosa se perfettibile.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 09:08 AM
Bellissimi spunti in questo topic !
Peccato essere da mobile..
Ripasso più tardi. Nel frattempo, vi leggo con interesse.

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 09:14 AM
Vorrei quanto più lontano possibile dai miei figli uno che per saper coinvolgere un alunno allo studio di una materia e di uno strumento da loro scelto (perché alle medie, all'indirizzo musicale non ci finisci per caso) debba parlargli di Rovazzi. Ma fossero anche Pink Floyd e Led Zeppelin.




Edit
Se il tuo amico non insegna in un liceo musicale (me lo ha fatto pensare perché chitarra alla medie si studia solo all'indirizzo musicale) ma insegna musica nel percorso standard, credo che il problema sia legato all'educazione cui facevo riferimento. Non è colpa della scuola ma della mancanza di una educazione musicale di base dove, per educazione musica le di base, intendo la semplice attitudine all'ascolto della musica. Indipendentemente dal genere
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 09:24 AM
Elliott... parlare del caso di tua figlia è fuorviante secondo me. In quel tipo di scuola che frequenta hanno già un insegnamento perfetto. È come se volessimo valutare come si insegna l'inglese nelle scuole italiane partendo dalla scuola bilingue che ho sotto casa... ovvio che in quella scuola l'insegnamento delle lingue sia eccellente, ma non è il caso tipico.
Devi guardare più in là distaccandoti dall'esempio virtuoso di chi frequenta un istituto ad orientamento musicale.

Stessa cosa dico a Mimmolo. Che lui sua anarcoide nulla cambia rispetto al sistema scolastico esistente. Possiamo scegliere di non fare le cose anarchicamente ma è un'illusione pensare che quelle cose nel frattempo non accadano altrove.
Uno può fare o non fare ginnastica in casa davanti alla tv ma al momento paghiamo con le tasse insegnanti di ginnastica che in mezza Italia durante la loro ora di insegnamento non fanno nulla di utile, perché non hanno le strutture e la formazione.
Il collegamento poi tra sport e università è zero. Oggi per fare sport professionistico bisogna arruolarsi nelle forze dell'ordine o nelle forze armate!

Ma restiamo sulla musica e pensiamo alle scuole medie. Quelle normali, cioè la maggioranza, non l'esempio più eccellente d'Italia.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 09:35 AM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 09:24 AM
Elliott... parlare del caso di tua figlia è fuorviante secondo me. In quel tipo di scuola che frequenta hanno già un insegnamento perfetto. È come se volessimo valutare come si insegna l'inglese nelle scuole italiane partendo dalla scuola bilingue che ho sotto casa... ovvio che in quella scuola l'insegnamento delle lingue sia eccellente, ma non è il caso tipico.
Devi guardare più in là distaccandoti dall'esempio virtuoso di chi frequenta un istituto ad orientamento musicale.

Ho integrato il mio intervento precedente, aggiungendo l'ipotesi che il tuo amico insegni in un istituto di media non ad indirizzo musicale (il fatto che tu abbia detto "amico chitarrista", mi ha portato a pensare - magari sbagliando - che insegni appunto chitarra)

CitazioneEdit
Se il tuo amico non insegna in un liceo musicale (me lo ha fatto pensare perché chitarra alla medie si studia solo all'indirizzo musicale) ma insegna musica nel percorso standard, credo che il problema sia legato all'educazione cui facevo riferimento. Non è colpa della scuola ma della mancanza di una educazione musicale di base dove, per educazione musica le di base, intendo la semplice attitudine all'ascolto della musica. Indipendentemente dal genere
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 11:42 AM
Citazione di: Elliott il 15 Luglio, 2019, 09:35 AM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 09:24 AM
Elliott... parlare del caso di tua figlia è fuorviante secondo me. In quel tipo di scuola che frequenta hanno già un insegnamento perfetto. È come se volessimo valutare come si insegna l'inglese nelle scuole italiane partendo dalla scuola bilingue che ho sotto casa... ovvio che in quella scuola l'insegnamento delle lingue sia eccellente, ma non è il caso tipico.
Devi guardare più in là distaccandoti dall'esempio virtuoso di chi frequenta un istituto ad orientamento musicale.

Ho integrato il mio intervento precedente, aggiungendo l'ipotesi che il tuo amico insegni in un istituto di media non ad indirizzo musicale (il fatto che tu abbia detto "amico chitarrista", mi ha portato a pensare - magari sbagliando - che insegni appunto chitarra)

CitazioneEdit
Se il tuo amico non insegna in un liceo musicale (me lo ha fatto pensare perché chitarra alla medie si studia solo all'indirizzo musicale) ma insegna musica nel percorso standard, credo che il problema sia legato all'educazione cui facevo riferimento. Non è colpa della scuola ma della mancanza di una educazione musicale di base dove, per educazione musica le di base, intendo la semplice attitudine all'ascolto della musica. Indipendentemente dal genere

Insegna alle medie, ed è un ragazzo di talento (ha tanta energia e tantissime idee, buona volontà, oltre ad essere un chitarrista grandioso a 360 gradi).
Il liceo musicale al centro sud è una chimera, un'allucinazione. Tu vivi in una delle zone più ricche d'Italia e d'Europa: se si potesse estendere un sistema scolastico come quello a tutta la penisola, non avremmo bisogno di scrivere niente in questo topic.

Io però continuo a non capire la tua posizione, Elliott. Ma proprio dall'inizio di questo topic. Scusami.
A parte questo, ho una semplice curiosità: che cosa intendi per attitudine all'ascolto della musica? Intendi qualcosa di innato?

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 11:48 AM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 04:19 AM
Il jazz che piace ai giovani oggi esiste, e banalmente è quello fatto dai giovani operativi oggi sul mercato (20-40 anni o poco più), i millennials. E' un jazz molto diverso dallo swing tipicamente associato al jazz club, perchè questi giovani, nati dalla metà degli anni 80 in poi, sono cresciuti con una popular music molto diversa da quella con cui sono cresciuti i musicisti nati negli anni 20 del 900, divenuti popolari una volta adulti nell'era dello swing, del bebop o dell'hard bop. E il jazz si è sempre nutrito di popular music, quindi il jazz che riesce ad avere più mercato è quello che si nutre della popular music degli anni in cui si vive. Un trentenne di oggi ha iniziato ad ascoltare musica a partire del primo decennio del nuovo millennio, e ha potuto ascoltare un enormità di generi differenti e si è trovato in mezzo a un mercato che aveva già completato il suo processo di dissoluzione e frammentazione, un mercato liquido. Ciononostante le cose popolari di massa sono riscontrabili in una serie di filoni come l'hip hop, l'rnb, un certo tipo di rock (Radiohead, Coldplay ecc....) e metal, la musica elettronica. Cresciuti ascoltando queste cose, il loro jazz le riflette, e la produzione ha esempi come questi

"Kid" (live) - Aaron Parks Little Big - YouTube (https://youtu.be/qKkEOVqMDG8)
Robert Glasper - Packt Like Sardines In A Crushd Tin Box (1 Mic 1 Take) - YouTube (https://youtu.be/DSw7TXt3DZE)
Snarky Puppy - Lingus (We Like It Here) - YouTube (https://youtu.be/L_XJ_s5IsQc)
ANOMALIE - NOTRE-DAME OUEST (LIVE PERFORMANCE) - YouTube (https://youtu.be/eM51EdyfZKA)

questi sono solo alcuni esempi tra tanti. Gente che vince grammy awards, vive perennemente in tour facendo sold out, e vende molti dischi. Ovviamente i numeri di vendita non sono come quelli delle pop star, ma l'obbiettivo di chi fa musica del genere non è quello, e lo sa in partenza, e fa una scelta precisa musicale, e di vita. Esistono certamente giovani estremamente preparati che propongono ancora bebop e hardbop o fusion anni 80 fatta bene, ma questi hanno pochissimi spazi, nonostante la qualità della musica che producono, anche e semplicemente perché è musica di un altra epoca. Come il classic rock: ai concerti degli esponenti principali (quelli ancora in vita), ci va principalmente chi era giovane quando il rock lo era

Mariano, il tuo post lungo e interessante. Piuttosto che fiondarmi su una qualunque delle tue affermazioni pur di affrettarmi a scriverti, preferisco prendermi tempo e dedicare anche la meritata attenzione alle band che hai proposto.
È molto bello constatare che un nuovo arrivato si dilunghi così. Bravo e grazie!
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 12:04 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 04:19 AM
Il jazz che piace ai giovani oggi esiste, e banalmente è quello fatto dai giovani operativi oggi sul mercato (20-40 anni o poco più), i millennials. E' un jazz molto diverso dallo swing tipicamente associato al jazz club, perchè questi giovani, nati dalla metà degli anni 80 in poi, sono cresciuti con una popular music molto diversa da quella con cui sono cresciuti i musicisti nati negli anni 20 del 900, divenuti popolari una volta adulti nell'era dello swing, del bebop o dell'hard bop. E il jazz si è sempre nutrito di popular music, quindi il jazz che riesce ad avere più mercato è quello che si nutre della popular music degli anni in cui si vive. Un trentenne di oggi ha iniziato ad ascoltare musica a partire del primo decennio del nuovo millennio, e ha potuto ascoltare un enormità di generi differenti e si è trovato in mezzo a un mercato che aveva già completato il suo processo di dissoluzione e frammentazione, un mercato liquido. Ciononostante le cose popolari di massa sono riscontrabili in una serie di filoni come l'hip hop, l'rnb, un certo tipo di rock (Radiohead, Coldplay ecc....) e metal, la musica elettronica. Cresciuti ascoltando queste cose, il loro jazz le riflette, e la produzione ha esempi come questi


questi sono solo alcuni esempi tra tanti. Gente che vince grammy awards, vive perennemente in tour facendo sold out, e vende molti dischi. Ovviamente i numeri di vendita non sono come quelli delle pop star, ma l'obbiettivo di chi fa musica del genere non è quello, e lo sa in partenza, e fa una scelta precisa musicale, e di vita. Esistono certamente giovani estremamente preparati che propongono ancora bebop e hardbop o fusion anni 80 fatta bene, ma questi hanno pochissimi spazi, nonostante la qualità della musica che producono, anche e semplicemente perché è musica di un altra epoca. Come il classic rock: ai concerti degli esponenti principali (quelli ancora in vita), ci va principalmente chi era giovane quando il rock lo era

Ascoltato velocemente tutti e 4.
Un quartetto dove le parti lead vengono suonate con un sintetizzatore.
Un trio dove il beatbox accompagna il piano e il contrabbasso.
Un pianista che suona collegato a un Mac.
Un gruppo che fa abbondante uso di synth, Minimoog e Rhodes piano.

Il jazz continua a vivere grazie alle contaminazioni con altri generi, ma il punto era proprio quello da te evidenziato: i numeri e gli spazi.

Il jazz ha rappresentato la colonna sonora dell'America per almeno mezzo secolo, dai primi del '900 fino al dopoguerra (quando poi sarebbe arrivato quel tornado che è stato Elvis) grazie a gente come Glenn Miller, Stan Getz, Joao Gilberto (deceduto pochi giorni fa), Louis Armostrong e tanti altri che hanno scritto pezzi indimenticabili che tutt'oggi ricordiamo.
Ma oggi è un genere in declino per i motivi comunicativi che ho spiegato sopra. E' assolutamente fuori dal mondo a livello sia di sonorità che di contenuti (testi). Anche a livello di ballabilità, ballare su Moonlight Serenade è roba da serate calme ed eleganti, nulla che possa interessare i ragazzi.
E nella musica i grandi numeri li hanno sempre mossi i giovani. Basti pensare a chi assisteva ai concerti dei Beatles e dei Rolling Stones. Basti pensare a quell'evento che è stato Woodstock. Vi ricordate madri e padri di famiglia a Woodstock?

Si può davvero affermare che il successo musicale è sempre stato a pannaggio di chi ha saputo sintonizzarsi sui desideri e le inquietudini dei giovani.
Tutti i generi citati ieri, dal rock anni '60 di Hendrix fino al grunge dei Nirvana, sono stati capaci di farlo.

Oggi il jazz, per quanto contaminato con l'elettronica e altri generi, non riesce in questo. E' assolutamente disconnesso dal mondo attuale, per questo è in declino.
Che non significa che nessuno scrive più pezzi jazz o che i concerti finiscono deserti, ma solo che è relegato allo stato di musica di nicchia che si suona dentro pochi e selezionati locali. Musica per veri estimatori del genere.

Anche il prog, che ha spopolato negli anni '70 sia in Italia che all'estero, oggi è diventato roba per intenditori. Qualche anno fa ho ascoltato Steven Wilson dal vivo, che a quella tradizione prog attinge a piene mani combinandola con la musica pop, le ballate, la musica elettronica, ma anche con parti più heavy. Concerto sold-out, tutt'ora continua a scrivere musica e vincere premi, ma se vai a guardare chi tira le tendenze giovanili, non c'è lui.

La tendenza nella musica attuale è quella di spostarsi verso il minimalismo, le musiche facilmente cantabili e ballabili, mentre tutto ciò che è più complesso sarà sempre più confinato verso spazi ristretti dove si ritroveranno tutti coloro che cercano altro.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 12:48 PM
Journeyman: non parlo di licei ma di scuole MEDIE an indirizxo musicale. Se il tuo amico insegna CHITARRA in una scuola media, vale quanto detto sopra, (come mia opinione, intendo)

I licei musicali sono presenti in tutta italia. Sono stati istituiti almeno un liceo per provincia (solo la provincia di Trapani ne ha 5).

Per attitudine all'ascolto parlando di educazione, non posso certamente far riferimento a qualcosa di innato.
Le persone vanno educate. Io con i miei figli l'ho sempre fatto proprio sulla musica.



Non voglio prendermi meriti che non ho ma, se Alessia e Gabri, sin da piccoli, cercano musica. Se Alessia ha una gran predisposizione all'ascolto...se riesce a non avere pregiudizi per generi musicali ma per autori (inteso come produzione musicale), forse un po' merito della mia educazione lo è. È questa l'educazione che intendo io. Chiediamoci perchè 80 bimbi su 100 seguono il calcio. Secondoe, perchè, 80 papà su 100 lo seguono e li coinvolgono  :etvoila:


Io ho fatto un patto con le istituzioni: io li educo e tu me li formi, ok?
Mi hanno risposto SI
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 01:04 PM
CitazioneAscoltato velocemente tutti e 4.
Un quartetto dove le parti lead vengono suonate con un sintetizzatore.
Un trio dove il beatbox accompagna il piano e il contrabbasso.
Un pianista che suona collegato a un Mac.
Un gruppo che fa abbondante uso di synth, Minimoog e Rhodes piano.

Il jazz continua a vivere grazie alle contaminazioni con altri generi, ma il punto era proprio quello da te evidenziato: i numeri e gli spazi.
Mi spiace ma non condivo. Questo è jazz, puro e semplice. E' il jazz del 2000, tanto da essere curriculare nei conservatori. Nessuno nel mio conservatorio si è fatto problemi a mettere un Moog affianco allo Steinway, nè a presentarsi agli esami con Strato+pedaliera, ne a infilare una tromba dentro un distorsore e harmonizer. Il jazz è dalle sue origini una musica contaminata, lo era quando Juan Tizol portava i ritmi latini dell'orchestra di Duke Ellington, o quando Jimmy Smith invece del piano acustico iniziava a usare l'hammond. A quei tempi quello c'era: il blues la song americana la musica classica, la musica latinoamerica. E il jazz di Duke Ellington o di Charlie Parker presenta tutte queste contaminazioni e influenze. Adesso a queste si sono sommate il pop nel senso più moderno del termine, l'hip hop, l'rnb, il grunge e chi più ne ha più ne metta, e quindi chi fa jazz oggi lo fa attingendo a piene mani dove il suo gusto lo porta

Non c'è niente di diverso tra uno Stan Getz che suona ritmi latin e Robert Glasper che suona su ritmi hip hop

CitazioneOggi il jazz, per quanto contaminato con l'elettronica e altri generi, non riesce in questo. E' assolutamente disconnesso dal mondo attuale, per questo è in declino.
Io non sono per niente disconnesso dal mondo attuale, e così dozzine di miei colleghi. Mi sono laureato due volte nel mondo attuale, ci lavoro e con la musica e col jazz ci faccio fatture e dichiarazioni dei redditi, esattamente come qualsiasi professionista di qualsiasi professione nota. Nei festival jazz dove vado vedo quasi sempre sold out di biglietti o posti pieni, di recente sono partito da Padova per andare a Napoli a vedere il trio di Brad Mehldau e all'arrivo ho trovato il teatro pieno di gente. In america si parla di New Jazz Reinassance e le vendite sono in aumento. Vedo dischi nuovi pubblicati giornalmente comparire su Spotify e un sacco di concerti in giro.

Amo l'elettronica, l'hip hop culture e la black music, e in un disco come To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar, che è uno dei migliori dischi del decennio, anche a livello di vendite, ci ho trovato tantissimo jazz (non a caso le musiche le hanno scritte alcuni dei migliori jazzisti del mondo come Robert Glasper o Kamasi Washington), e dei testi attualissimi sulla vita urbana del nuovo millennio. Cosa ci sia in tutto questo di non legato alla realtà non saprei proprio

Se questo è declino spero continui...

CitazioneLa tendenza nella musica attuale è quella di spostarsi verso il minimalismo, le musiche facilmente cantabili e ballabili, mentre tutto ciò che è più complesso sarà sempre più confinato verso spazi ristretti dove si ritroveranno tutti coloro che cercano altro.
Non vedo cosa ci sia di strano: le musica cantabili e ballabili vanno forte da quando esiste la musica, non è certo una tendenza attuale. E non vedo neanche cosa ci sia di male in quelli che tu chiami "spazi ristretti": se mai riuscirò a suonare davanti a un pubblico di 7000 persone come fanno abitualmente gli Snarky Puppy o a riempire il teatro comunale di bologna di spettatori paganti come fa Brad Mehldau suonando in trio piano contrabbasso batteria (un concerto così commovente che a un certo punto ho pianto), allora sarò ben felice di stare in uno "spazio ristretto"

Che poi, anche fenomeni che hai citato come Woodstock e connessi, sono molto più di nicchia di quanto pensi: è stato un fenomeno quasi totalmente interno alla borghesia bianca occidentale, a sua volta una nicchia, che ci sembra grande solo perché ne facciamo parte dalla nascita. A cinesi indiani africani o russi è fregato un gran poco di artisti che per te hanno "saputo sintonizzarsi sui desideri e le inquietudini dei giovani". Si, i giovani figli del capitalismo, che una volta finita la sbornia di "ribellione" sono tornati a fare esattamente quello che facevano i loro padri: professionisti, medici, avvocati....borghesi (detto non certo in senso spregiativo ma descrittivo). Sarò sincero, mi importa molto poco di "sintonizzarmi sui desideri e le inquietudini dei giovani" per il semplice motivo che a me interessa più di ogni cosa la musica. E tutti gli elementi extra-musicali come la protesta, la ribellione, l'inquietudine, sono tutti cose molto interessanti e profonde, ma non hanno nulla a che vedere con la musica nuda e cruda. Quella delle invenzioni a due e tre voci di Bach o di un brano di Thelonious Monk, dove parla solo la musica, la sua grammatica, e nient'altro. Capisco perfettamente perché a qualcuno possano interessare questi aspetti extra-musicali infilati dentro la musica, ma non è la mia visione, il mio interesse e la mia ricerca, ne come musicista ne come ascoltatore

Il jazz di oggi ha successo e raggiunge le persone che poi alla fin fine pagano i biglietti e i dischi quando il suo lessico non è espressione (esclusiva) di un'altra epoca. Ovviamente il jazz ha una storia e un lessico complesso, e una "tradizione" che è bene studiare, e tutti i musicisti bravi che si vogliono dedicare al genere lo devono fare prima o poi per poterne assorbire le numerose soluzioni linguistiche che si sono sviluppate nel 900. Dopotutto è una musica che ha ufficialmente 102 anni. Ma nel momento in cui lo si fa in maniera sincera senza chiudersi nel passato allora le persone del nostro tempo le raggiungiamo

Il jazz di un club degli anni 50, per quanto musica che amo studiare e ascoltare, è per me, nato alla metà degli anni 80 e cresciuto musicalmente dal 2003 in poi, distante quanto la musica delle colonie marziane del 2400. Mentre Robert Glasper e gli Snarky Puppy hanno vinto 3 Grammy Awards a testa, fanno dischi oggi e se vado a sentirli mi trovo circondato da migliaia di persone (meno se è un teatro o un club), la maggior parte delle quali giovani che parlano la mia stessa lingua, sia musicale che sociale (smartphone, netflix, social network, cultura pop di massa....). In tutto questo non vedo cosa ci sia di disconnesso dalla realtà attuale

Al Bravo Cafè a Bologna al concerto di Becca Stevens ho visto ammassati ventenni a ridosso dei tavoli, così come ai concerti di Jacob Collier. Cosa ci sarebbe di scollegato? a me sembrano musicisti figli della cultura urbana di fine secolo perfettamente inseriti nel contesto della società globalizzata. Cioè un esempio così

Jacob Collier - DJESSE World Tour: Recap - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=m56mYgDkvSw)

questa sarebbe una cosa che non parla ai giovani?  :-\ a me sembra invece un fenomeno musicale e comunicativo perfettamente contemporaneo
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 01:25 PM
Si offende qualcuno se faccio una veloce sintesi in una riga per ciascuno? Così chi dovesse iniziare a leggere ora, avrebbe almeno un'idea vaga delle tesi principali.

