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Piccolo dilemma... quale maestro scegliere?

Aperto da Moreno Viola, 07 Novembre, 2014, 06:01 PM

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Moreno Viola

Mi sono dato una regolata.  :yyeess:

Bello quell'overdrive li! E che dire di quel fuzz? Mamma mia quell'ampli come suona! E quella chitarra a tre singlecoil e due humbucker, otto corde doppiate e un ponte che unisce una riva all'altra?  ???
Caspita è uscita la biografia di Mr. John Rockerbluesmanjazzguy! 5000 pagine scritte fitte con l'appendice di 400 che ci svela cosa gli è successo tra il 13 marzo del '91 e il 7 agosto del '92!

O.K. Perfetto, ma se mi mettessi un po' a suonare?

Vado al punto: ho deciso di andare a lezione.

Ci pensavo da un po' e dopo aver fatto una ricerca su quali insegnanti potrei trovare a Genova e valutando anche la distanza da dove lavoro, ho ristretto la candidatura a due possibili insegnanti, ma adesso mi rimane un unico dubbio.
Il primo lo conosco personalmente da molti anni e sicuramente è vicino alle mie corde, avendo un'impronta più rock (anche se il suo bagaglio è ampio) so che andrei sul sicuro e riuscirebbe a coinvolgermi con più facilità e quasi sicuramente mi renderebbe più produttivo.
Il secondo è un chitarrista straconosciuto nell'ambiente "chitarraro" (e certamente anche più costoso), ma ha invece un'estrazione chiaramente incline al Jazz.
Devo dire che il secondo mi intriga, perché pur non avendo l'ambizione di suonare Jazz, credo di avere necessità di un vocabolario più ampio e pur nutrendo una grande ammirazione per chi con poche "parole" riesce ad esprimere grandi "concetti", credo di non esserne capace e soprattutto sono piuttosto convinto che sia qualcosa che non si può insegnare.
Però dall'altro lato ho un po' il timore di voler fare il passo più lungo della gamba, ma anche di trovarmi ad affrontare un percorso che esaurito l'entusiasmo iniziale mi coinvolga meno.
So che non è facile esprimere un'opinione senza conoscere nel dettaglio la circostanza, ma mi farebbe piacere sapere chi scegliereste al mio posto.
Ovviamente il punto di partenza in entrambi i casi è un livello da principiante e sarà l'insegnante a valutare se la preparazione è sufficiente per passare a qualcosa di più impegnativo.

P.S. Spero che l'apertura di questo topic non risulti offensivo per qualcuno. Sono soltanto due righe scherzose, sulla tendenza di noi "chitarristi" a non darci pace e perdere tempo alla ricerca spasmodica di qualcosa che in realtà neanche sappiamo cos'è, dimenticandoci che dare due manate di "senso compiuto" su quel pezzo di legno con le corde appoggiato li inerme in attesa della nostra attenzione sarebbe più appagante.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.


Son of Aleric

IMHO, caro Brigante LesPaulliano, opterei per il "tendente al Jazz". Secondo me è quello che può insegnarti quel "qualcosa in più".
Una volta imparato a "sussurrare" jazzisticamente, ti basta alzare il master e fare SGRRRAAAAAANNNNGGGGG! per essere nel mondo del rock.
Un esempio?  Tommy Bolin :occhiolino:
"There was this organ in the corner sweating out great steaming music and i thought that was the instrument for me"
Jon Lord (1941-2012), New Musical Express, March 1971




zap

Concordo con Son,compare brigante.
Una volta che vai liscio con il jazz non esistono generi che non puoi suonare,forse il primo ti insegna subito quello che ti piace,ma...con il jazz è meglio.

Vu-meter

Secondo me devi valutare quale sia il tuo obbiettivo.

Se cerchi "tecnica" ( cioè quella conoscenza di cose come : tapping, shredding, et similia ) meglio il rocker.
Se cerchi una maggiore conoscenza di armonia, scale, uso del linguaggio, allora il jazzista è l'insegnante giusto.

Il primo non ti mostrerà la magia di una tredicesima bemolle, il secondo non ti passerà trick per andare veloce ..