Mariano: pensa che sta andando tutto benissimo tanto che "se questo è declino spero continui".

Blackstrat: "Oggi il jazz, per quanto contaminato con l'elettronica e altri generi (...) è assolutamente disconnesso dal mondo attuale, per questo è in declino"

JourneyMan: la formazione scolastica di base italiana è ridicola e anacronistica; in Italia gli spazi per la musica (di qualunque genere) sono inadeguati e sempre di meno.

Mimmolo: "Cosa fare per far comprendere questo jazz ai giovani? Solo goderne e cercare di far partecipare gli altri a questa gioia."

Elliott: [qui, Elliott, scrivi tu qualcosa perché ancora non ho capito, al di là del tuo caso familiare, come vedi la situazione generale]
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 01:26 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 01:04 PM

Io non sono per niente disconnesso dal mondo attuale, e così dozzine di miei colleghi. Mi sono laureato due volte nel mondo attuale, ci lavoro e con la musica e col jazz ci faccio fatture e dichiarazioni dei redditi, esattamente come qualsiasi professionista di qualsiasi professione nota. Nei festival jazz dove vado vedo quasi sempre sold out di biglietti o posti pieni, di recente sono partito da Padova per andare a Napoli a vedere il trio di Brad Mehldau e all'arrivo ho trovato il teatro pieno di gente. In america si parla di New Jazz Reinassance e le vendite sono in aumento. Vedo dischi nuovi pubblicati giornalmente comparire su Spotify e un sacco di concerti in giro.

Amo l'elettronica, l'hip hop culture e la black music, e in un disco come To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar, che è uno dei migliori dischi del decennio, anche a livello di vendite, ci ho trovato tantissimo jazz (non a caso le musiche le hanno scritte alcuni dei migliori jazzisti del mondo come Robert Glasper o Kamasi Washington), e dei testi attualissimi sulla vita urbana del nuovo millennio. Cosa ci sia in tutto questo di non legato alla realtà non saprei proprio

Se questo è declino spero continui...

Madonna santa, un pippone chilometrico per non capire una cosa assolutamente elementare  :acci:
I numeri fatti da Becca Stevens, Robert Glasper e gli Snarky Pupp, non sono nulla in confronto ai numeri che fanno oggi le grandi star del pop e del rock.
Se prendi solo i fan dei Muse in giro per il mondo, sono una enormità se messi a confronti con tutti i fan del jazz.
Queste jazzisti che citi, sarebbero in grado di riempire Wembley per 2 sere di fila come fecero i Queen nel 1986? O assembrare 200.00 persone sotto il palco come gli Iron Maiden?
Questo significa musica di nicchia e relegata in spazi ristretti.
Non a caso il famoso meme...
(https://pbs.twimg.com/media/BT2-6r8IUAAzX6q.jpg)



Ho capito che per te musica significa solo musica, slegata da qualunque messaggio umano, sociale e politico. E' proprio per questo che il jazz non ha stessa presa di altri generi musicali. E' per questo che dico che è disconnesso dalla realtà, perchè chi ascolta musica nel 99% dei casi è questo che cerca. Emozioni, unite ad intrattenimento.
Quando senti Made in Heaven, senti tutta l'inquietudine e la malinconia di un uomo che sa che la sua fine è ormai vicina, e lo accetta col sorriso sulle labbra.
Quando senti The Wall, rimani steso di fronte alla lucida follia di Waters. E' un pugno che ti arriva allo stomaco.
Le derive musicali minimaliste di oggi hanno presa perchè riescono a dialogare coi giovani e il loro mondo, fatto di esteriorità e valori effimeri.
Anche le vecchie glorie come Vasco e Ligabue, hanno avuto successo e ne hanno tutt'ora perchè hanno solleticato l'immaginario colletivo di due generazioni.

Quando sento uno di quei gruppi che citi, sento solo tecnicismo fine a sè stesso. E' matematica applicata alla musica. E' come mettersi a studiare come risolvere una equazione differenziale di 2° grado.
Nessuno mette in discussione la loro tecnica, e neanche la tua. Bravi, bravissimi, pure tu sei bravo, ma cosa mi comunichi? Cosa mi apporti a livello umano?
Per questo parlo di "disconnessione dal mondo". Non c'entra un tubo il tuo curriculum o il fatto che presenti la dichiarazione dei redditi.
Dov'è la comunicazione? Dov'è la voglia di emozionare ed emozionarsi? Dove sono "Quelle poche note che ci esaltano"?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 01:34 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 01:25 PM
Si offende qualcuno se faccio una veloce sintesi in una riga per ciascuno? Così chi dovesse iniziare a leggere ora, avrebbe almeno un'idea vaga delle tesi principali.

Mariano: pensa che sta andando tutto benissimo tanto che "se questo è declino spero continui".

Blackstrat: "Oggi il jazz, per quanto contaminato con l'elettronica e altri generi (...) è assolutamente disconnesso dal mondo attuale, per questo è in declino"

JourneyMan: la formazione scolastica di base italiana è ridicola e anacronistica; in Italia gli spazi per la musica (di qualunque genere) sono inadeguati e sempre di meno.

Mimmolo: "Cosa fare per far comprendere questo jazz ai giovani? Solo goderne e cercare di far partecipare gli altri a questa gioia."

Elliott: [qui, Elliott, scrivi tu qualcosa perché ancora non ho capito, al di là del tuo caso familiare, come vedi la situazione generale]

Il mio punto di vista è scritto all'inizio e non vedo cosa vi sia di incomprensibile. Il mio caso specifico non c'entra.

Tutto il resto è OT ed è una mia contestazione al tuo punto di vista. Tu dici che manca la formazione, io dico che manca l'educazione.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 01:38 PM
Citazione di: Elliott il 15 Luglio, 2019, 01:34 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 01:25 PM
Si offende qualcuno se faccio una veloce sintesi in una riga per ciascuno? Così chi dovesse iniziare a leggere ora, avrebbe almeno un'idea vaga delle tesi principali.

Mariano: pensa che sta andando tutto benissimo tanto che "se questo è declino spero continui".

Blackstrat: "Oggi il jazz, per quanto contaminato con l'elettronica e altri generi (...) è assolutamente disconnesso dal mondo attuale, per questo è in declino"

JourneyMan: la formazione scolastica di base italiana è ridicola e anacronistica; in Italia gli spazi per la musica (di qualunque genere) sono inadeguati e sempre di meno.

Mimmolo: "Cosa fare per far comprendere questo jazz ai giovani? Solo goderne e cercare di far partecipare gli altri a questa gioia."

Elliott: [qui, Elliott, scrivi tu qualcosa perché ancora non ho capito, al di là del tuo caso familiare, come vedi la situazione generale]

Il mio punto di vista è scritto all'inizio e non vedo cosa vi sia di incomprensibile. Il mio caso specifico non c'entra.

Tutto il resto è OT ed è una mia contestazione al tuo punto di vista. Tu dici che manca la formazione, io dico che manca l'educazione.

Perdonami, Elliott, ma davvero non ho capito cosa pensi della situazione generale.
Domanda: come si migliora l'educazione nella società?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 01:44 PM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 01:26 PM
Quando sento uno di quei gruppi che citi, sento solo tecnicismo fine a sè stesso. E' matematica applicata alla musica. E' come mettersi a studiare come risolvere una equazione differenziale di 2° grado.
Nessuno mette in discussione la loro tecnica, e neanche la tua. Bravi, bravissimi, pure tu sei bravo, ma cosa mi comunichi? Cosa mi apporti a livello umano?
Per questo parlo di "disconnessione dal mondo". Non c'entra un tubo il tuo curriculum o il fatto che presenti la dichiarazione dei redditi.
Dov'è la comunicazione? Dov'è la voglia di emozionare ed emozionarsi? Dove sono "Quelle poche note che ci esaltano"?

Blackstrat, secondo me stavolta sei andato completamente fuori tema. Non si potrà mai pretendere che la musica strumentale riempia gli stadi. Il pop avrà sempre più pubblico, fama e soldi. A questo punto dovresti paragonare musica strumentale con musica di altro genere ma sempre strumentale. Su quello che ci comunicano 4 note o 50.000 note lasciamo pure perdere, perché è troppo soggettivo.   
E dico a Mariano che non può guardare a Mehldau o Metheny ecc. per valutare la situazione generale. Ovvio che se porti una gloria del jazz o della fusion, all'auditorium di Roma (e ovunque) trovi la sala gremita. Ma parliamo di eccezioni e di grandi nomi.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 01:50 PM
CitazioneI numeri fatti da Becca Stevens, Robert Glasper e gli Snarky Pupp, non sono nulla in confronto ai numeri che fanno oggi le grandi star del pop e del rock.
E quindi? Pure i numeri che faceva Bach erano nulli rispetto ad altri suoi contemporanei. Questo toglie valore o profondità alla sua opera?

CitazioneSe prendi solo i fan dei Muse in giro per il mondo, sono una enormità se messi a confronti con tutti i fan del jazz.
E tutti i fan del rock rimasti nel mondo occidentale sono meno di quanti indiani e pakistani ascoltano il raga.....quindi?

CitazioneE' per questo che dico che è disconnesso dalla realtà.
Brad Mehldau "Three Pieces after Bach" à la Philharmonie de Paris – ARTE Concert - YouTube (https://youtu.be/rXGcoNGEA2U)
quest'uomo sta suonando davanti all'intero teatro de Philharmonie de Paris, il più grande teatro di una delle capitali europee, completamente pieno. Quindi essere un musicista oggi che riempie uno dei più grandi teatri del mondo di suoi CONTEMPORANEI viventi e paganti è slegato dalla realtà. Sei serio? Se uno ovunque va a suonare fa il pieno di persone come lui che vanno a vederlo, è tutto meno che scollegato dalla realtà

CitazioneQuando senti Made in Heaven, senti tutta l'inquietudine e la malinconia di un uomo che sa che la sua fine è ormai vicina, e lo accetta col sorriso sulle labbra.
Quando senti The Wall, rimani steso di fronte alla lucida follia di Waters. E' un pugno che ti arriva allo stomaco.
Non sento niente del genere, è musica che non mi emoziona e che mi trasmette poco o nulla dal punto di vista emotivo e intellettuale

CitazioneDov'è la comunicazione? Dov'è la voglia di emozionare ed emozionarsi? Dove sono "Quelle poche note che ci esaltano"?
Che so, magari dentro a un teatro pieno di gente che ha pagato un biglietto per venire a vederti?
Snarky Puppy Live at Java Jazz Festival 2014 - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=7gu8q_fJeVU)

o magari dentro una sala concerti piena di gente che conosce i tuoi pezzi
Robert Glasper Experiment- Searching-Live in Paris @ Cabaret Sauvage-11 Sept 2010 - YouTube (https://youtu.be/xq8rRjshsD8)

o forse a un festival pieno di gente
Medeski Scofield Martin Wood - Bonnaroo 2015 - YouTube (https://youtu.be/HNb9k4JoyOc)

CitazioneQuando sento uno di quei gruppi che citi, sento solo tecnicismo fine a sè stesso. E' matematica applicata alla musica. E' come mettersi a studiare come risolvere una equazione differenziale di 2° grado.
è quello che senti tu. Io sento profondità di pensiero e di emozione, dedizione, cultura del lavoro, fantasia e la miglior creatività degli anni in cui vivo. In un collega di 23 anni che mi manda la sera un file audio di 2 minuti per chiedermi un parere perché è tutto il pomeriggio che cerca l'accordo giusto da mettere in una battuta di un tema e non sa scegliere e vuole consiglio ci vedo solo amore per la musica
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 02:10 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 01:38 PM
Perdonami, Elliott, ma davvero non ho capito cosa pensi della situazione generale.

E' scritto qui, e spiegato nei post immediatamente dopo. Se non si capisce, mi spiace. Non sono in grado di spiegarlo meglio

Citazione di: Elliott il 09 Luglio, 2019, 06:51 PM
Rispondo in generale.

Penso sia ben diverso il saper apprezzare il jazz dal farne l'ascolto principale e definirsi addirittura un jazzista/jazzofilo.

Nei miei ascolti il jazz è presente; in diverse forme, generi ed artisti ma, definirmi un amante/ascoltatore di jazz sarebbe fuorviante.
Il jazz e la fusion che ascolto io, ha delle peculiarità che talvolta ed in momenti /contesti limitati me lo fanno preferire ad altri ascolti ma sono appunto, delle "evasioni".

Ma mettimi davanti a del rock, in tutte le sue forme dal blues al più estremo, e non avrò bisogno momenti e contesti. Ergo, è il mio mondo naturale...la mia comfort zone ma non è una chiusura. Avere un orientamento, non esclude automaticamente ciò che sta al di fuori. Il grosso limite, è pensarlo. Pensare che un orientamento sia una chiusura mentale.

Il live nei locali, il festival, il raduno invece,, sono un altro discorso ancora. Li si va oltre, entrano in ballo altri componenti e la musica (il genere) perde centralità.


Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 01:38 PM
Domanda: come si migliora l'educazione nella società?

Ribadisco: tu dici che è colpa degli altri (la scuola...l'istruzione), io dico che è colpa nostra (che non educhiamo all'ascolto).
Vale per la musica, la pittura, la scultura, lo sport etc...

Come si migliora l'educazione nella società? Io nel mio piccolo, per i miei figli e per ciò che mi interessa, te l'ho spiegato qualche post fa.

L'ho fatto con la musica e l'ho fatto con la fotografia. Ho cercato di educarli (leggasi, abituarli a praticarli) per cui, se domassi introducessero la materia fotografia a scuola, mio figlio ne sarebbe suicuramente attratto...sarebbe ricettivo perché è argomento a lui comune, che gli appartiene.

Molti altri genitori lo fanno. Magari su argomenti di loro interesse, dove i miei non hanno alcuna educazione (leggasi pittura), quei ragazzinio sono fortemente predisposti rispetto ai miei.

In sintesi, sono abituato ad analizzare le MIE di mancanze, prima di puntare il dito su altro 



Comunque, l'argomento ha svoltato in altra direzione divenendo ulteriormente ancora più interessante per cui, le mie considerazioni appaiono a questo punto, totalmente OT.

Non vorrei perseverare in tal senso :thanks:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 02:28 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 01:50 PM
CitazioneI numeri fatti da Becca Stevens, Robert Glasper e gli Snarky Pupp, non sono nulla in confronto ai numeri che fanno oggi le grandi star del pop e del rock.
E quindi? Pure i numeri che faceva Bach erano nulli rispetto ad altri suoi contemporanei. Questo toglie valore o profondità alla sua opera?

CitazioneSe prendi solo i fan dei Muse in giro per il mondo, sono una enormità se messi a confronti con tutti i fan del jazz.
E tutti i fan del rock rimasti nel mondo occidentale sono meno di quanti indiani e pakistani ascoltano il raga.....quindi?


CitazioneQuando sento uno di quei gruppi che citi, sento solo tecnicismo fine a sè stesso. E' matematica applicata alla musica. E' come mettersi a studiare come risolvere una equazione differenziale di 2° grado.

è quello che senti tu. Io sento profondità di pensiero e di emozione, dedizione, cultura del lavoro, fantasia e la miglior creatività degli anni in cui vivo. In un collega di 23 anni che mi manda la sera un file audio di 2 minuti per chiedermi un parere perché è tutto il pomeriggio che cerca l'accordo giusto da mettere in una battuta di un tema e non sa scegliere e vuole consiglio ci vedo solo amore per la musica

Mariano, forse non mi sono spiegato. Non volevo trasformare la discussione in: A è meglio di B.
E' evidente che il nostro background musicale è diametralmente opposto, e non voglio convincerti di nulla o provare a farti piacere cose che non hai mai ascoltato.
E nemmeno voglio togliere valore e merito a nessuno. Sto solo spiegando i motivi per cui certe armonie non vanno oltre il piccolo localino o il festival specializzato.
Analizzare il contesto musicale in cui opera il musicista e i numeri che riesce a fare, non mettermi a sindacare sui gusti del singolo. Potrei replicare alla tua playlist con una decina di brani che per me sono emozionanti, ma rischieremmo di sconfinare nei soliti discorsi triti e ritriti su cosa è espressivo, se è meglio "poche note ma buone" o se è meglio la tecnica nuda e cruda. Lasciamo perdere, non è questa la sede adatta.
Parliamo invece del contesto ambientale in cui opera oggi il jazzista e il musicista in generale, e come questi si relaziona col pubblico.
Parliamo del perchè il pubblico preferisco ascoltare Tizio piuttosto che Caio.
Fino a prova contraria, jazzisti che riescono a fare numeri del genere, ancora non ne ho visti.
E non si può certo dire che qui ci sia minimalismo o che l'eccellenza musicale latiti.

Queen - One Vision (Live at Wembley) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=lgwfMF5kSJ0)

Capisco che A TE tutto questo non dica nulla, ma parliamo di quello che forse è il più grande gruppo rock del mondo, la più bella voce mai esistita, un chitarrista universalmente riconosciuto come esempio di raffinatezza e ricerca sonora. Oltre che una persona gentile, umile, squisita.


Il messaggio era destinato a tutti coloro che, con una punta di nostalgia, guardano ai bei tempi andati e si meravigliano del perchè il jazz ha poco seguito e pochi spazi, se paragonato ad altri generi musicali.
Io un paio di anni fa sono stato ad ascoltare loro, seratona sold-out e a fine concerto ho comprato 2 loro CD, ma per quanto la sala fosse strapiena parliamo di 3-400 persone al massimo, tutti over40. Io ero uno dei più "giovani".

Baciami Piccina (Botch-a-me) - Jumpin'up - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=TI3f-P_pe_4)

Si può condannare quanto si vuole la musica commerciale (e i Queen, per quanto fenomenali, erano maledettamente commerciali), ma ha il merito indubbio di parlare al cuore della gente e di saper aggregare.
Aggregare milioni di persone, non un gruppo sparuto di teste al Bravo Caffè di Bologna o dentro una sala ricevimenti di un hotel.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 02:33 PM
Equazione dal risultato discutibile quella tanto successo=tanta roba.

Meglio rimanere in ascolto e prestare attenzione che precludersi le possibilità soltanto per pigrizia e preconcetti.

E qui non discuto casa sia meglio o peggio, quesito sciocco ed irrisolvibile perché soggettivo ma, semplicemente, penso che più si ascolta più si impara e più si amplia il pensiero.

Imho.   ::)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 02:34 PM
Ribadisco che definire un musicista che in 2 mesi fa 15 date in 4 continenti tutte sold out e finisce svariate volte sui giornali, e ha milioni di visualizzazioni sui social, "scollegato dalla realtà in cui vive", è un nonsense lessicale. Qualsiasi sia il genere che suona

A meno che non sia un musicista che proviene da un paese dittatoriale e le date sono in perdita pagate dal regime, spettatori compresi. Se sei sul libero mercato e in qualunque paese tu vada c'è gente che viene a vederti, se ne va entusiasta e vivi di musica, sei un professionista perfettamente inserito nel tessuto sociale e umano della realtà contemporanea.

Caso contrario, cambi lavoro o muori di fame
CitazioneCapisco che A TE tutto questo non dica nulla, ma parliamo di quello che forse è il più grande gruppo rock del mondo, la più bella voce mai esistita, un chitarrista universalmente riconosciuto come esempio di raffinatezza e ricerca sonora. Oltre che una persona gentile, umile, squisita.
la più bella voce mai esistita.....deciso da? L'umanità di tutti i tempi riunita in consesso plenario? Il più grande gruppo rock del mondo.....cosa che nel 2150 potrebbe essere nel dimenticatoio della storia, come moltissime cose di enorme successo ai loro tempi e poi passate e archiviate dagli esseri umani. Può succedere alle cose che piacciono a te e che ora ami come è successo moltissime volte in passato, anche se ti sembra impossibile perché per esse hai un forte attaccamento emotivo. Universalmente non è riconosciuto proprio niente, men che meno nell'arte

e tutto questo non sposta la questione: fama non equivale a qualità (neanche la esclude, beninteso, c'è un sacco di roba popolare meravigliosa). E c'è gente che nel suo piccolo fa della qualità l'unica cosa importante, infischiandosene di fama e mercato. Che non vuol dire essere incapaci di comunicare, solo non cambiare il proprio modo di esprimersi per ricercare consenso

Secondo la logica dei numeri, un avvocato che ha 10'000 clienti tramite class action svolge la sua professione enormemente meglio di uno che magari ha 20 clienti in un anno e vince tutte le cause

CitazioneSi può condannare quanto si vuole la musica commerciale (e i Queen, per quanto fenomenali, erano maledettamente commerciali), ma ha il merito indubbio di parlare al cuore della gente e di saper aggregare.
Aggregare milioni di persone, non un gruppo sparuto di teste al Bravo Caffè di Bologna o dentro una sala ricevimenti di un hotel.
io non condanno proprio niente, anzi sono assolutamente pro al pop e al libero mercato. Semplicemente non vedo come un valore il fatto che un prodotto venga acquistato da più persone piuttosto che da meno. Di per se è un dato neutro: ci sono prodotti venduti tantissimo che sono pessimi e altri venduti pochissimo fenomenali. E viceversa ovviamente

Preferisco giudicare secondo la mia sensibilità il singolo prodotto in se: Brad Mehldau è uno dei prodotti migliori dei miei anni, Jacob Collier è forse la più grande mente musicale contemporanea. Vendessero 3 dischi e andassi a vederli solo io non cambierebbe molto, perché il successo lo considero un mero dato descrittivo, che non è indice o portatore di alcun valore in sè. Poi che quando vado a vederli siamo migliaia mi fa anche felice eh, per un semplice meccanismo di empatia umana
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 15 Luglio, 2019, 02:35 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 01:50 PM
E quindi? Pure i numeri che faceva Bach erano nulli rispetto ad altri suoi contemporanei. Questo toglie valore o profondità alla sua opera?

:quotonegalattico:

Si potrebbe dire lo stesso Nick Drake (e tanti altri, suppongo): vendite di dischi e attenzione dei contemporanei quasi nulla, attualmente per molti (me compreso) è un punto di riferimento.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Moreno Viola il 15 Luglio, 2019, 02:45 PM
Citazione di: Elliott il 15 Luglio, 2019, 12:48 PM
Io ho fatto un patto con le istituzioni: io li educo e tu me li formi, ok?
Mi hanno risposto SI

Pensa te! Sono gli stessi accordi che ho preso anche io e ho ricevuto la stessa risposta.   ;D

Personalmente concordo praticamente con ogni parola, punto e virgola del pensiero di Mariano, anzi mi complimento per la maniera ben argomentata di esprimerlo.

Credo che sia fondamentale che a parlare di giovani, di cosa li rappresenta e cosa no, debbano essere loro stessi, senza che chi ha oltrepassato la boa degli "anta" si dilunghi in letture distorte e nei soliti stereotipi culturali che un'analisi filologicamente inappuntabile come quella di Mariano mette alla berlina in trenta secondi.

La visione dei diversi tipi di musica con un preciso periodo storico, è radicalmente sbagliata, perché la musica è espressione dell'essere umano e per sua natura l'uomo è costantemente in movimento e di conseguenza lo sono tutte le forme di espressione che utilizza.

Il Jazz, così come l'Heavy Metal o qualsiasi altro genere musicale non sono rimasti fermi ad un qualche periodo, è più probabile che a farlo siano stati gli ascoltatori, incapaci, loro si, di cogliere le istanze di epoche che vivono non più con l'entusiasmo dei vent'anni, ma forse con quella nostalgia dei tempi che furono che di certo non aiuta nell'esercizio dell'obbiettività.

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 02:49 PM
A fare paragoni così fuori misura, non si capisce dove vogliamo andare a parare.
Qui s'è detto fin dall'inizio che il jazz è un linguaggio intrinsecamente più complesso. Almeno questo cerchiamo di non metterlo in discussione e di non metterlo a paragone col pop o il rock.
Il discorso è se in salute o no, se ha prospettive ottimistiche o no. Non si può valutarne lo stato di salute paragonandolo ai numeri di un concerto da stadio. Non li ha mai fatti né mai li farà. Paragoniamo al massimo musica strumentale con musica strumentale. Persino in questo forum i pareri sul rock strumentale sono opposti, figuriamoci se consideriamo l'opinione di chi nemmeno suona.
Però son contento di sentire l'opinione di Mariano, che suona proprio in questo ambito e ne riscontra una grande vitalità.
Tendo a essere molto più pessimista, ma molto molto di più, però mi auguro di sbagliarmi di grosso.

Che poi, a prescindere, dallo stato di salute di qualcosa, si può sempre lavorare per far meglio e ancora di più, quindi la domanda su cosa si può fare per estendere un fenomeno rimane sempre aperta, anche se gode di splendida salute.

Citazione di: Moreno Viola il 15 Luglio, 2019, 02:45 PM
La visione dei diversi tipi di musica con un preciso periodo storico, è radicalmente sbagliata, perché la musica è espressione dell'essere umano e per sua natura l'uomo è costantemente in movimento e di conseguenza lo sono tutte le forme di espressione che utilizza.

Moreno, questa cosa che hai scritto è parecchio bizzarra! Se così fosse, non si potrebbe mai scrivere un libro di storia. Oltre al fatto che, se consideri un periodo di tempo determinato, un intervallo di tempo delimitato, la dinamica è bella che morta, non c'è più nessun movimento e puoi considerarlo, valutarlo, analizzarlo, scomporlo e giudicarlo benissimo. E' il presente che è in movimento, mica il passato.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 02:54 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 02:34 PM
Ribadisco che definire un musicista che in 2 mesi fa 15 date in 4 continenti tutte sold out e finisce svariate volte sui giornali, e ha milioni di visualizzazioni sui social, "scollegato dalla realtà in cui vive", è un nonsense lessicale. Qualsiasi sia il genere che suona

A meno che non sia un musicista che proviene da un paese dittatoriale e le date sono in perdita pagate dal regime, spettatori compresi. Se sei sul libero mercato e in qualunque paese tu vada c'è gente che viene a vederti, se ne va entusiasta e vivi di musica, sei un professionista perfettamente inserito nel tessuto sociale e umano della realtà contemporanea.

Caso contrario, cambi lavoro o muori di fame

Va beh, ci rinuncio.
Sembra quasi che il sottolineare l'ovvio, ovvero che un jazzista fa numeri nettamente inferiori rispetto a una rockstar, equivalga a sminuirne la tecnica. Non mi spiego diversamente questo tono indispettito dei tuoi ultimi reply.
Ho solo provato a spiegare PERCHE' fa 1/1000 dei numeri di certe band, perchè non ha la presa che hanno avuto le correnti musicali degli ultimi 50 anni, ed è relegato a una posizioni di nicchia.
Forse prima o poi ci arriverai anche tu...

Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 02:34 PM
la più bella voce mai esistita.....deciso da? L'umanità di tutti i tempi riunita in consesso plenario? Il più grande gruppo rock del mondo.....cosa che nel 2150 potrebbe essere nel dimenticatoio della storia, come moltissime cose di enorme successo ai loro tempi e poi passate e archiviate dagli esseri umani. Può succedere alle cose che piacciono a te e che ora ami come è successo moltissime volte in passato, anche se ti sembra impossibile perché per esse hai un forte attaccamento emotivo

e tutto questo non sposta la questione: fama non equivale a qualità (neanche la esclude, beninteso, c'è un sacco di roba popolare meravigliosa).

Hai mai sentito qualcosa dei Queen che vada oltre We Are the Champions?
La voce di Freddie Mercury è stata studiata da un'università svedese e hanno trovato in essa delle caratteristiche che definire uniche sarebbe riduttivo.
Ti invito a leggere l'articolo.
? Freddie Mercury, la scienza indaga sulla sua voce, ma resta il mistero | News | Rockol (https://www.rockol.it/news-696651/freddie-mercury-scienza-indaga-sulla-sua-voce-ma-resta-il-mistero)
https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/14015439.2016.1156737?journalCode=ilog20 (https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/14015439.2016.1156737?journalCode=ilog20)

Comunque ripeto, alzo bandiera bianca.
Sembra quasi ti voglia far piacere i Queen, quando il mio intento era di tutt'altro genere, ovvero analitico, sociale, mediatico, financo psicologico.
Chi doveva capire ha già capito, quindi inutile ribadire concetti e confronti già abbondantemente snocciolati.
Peace and Love.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 03:02 PM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 02:54 PM
Comunque ripeto, alzo bandiera bianca.
Sembra quasi ti voglia far piacere i Queen, quando il mio intento era di tutt'altro genere, ovvero analitico, sociale, mediatico, financo psicologico.
Chi doveva capire ha già capito, quindi inutile ribadire concetti e confronti già abbondantemente snocciolati.
Peace and Love.

Ottimo intento. Ma che senso ha, parlando delle prospettive future del mango, paragonarlo a mele, pere e ciliegie? In effetti sembra quasi come temi tu: sembra quasi che tu voglia convincerci della bontà della mela. Ma questo è chiaro. La mela è diffusa e fa bene e raccoglie tanti consensi e venderà sempre più del mango. Non c'è molto bisogno di argomentare su questo, io ti credo e immagino ti crediamo tutti. Ma il quesito che ti pongo io è: se coloro che ritengono che goda di ottima salute sono in errore, cosa si dovrebbe fare per non far estinguere il mango, o anche solo per evitare che perda terreno e non diventi ancora più di nicchia di quanto già lo sia? E' spacciato?
Mariano, dal suo punto di vista argomentatissimo, ha detto che se ne è già usciti, quindi bene così.
Siccome tu pensi che non sia così (e tendo anch'io a sospettare che non sia così), che fare? Gli suoniamo il de profundis?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 03:14 PM
Citazione di: Moreno Viola il 15 Luglio, 2019, 02:45 PM
Citazione di: Elliott il 15 Luglio, 2019, 12:48 PM
Io ho fatto un patto con le istituzioni: io li educo e tu me li formi, ok?
Mi hanno risposto SI

Pensa te! Sono gli stessi accordi che ho preso anche io e ho ricevuto la stessa risposta.   ;D

Personalmente concordo praticamente con ogni parola, punto e virgola del pensiero di Mariano, anzi mi complimento per la maniera ben argomentata di esprimerlo.

Credo che sia fondamentale che a parlare di giovani, di cosa li rappresenta e cosa no, debbano essere loro stessi, senza che chi ha oltrepassato la boa degli "anta" si dilunghi in letture distorte e nei soliti stereotipi culturali che un'analisi filologicamente inappuntabile come quella di Mariano mette alla berlina in trenta secondi.

La visione dei diversi tipi di musica con un preciso periodo storico, è radicalmente sbagliata, perché la musica è espressione dell'essere umano e per sua natura l'uomo è costantemente in movimento e di conseguenza lo sono tutte le forme di espressione che utilizza.

Il Jazz, così come l'Heavy Metal o qualsiasi altro genere musicale non sono rimasti fermi ad un qualche periodo, è più probabile che a farlo siano stati gli ascoltatori, incapaci, loro si, di cogliere le istanze di epoche che vivono non più con l'entusiasmo dei vent'anni, ma forse con quella nostalgia dei tempi che furono che di certo non aiuta nell'esercizio dell'obbiettività.

Quali giovani? Quelli che poco ci manca che non conosco nemmeno chi erano i Beatles?
L'analisi dei periodi storici la può fare proprio chi ha qualche anno più, qualche migliaia di ore di ascolto in più rispetto a loro, oltre a svariati approfondimenti.
Se fosse come dici tu, i libri di storia contemporanea li dovrebbero scrivere i ragazzini delle scuole medie  :acci:

E' l'analisi di Mariano non mette alla berlina proprio nulla, se non sè stesso, perchè dimostra di non aver colto l'essenza del mio pensiero, rispondendo come se volessimo sminuire il suo talento perchè lui non fa il rock, il pop, il metal, fino a cadere nell'assioma, che io ho sempre combattuto:
tante vendite = tanto talento

Perchè tutti i suoi messaggi sembrano un'arringa di difesa verso il jazz o addirittura verso sè stesso e il suo percorso, su cui nessuno stava sindacando, anzi gli faccio i miei complimenti per questo suo progetto musicale.
Qui non si parlava di chi è più bravo tra Tizio e Caio, o di chi ci emoziona di più tra Clapton e Petrucci, tutte cose soggettive e già discusse in altrettante discussioni, ma del PERCHE', come diceva Luvi, certi progetti nascono e muoiono nel giro di pochi anni. Perchè ci si ritrova le porte chiuse in faccia. Perchè questa musica non trova gli spazi che vengono concessi ad altri generi musicali.

E per parlare di questo non puoi prescindere da un'analisi sociologica, perchè l'arte è sempre figlia del periodo storico di cui è espressione.
Se Michelangelo fosse vissuto oggi non avrebbe affrescato la Cappella Sistina. Avrebbe fatto il writer per le strade Milano.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 03:14 PM
CitazioneVa beh, ci rinuncio.
Sembra quasi che il sottolineare l'ovvio, ovvero che un jazzista fa numeri nettamente inferiori rispetto a una rockstar, equivalga a sminuirne la tecnica. Non mi spiego diversamente questo tono indispettito dei tuoi ultimi reply.
Ho solo provato a spiegare PERCHE' fa 1/1000 dei numeri di certe band, perchè non ha la presa che hanno avuto le correnti musicali degli ultimi 50 anni, ed è relegato a una posizioni di nicchia.
Forse prima o poi ci arriverai anche tu...
No, tu non hai spiegato, hai detto come la pensi sull'argomento. Io rifiuto in toto la tua spiegazione, perché ritengo che la musica strumentale, o prevalentemente strumentale, sopratutto se di forma estesa e linguaggio complesso, muova intrinsecamente meno numeri di una comunicazione immediata, semplificata ed elementare, e questo non perché le persone che se ne occupano sono scollegate dalla realtà come insinui, ma perché è implicito nelle forme di comunicazione complesse e stratificate.

banalmente, un articolo scientifico con appendici di esperimenti per 200 pagine, venderà e raggiungerà meno persone di un romanzetto rosa, così come farà una riflessione sociologica sulla realtà contemporanea scritta da una grande mente rispetto all'ultimo romanzo fantasy del momento. e questo non è un demerito dello scienziato o del filosofo, ma è intrinseco nel tipo di riflessione
CitazioneHai mai sentito qualcosa dei Queen che vada oltre We Are the Champions?
La voce di Freddie Mercury è stata studiata da un'università svedese e hanno trovato in essa delle caratteristiche che definire uniche sarebbe riduttivo.
Ti invito a leggere l'articolo.
? Freddie Mercury, la scienza indaga sulla sua voce, ma resta il mistero | News | Rockol
http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/14015439.2016.1156737?journalCode=ilog20 (http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/14015439.2016.1156737?journalCode=ilog20)
Quindi siccome hanno studiato la voce di Freddie Mercury in un Università, essa è assurta automaticamente a voce umana migliore di tutti tempi. Per affermare ciò, sei andato a vedere quante ricerche sulla voce sono state fatte dal punto di vista accademico? E hai un'idea di quanti studi ci sono sia di foniatria che di musicologia con annessi e connessi? Perché secondo questa logica, se sulla voce di Demetrio Stratos trovo tre articoli accademici, tana e Freddie Mercury non è più il primo.....ovviamente è un assurdità. Confirmation bias da manuale
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 03:20 PM
Ragazzi, l'argomeno è molto interessante.

Interessanti tutti i punti di vista ma, per favore, evitiamo di spostare sul personale che la discussione non lo merita

:thanks:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 03:26 PM
Citazione di: Elliott il 15 Luglio, 2019, 03:20 PM
Ragazzi, l'argomeno è molto interessante.

Interessanti tutti i punti di vista ma, per favore, evitiamo di spostare sul personale che la discussione non lo merita

:thanks:

:quotone:

Eviterei anche di scaldarci troppo. Il confronto è sempre piacevole.
Chi l'avrebbe mai detto che sul jazz ci si potesse accendere così tanto.  :laughing:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 03:28 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 03:02 PM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 02:54 PM
Comunque ripeto, alzo bandiera bianca.
Sembra quasi ti voglia far piacere i Queen, quando il mio intento era di tutt'altro genere, ovvero analitico, sociale, mediatico, financo psicologico.
Chi doveva capire ha già capito, quindi inutile ribadire concetti e confronti già abbondantemente snocciolati.
Peace and Love.

Ottimo intento. Ma che senso ha, parlando delle prospettive future del mango, paragonarlo a mele, pere e ciliegie? In effetti sembra quasi come temi tu: sembra quasi che tu voglia convincerci della bontà della mela. Ma questo è chiaro. La mela è diffusa e fa bene e raccoglie tanti consensi e venderà sempre più del mango. Non c'è molto bisogno di argomentare su questo, io ti credo e immagino ti crediamo tutti. Ma il quesito che ti pongo io è: se coloro che ritengono che goda di ottima salute sono in errore, cosa si dovrebbe fare per non far estinguere il mango, o anche solo per evitare che perda terreno e non diventi ancora più di nicchia di quanto già lo sia? E' spacciato?
Mariano, dal suo punto di vista argomentatissimo, ha detto che se ne è già usciti, quindi bene così.
Siccome tu pensi che non sia così (e tendo anch'io a sospettare che non sia così), che fare? Gli suoniamo il de profundis?

Per capire come non far morire il paziente, bisognerebbe capire come mai altri individui godono di ottima salute (torniamo all'analisi sociologica e psicologica di cui sopra).
Tutti i generi musicali che vanno oggi per la maggiore, ovvero pop, EDM, hiphop, trap vivono perchè, pur nelle loro diversità, riescono a offrire emozione e intrattenimento.

Rock e metal stanno vivendo un declino rispetto agli anni '80-'90, ma riescono tutt'ora a far numeri da capogiro, basti vedere tutti i sold-out dei Metallica negli ultimi anni, e anche a proporre qualcosa di nuovo e interessante. Si fa un gran parlare ad esempio dei Greta Van Fleet, che per quanto cloni dei Led Zeppelin, hanno un talento innegabile.
Anche i Muse hanno un appeal

Finchè l'atteggiamento del jazzista medio sarà elitario, da professorino che sbrodola la sua tecnica e snobba tutto il resto, hai voglia di inculcare la cultura dell'ascolto e assumere bravi insegnanti di musica a scuola. Finiremo sempre a dire che il jazz è oro, tutto il resto cacca, e chi non lo ascolta un incompetente.




Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:36 PM
Quindi, come sempre, che ognuno ascolti ciò che preferisce senza imporre nulla a nessuno.

Magari ogni tanto origliare altri generi non guasta.  ;D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 03:39 PM
Citazione di: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:36 PM
Quindi, come sempre, che ognuno ascolti ciò che preferisce senza imporre nulla a nessuno.

Magari ogni tanto origliare altri generi non guasta.  ;D


Mi sembra un buon punto di vista.
Direi di ritornare a parlare piacevolmente, magari di altro e in altri topic.

Se il tono deve essere quello degli ultimi post, preferisco chiudere il topic ...
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 03:41 PM
Citazione di: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:36 PM
Quindi, come sempre, che ognuno ascolti ciò che preferisce senza imporre nulla a nessuno.

Imporre?
Chi ha parlato di "imporre" in questo topic?
Devo essermi perso qualche passaggio nel fiume di post.

Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 03:28 PM
Finchè l'atteggiamento del jazzista medio sarà elitario, da professorino che sbrodola la sua tecnica e snobba tutto il resto, hai voglia di inculcare la cultura dell'ascolto e assumere bravi insegnanti di musica a scuola. Finiremo sempre a dire che il jazz è oro, tutto il resto cacca, e chi non lo ascolta un incompetente.

La penso anch'io come te. Ma ritengo errato, completamente errato, allargare troppo l'ambito considerato. Secondo me, non possiamo inserire i Metallica o i Queen in questo ambito, perché non se ne esce. Tra l'altro io non sono neanche d'accordo con te sul metal e sul rock (perché vengo in ritirata anche questi generi, sebbene meno vistosamente che in altri). La fusion non sarà mai, mai apprezzata da un numero vasto di persone quanto riscontreranno altre band.
Nè a me basta che per vedere del jazz si inserisca una tromba nella band di Sting e si suoni in modo più jazzato qualche passaggio. Ottiene un mare di pubblico, ok (e bravo Sting, ovviamente), ma a me non basta. E non mi interessa che il gruppo medio jazz abbia chissà che riscontri. Mi basta - e non poco - che esistano spazi adeguati e un pubblico sempre più colto. Diffondere cultura è una bellissima cosa, non significa imposizione di nulla, e migliora la qualità della società. Più musica fa bene alla società. Nè la cosa può partire dalle case e dall'educazione del bravo papà, perché se si parla di "sistemi" la singola famiglia non c'entra. Un sistema ha un'impostazione data da un'istituzione e le istituzioni nascono per accrescere il benessere delle persone, quindi è giusto che ci si interroghi su come fare il meglio a livello di educazione scolastica (e spero che si lasci da parte la sterile questione educazione-formazione), perché è ovvio che la scuola dell'obbligo faccia educazione (fisica, tecnica ecc,), altrimenti non sarebbe obbligatoria.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 03:42 PM
CitazioneFinchè l'atteggiamento del jazzista medio sarà elitario, da professorino che sbrodola la sua tecnica e snobba tutto il resto, hai voglia di inculcare la cultura dell'ascolto e assumere bravi insegnanti di musica a scuola. Finiremo sempre a dire che il jazz è oro, tutto il resto cacca, e chi non lo ascolta un incompetente.
Il punto che questo "jazzista medio", NON esiste nella realtà, se non in qualche bocciofila con jam session annessa il giovedì sera. I professionisti jazz di oggi sono i primi a interessarsi di hip hop, rnb, musica elettronica, rock. I giovani che studiano jazz nei conservatori sono cresciuti con l'hip hop, il rap e il rock come i jazzisti degli anni 50 sono cresciuti con il delta blues e il great american songbook. Sono i tuoi (pre) giudizi sul jazzista medio a essere scollati dalla realtà, perché la realtà del diciottenne che si interessa al jazz oggi è la realtà di qualcuno che va ad ascoltare un concerto rap di Kendrick Lamar o di Rancore, e poi va a studiare e all'esame al conservatorio si presenta con la sua Strato e il suo Proco Rat

E questa cosa l'ho vista coi miei occhi per un decennio
CitazionePer capire come non far morire il paziente, bisognerebbe capire come mai altri individui godono di ottima salute (torniamo all'analisi sociologica e psicologica di cui sopra).
anche questo non rispecchia la realtà. Chi fa jazz, neppure quelli che vincono i grammy, si illude di poter mai fare i numeri del pop. Ma non è un obbiettivo che si prefigge. Il punto è: c'è più gente o meno che ascolta jazz rispetto a 5-10 anni fa? Si vendono più dischi o no? Si vendono più biglietti o no?

Se si il problema dove sarebbe? E' evidente che la strada è quella giusta, perché nessuno ha come obbiettivo di riempire gli stadi. Davvero pensi che Michael League dopo aver vinto tre Grammy e aver passato gli ultimi 10 anni in tour costante e pubblicato svariati dischi, si senta male la sera perchè non riempie uno stadio suonando musica strumentale con pezzi anche da 15 minuti l'uno? Quando magari riempie un anfiteatro da 2000 posti, location assolutamente meravigliosa dove suonare, una sera dopo l'altra?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:46 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 03:41 PM
Citazione di: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:36 PM
Quindi, come sempre, che ognuno ascolti ciò che preferisce senza imporre nulla a nessuno.

Imporre?
Chi ha parlato di "imporre" in questo topic?
Devo essermi perso qualche passaggio nel fiume di post.

Si, penso proprio di si

Comincio a pensare che questo topic vada chiuso visto che non sembra portare da nessun parte, a tratti sembra un dialogo tra tifosi di opposte fazioni.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 03:54 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 03:14 PM
CitazioneVa beh, ci rinuncio.
Sembra quasi che il sottolineare l'ovvio, ovvero che un jazzista fa numeri nettamente inferiori rispetto a una rockstar, equivalga a sminuirne la tecnica. Non mi spiego diversamente questo tono indispettito dei tuoi ultimi reply.
Ho solo provato a spiegare PERCHE' fa 1/1000 dei numeri di certe band, perchè non ha la presa che hanno avuto le correnti musicali degli ultimi 50 anni, ed è relegato a una posizioni di nicchia.
Forse prima o poi ci arriverai anche tu...
No, tu non hai spiegato, hai detto come la pensi sull'argomento. Io rifiuto in toto la tua spiegazione, perché ritengo che la musica strumentale, o prevalentemente strumentale, sopratutto se di forma estesa e linguaggio complesso, muova intrinsecamente meno numeri di una comunicazione immediata, semplificata ed elementare, e questo non perché le persone che se ne occupano sono scollegate dalla realtà come insinui, ma perché è implicito nelle forme di comunicazione complesse e stratificate.

banalmente, un articolo scientifico con appendici di esperimenti per 200 pagine, venderà e raggiungerà meno persone di un romanzetto rosa, così come farà una riflessione sociologica sulla realtà contemporanea scritta da una grande mente rispetto all'ultimo romanzo fantasy del momento. e questo non è un demerito dello scienziato o del filosofo, ma è intrinseco nel tipo di riflessione

Secondo il tuo ragionamento una Shine On you Crazy Diamond, non sarebbe dovuta esistere.
E nemmeno tutta la discografia dei Dream Theater.
Come è possibile che ci sono gruppi che fanno musica estremamente complessa, eppure all'epoca muovevano milioni di fans, e tutt'oggi ci si ricorda di questi pezzi?
Forse perchè, pur nella loro complessità, riuscivano a toccare nell'animo l'ascoltatore, cosa che ad altri, pur nei loro linguaggi complessi e ricercati, non riesce?

Dark Side of The Moon è rimasto nella top 200 di Billboard per ben 741 settimane, e non parliamo certo di canzoni da spiaggia da suonare con la chitarra acustica.
Firth of Fifth, nonostante la sua lunghezza e complessità, è una pietra miliare del rock che tutti conoscono e amano.
Genesis - Firth Of Fifth, I Know What I Like (When in Rome 2007) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=gsIC3TvzLXE)

Ripeto: emozione, comunicazione, intrattenimento.
Questa è la formula.
Se la musica parte dall'anima e viene fatta per veicolare un messaggio, il pezzo può essere complesso quanto vuoi. Avrà successo e sarà apprezzato.
Se invece la musica viene fatta solo per sciorinare la proprie conoscenze teoriche, e per sbrodolare scale e arpeggi fini a sè stessi (illuminante in tal senso il fatto che a te interessa solo la musica nuda e cruda priva di qualunque connotazione extra-musicale), non avrà mai appeal.
O meglio ce l'avrà, ma limitatamente a quel gruppo di persone che ricercano le armonie, il linguaggio formale, il fluire delle note.
E non sono molte.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 03:55 PM
Citazione di: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:46 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 03:41 PM
Citazione di: Max Maz il 15 Luglio, 2019, 03:36 PM
Quindi, come sempre, che ognuno ascolti ciò che preferisce senza imporre nulla a nessuno.

Imporre?
Chi ha parlato di "imporre" in questo topic?
Devo essermi perso qualche passaggio nel fiume di post.

Si, penso proprio di si

Comincio a pensare che questo topic vada chiuso visto che non sembra portare da nessun parte, a tratti sembra un dialogo tra tifosi di opposte fazioni.

Io penso che non vada chiuso e che chi ha tentazioni di censura potrebbe andarsi a leggere altri topic.
Se i toni sono sotto controllo e non ci si scalda, per me ogni opinione è importante e mi fa riflettere. Come è stato finora. Se l'educazione viene meno, la questione cambia: quindi, non perché qualcuno voglia imporre qualcosa ad altri, ma per mancanza di rispetto.
Auspico che il rispetto venga tenuto in considerazione da tutti i partecipanti e che si vada avanti così all'infinito.
Ad averne, di topic così vivi!
Anzi, mando un abbraccio a Mariano e Blackstrat, perché si dilungano sempre tanto, si spendono molto, hanno tanti argomenti (non mi interessa se li condivido, ma se mi fanno riflettere). Ed io ne sto beneficiando. Quindi vi ringrazio davvero.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 04:04 PM
Vedi JourneyMan, si tratta di scelte, sempre di scelte.
Noi abbiamo sempre fatto lascelta di tutelare l'ambiente ( è per quello che Jamble è così). Il rispetto lo dobbiamo a tutti e non è certo la chiusura di un topic a farlo decadere. ma se ci accorgiamo che aumenta il malumore, preferiamo spostare la conversazione altrove.

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 04:08 PM
CitazioneSecondo il tuo ragionamento una Shine On you Crazy Diamond, non sarebbe dovuta esistere.
E nemmeno tutta la discografia dei Dream Theater.
Come è possibile che ci sono gruppi che fanno musica estremamente complessa, eppure all'epoca muovevano milioni di fans, e tutt'oggi ci si ricorda di questi pezzi?
Forse perchè, pur nella loro complessità, riuscivano a toccare nell'animo l'ascoltatore, cosa che ad altri, pur nei loro linguaggi complessi e ricercati, non riesce?

Dark Side of The Moon è rimasto nella top 200 di Billboard per ben 741 settimane, e non parliamo certo di canzoni da spiaggia da suonare con la chitarra acustica.
Firth of Fifth, nonostante la sua lunghezza e complessità, è una pietra miliare del rock che tutti conoscono e amano.
E' evidente che abbiamo idee diverse su cosa sia musica "estremamente complessa". Non considero complesso ciò che è "strumentalmente complesso", come molta musica metal, molto difficile da suonare, ma molto semplice da capire, ne musica "lunga" cioè che dura molti minuti, come Shine on your crazy dimond. ma la musica che è concettualmente complessa, ovvero le cui soluzioni sono difficili o inusuali da capire, perchè si discostano dalle regolette da manuale di conduzione dell'armonia, ad esempio

Davvero shine on your crazy diamond ti risulta complessa da capire? perché la sto ascoltando in questo momento e sento una progressione tonale piuttosto comune di accordi maggiori e minori, in 3/4 (o 6/8 a seconda di come vuoi contarla), con organico ridotto e melodia consonante. Sulla bellezza o meno del brano non si può questionare perchè che piaccia o meno e comunichi qualcosa è totalmente soggettivo (non ha nulla di quello che cerco nella musica, ma ovviamente è il mio sentire), ma non è proprio quello che definirei un brano complesso.

Mi scuso con tutti se ho dato l'impressione di aver alzato i toni su un argomento che tocca da vicino la mia vita, non intendo farlo più. Diciamo che dissento totalmente su alcune affermazioni
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 04:13 PM
Citazione di: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 04:04 PM
Vedi JourneyMan, si tratta di scelte, sempre di scelte.
Noi abbiamo sempre fatto lascelta di tutelare l'ambiente ( è per quello che Jamble è così). Il rispetto lo dobbiamo a tutti e non è certo la chiusura di un topic a farlo decadere. ma se ci accorgiamo che aumenta il malumore, preferiamo spostare la conversazione altrove.

E noi cerchiamo di mantenere l'umore sempre buono, invitando gli altri a fare lo stesso.  ::)
Poi, se non aderiscono all'invito e l'ambiente viene turbato da ripetute mancanze, fosse solo di uno dei partecipanti, credo anch'io sia buona cosa moderarlo. Dalla moderazione alla chiusura ce ne passa.
L'idea della chiusura mi sembra un tantinello precoce. Anzi, propongo l'introduzione anche sul forum del reato di procurato allarme!  :laughing:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 15 Luglio, 2019, 04:17 PM
Senza voler esacerbare gli animi, noto però che in questa discussione si è delineata una concezione dalla quale vorrei dissociarmi e che sintetizzo in quelli che a mio parere sono i tre errori di fondo più macroscopici che la caratterizzano:

1) le mode di qualunque genere, per di più fagocitate e gonfiate artatamente dai media e dall'industria dell'intrattenimento, non sono di per sè "cultura"

2) il jazz non è una moda, nè un modo di far musica nato ad uso e consumo di alcuna politica di tipo commerciale. Tanti tra i più grandi jazzisti sono nati, vissuti e morti senza un centesimo in tasca!

3) la cultura di una società non è espressione di ciò che l'industria dell'intrattenimento impone. Casomai è ciò che l'industria diffonde a costituire proverbiamente una sottocultura imposta per ragioni di profitto e passivamente accettata come dominante da una massa sempre più anestetizzata e priva di spirito critico, anche a causa di un'inefficace ruolo formativo della scuola.

Vorrei insomma che il Jazz non venga trattato alla stregua di ciò che NON è: non è (più) un semplice modo di suonare, non è una moda, non è (più) un movimento underground e non è (mai stato) musica abituata a seguire squallide dinamiche tipiche della musica di intrattenimento!
Alcune escursioni storiche andate in tale direzione, semmai, proprio le big band "bianche" dell'era dello swing che intendevano svilirlo a mero fenomeno da ballo, sono giustamente passate alla storia come la parte più deleteria e meno significativa...

Il Jazz è oggi un linguaggio espressivo complesso ed articolato (concettualmente e percettivamente parlando) che ha alle spalle una storia di oltre un secolo (come ha giustamente osservato Mariano) e radici che affondano nella più importante rivoluzione musicale assieme alla musica cosiddetta "classica" (ma non più tale) del Novecento e cioè la musica afroamericana.
Il Jazz ha subito e continua a subire un'evoluzione costante in mille correnti dal sapore armonico e ritmico differente e non sta affatto vivendo un periodo di declino a livello mondiale!

La mancanza di educazione dei giovani (e non solo) al suo ascolto e conseguentemente alla sua comprensione è un problema particolarmente "italiano" (anche se non solo tale) poiché il nostro paese è stato per lungo tempo refrattario all'evoluzione ufficiale della didattica diffusasi invece da più tempo, con maggiore lungimiranza ed apertura mentale, in altri paesi europei.

La scarsità di spazi per suonare Jazz è dovuta certamente alla pochezza del livello culturale di chi fa le scelte, non certo alla mancanza di pubblico, che in piena sintonia con Mariano concordo nel dire che non è numeroso, non lo è mai stato in termini di stadi da riempire e non si pretende che lo sia, anzi... ma esiste ed è semmai frammentato, disorientato e deluso perché cronicamente orfano di occasioni di fruizione in tante parti del paese!
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 15 Luglio, 2019, 04:38 PM
Mi permetto qualche breve riflessione (che sicuramente andrà perduta in questo fiume di interventi  :laughing:).

Punto uno.
Tutti i generi finora citati hanno avuto un periodo in cui erano mainstream e quindi erano percepiti dalla maggioranza della popolazione come toccanti, emozionanti e così via... Per restare a ciò che conosciamo meglio, un brano come "Strawberry fields", che nel '67 ha scalato le classifiche di mezzo mondo (perché l'altro mezzo ascoltava tutt'altro  ::)) ora scalerebbe (forse) le classifiche dei dischi indie. E' un pezzo che emoziona oppure no? Evidentemente è un pezzo che emoziona se lo sai capire, se sei nella "predisposizione per", e così via.
Perché succeda che le popolazioni siano allineate su questo o quel genere, in determinati periodi, e per quale ragione a volte, quasi casualmente, succeda che qualche artista venga considerato "unanimemente" (si fa per dire, non c'è unanimità nemmeno sui Beatles, Mozart o Miles Davis, figuriamoci su altri) qualcuno a cui "affidare le proprie emozioni", non lo so spiegare. Ma è evidente che la notorietà non spiega in modo esaustivo la capacità di "toccare" di un brano.

Punto due.
Giudicare la quantità di persone che apprezza un genere/brano come inversamente proporzionale alla sua complessità è ugualmente fuorviante. Da una parte, occorrerebbe chiarire cosa sia la complessità. E' complesso ciò che si discosta "dalle regolette da manuale di conduzione dell'armonia", oppure è complessa la creazione che, pur utilizzando delle regolette semplici (o, a volte, utilizzandole volutamente) crea qualcosa che stupisce ed emoziona? Personalmente, trovo molte composizioni apparentemente complicate fusion/jazz (ma anche classiche, ma anche prog, e così via...) molto più semplici da capire (a volte pure banali, ma ciò dipende dall'autore, non dal genere) di altre in cui l'emozione (ormai abbiamo adottato questo termine) è ottenuta in modo così apparentemente semplice da lasciarmi senza fiato. Chiunque abbia provato a comporre un pezzo pop (o rock) sa che è altrettanto difficile che comporre un pezzo strumentale "complesso".
Chi vince, in questo caso? Chi fa un pezzo "bello", al di là della complessità  ::) (essendo il bello altamente soggettivo, ovviamente, ma fino a un certo punto. Nihil umanum mihi alienum est, diceva Terenzio, qualcosa che ci accomuna e possiamo tutti capire, c'è sempre. Cambia il substrato culturale per poterlo apprezzare. Ma questo è un altro discorso).

p.s. ci tengo a dire che io amo jazz e classica.


Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Moreno Viola il 15 Luglio, 2019, 04:42 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 02:49 PM
Citazione di: Moreno Viola il 15 Luglio, 2019, 02:45 PM
La visione dei diversi tipi di musica con un preciso periodo storico, è radicalmente sbagliata, perché la musica è espressione dell'essere umano e per sua natura l'uomo è costantemente in movimento e di conseguenza lo sono tutte le forme di espressione che utilizza.

Moreno, questa cosa che hai scritto è parecchio bizzarra! Se così fosse, non si potrebbe mai scrivere un libro di storia. Oltre al fatto che, se consideri un periodo di tempo determinato, un intervallo di tempo delimitato, la dinamica è bella che morta, non c'è più nessun movimento e puoi considerarlo, valutarlo, analizzarlo, scomporlo e giudicarlo benissimo. E' il presente che è in movimento, mica il passato.

Non so dove tu abbia letto nel mio intervento i concetti all'origine della tua risposta, ma probabilmente sono io che non ho una sufficiente abilità espositiva (al netto di un parola mancante perché la frase intera doveva essere "legata ad un preciso periodo storico").
Ribadisco che per me definire il Jazz come musica degli anni xx o l'Heavy Metal, musica di altri anni xx è sbagliato, perché significa non tenere conto che esistono realtà che, come dimostra l'esperienza viva di Mariano hanno fatto tesoro della storia, l'hanno studiata e compresa e sono andati avanti.
Fortuna che ci sono menti aperte in questo senso che invece di denigrare quanto, volenti o nolenti, è parte integrante della loro esistenza e dei loro tempi, ne colgono il meglio e lo fanno loro.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 04:43 PM
Citazione di: luvi il 15 Luglio, 2019, 04:17 PM
La mancanza di educazione dei giovani (e non solo) al suo ascolto e conseguentemente alla sua comprensione è un problema particolarmente "italiano" (anche se non solo tale) poiché il nostro paese è stato per lungo tempo refrattario all'evoluzione ufficiale della didattica diffusasi invece da più tempo, con maggiore lungimiranza ed apertura mentale, in altri paesi europei.

La scarsità di spazi per suonare Jazz è dovuta certamente alla pochezza del livello culturale di chi fa le scelte, non certo alla mancanza di pubblico, che in piena sintonia con Mariano concordo nel dire che non è numeroso, non lo è mai stato in termini di stadi da riempire e non si pretende che lo sia, anzi... ma esiste ed è semmai frammentato, disorientato e deluso perché cronicamente orfano di occasioni di fruizione in tante parti del paese!

Non posso che quotare l'importanza di questi due ultimi concetti.
Ho però una perplessità e ne parlo per allargare la questione e continuare il confronto (civile), non per provocare, quindi chiedo: a cosa ti riferisci quando parli di "pochezza del livello culturale di chi fa le scelte"?

Per il resto, spero non ci sia nulla da esacerbare. Parlare di musica è uno delle cose più belle (dopo il suonarla ed ascoltarla  :D).
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 04:45 PM
Citazione di: luvi il 15 Luglio, 2019, 04:17 PM
Senza voler esacerbare gli animi, noto però che in questa discussione si è delineata una concezione dalla quale vorrei dissociarmi e che sintetizzo in quelli che a mio parere sono i tre errori di fondo più macroscopici che la caratterizzano:

1) le mode di qualunque genere, per di più fagocitate e gonfiate artatamente dai media e dall'industria dell'intrattenimento, non sono di per sè "cultura"

2) il jazz non è una moda, nè un modo di far musica nato ad uso e consumo di alcuna politica di tipo commerciale. Tanti tra i più grandi jazzisti sono nati, vissuti e morti senza un centesimo in tasca!

3) la cultura di una società non è espressione di ciò che l'industria dell'intrattenimento impone. Casomai è ciò che l'industria diffonde a costituire proverbiamente una sottocultura imposta per ragioni di profitto e passivamente accettata come dominante da una massa sempre più anestetizzata e priva di spirito critico, anche a causa di un'inefficace ruolo formativo della scuola.
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La mancanza di educazione dei giovani (e non solo) al suo ascolto e conseguentemente alla sua comprensione è un problema particolarmente "italiano" (anche se non solo tale) poiché il nostro paese è stato per lungo tempo refrattario all'evoluzione ufficiale della didattica diffusasi invece da più tempo, con maggiore lungimiranza ed apertura mentale, in altri paesi europei.

La scarsità di spazi per suonare Jazz è dovuta certamente alla pochezza del livello culturale di chi fa le scelte, non certo alla mancanza di pubblico, che in piena sintonia con Mariano concordo nel dire che non è numeroso, non lo è mai stato in termini di stadi da riempire e non si pretende che lo sia, anzi... ma esiste ed è semmai frammentato, disorientato e deluso perché cronicamente orfano di occasioni di fruizione in tante parti del paese!

Per alcuni cultura è solo ciò che si fa dentro gli auditorium e nelle sale di lettura, ma per altri cultura è anche ciò che muove la coscienza di milioni di persone e accompagna i cambiamenti epocali nella società. Se è esagerato dire che i Nirvana e i Saxon siano cultura, non si può negare che Elvis Presley e i Beatles lo siano a pieno titolo.
Cultura popolare almeno, perchè in fondo anche il jazz (e il blues) nascono come musiche popolari.

il paragone con altre musiche, spesso commerciali, deriva dal fatto che con queste il jazz oggi condivide canali di comunicazione e spazi di fruizione, quindi è lecito chiedersi come mai certi musicisti (o presunti tali) raggiungano una popolarità che al jazz manca.


Quindi tu pensi che la colpa sia dei gestori dei locali che non danno spazio sufficiente a questa musica, e gli preferiscono il classico tributo a Vasco e a Ligabue?
Ma questo, che è un problema che sento anche io, è dovuto all'ottusità di chi mette a disposizione gli spazi per suonare, o alla mancanza di interesse verso forme musicali diverse da quelle che propongono le radio e le TV commerciali?
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 15 Luglio, 2019, 04:53 PM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 04:45 PM

Quindi tu pensi che la colpa sia dei gestori dei locali che non danno spazio sufficiente a questa musica, e gli preferiscono il classico tributo a Vasco e a Ligabue?
Ma questo, che è un problema che sento anche io, è dovuto all'ottusità di chi mette a disposizione gli spazi per suonare, o alla mancanza di interesse verso forme musicali diverse da quelle che propongono le radio e le TV commerciali?

Credo che Luvi si riferisse all'educazione "di base", che crea il substrato culturale (ma anche le connessioni neuronali necessarie) per poter apprezzare altro, oltre a quello che i canali mainstream propongono. Non ai locali  ::)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 15 Luglio, 2019, 04:57 PM
CitazioneGiudicare la quantità di persone che apprezza un genere/brano come inversamente proporzionale alla sua complessità è ugualmente fuorviante. Da una parte, occorrerebbe chiarire cosa sia la complessità. E' complesso ciò che si discosta "dalle regolette da manuale di conduzione dell'armonia", oppure è complessa la creazione che, pur utilizzando delle regolette semplici (o, a volte, utilizzandole volutamente) crea qualcosa che stupisce ed emoziona? Personalmente, trovo molte composizioni apparentemente complicate fusion/jazz (ma anche classiche, ma anche prog, e così via...) molto più semplici da capire (a volte pure banali, ma ciò dipende dall'autore, non dal genere) di altre in cui l'emozione (ormai abbiamo adottato questo termine) è ottenuta in modo così apparentemente semplice da lasciarmi senza fiato. Chiunque abbia provato a comporre un pezzo pop (nella sua accezione originale, non il pop "musica leggera") sa che è altrettanto difficile che comporre un pezzo strumentale "complesso".
Chi vince, in questo caso? Chi fa un pezzo "bello", al di là della complessità  ::) (essendo il bello altamente soggettivo, ovviamente, ma fino a un certo punto. Nihil umanum mihi alienum est, diceva Terenzio, qualcosa che ci accomuna e possiamo tutti capire, c'è sempre. Cambia il substrato culturale per poterlo apprezzare. Ma questo è un altro discorso).
Hai senz'altro ragione e ognuno definisce la complessità a suo modo. Io posso solo parlare per me, quando ascolto musica voglio essere stupito. O meglio, provare quel senso di stupore che avevo da piccolo quando mettevo le cassette dei Bon Jovi o dei REM o della Disney dei miei fratelli più grandi nel mangianastri e sentivo suoni mai sentiti prima e pensavo "esistono persone che possono fare queste cose??? MAGIA!!". Molta di quella musica ora è totalmente fuori dai miei orizzonti e la trovo naif, ma cerco quel senso di stupore e meraviglia. Non esiste la ricetta per la progressione armonica, l'arrangiamento e men che meno la melodia perfetta. Ognuno, consciamente e inconsciamente, si crea il proprio canone

Non c'è da stupirsi quindi se cose che noi o tanta altra gente amiamo risultano "inutili" a qualcun altro, neanche se la nostra opinione è condivisa da milioni di persone
CitazioneQuindi tu pensi che la colpa sia dei gestori dei locali che non danno spazio sufficiente a questa musica, e gli preferiscono il classico tributo a Vasco e a Ligabue?
Ma questo, che è un problema che sento anche io, è dovuto all'ottusità di chi mette a disposizione gli spazi per suonare, o alla mancanza di interesse verso forme musicali diverse da quelle che propongono le radio e le TV commerciali?
In Italia, i discorsi su cultura o la sua mancanza nascondono un problema molto più concreto, squisitamente fiscale
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 05:15 PM
Citazione di: Mariano il 15 Luglio, 2019, 04:08 PM
CitazioneSecondo il tuo ragionamento una Shine On you Crazy Diamond, non sarebbe dovuta esistere.
E nemmeno tutta la discografia dei Dream Theater.
Come è possibile che ci sono gruppi che fanno musica estremamente complessa, eppure all'epoca muovevano milioni di fans, e tutt'oggi ci si ricorda di questi pezzi?
Forse perchè, pur nella loro complessità, riuscivano a toccare nell'animo l'ascoltatore, cosa che ad altri, pur nei loro linguaggi complessi e ricercati, non riesce?

Dark Side of The Moon è rimasto nella top 200 di Billboard per ben 741 settimane, e non parliamo certo di canzoni da spiaggia da suonare con la chitarra acustica.
Firth of Fifth, nonostante la sua lunghezza e complessità, è una pietra miliare del rock che tutti conoscono e amano.

E' evidente che abbiamo idee diverse su cosa sia musica "estremamente complessa". Non considero complesso ciò che è "strumentalmente complesso", come molta musica metal, molto difficile da suonare, ma molto semplice da capire, ne musica "lunga" cioè che dura molti minuti, come Shine on your crazy dimond. ma la musica che è concettualmente complessa, ovvero le cui soluzioni sono difficili o inusuali da capire, perchè si discostano dalle regolette da manuale di conduzione dell'armonia, ad esempio

Davvero shine on your crazy diamond ti risulta complessa da capire? perché la sto ascoltando in questo momento e sento una progressione tonale piuttosto comune di accordi maggiori e minori, in 3/4 (o 6/8 a seconda di come vuoi contarla), con organico ridotto e melodia consonante. Sulla bellezza o meno del brano non si può questionare perchè che piaccia o meno e comunichi qualcosa è totalmente soggettivo (non ha nulla di quello che cerco nella musica, ma ovviamente è il mio sentire), ma non è proprio quello che definirei un brano complesso.

Mi scuso con tutti se ho dato l'impressione di aver alzato i toni su un argomento che tocca da vicino la mia vita, non intendo farlo più. Diciamo che dissento totalmente su alcune affermazioni

Il tuo dubbio probabilmente deriva dal tuo approccio molto accademico e formale alla musica, al tentativo di spezzettare ogni brano in una progressione di accordi da analizzare a tavolino.
io ho parlato di "musica complessa" in generale, senza alcun riferimento nè alla tecnica esecutiva, nè all'armonia a cui soggiace.
Complesso non è necessariamente sinonimo di "armonie complesse". Complesso può anche voler anche complesso dal punto di vista strumentale.
Shine On è un blues in Gm che gira quasi interamente sugli accordi Gm, Dm, Cm, con qualche incursione sul F sulle parti cantate. Nulla di esoterico o di particolarmente insolito.
La complessità deriva dalla capacità di utilizzare sintetizzatori, chitarre pulite, chitarre distorte, sassofono, voce, cori, basso elettrico, per creare qualcosa che va oltre la classica struttura strofa-ritornello-strofa-ritornello di una buona parte della musica contemporanea. E' una suite strumentale, non un inno da stadio da urlare a squarciagola tipo "Certe notti".

Anche questi 2 brani, per quanto usino accordi add9 e sus, non si basano su soluzioni armoniche da far strabuzzare gli occhi. Ma ti sentiresti di affermare che sono banali e poco complessi?

Porcupine Tree - Anesthetize - live (Tilburg, Netherlands) Full Song - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=iBfY86cktN0)

Porcupine Tree "Way Out Of Here" Live in Tilburg (HD) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=95QS3c_Tei4)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 05:20 PM
Nella forma mentis del jazzista, il termine complesso, coinvolge tutto : armonia, voicing, melodia, arrangiamento. Ecco perchè "non vi capite".
Personalmente non direi mai di un brano dei Pink Floyd che è "complesso". E' una meraviglia per suoni, arrangiamenti e melodie ma .. "complesso" a me fa venire in mente cose diverse.


PS: i due brani sopra non li definirei complessi ..  :etvoila:


PS: ma neanche molto vecchio jazz era poi così complesso.. lo è molto di più quello "moderno". Trovo tra le più complesse, la musica di Metheny, ad esempio. Non direi lo stesso di Stern, tanto per dire ..
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 05:38 PM
Citazione di: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 05:20 PM
Nella forma mentis del jazzista, il termine complesso, coinvolge tutto : armonia, voicing, melodia, arrangiamento. Ecco perchè "non vi capite".
Personalmente non direi mai di un brano dei Pink Floyd che è "complesso". E' una meraviglia per suoni, arrangiamenti e melodie ma .. "complesso" a me fa venire in mente cose diverse.

PS: i due brani sopra non li definirei complessi ..  :etvoila:

Ma se nemmeno li hai sentiti tutti  :laughing:
Durata totale dei due brani: 24 minuti
Reply arrivato dopo 5 minuti

Non barare, VU  :D
Cambi di tempo e tonalità continui, soprattutto nel secondo, armonizzazione delle voci. E' come avere 4 canzoni che si alternano all'interno della stessa canzone.
Io non sono un batterista, ma riconosco che tenere il 6/8 inserendo quei fill continui e mai banali, non è facile per nulla. Il mio batterista più o meno ci riusciva quando suonavamo in gruppo, ma mai ai livelli di complessità di Gavin Harrison  :inchino:

Comunque si, l'equivoco deriva da cosa si intende per "complessità", e di riflesso cosa si intende "banalità". Banale per me è Fiasco, banale è Ligabue.
Roba del genere è 15 spanne sopra ai nostri "amati" rocker. Anche dal punto di vista della ricerca sonora, dei suoni in sè e per sè che emettono gli strumenti.
Non è che prendi il primo sintetizzatore che ti capita sotto mano, lo accendi e suoni.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 15 Luglio, 2019, 05:54 PM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 05:38 PM
Citazione di: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 05:20 PM
Nella forma mentis del jazzista, il termine complesso, coinvolge tutto : armonia, voicing, melodia, arrangiamento. Ecco perchè "non vi capite".
Personalmente non direi mai di un brano dei Pink Floyd che è "complesso". E' una meraviglia per suoni, arrangiamenti e melodie ma .. "complesso" a me fa venire in mente cose diverse.

PS: i due brani sopra non li definirei complessi ..  :etvoila:

Ma se nemmeno li hai sentiti tutti  :laughing:
Durata totale dei due brani: 24 minuti
Reply arrivato dopo 5 minuti

Non barare, VU  :D
Cambi di tempo e tonalità continui, soprattutto nel secondo, armonizzazione delle voci. E' come avere 4 canzoni che si alternano all'interno della stessa canzone.
Io non sono un batterista, ma riconosco che tenere il 6/8 inserendo quei fill continui e mai banali, non è facile per nulla. Il mio batterista più o meno ci riusciva quando suonavamo in gruppo, ma mai ai livelli di complessità di Gavin Harrison  :inchino:

Comunque si, l'equivoco deriva da cosa si intende per "complessità", e di riflesso cosa si intende "banalità". Banale per me è Fiasco, banale è Ligabue.
Roba del genere è 15 spanne sopra ai nostri "amati" rocker. Anche dal punto di vista della ricerca sonora, dei suoni in sè e per sè che emettono gli strumenti.
Non è che prendi il primo sintetizzatore che ti capita sotto mano, lo accendi e suoni.

Continuo a non rintracciare nei tuoi post qualcosa che mi faccia capire cosa dovrebbero fare allora i jazzisti. Lasci pensare - almeno a me - che il jazz sia proprio sbagliato e mal concepito.
Devono suonare come i Queen o i Porcupine Tree? Inserire sempre parti cantate? Puntare a riempire gli stadi con qualche espediente?
Per capirci meglio, mi faresti il nome di un jazzista vivente e suonante (possibilmente non vecchio bacucco) che reputi "virtuoso" nel discorso che stai facendo? Quindi intendo "virtuoso" non nel senso di capace tecnicamente, ma di virtuoso quanto al riscontro che ottiene, quanto alla capacità comunicativa e al non essere un professorino, che secondo te rappresenta un modello da seguire per gli altri jazzisti. Così capisco meglio qual è il jazz che tu pensi abbia le migliori speranze.

Sul discorso "complessità" tendo a pensarla come Vu. Non mi interessa il singolo brano o il singolo artista (troveremo sempre delle eccezioni da poter sbandierare). Il jazz è un linguaggio più complicato del rock. Se non sei un gran musicista, nella famiglia rock puoi sempre entrarci in qualche modo e partecipare alla sua storia. Se non sei preparato, su un palco jazz se ne accorgeranno proprio tutti.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 06:32 PM
Citazione di: BlackStrat il 15 Luglio, 2019, 05:38 PM
Citazione di: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 05:20 PM
Nella forma mentis del jazzista, il termine complesso, coinvolge tutto : armonia, voicing, melodia, arrangiamento. Ecco perchè "non vi capite".
Personalmente non direi mai di un brano dei Pink Floyd che è "complesso". E' una meraviglia per suoni, arrangiamenti e melodie ma .. "complesso" a me fa venire in mente cose diverse.

PS: i due brani sopra non li definirei complessi ..  :etvoila:

Ma se nemmeno li hai sentiti tutti  :laughing:
Durata totale dei due brani: 24 minuti
Reply arrivato dopo 5 minuti

Non barare, VU  :D
Cambi di tempo e tonalità continui, soprattutto nel secondo, armonizzazione delle voci. E' come avere 4 canzoni che si alternano all'interno della stessa canzone.
Io non sono un batterista, ma riconosco che tenere il 6/8 inserendo quei fill continui e mai banali, non è facile per nulla. Il mio batterista più o meno ci riusciva quando suonavamo in gruppo, ma mai ai livelli di complessità di Gavin Harrison  :inchino:

Comunque si, l'equivoco deriva da cosa si intende per "complessità", e di riflesso cosa si intende "banalità". Banale per me è Fiasco, banale è Ligabue.
Roba del genere è 15 spanne sopra ai nostri "amati" rocker. Anche dal punto di vista della ricerca sonora, dei suoni in sè e per sè che emettono gli strumenti.
Non è che prendi il primo sintetizzatore che ti capita sotto mano, lo accendi e suoni.


Hai ragione, gli ho solo dato una scorsa, ma mi è bastato per dire che per me, sottolineo PER ME, non sono brani che etichetterei come "complessi". Probabilmente e paradossalmente potrei anche definirli come "difficili da suonare", ma è proprio il termine "complesso" che sveglia in me altre cose. Credo sia tutta una questione di etichette ..


Ps: tieni anche presente che il tempo scritto nella risposta è quello in cui il post è stato creato, non gli edit che vengono fatti dopo. Il commento ai due brani l'ho fatto dopo aver postato e ho aggiunto le considerazioni , per cui il tempo trascorso tra il post del commento ai brani è più lungo rispetto ai 5 minuti che compaiono..
Comunque, non li ho sentiti totalmente. E questa è la verità.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 15 Luglio, 2019, 07:47 PM
Comunque, vorrei solo ricordare che questo topic nasceva con Blackstrat  a sostenere ci fosse tanto jazz ed io ad "accusarlo" di avere una percezione sbagliata  :laughing:

Così, per dire  ;D
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 15 Luglio, 2019, 08:07 PM
L'ho letto tutto dal mio intervento delle 6 di mattina.
Un libro. Un Bel libro.
In ognuno ho trovato saggezze e verità è onestamente, ai punti [emoji2][emoji14], dò la vittoria a Mariano. A cui rinnovo i saluti.
Non per altro ma per le ragioni che una passione autentica trasmette.
Avessimo centrato l'argomento sui Pink o sul rock in generale, la forza delle motivazioni di BlackStrat mi pare più eclatante, ma in fondo qui si discuteva di jazz odierno e delle prospettive future quindi come non quotate chi ci mangia il pane quotidiano. Come ovviamente le sempre umilmente esposte ma ineccepibili osservazioni di Luvi.
Cosa è complesso per me?
Quello che stento a comprendere, ciò per cui la mia memoria e le nozioni logiche in mio possesso non riconoscono e interpretano come alieno.
Quindi la famosa favola dell'inciso da ripetersi spesso, favola che ha fatto la fortuna di tantissime band è molto meno evidente nel jazz, quindi lo rende più ostico ad un ascoltatore inesperto.
Per questo consigliavo di ascoltarne tanto, proprio per regalare alla mente dei percorsi facilitati per fraternizzare
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Santano il 15 Luglio, 2019, 10:10 PM
Bella discussione, ho letto e apprezzato fin qui  :bravo2:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: zap il 16 Luglio, 2019, 07:32 AM
Apperò che dibattito che è uscito fuori.
CitazioneNon c'è niente di diverso tra uno Stan Getz
Comunque,non sò se sia un gruppo,una persona o la marca di uno strumento musicale,ma la musica legata a questo nome,mi è piaciuta tantissimo ed è una delle mie preferite per quanto riguarda il jazz (è jazz si?).
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 16 Luglio, 2019, 09:36 AM
Citazione di: Vu-meter il 15 Luglio, 2019, 06:32 PM
E questa è la verità.

Vu non mente mai  :snob:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 16 Luglio, 2019, 10:36 AM
CitazioneHai ragione, gli ho solo dato una scorsa, ma mi è bastato per dire che per me, sottolineo PER ME, non sono brani che etichetterei come "complessi".
Neanche per me. Mi è piaciuto molto il secondo, ma non li trovo particolarmente complessi per quella che è la mia personale definizione di complesso
CitazioneComunque,non sò se sia un gruppo,una persona o la marca di uno strumento musicale,ma la musica legata a questo nome,mi è piaciuta tantissimo ed è una delle mie preferite per quanto riguarda il jazz (è jazz si?).
Si certo, è stato uno dei più proficui sassofonisti di sempre, molto immerso anche nei ritmi latin e negli stili più legati alla bossa nova. Anzi, forse è fin troppo famoso per questo nonostante la sua produzione sia stata molto variegata a livello stilistico
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 16 Luglio, 2019, 10:47 AM
Questo pezzo è complesso? A mio avviso si, lo è, a partire dal rimando del titolo "Harmonielehre", che ovviamente fa effetto solo se sai che era il nome del trattato di armonia scritto da Schönberg (e che in questo pezzo viene applicato esattamente al contrario  :laughing:). Sono poche note, pochissimi accordi, eppure lo trovo molto più complesso di sedicenti complessità armoniche. Solo nel finale si complica un po', rimandando (almeno io lo interpreto così), un po' ad armonie alla Debussy, il quale era a sua volta il contrario di Schönberg  ::) Definire la complessita, a mio avviso, non è così semplice. Può capitare che quello che ci appare naif, in realtà, è qualcosa che non abbiamo capito fino in fondo...
John Adams - Harmonielehre Part I (1/2) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=AUiv0jJl9zU)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 16 Luglio, 2019, 10:51 AM
Citazione di: Mariano il 16 Luglio, 2019, 10:36 AM
Si certo, è stato uno dei più proficui sassofonisti di sempre, molto immerso anche nei ritmi latin e negli stili più legati alla bossa nova. Anzi, forse è fin troppo famoso per questo nonostante la sua produzione sia stata molto variegata a livello stilistico

Non dimentichiamo però il fantastico "suono" di Stan Getz, una delle incarnazioni storiche del sax tenore: soffiato, suadente, intimo... su tutti quello della registrazione del '63 di "Girl from Ipanema" con l'immenso Joao Gilberto, purtroppo venuto a mancare proprio qualche giorno fa...  :'(
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 16 Luglio, 2019, 10:54 AM
Citazione di: luvi il 16 Luglio, 2019, 10:51 AM
Citazione di: Mariano il 16 Luglio, 2019, 10:36 AM
Si certo, è stato uno dei più proficui sassofonisti di sempre, molto immerso anche nei ritmi latin e negli stili più legati alla bossa nova. Anzi, forse è fin troppo famoso per questo nonostante la sua produzione sia stata molto variegata a livello stilistico

Non dimentichiamo però il fantastico "suono" di Stan Getz, una delle incarnazioni storiche del sax tenore: soffiato, suadente, intimo... su tutti quello della registrazione del '63 di "Girl from Ipanema" con l'immenso Joao Gilberto, purtroppo venuto a mancare proprio qualche giorno fa...  :'(

Verissimo   :reallygood:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 16 Luglio, 2019, 11:10 AM
CitazioneQuesto pezzo è complesso? A mio avviso si, lo è, a partire dal rimando del titolo "Harmonielehre", che ovviamente fa effetto solo se sai che era il nome del trattato di armonia scritto da Schönberg (e che in questo pezzo viene applicato esattamente al contrario  :laughing:). Sono poche note, pochissimi accordi, eppure lo trovo molto più complesso di sedicenti complessità armoniche. Solo nel finale si complica un po', rimandando (almeno io lo interpreto così), un po' ad armonie alla Debussy, il quale era a sua volta il contrario di Schönberg  ::) Definire la complessita, a mio avviso, non è così semplice. Può capitare che quello che ci appare naif, in realtà, è qualcosa che non abbiamo capito fino in fondo...
John Adams - Harmonielehre Part I (1/2) - YouTube
si sono d'accordo su questo brano.
In termini generali ognuno può dare la sua definizione: per me complesso è quello che ritengo concettualmente complesso. Caratteristiche come la densità armonica oppure la difficoltà strumentale sono caratteristiche neutre per me: sono proprie cioè sia di pezzi che trovo concettualmente complessi che concettualmente banali. Il "problema" è che ovviamente ciò che la mia mente trova concettualmente complesso è diverso da quello che può trovare la mente di qualcun altro, e quindi è ovviamente personale. Non posso darti una regola aurea, può dipendere da molti fattori, in generale quello che mi stupisce: soluzioni che non decodifico immediatamente o che trovo particolarmente creative. Come mai le trovo creative? Bella domanda, in linea di massima avendo una discreta (sicuramente molto inferiore a tanti altri, e ho fortunatamente tanto da imparare da che divertirmi per tutta la vita) conoscenza del linguaggio musicale e della storia della musica occidentale mi sono fatto le mie categorie. Quando sento una progressione di accordi da manuale, banalmente un I-IV-V-VI (esempio tra mille) che viene reiterata per dei minuti, oppure un ritmo molto statico, o una melodia estremamente consonante, mi sembra "banale", e allora mi chiedo: ci sono altri elementi nel brano dove la fantasia del compositore ha messo quel guizzo di bellezza? Magari gli accordi sono due o quattro e basta, ma suonati ogni volta in maniera diversa con rivolti, sostituzioni, ritardi anticipi estensioni ecc.....come in molto jazz o funky, e quindi anche se le "funzioni" armoniche sono pochissime e da manuale, il pianista o "inserire strumento armonico" ci ha dato dentro nello sviluppo e nell'interpretazione. O magari l'aspetto ritmico: anche un solo accordo ma posizionato sempre con accenti diversi dove si crea un discorso di incastro con gli strumenti della sezione ritmica. E se non c'è nemmeno questo magari la melodia è particolarmente interessante. E allora si apre il capitolo: cosa mi colpisce di una melodia? Scelta delle note rispetto all'armonia e ritmo melodico. Questi due aspetti come sono? Insomma se in tutto l'insieme non ci trovo niente che si discosti dalla regoletta in nessuno degli aspetti della musica, magari può essere che l'insieme è superiore alla somma delle parti? O il testo se c'è?

quindi dipende da brano a brano. Diciamo che se in una composizione trovo: armonia statica reiterata, ritmo statico senza variazioni di accenti, melodia consonante dal ritmo melodico sempre regolare, ricerca tirmbrica assente, arrangiamento ridotto all'osso, mi risulta difficile non trovarla banale. Almeno in UNO dei tanti aspetti ci deve essere uno spike che mi fa dire wow: può anche essere il testo eh, ci sono molti pezzi rap che adoro solo per quello
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: zap il 16 Luglio, 2019, 12:33 PM
CitazioneNon dimentichiamo però il fantastico "suono" di Stan Getz, una delle incarnazioni storiche del sax tenore: soffiato, suadente, intimo...

Ed è proprio per questo che mi attira probabilmente.
Poi mi piacciono altre contaminazioni,tipo "No Hai Problema" di Art Blakey,ma sono tanti i brani e quasi sempre contaminati.
Probabilmente le contaminazioni sono le cose che rendono il jazz più fruibile rispetto che so...al blues.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 12:46 PM
Citazione di: JourneyMan il 15 Luglio, 2019, 05:54 PM
Continuo a non rintracciare nei tuoi post qualcosa che mi faccia capire cosa dovrebbero fare allora i jazzisti. Lasci pensare - almeno a me - che il jazz sia proprio sbagliato e mal concepito.
Devono suonare come i Queen o i Porcupine Tree? Inserire sempre parti cantate? Puntare a riempire gli stadi con qualche espediente?
Per capirci meglio, mi faresti il nome di un jazzista vivente e suonante (possibilmente non vecchio bacucco) che reputi "virtuoso" nel discorso che stai facendo? Quindi intendo "virtuoso" non nel senso di capace tecnicamente, ma di virtuoso quanto al riscontro che ottiene, quanto alla capacità comunicativa e al non essere un professorino, che secondo te rappresenta un modello da seguire per gli altri jazzisti. Così capisco meglio qual è il jazz che tu pensi abbia le migliori speranze.

Ti dico il mio punto di vista, che penso sia anche lo stesso di chi mostra una certa refrattarietà al genere preferendo altro.

Il problema, come detto svariate volte, è a livello comunicativo.
Manca un messaggio di base, un'idea, un pensiero da condividere.
Perchè quello che vedo è che basta studiare tanti libri, memorizzare scale e accordi, e fai jazz. Ti formi il tuo trio/quartetto/band, te ne vai nelle sale concerti dedicate, se hai già una discreta fama, filmi il tuo concerto e lo piazzi su Youtube.
Benissimo.
Ma a parte questo cosa hai da offrirmi? Hai un pensiero da condividere? Un'idea, un ricordo, qualcosa in cui io mi possa riconoscere? Hai una riflessione sulla società o su un particolare evento? Hai un punto di vista alternativo rispetto a quello mainstream?
O per te la musica è solo memorizzare concetti, scale, accordi, e poi salire sul palco e ripresentare tutto questo filtrato dalle tue mani e dal tuo orecchio?

Perchè l'idea che ho vedendo un certo jazz moderno è proprio questa: delle dimostrazioni accademiche di bravura.
La dimostrazione fattuale che io ho studiato, che so leggere il pentagramma e conosco l'armonia, a differenza di quei caproni che suonano gli open chords e il giro di DO.
Come se fosse il reiterarsi di un esame sostenuto anni prima al conservatorio o presso la scuola di musica dove si è studiato.
Qualcuno diceva che chi fa/ascolta jazz lo fa per darsi un tono. Non so se questo sia vero, non ho la pretesa di leggere i pensieri e le intenzioni altrui. Io giudico solo il risultato finale, ed è indubbio che in molte composizioni ci sia un formalismo autoreferenziale e un gusto di suonare jazz solo perchè è jazz. Indipendentemente che si abbia qualcosa di significativo da dire.

Non si tratta di suonare come questo o quello, nè di salire sul palco con la giacca gialla, il pugno alzato in cielo e la corona in testa.
E non si tratta neanche di denigrare questo o quello, perchè nessuno mette in dubbio la bravura o la preparazione di chi lo fa, quanto di analizzare i motivi per cui la pancia del pubblico volge le proprie orecchie altrove.

Quanto senti gli ultimi album dei Queen, la senti quella vena di malinconia del vecchio leone ferito, quella sensazione che i tuoi giorno sono ormai agli sgoccioli e non c'è nulla che si possa fare.
Quando ascolti The Wall, ti immedesimi nella storia di Pinkey che rievoca tutto il suo passato e guarda al suo fallimentare presente (I've got a strong urge to fly, but I got nowhere to fly to), la senti l'assurdità della guerra (Did you hear the falling bombs? Did you ever wonder why we had to run for shelter when the Promise of a brave new world unfurled beneath a clear blue sky?)
Quando senti You've Got to be Crazy, ti arriva un pugno dritto faccia. Ti accorgi dell'assurdità della vita moderna (You gotta get you started early, Processed by the time you're thirty, Work like fuck 'till you're sixty five, And then your time's your own until you die), di quanto i rapporti umani siano dolci-amari (But you, you just keep on pretending, You can tell a sucker from a friend, But you still raise the knife to stranger, lover, friend and foe alike).
Quando ascolti tutto Metropolis pt.2 ti immedesimi nella vita passata di Nicholas e del suo amore per Victoria per quasi 80 minuti. La senti quella magia, senti vicino la loro storia d'amore tragicamente finita, pur non avendoli mai conosciuti.
Quando ascolti la trilogia di The Unforgiven, è come sfogliare l'album dei ricordi di un uomo. Le speranze, le ansie e le contraddizioni della gioventù (What I've felt, What I've known, Never shined through in what I've shown,) la consapevole amarezza della maturità (I'll take this key and I'll bury it in you, Because you're unforgiven too), i sogni infranti dell'età adulta:

How can I be lost?
If I've got nowhere to go?
Searched the seas of gold
How come it's got so cold?
How can I be lost
In remembrance I relive
How can I blame you
When it's me I can't forgive?


La senti questa tensione emotiva fortissima, JourneyMan? Questo misto di speranze, sogni, ansie, paure, desideri, ricordi.
Dov'è tutto questo in quei gruppi jazz postati pagine addietro?
Vedo tanti bravi strumentisti che meritano applausi, ma per il resto?

Qualcuno dirà che non amo le sonorità jazz, e non è questione di testi o messaggi o altro. Ma allora come è possibile che non riesco a digerire più di 1-2 brani dei vari Satriani, Vai, Gilbert, pur facendo tutti un genere a me molto vicino, e non ho mai comprato un loro album?

Io non so se sia impossibile o meno fare altrettanto col jazz, ma se chi faceva la bossanova cantava mentre suonava la sua chitarra, se tanti gruppi swing avevevano il/la cantante, non vedo perchè chi oggi fa jazz, componendo anche pezzi propri, non possa fare lo sforzo di attivare le corde vocali e i muscoli facciali e cantare.
Sempre che si abbia un messaggio, un'idea, un qualcosa di interessante che ti frulli in testa, a parte le progressioni e le scale studiate dai libri.

Fermo restando che c'è chi ama il genere ed è ben lieto di sentire 2h di fila di musica strumentale, ma quanti sono?
A vedere i numeri non tantissimi.
Di sicuro non io. Di sicuro non milioni e milioni di persone che preferiscono altro.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 01:14 PM
Lo vedi quanto sono vicini nelle intenzioni che li animano, pur parlando un linguaggio molto diverso?

"Kid" (live) - Aaron Parks Little Big - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=qKkEOVqMDG8)

Snarky Puppy Live at Java Jazz Festival 2014 - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=7gu8q_fJeVU)

Steve Vai "Now We Run" - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=xJ7vyFnLvjw)

Joe Satriani - Flying In a Blue Dream (from Satriani LIVE!) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=zDfy67my2So)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 16 Luglio, 2019, 01:16 PM
CitazioneManca un messaggio di base, un'idea, un pensiero da condividere.
E' una tua opinione

Tutte le cose di cui hai parlato, come "assurdità della vita moderna" o "vena di malinconia" io le trovo in ogni genere di musica, jazz compreso che comprende un buon 60% dei miei ascolti.

Penso invece che molte dei messaggi a cui fai riferimento, espressi tradizionalmente della musica "popular", che mi piace molto per inciso (rock compreso) siano fumo per gli occhi, in particolare tutto quello che ha a che vedere con l'iconografia rock della "ribellione": a cosa si starebbe ribellando un bianco borghese occidentale che suona strumenti prodotti da multinazionali (Fender, Gibson, Marshall ecc......) davanti a un pubblico pagante dentro uno stadio di altri bianchi borghesi? Lui e chi lo ascolta sono prodotti e partecipi del mercato proprio come tutti gli altri.

Trovo molto più onesto in questo chi cerca di esprimere questo solo con la musica pura, senza iconografia extra-musicale, in gran parte afferente al consumismo: un Kenny Wheeler che scrive a 70 anni un disco come Other People per piano, tromba e quartetto d'archi, dove attraverso la musica e nient'altro mostra cosa significa essere fuori dalla sua confort zone e cosa siano la ricerca, il mistero e la scoperta
CitazionePerchè quello che vedo è che basta studiare tanti libri, memorizzare scale e accordi, e fai jazz.
Chi fa così non va lontano, perché fin da subito viene insegnato che la cosa importante quando si suona e improvvisa è "racconta la tua storia"
CitazioneDov'è tutto questo in quei gruppi jazz postati pagine addietro?
Il fatto che tu non lo senta, non significa che non ci sia. Altrimenti Robert Glasper non avrebbe vinto 3 grammy awards e non sarebbe uno dei produttori (oltre che musicista) più attivo sulla scena americana. Evidentemente persone che lo sentono ci sono

E di nuovo: raggiungere più persone possibili è un obbiettivo legittimo, ma NON è un obbiettivo obbligatorio. Ci sono persone che non vogliono scendere a compromessi, col mercato, la popolarità, vogliono solo suonare la musica che gli piace alla quale si dedicano con amore tutti i giorni della loro vita. L'enfasi che metti sul successo sembra farlo sembrare l'obbiettivo numero uno. Posso assicurarti che per molte persone non lo è. Pensi che Aaron Parks dopo un tour in 4 continenti vada a letto scontento perché lui ha riempito i teatri e una pop star uno stadio? Pensi sia quella la priorità per lui? Il suo target e obbiettivo sono proprio quel tipo di mercato e sensibilità

Liberissimo di non credermi, ma se dovessi scegliere preferirei riempire con la mia musica il teatro Bellini di Napoli piuttosto che lo stadio Euganeo di Padova. OVVIO che fare un concerto davanti a uno stadio intero è una esperienza positiva che mi piacerebbe fare nella vita e che probabilmente non farò mai. Ma se potessi scegliere 100 volte il luogo a scelta liberamente sceglierei probabilmente 2 volte uno stadio pieno di gente e le altre 98 il teatro o club giusto.

CitazioneLo vedi quanto sono vicini nelle intenzioni che li animano, pur parlando un linguaggio molto diverso?
Sinceramente, no. In ogni caso sono andato più volte a sentire i primi due, dei secondi faccio tranquillamente a meno, semplicemente perché nei primi due casi sento musica per me interessante, negli altri due casi no. Oltre a messaggi extra-musicali che non condivido
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 16 Luglio, 2019, 01:25 PM
Mettiamola così ( e poi magari chiudiamo perchè ... 'na noia ) : a Blackstrat non piace il jazz perchè non lo capisce . Per lui è solo una questione di sfoggio di conoscenza senza pathos.

Direi che è chiaro. Però direi anche di non soffermarci più di tanto, visto che sono opinioni personali.

Passiamo ad altro, perchè questo topic è completamente inutile ( se non per Journeyman che ... non so cosa ne trarrà).
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 01:32 PM
Ribellione? Le ribellioni si fanno in piazza.
Il compito dell'artista è sempre stato quelli di sensibilizzare, emozionare, comunicare, denunciare. La rivolta è terreno d'elezione per la politica.
Quando Andy Warhol nel 1962 ha realizzato questo, mica se ne è andato di fronte ai cancelli di una multinazionale, o è sceso in piazza a gridare contro il consumismo. Il messaggio tuttavia era chiarissimo.

(https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/71AcOaA7maL._SY606_.jpg)

Comunque Mariano, non era uno scontro con te, nè voglio convincerti delle mie idee, figurati. Stavo solo rispondendo a Journeyman che mi chiedeva spiegazioni sui miei ultimi post.
Io sarò sempre quello che fa spallucce al tuo concerto e va sentire altro, ma pazienza. Siamo due mondi che non comunicano.
Dove tu vedi finto anticonformismo, io vedo emozioni, ricordi, vita vissuta.
Dove tu vedi pathos, io vedo un accademico rimescolare teorie e concetti mutuati dai libri.
L'importante è che ognuno trovi la dimensione e gli spazi per esprimersi.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 01:42 PM
Citazione di: Vu-meter il 16 Luglio, 2019, 01:25 PM
Passiamo ad altro, perchè questo topic è completamente inutile ( se non per Journeyman che ... non so cosa ne trarrà).

Non meno di quanto sia inutile discutere per pagine e pagine di quali sono quelle poche note che ci esaltano, o chi sono i nostri chitarristi preferiti.

Secondo me sono venuti fuori spunti interessanti da tutti, nessuno escluso, e il fatto che ci siano utenti che la pensino diversamente non significa che il topic sia inutile o debba essere chiuso. Per quanto si sono confrontate idee e sensibilità diverse, non ci siamo presi pomodori in faccia.
Se poi vuoi chiuderlo...
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: guest2683 il 16 Luglio, 2019, 01:52 PM
Passare ad altro? Scherziamo?!
Una volta tanto che qualche utente ha messo a nudo i propri orientamenti di fronte ad altri in profondità consentendo discussioni più dettagliate. Una volta tanto che ci si prenda la briga di mettere in discussione un intero genere, la sua validità, i suoi contenuti, consentendo ad altri di poterlo difendere, di raccontare ciò che invece vi si trova dentro e come ci si è arrivati.
Ora conosco molto meglio sia Blackstrat e Mariano, che tanto si sono spesi nel raccontarsi. Anzi, tornerò a rileggere più volte i loro post.
Un forum non è un posto di discussione e condivisione?


Citazione di: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 12:46 PM

Ti dico il mio punto di vista, che penso sia anche lo stesso di chi mostra una certa refrattarietà al genere preferendo altro.

Il problema, come detto svariate volte, è a livello comunicativo.
Manca un messaggio di base, un'idea, un pensiero da condividere.
Perchè quello che vedo è che basta studiare tanti libri, memorizzare scale e accordi, e fai jazz. Ti formi il tuo trio/quartetto/band, te ne vai nelle sale concerti dedicate, se hai già una discreta fama, filmi il tuo concerto e lo piazzi su Youtube.
Benissimo.
Ma a parte questo cosa hai da offrirmi? Hai un pensiero da condividere? Un'idea, un ricordo, qualcosa in cui io mi possa riconoscere? Hai una riflessione sulla società o su un particolare evento? Hai un punto di vista alternativo rispetto a quello mainstream?
O per te la musica è solo memorizzare concetti, scale, accordi, e poi salire sul palco e ripresentare tutto questo filtrato dalle tue mani e dal tuo orecchio?

Perchè l'idea che ho vedendo un certo jazz moderno è proprio questa: delle dimostrazioni accademiche di bravura.
La dimostrazione fattuale che io ho studiato, che so leggere il pentagramma e conosco l'armonia, a differenza di quei caproni che suonano gli open chords e il giro di DO.
Come se fosse il reiterarsi di un esame sostenuto anni prima al conservatorio o presso la scuola di musica dove si è studiato.
Qualcuno diceva che chi fa/ascolta jazz lo fa per darsi un tono. Non so se questo sia vero, non ho la pretesa di leggere i pensieri e le intenzioni altrui. Io giudico solo il risultato finale, ed è indubbio che in molte composizioni ci sia un formalismo autoreferenziale e un gusto di suonare jazz solo perchè è jazz. Indipendentemente che si abbia qualcosa di significativo da dire.

Non si tratta di suonare come questo o quello, nè di salire sul palco con la giacca gialla, il pugno alzato in cielo e la corona in testa.
E non si tratta neanche di denigrare questo o quello, perchè nessuno mette in dubbio la bravura o la preparazione di chi lo fa, quanto di analizzare i motivi per cui la pancia del pubblico volge le proprie orecchie altrove.

Quanto senti gli ultimi album dei Queen, la senti quella vena di malinconia del vecchio leone ferito, quella sensazione che i tuoi giorno sono ormai agli sgoccioli e non c'è nulla che si possa fare.
Quando ascolti The Wall, ti immedesimi nella storia di Pinkey che rievoca tutto il suo passato e guarda al suo fallimentare presente (I've got a strong urge to fly, but I got nowhere to fly to), la senti l'assurdità della guerra (Did you hear the falling bombs? Did you ever wonder why we had to run for shelter when the Promise of a brave new world unfurled beneath a clear blue sky?)
Quando senti You've Got to be Crazy, ti arriva un pugno dritto faccia. Ti accorgi dell'assurdità della vita moderna (You gotta get you started early, Processed by the time you're thirty, Work like fuck 'till you're sixty five, And then your time's your own until you die), di quanto i rapporti umani siano dolci-amari (But you, you just keep on pretending, You can tell a sucker from a friend, But you still raise the knife to stranger, lover, friend and foe alike).
Quando ascolti tutto Metropolis pt.2 ti immedesimi nella vita passata di Nicholas e del suo amore per Victoria per quasi 80 minuti. La senti quella magia, senti vicino la loro storia d'amore tragicamente finita, pur non avendoli mai conosciuti.
Quando ascolti la trilogia di The Unforgiven, è come sfogliare l'album dei ricordi di un uomo. Le speranze, le ansie e le contraddizioni della gioventù (What I've felt, What I've known, Never shined through in what I've shown,) la consapevole amarezza della maturità (I'll take this key and I'll bury it in you, Because you're unforgiven too), i sogni infranti dell'età adulta:

How can I be lost?
If I've got nowhere to go?
Searched the seas of gold
How come it's got so cold?
How can I be lost
In remembrance I relive
How can I blame you
When it's me I can't forgive?


La senti questa tensione emotiva fortissima, JourneyMan? Questo misto di speranze, sogni, ansie, paure, desideri, ricordi.
Dov'è tutto questo in quei gruppi jazz postati pagine addietro?
Vedo tanti bravi strumentisti che meritano applausi, ma per il resto?

Qualcuno dirà che non amo le sonorità jazz, e non è questione di testi o messaggi o altro. Ma allora come è possibile che non riesco a digerire più di 1-2 brani dei vari Satriani, Vai, Gilbert, pur facendo tutti un genere a me molto vicino, e non ho mai comprato un loro album?

Io non so se sia impossibile o meno fare altrettanto col jazz, ma se chi faceva la bossanova cantava mentre suonava la sua chitarra, se tanti gruppi swing avevevano il/la cantante, non vedo perchè chi oggi fa jazz, componendo anche pezzi propri, non possa fare lo sforzo di attivare le corde vocali e i muscoli facciali e cantare.
Sempre che si abbia un messaggio, un'idea, un qualcosa di interessante che ti frulli in testa, a parte le progressioni e le scale studiate dai libri.

Fermo restando che c'è chi ama il genere ed è ben lieto di sentire 2h di fila di musica strumentale, ma quanti sono?
A vedere i numeri non tantissimi.
Di sicuro non io. Di sicuro non milioni e milioni di persone che preferiscono altro.

Cercherò di stare sul pezzo, altrimenti divago troppo.
Per quanto riguarda le mie esperienze, ho due punti da evidenziare:
1- i miei gusti evolvono. Senza una schema fisso. Non posso prevedere come evolvono. Il jazz anni fa per me era un genere inconcepibilmente noioso. Prima ancora lo era il rock, troppo leggero e moscio rispetto all'hard rock e al metal. E quanto può tediare il blues quando non si prova passione per esso?
2- ho capito da tempo che non ci può piacere tutto, o comunque non tutto allo stesso modo. E la consapevolezza di questo mi ha fatto capire che non posso rendere oggettivi i miei gusti agli occhi di qualcun altro.

Metti a sistema questi due punti e vedrai quali cose bizzarre, inaspettate, sorprendenti ed eccitanti potranno accadere nella vita di un appassionato di musica che ascolta e suona!
Hai messo tanta carne a cuocere e vedo che Mariano ne ha messa altra, quindi per ora è inutile che io mi dilunghi a raccontarti quanta passione nutro per alcuni artisti, quante risposte io abbia trovato nella musica e nei testi di altri artisti.
Quindi ti dico solo:
Tra dieci anni potresti ritrovare ad adorare il jazz o qualcosa che sta nel jazz. Il jazz magari per te potrebbe non diventare il genere della tua vita ma una tappa verso qualcos'altro. Uno step, una pesca nel mare di conoscenze e di esperienze, che ti condurrà chissà dove. Non serve per forza che il jazz ti dica chissà cosa, ti comunichi chissà quali sensazioni, perché magari un giorno, grazie a quanto avrai imparato ad esempio suonando Joe Pass, potresti essere tu a scrivere nuova musica che comunichi qualcosa di fortissimo al tuo pubblico. Qualcosa che con Joe Pass non abbia proprio più nulla in comune. Eppure potresti ritrovarti a citarlo tra i tuoi riferimenti. E un tuo fan penserà: "ma cosa c'entra Pass con Blackstrat? Mi prende in giro?". Quando io leggo Scofield che dice "mi piacciono molto gli Iron Maiden" devo pensare che è ubriaco? Magari poi agli Iron Maiden ruba solo una piccola idea, un minuscolo dettaglio.

A me interessa solo mantenere viva la mia curiosità, non atteggiarmi dicendo in giro che ascolto jazz e fusion. A me interessa ricercare, studiare, scendere in profondità. Dovrò necessariamente fare una selezione, dovrò necessariamente scendere a patti con il mio umore, la mia forza ed energia. Quindi alcuni generi per me ora sono out. Ma non escludo che un giorno studierò anche quelli, anche se per ora non mi dicono proprio nulla e non voglio neanche provare a sentirli.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Max Maz il 16 Luglio, 2019, 02:12 PM
Citazione di: Vu-meter il 16 Luglio, 2019, 01:25 PM
Mettiamola così ( e poi magari chiudiamo perchè ... 'na noia ) : a Blackstrat non piace il jazz perchè non lo capisce . Per lui è solo una questione di sfoggio di conoscenza senza pathos.

Direi che è chiaro. Però direi anche di non soffermarci più di tanto, visto che sono opinioni personali.

Passiamo ad altro, perchè questo topic è completamente inutile ( se non per Journeyman che ... non so cosa ne trarrà).

Il problema è che questo post ha tanti contributi interessanti semi affogati in mezzo a prese di posizioni rigide e fuorvianti.
Se confronto si cerca, confronto si ascolta.
Altrimenti è perfettamente inutile continuare a tenere la propria posizione a prescindere.

Dimenticavo, lunga vita al Jazz
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: zap il 16 Luglio, 2019, 02:16 PM
Citazione di: Vu-meter il 16 Luglio, 2019, 01:25 PM
Mettiamola così ( e poi magari chiudiamo perchè ... 'na noia ) : a Blackstrat non piace il jazz perchè non lo capisce . Per lui è solo una questione di sfoggio di conoscenza senza pathos.

Direi che è chiaro. Però direi anche di non soffermarci più di tanto, visto che sono opinioni personali.

Passiamo ad altro, perchè questo topic è completamente inutile ( se non per Journeyman che ... non so cosa ne trarrà).
Non ho letto tutto ma gran parte ed lo trovato invece molto interessante da leggere e rifletterci,molto più interessante di tanti topic tipo 'un overdrive per...' dove su decine di pagine non si è mai giunti ad una soluzione chiara.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Moreno Viola il 16 Luglio, 2019, 02:47 PM
Rimango sorpreso nel leggere che per qualcuno il Jazz e la musica strumentale in genere (quindi anche la Classica) debba per forza di essere priva di potere comunicativo.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Cold_Nose il 16 Luglio, 2019, 03:06 PM
Paradossalmente il Jazz è un tipo di musica che gradisco molto di più in assenza di chitarra.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 03:15 PM
Citazione di: Moreno Viola il 16 Luglio, 2019, 02:47 PM
Rimango sorpreso nel leggere che per qualcuno il Jazz e la musica strumentale in genere (quindi anche la Classica) debba per forza di essere priva di potere comunicativo.

Forse rimarresti doppiamente sorpreso se ti dicessi che i notturni di Chopin mi emozionano maledettamente.
Così come Bach (Aria sulla Quarta corda ad esempio) e le sinfonie di Beethoven.

Chopin - Fantaisie Impromptu, Op. 66 (Rubinstein) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=75x6DncZDgI)

Frédéric Chopin - Prelude in E-Minor (op.28 no. 4) - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=ef-4Bv5Ng0w)

PS: immenso Arthur Rubinstein :inchino:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 16 Luglio, 2019, 03:16 PM
Citazione di: Moreno Viola il 16 Luglio, 2019, 02:47 PM
Rimango sorpreso nel leggere che per qualcuno il Jazz e la musica strumentale in genere (quindi anche la Classica) debba per forza di essere priva di potere comunicativo.

In effetti, teoricamente mi aspetterei il contrario: meno vincoli poni (il testo è chiaramente un "vincolo", nel senso che ti suggerisce, o impone, una direzione) più il "messaggio" ha potenzialmente potere comunicativo universale....
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 16 Luglio, 2019, 03:17 PM
Citazione di: Cold_Nose il 16 Luglio, 2019, 03:06 PM
Paradossalmente il Jazz è un tipo di musica che gradisco molto di più in assenza di chitarra.

Anche io.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 16 Luglio, 2019, 03:51 PM
Citazione di: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 01:32 PM
Ribellione? Le ribellioni si fanno in piazza.
Il compito dell'artista è sempre stato quelli di sensibilizzare, emozionare, comunicare, denunciare. La rivolta è terreno d'elezione per la politica.
Quando Andy Warhol nel 1962 ha realizzato questo, mica se ne è andato di fronte ai cancelli di una multinazionale, o è sceso in piazza a gridare contro il consumismo. Il messaggio tuttavia era chiarissimo.

(https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/71AcOaA7maL._SY606_.jpg)

Comunque Mariano, non era uno scontro con te, nè voglio convincerti delle mie idee, figurati. Stavo solo rispondendo a Journeyman che mi chiedeva spiegazioni sui miei ultimi post.
Io sarò sempre quello che fa spallucce al tuo concerto e va sentire altro, ma pazienza. Siamo due mondi che non comunicano.
Dove tu vedi finto anticonformismo, io vedo emozioni, ricordi, vita vissuta.
Dove tu vedi pathos, io vedo un accademico rimescolare teorie e concetti mutuati dai libri.

L'importante è che ognuno trovi la dimensione e gli spazi per esprimersi.
Credo che tu abbia espresso alla perfezione la cosa. E' proprio così

Non mi fido dei contenuti extramusicali, così come non mi fido dei bagni di folla da stadio. Sono in odore di demagogia e populismo, e sopratutto, marketing mirato. Li rinnego totalmente? Ovviamente no, anzi, sono probabilmente un vorace divoratore di cultura pop più di quanto sia tu (parlo proprio delle peggio cose da nerd...). Ma non nella musica, o meglio, nella mia passione più vera, al di la dell'intrattenimento, non mi interessano

Politica, cultura, male di vivere, amore, tutte le cose che hai citato sono temi che possono essere bellissimi di cui parlare. Ma non mi dicono niente della musica: se la musica è solo un mezzo per veicolare questi significati extra-musicali, può tranquillamente essere musica brutta, banale e mal suonata. Molto rap impegnato è così, anche italiano. Sono un grandissimo ammiratore di Rancore, rapper romano che considero un vero poeta moderno, che ha dei testi impegnatissimi e veri, e non parla mai per slogan. Le musiche dei suoi dischi sono tuttalpiù accettabili: beat ben costruiti, pad di tastiera. Niente di brutto, niente di bello, la norma diciamo. Funziona, ed ha sicuramente più successo commerciale del jazzista medio. Anzi se ne meriterebbe molta di più visto quanto belle sono le sue parole. Ma è un problema del jazz questo?

La musica classica, il jazz, un certo tipo di rock, il prog, la fusion, sono musiche sostanzialmente "pure". Tutto quello che esprimono, lo cercano di fare attraverso la musica. Attraverso le sue soluzioni grammaticali e le tantissime possibilità sonore che esistono, anche solo limitandosi alla musica occidentale, e anche solo limitandosi ulteriormente alla musica temperata. Che è quella che alla fine facciamo noi. "Male di vivere", "cuore spezzato", "lotta al razzismo" non significano niente dal punto di vista musicale, e io, e credo molti di quelli che ascoltano e fanno questi tipi di musica, non giudichiamo un pezzo in base a questi messaggi, semplicemente perché hanno una declinazione troppo soggettiva. Come nel nostro caso, molti degli artisti che tu trovi veicolo di emozioni, ricordi e vita vissuta io li trovo scatole vuote musicalmente e prodotti del marketing di una certa epoca.

Ma la musica non mente. Se sei su un palco o se presenti la tua musica a qualcuno che ha un minimo di competenza, non prendi in giro nessuno. O sai suonare o no, o vai o tempo o no, o conosci l'armonia o no. Per questo mi fido della musica e non dei messaggi extra-musicali. Quando Bach afferma un accordo come il Gmaj7#5, armonizzazione di una scala i cui accordi sono diventati d'uso comune 200 anni dopo la sua morte, o scrive accordi come quelli dell'inizio della passione secondo Giovanni, ha sentito nella sua testa ed ha saputo concretizzare suoni che essere umani come lui sono stati capaci di capire e utilizzare solo nel XX secolo. Non li hanno usati Mozart, né Bethoveen, né Chopin. Questo non ha niente a che vedere con la comunicazione di massa, ma solo con le idee e la loro validità. Ed è per questo che Bach è ancora musicalmente rilevante 300 anni dopo.

Chi fa jazz e ci dedica sul serio, tende ad avere questo tipo di forma mentis, quello che vuole, lo dice con la musica. Quando Mehldau mi presenta un pezzo come questo
Brad Mehldau Dont Be Sad Scroll - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=DACRXmimmpg)

non ho bisogno di pormi la domanda: cosa vuole davvero? Sta usando uno slogan come "Just Do It" perché vuole i miei soldi? Sta cercando di usare a suo vantaggio le mie emozioni o il mio impegno sociale per garantirsi il suo stile di vita privilegiato? Vuole fama, approvazione? Mi basta ascoltare la musica per capirlo. quando ascolto questo:

BRAD MEHLDAU When It Rains - YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=i6Fk5OMKy7w)
Lo capisco subito che ha scritto questo brano per consolare, probabilmente se stesso, in un giorno di pioggia in cui sperava di vedere il sole magari. Me lo dice solo con la musica. Il fatto che potrei usare questo brano durante una lezione per rispondere a svariate domande tecniche quali: come si scrive una bella melodia? come si fa un assolo efficace? E' solo un valore aggiunto
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 16 Luglio, 2019, 04:15 PM
Sinceramente, credo che i punti di vista di Mariano e BlackStrat siano ormai ben chiari (e inconciliabili  :laughing:). Almeno, a me pare di averli compresi, così come ho compreso di non essere d'accordo con nessuno dei due. Quindi saremmo in tre, ognuno col suo punto di vista. O meglio, ognuno col suo bagaglio di esperienze e sensibilità irripetibili, che ci rende gioco forza diversi. Se aggiungessi altri utenti, probabilmente aumenterebbero i punti di vista.
Quindi, non replicherò aggiungendo ciò che a me piace o meno, o quale ritengo debba essere, o possa essere, il metro per distinguere cosa in musica sia "puro", oppure no. Mi limito ad affermare che la maggior parte dei generi musicali che conosciamo affonda le proprie radici in secoli di musica passata. La stessa musica rock, che tradizionalmente si fa risalire agli anni '50, in realtà si è subito mescolata con la tradizione folk e tante altre. Tradizioni prevalentemente orali, che non per questo sono meno cultura (ed hanno meno sfumature!) di altre. Forse, al pari del jazz, necessitano a volte dei giusti strumenti per essere comprese. Oppure, a volte, semplicemente non ci piacciono  ::)

Detto ciò, ritengo che la differenza la facciano i musicisti, non il genere che suonano  ::)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mimmolo il 16 Luglio, 2019, 09:00 PM
Però aspettate un attimo:
Metti una sera di uscire con la compagna e i bambini ed imbatterti in un concerto di jazz con artististindi casa al blue note di Milano.
-Che bello, c'è musica
-Dai dai sediamoci ad ascoltare
Dopo 10 minuti di paraparapa pa paaa
-ma che noia andiamo via che nell'altro paese fanno Ligabue
Nel frattempo il Mimmo si dispiace per l'interessante spettacolo che però andava perso per mantenere felice la comunità
A questo punto, colpo di scena, ed appare Nick the night fly Di RMC ed incomincia un coinvolgente spettacolo a base di cori e battimani con il pubblico e degli ottimi brani dixie.
Risultato
- Bi ba bap, bi ba bap
Il coro dell'allegra combriccola con battimani, sulla via del ritorno.

Morale: la musica può essere intrattenimento, coinvolgere, emozionare, oppure può essere fonte per nutrire i nostri sogni.
Quello che conta è dare a ognuno ciò che cerca
A prescindere che sia jazz o altro.
Certo io sono un convinto fautore dei bei testi nelle canzoni perché rendono il processo di immedesimazione più semplice
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Fidelcaster il 17 Luglio, 2019, 01:14 AM
Citazione di: BlackStrat il 16 Luglio, 2019, 03:15 PM

Così come Bach (Aria sulla Quarta corda ad esempio)


Se vuoi, nel modo in cui Bach scrive tantissime sue melodie che "cantano" la struttura armonica dei brani puoi trovare una "chiave" per avvicinarti al jazz e rivedere il tuo giudizio sul suo presunto "accademismo".  :reallygood:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 17 Luglio, 2019, 07:02 AM
Vorrei condividere una riflessione che ho fatto, dopo aver (ri)letto l'intero topic (leggerlo tutto insieme, invece che a puntate man mano venivano pubblicati i vari interventi, questo topic si rivela incredibile, nonostante alcuni momenti noiosi e ripetitivi).

Ho capito (nel senso che mi avete convinto) che il Jazz, per un popolo cui tale genere non è caratteristico della cultura popolare, richiede una certa conoscenza musicale. Più questa è ricca, e più ne viene facilitata la fruizione.

Io, che a cultura musicale sono ai minimi termini, appartengo a quella categoria che percepisce il jazz come un esercizio accademico. Non tanto differente in fondo, dai vari guitar hero del metal. Ciò però, non mi succede ad esempio con Kind of blue. Perchè?


Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: AlbertoDP il 17 Luglio, 2019, 09:07 AM
Citazione di: Elliott il 17 Luglio, 2019, 07:02 AM

Io, che a cultura musicale sono ai minimi termini, appartengo a quella categoria che percepisce il jazz come un esercizio accademico. Non tanto differente in fondo, dai vari guitar hero del metal. Ciò però, non mi succede ad esempio con Kind of blue. Perchè?

Forse perché entrano in gioco anche la sensibilità ed i gusti personali? Io stesso preferisco Mingus e Monk alla contaminazione "fusion" scaturita dai primi anni '70 in poi. Sotto certi aspetti, gli preferisco anche alcune escursioni free. Eppure non sono meno "complessi". Fusion ne ho ascoltata tanta, in passato, anche per la presenza di grandi chitarristi, ma nonostante ciò mi lascia freddino. Alla fine, ognuno ha i suoi gusti e razionalmente ci si può fare poco, no?  ::)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Vu-meter il 17 Luglio, 2019, 09:27 AM
Citazione di: Elliott il 17 Luglio, 2019, 07:02 AM
Vorrei condividere una riflessione che ho fatto, dopo aver (ri)letto l'intero topic (leggerlo tutto insieme, invece che a puntate man mano venivano pubblicati i vari interventi, questo topic si rivela incredibile, nonostante alcuni momenti noiosi e ripetitivi).

Ho capito (nel senso che mi avete convinto) che il Jazz, per un popolo cui tale genere non è caratteristico della cultura popolare, richiede una certa conoscenza musicale. Più questa è ricca, e più ne viene facilitata la fruizione.

Io, che a cultura musicale sono ai minimi termini, appartengo a quella categoria che percepisce il jazz come un esercizio accademico. Non tanto differente in fondo, dai vari guitar hero del metal. Ciò però, non mi succede ad esempio con Kind of blue. Perchè?


Momento però.

Citazione di: Elliott il 17 Luglio, 2019, 07:02 AM

Ho capito (nel senso che mi avete convinto) che il Jazz, per un popolo cui tale genere non è caratteristico della cultura popolare, richiede una certa conoscenza musicale. Più questa è ricca, e più ne viene facilitata la fruizione.


Questo non è sempre vero. E' tutta una questione culturale. Se nasci in una casa dove si ascolta jazz a da mattina a sera, anche senza sapere proprio niente di musica, è probabile che apprezzerai il genere ( a meno di non vederlo come la musica dei genitori, per cui, la musica "dei vecchi" ). Diciamo comunque che se ne fruisci fin da giovane, diventa semplicemente musica.
In un panorama come quello italiano "normale" dove l'ascolto è : poco poco la scuola, ma tanto le radio, i contest televisivi, la tv e poco più, la tua affermazione trova invece valore. Perchè ? perchè non ti suona come musica. Ti suona come qualcosa di diverso, strano...

Questo perchè "la ricerca del bello" è diversa. Per noi che siamo cresciuti in scuole e in contesti dove il bello è un'aria di verdi, un notturno di Chopin , ecc.. ( ed è assolutamente vero che siano belli, chiariamo ) sentire una nota 'fuori posto' è storpiare la musica.
Il primo step invece è capire che tutto ciò che sai di musica e ciò che provi nei suoi confronti è stato dettato da un canone, un protocollo, che stabiliva cosa fosse il bello e cosa no. Se riparti pensando di fare tabula rasa di cosa sia la musica e di ripartire dalle 12 note ( 12 e non 7 ) come strumento utile per dialogare e formare frasi complesse e "trasversali" (oblique), allora potrai goderti il jazz.


Citazione di: Elliott il 17 Luglio, 2019, 07:02 AM

Io, che a cultura musicale sono ai minimi termini, appartengo a quella categoria che percepisce il jazz come un esercizio accademico. Non tanto differente in fondo, dai vari guitar hero del metal. Ciò però, non mi succede ad esempio con Kind of blue. Perchè?


E' probabile che ti ricordi qualcosa di piacevole. Forse l'hai sentita in un contesto favorevole e ti è rimasta, oppure ti porta immagini alla mente che per qualche motivo ti attraggono. Può essere qualsiasi cosa : da un amore estivo all'immagine di un grattacielo newyorkese o che so ..
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 17 Luglio, 2019, 09:46 AM
Citazione di: Vu-meter il 17 Luglio, 2019, 09:27 AM
Questo non è sempre vero. E' tutta una questione culturale. Se nasci in una casa dove si ascolta jazz a da mattina a sera, anche senza sapere proprio niente di musica, è probabile che apprezzerai il genere ( a meno di non vederlo come la musica dei genitori, per cui, la musica "dei vecchi" ). Diciamo comunque che se ne fruisci fin da giovane, diventa semplicemente musica.
In un panorama come quello italiano "normale" dove l'ascolto è : poco poco la scuola, ma tanto le radio, i contest televisivi, la tv e poco più, la tua affermazione trova invece valore. Perchè ? perchè non ti suona come musica. Ti suona come qualcosa di diverso, strano...

Questo perchè "la ricerca del bello" è diversa. Per noi che siamo cresciuti in scuole e in contesti dove il bello è un'aria di verdi, un notturno di Chopin , ecc.. ( ed è assolutamente vero che siano belli, chiariamo ) sentire una nota 'fuori posto' è storpiare la musica.
Il primo step invece è capire che tutto ciò che sai di musica e ciò che provi nei suoi confronti è stato dettato da un canone, un protocollo, che stabiliva cosa fosse il bello e cosa no. Se riparti pensando di fare tabula rasa di cosa sia la musica e di ripartire dalle 12 note ( 12 e non 7 ) come strumento utile per dialogare e formare frasi complesse e "trasversali" (oblique), allora potrai goderti il jazz.

:quotonegalattico: :goodpost:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Elliott il 17 Luglio, 2019, 10:04 AM
Si, avrei dovuto usare il termine contesto inve e che popolo ma, il succo della mia riflessione non cambia.
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: luvi il 17 Luglio, 2019, 10:46 AM
Citazione di: Elliott il 17 Luglio, 2019, 10:04 AM
Si, avrei dovuto usare il termine contesto inve e che popolo ma, il succo della mia riflessione non cambia.

Ho sottolineato più volte come il Jazz sia un linguaggio, più che un "genere" musicale.
Il fatto che si tratti di un modo di fare musica frutto di una lunga evoluzione e di interazioni continue con mondi musicali ed artistici diversi attraverso un periodo di tempo lungo più di un secolo fa sì che anche la musica che ne fa parte sia tanta e diversa.

L'album che hai citato è forse il più venduto di tutta la storia del Jazz e contiene brani oggi estremamente conosciuti, alcuni dei quali (So What in particolare) sono eseguiti anche in chiave meno "ortodossa", in stile funk o smooth...
E' cosa nota che questo album abbia avvicinato al Jazz persone che non ne sapevano nulla prima, così come è noto il fatto che piaccia spesso anche a chi di jazz ne ascolta poco.

Per molti Kind of Blue è "il Jazz" nella sua essenza più pura.

Io non so se questo sia vero, faccio molta fatica a definire ciò che rappresenti meglio o peggio il Jazz e non mi interessa nemmeno stabilirlo: di fatto c'è che tutto l'album è caratterizzato da suoni molto morbidi (lo è perfino la tromba con la sordina di Davis, che in altre occasioni sarà quasi una lama di rasoio) e da atmosfere raffinate e rilassate, pervaso dal bellissimo suono del piano di Bill Evans, il cui fraseggio lucidissimo pare rendere naturale e semplice da seguire qualsiasi passaggio armonico, anche il più ostico e meno prevedibile.

Probabilmente tale equilibrio di fattori incontra il tuo gusto e la tua sensibilità musicale (come incontra la mia e quella di tanti altri), al netto di altri elementi e non c'è nulla di strano o di negativo in questo: la musica è fatta per creare emozioni e questa meraviglia, pietra miliare del "jazz modale", nata come una session in studio di registrazione e concretizzata in due soli giorni grazie all'alchimia strepitosa creatasi tra i componenti, ne è un esempio altissimo!  :reallygood:
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 17 Luglio, 2019, 12:55 PM
Citazione di: Mariano il 16 Luglio, 2019, 03:51 PM
Credo che tu abbia espresso alla perfezione la cosa. E' proprio così

Non mi fido dei contenuti extramusicali, così come non mi fido dei bagni di folla da stadio. Sono in odore di demagogia e populismo, e sopratutto, marketing mirato. Li rinnego totalmente? Ovviamente no, anzi, sono probabilmente un vorace divoratore di cultura pop più di quanto sia tu (parlo proprio delle peggio cose da nerd...). Ma non nella musica, o meglio, nella mia passione più vera, al di la dell'intrattenimento, non mi interessano

Politica, cultura, male di vivere, amore, tutte le cose che hai citato sono temi che possono essere bellissimi di cui parlare. Ma non mi dicono niente della musica: se la musica è solo un mezzo per veicolare questi significati extra-musicali, può tranquillamente essere musica brutta, banale e mal suonata. Molto rap impegnato è così, anche italiano. Sono un grandissimo ammiratore di Rancore, rapper romano che considero un vero poeta moderno, che ha dei testi impegnatissimi e veri, e non parla mai per slogan. Le musiche dei suoi dischi sono tuttalpiù accettabili: beat ben costruiti, pad di tastiera. Niente di brutto, niente di bello, la norma diciamo. Funziona, ed ha sicuramente più successo commerciale del jazzista medio. Anzi se ne meriterebbe molta di più visto quanto belle sono le sue parole. Ma è un problema del jazz questo?

La musica classica, il jazz, un certo tipo di rock, il prog, la fusion, sono musiche sostanzialmente "pure". Tutto quello che esprimono, lo cercano di fare attraverso la musica. Attraverso le sue soluzioni grammaticali e le tantissime possibilità sonore che esistono, anche solo limitandosi alla musica occidentale, e anche solo limitandosi ulteriormente alla musica temperata. Che è quella che alla fine facciamo noi. "Male di vivere", "cuore spezzato", "lotta al razzismo" non significano niente dal punto di vista musicale, e io, e credo molti di quelli che ascoltano e fanno questi tipi di musica, non giudichiamo un pezzo in base a questi messaggi, semplicemente perché hanno una declinazione troppo soggettiva. Come nel nostro caso, molti degli artisti che tu trovi veicolo di emozioni, ricordi e vita vissuta io li trovo scatole vuote musicalmente e prodotti del marketing di una certa epoca.

Ma la musica non mente. Se sei su un palco o se presenti la tua musica a qualcuno che ha un minimo di competenza, non prendi in giro nessuno. O sai suonare o no, o vai o tempo o no, o conosci l'armonia o no. Per questo mi fido della musica e non dei messaggi extra-musicali. Quando Bach afferma un accordo come il Gmaj7#5, armonizzazione di una scala i cui accordi sono diventati d'uso comune 200 anni dopo la sua morte, o scrive accordi come quelli dell'inizio della passione secondo Giovanni, ha sentito nella sua testa ed ha saputo concretizzare suoni che essere umani come lui sono stati capaci di capire e utilizzare solo nel XX secolo. Non li hanno usati Mozart, né Bethoveen, né Chopin. Questo non ha niente a che vedere con la comunicazione di massa, ma solo con le idee e la loro validità. Ed è per questo che Bach è ancora musicalmente rilevante 300 anni dopo.

Chi fa jazz e ci dedica sul serio, tende ad avere questo tipo di forma mentis, quello che vuole, lo dice con la musica. Quando Mehldau mi presenta un pezzo come questo

non ho bisogno di pormi la domanda: cosa vuole davvero? Sta usando uno slogan come "Just Do It" perché vuole i miei soldi? Sta cercando di usare a suo vantaggio le mie emozioni o il mio impegno sociale per garantirsi il suo stile di vita privilegiato? Vuole fama, approvazione? Mi basta ascoltare la musica per capirlo. quando ascolto questo:

Lo capisco subito che ha scritto questo brano per consolare, probabilmente se stesso, in un giorno di pioggia in cui sperava di vedere il sole magari. Me lo dice solo con la musica. Il fatto che potrei usare questo brano durante una lezione per rispondere a svariate domande tecniche quali: come si scrive una bella melodia? come si fa un assolo efficace? E' solo un valore aggiunto

Demagogia, populismo, marketing mirato?
Tra te che vedi ovunque i signori del marketing pronti a sfilarti di tasca 10euro, e certi siti web che vedono satanassi infernali in ogni strofa, in ogni video, in ogni copertina, non so chi sta messo peggio!! Dico davvero!
Questo clima da caccia alle streghe mi fa sorridere. E non di un sorriso spontaneo e solare come i film di Totò. Di un sorriso amaro.
E' fuor di dubbio che una buona fetta della musica moderna sia fatta solo per vendere. Un prodotto, un biglietto di un concerto, un CD, un piccolo file MP3, volendo guardare oltre, un intero lifestyle. Mi riferisco sia alle icone pop straniere (Ryhanna, Beyoncè, Justin Bieber, Lady Gaga), sia alle peggiori derive musicali thrash italiane rivolte ai giovanissimi (Rovazzi, J-Ax, DPG, Baby K).
Ma gli artisti da me citati non "populizzano" proprio nessuno. Chi vuole fare i big money, raggiungere fama e gloria, si dedica al pop commerciale. Non al metal, e nemmeno al prog. Nessuno di loro è milioniario, nessuno di loro ha lo yacht come CR7, nessuno di loro gira in limousine.
Sono artisti assolutamente  genuini.
Freddie Mercury era egocentrico ed esibizionista di carattere, fin dai primissimi anni '70 quando coi Queen si esibiva nei piccoli locali di Londra. Non era certo un esibizionismo costruito a tavolino dai suoi produttori.
Brian May, pur essendo Brian May, è l'icona della spontaneità e dell'umilità. Prova a seguirlo sul profilo Instagram, prova a vedere le sue interviste vecchie e nuove: vedi boria, spocchia?
Prova a sentire un'intervista di Hetfield.
Prova a vedere David Gilmour al di fuori del palco.

Che poi tu parli di marketing, demagogia....quando poi il primo a essere vittima inconsapevole di tutto questo, magari sei tu.
Non so cosa hai di preciso sulla scrivania o in tasca, ma magari la tua musica la produci su computer Apple, navighi su internet con un iPad e rispondi a chiamate e messaggi su un iPhone, ovvero tutto ciò che è l'icona del peggiore marketing, dello sfruttamento dei lavoratori, della lobotomizzazzione delle masse. Di chi compra un prodotto venduto al triplo del suo prezzo, ed è ben lieta di spendere tanto per sentirsi parte di una èlite.
Tra i video che ha postato nelle pagine precedenti, ricordo un tastierista che aveva accanto un Mac. :-\

Io non lo so se è più manipolato dal marketing chi naviga da Android, produce su Windows e ascolta musica contenente messaggi personali, sociali, politici, o chi naviga da Mac perchè tutti usano Mac, risponde da iPhone perchè è il migliore telefono del mondo, e ascolta solo musica strumentale perchè "non si fida"




Oggi credo di aver fatto un passo in avanti. Di aver compreso meglio, grazie a questo messaggio, le intenzioni che ti animano.
Tu forse hai una visione estetista di ciò che fai, della musica, forse dell'arte in generale. Ti interessa solo il segno, il simbolo sul pentagramma scevro di qualunque contenuto extra-artistico.
Arte come fuga dalla realtà e ricerca del bello.
Di fatti, l'interesse principale dell'arte estetista è quello di trasformare la fruizione di un'opera in una vera e propria esperienza estetica, una fonte di piacere puro che non abbia riferimenti a tematiche sociali, politiche o di altro genere.

Mi fai tornare in mente il D'Annunzio quando diceva "Il verso è tutto". La parola del poeta modulata in un verso privo di ogni significato logico e che diventa pura musica evocativa.
Le impalcature sintattiche della lingua, cosi come i significati delle parole, che non hanno più come fine la comunicazione, ma l'evocazione.

Quello che tu e altri cercate di fare con la musica forse è la stessa cosa. Creare una complessa impalcatura fatta di note e pause che non ha come fine la veicolazione di un messaggio, ma l'evocazione di atmosfere e immagini per similitudini e analogie.

Tuttavia ti ricordo che l'estetismo va a braccetto col decadentismo.
Gli apici più alti dell'arte mondiale sono arrivati da quegli artisti socialmente e politicamente impegnati: Dante Alighieri, Manzoni, Delacroix (La Libertà che guida il Popolo), Vittorio Aliferi, Pelizza da Volpeda (Il Quarto Stato), Andy Warhol.
Cosa sarebbe stata la Divina Commedia, se Dante non fosse stato soggetto attivamente impegnato nella lotta tra guelfi e ghibellini nella Firenze del '200? Un racconto fantasy ambietanto in mezzo a fiumi di lava, mostri, demoni e angeli?
E cosa sarebbe rimasto de I Promessi Sposi, privati della collocazione storica all'interno della dominazione spagnola? Un romanzetto rosa da due soldi che ha come protagonisti un bracciante di nome Renzo e una giovane contadina di nome Lucia?

Tu dici che la musica non mente.
E la letteratura allora? E la pittura? Davvero ti sentiresti di dire che artisti come quelli citati sopra (ne potrei aggiungere altri 100) "mentono" perchè hanno inserito dei messaggi chiari e precisi nella loro arte? Che non sanno dipingere o scrivere? Che sono delle capre?
L'arte, eccezion fatta per la parentesi estetista e decadentista, è sempre stata veicolatrice di messaggi forti. L'arte è sempre stata impegno, analisi della realtà e sua interpretazione e trasfigurazione.

Sempre che, ripeto, questi messaggi ci siano. Che ci sia qualcosa che gli frulla nella testa. Perchè a tratti ho come l'impressione che tutti quei musicisti da te postati siano ottimi strumentisti privi di contenuto. Forma, senza sostanza.
Artisti che non comunicano, che non sensibilizzano, che non destano le coscienze.
Artisti decadenti, nel senso più letterale e poetico del termine.

(https://www.focus.it/site_stored/imgs/0005/008/gabriele_d_annunzio_3.630x360.jpg)
Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: BlackStrat il 17 Luglio, 2019, 01:09 PM
Citazione di: Elliott il 17 Luglio, 2019, 07:02 AM
Io, che a cultura musicale sono ai minimi termini, appartengo a quella categoria che percepisce il jazz come un esercizio accademico. Non tanto differente in fondo, dai vari guitar hero del metal. Ciò però, non mi succede ad esempio con Kind of blue. Perchè?

Lieto di vedere che non sono l'unico che, al di là del differente linguaggio utilizzato, vede una forte analogia nelle intenzioni di certi jazzisti moderni e dei più famosi shredder del metal.

A me ad esempio non succede con pezzi come The Entertainer, Desafinado, The Girl from Ipanema, Moonlight Serenade di Glenn Miller, molti pezzi di Armstrong.
Non so se per via di un linguaggio musicale meno costruito, meno complesso, di un filo conduttore che si riesce ad individuare più facilmente, o se per via della enorme diffusione che hanno avuto questi pezzi che oggi te li fanno suonare tutti come familiari.

Titolo: Re:Quanto jazz c'è?
Inserito da: Mariano il 17 Luglio, 2019, 01:52 PM
CitazioneTu dici che la musica non mente.
E la letteratura allora? E la pittura? Davvero ti sentiresti di dire che artisti come quelli citati sopra (ne potrei aggiungere altri 100) "mentono" perchè hanno inserito dei messaggi chiari e precisi nella loro arte? Che non sanno dipingere o scrivere? Che sono delle capre?
No, penso che molta musica "popular", che è stata famosa nel corso delle epoche, lo sia stata non per il valore della musica in se, ma per l'abile appiccicare sopra alla musica, usata come veicolo, di messaggi di facile presa in quel contesto, mascherando la pochezza musicale di chi l'haa fatta. E che se tolgo l'iconografia, tolgo gli aspetti extra-musicali e ascolto solo la musica, in molti di questi esempi ci vedo semplicemente musica scritta e/o suonata male, con scelte banali (secondo la mia definizione di banale) e di cattivo gusto (secondo la mia definizione di cattivo gusto). Posso anche condividere il messaggio extra-musicale in sé, ma la musica mi risulta assolutamente sgradevole all'orecchio.

La stessa cosa vale anche in ambiti meno popular ovviamente: molto free-jazz o musica classica contemporanea (non tutta la produzione) è musica assolutamente orrenda, che ha avuto e in certi casi continua ad avere il suo spazio per un motivo squisitamente extra-musicale: la politica

CitazioneTu forse hai una visione estetista di ciò che fai, della musica, forse dell'arte in generale. Ti interessa solo il segno, il simbolo sul pentagramma scevro di qualunque contenuto extra-artistico.
Arte come fuga dalla realtà e ricerca del bello.
Di fatti, l'interesse principale dell'arte estetista è quello di trasformare la fruizione di un'opera in una vera e propria esperienza estetica, una fonte di piacere puro che non abbia riferimenti a tematiche sociali, politiche o di altro genere.
No, io penso che la musica possa (non debba!!) esprimere qualsiasi cosa senza l'ausilio di nient'altro che il suono. Non servono immagini, né testo. Proprio come a Picasso, per esprimere gli orrori della guerra, non è servito in Guernica né il testo, né il suono. E ricollegandomi a quando detto prima, trovo che il testo e l'iconografia abbiano portato a sopravvalutare dal punto di vista strettamente musicale fenomeni anche notevoli nella loro portata storica, ma la cui rilevanza va più ricercata negli elementi extra-musicali e nel marketing che nella musica stessa, perché se mi concentro su quella, trovo ben poco. Un pò come avviene ai tifosi nello sport: non si tifa la propria squadra per quanto è brava in campo, ma per le emozioni che suscita, e la si segue con il cuore anche se fa un pessimo campionato, e quindi mostra brutto gioco, scarsa  etica del lavoro e sportività (nella nostra analogia, gli elementi musicali) perché siamo legati a essa per altro come storia familiare, città, ricordi (elementi extra-musicali)

PS: se uso attualmente Apple dopo aver usato Windows e anche Linux per tantissimo tempo è per una mera questione lavorativa, non ho nessun problema a cambiare. Mi piace usare alcuni programmi che ora si trovano su Mac, nessun particolare legame col marchio