Vu :)
"Chi è lento all'ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città." Proverbi 16:32
"La lingua mite può rompere un osso." Proverbi 25:15



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Cris Valk

Sometimes I wish I'd never been born at all...

 

Moreno Viola

No, no Vu niente shredder, che sono quanto di più lontano dai chitarristi che mi piacciono (sia chiaro non sto dicendo che non ne riconosca la bravura), però migliorare tecnicamente è uno dei miei obbiettivi.
Con la parola tecnica però non intendo LE TECNICHE, ma proprio l'approccio corretto allo strumento.
Da quanto ho ricavato dalla mia esperienza, il difetto principale di un autodidatta è proprio la tendenza a costruirsi una propria impostazione, che inizialmente sembra dare risultati, ma in realtà è controproducente quando si vorrebbe crescere.
In un certo senso vorrei quasi fare tabula rasa e ricominciare da capo. E' impossibile.
Però quando ho scritto che il primo insegnante è più orientato al rock lo intendevo in un senso più ampio, che contempla tutto quanto c'è stato nell'arco di mezzo secolo sulla scena musicale.
Per intenderci uno alla Donato Begotti, capace di suonare i brani di Steve Vai, ma che nel suo approccio all'insegnamento parte da molto prima, lasciando all'allievo la scelta di fermarsi a Keith Richards o proseguire fino allo shredding.

Citazione di: Son of Aleric il 07 Novembre, 2014, 06:46 PM
IMHO, caro Brigante LesPaulliano, opterei per il "tendente al Jazz". Secondo me è quello che può insegnarti quel "qualcosa in più".
Una volta imparato a "sussurrare" jazzisticamente, ti basta alzare il master e fare SGRRRAAAAAANNNNGGGGG! per essere nel mondo del rock.
Un esempio?  Tommy Bolin :occhiolino:

Citazione di: zap il 07 Novembre, 2014, 06:51 PM
Concordo con Son,compare brigante.
Una volta che vai liscio con il jazz non esistono generi che non puoi suonare,forse il primo ti insegna subito quello che ti piace,ma...con il jazz è meglio.

Son non so quanto consapevolmente ma sei andato a pescare uno dei motivi per cui ho deciso di crescere. Uno dei miei ascolti più recenti è stato proprio un album di Alphonse Mouzon con Tommy Bolin e a dire il vero anche Lee Ritenour alla chitarra, che è quel genere di fusion che riuscivo a malapena a tollerare e ho invece scoperto che in quel disco mi piace molto.
Diciamo che la tua frase centra in pieno il mio obbiettivo: riuscire a fare SGRRRRAAAANNNNGGGG ma avere una consapevolezza "musicale" più profonda.
Concordo in pieno anche con quanto dice Zap, ma sono anche sicuro che è una scelta non così scontata.
Forse è vero che la capacità di suonare Jazz apre le porte per qualsiasi altro genere, ma non vorrei trovarmi di fronte un insegnante che snobba il rock come musicaccia, perchè è un modo di pensare che pregiudicherebbe la mia opinione sulle sue qualità di insegnante.

Per intenderci i miei riferimenti rimangono gli stessi e sono i soliti Jimmy Page, Randy California, John Cipollina, Jeff Beck, Peter Green, Tommy Bolin, Robert Fripp, Steve Hackett, Rory Gallagher e chissà quanti altri (tutti giovanissimi...) ne ho dimenticati e sono ancora lontano da poter citare chitarristi che stimo ma vedo ancora troppo distanti come ad esempio John Scofield.


Chi semina vento, raccoglie tempesta.


zap

Non toccarmi Keith Moreno, forse è più facile shreddare che fare la ritmica di Richards.Non sono d'accordo sul fatto che un autodidatta non riesca ad andare avanti per la sua strada, ma credo invece che la crescita tecnica avvenga quasi di pari passo alla crescita musicale dell'individuo, se uno lo fa per hobby o passione, tralasciando il lato professionale, dove è invece necessaria conoscenza tecnica di un certo livello.


Moreno Viola

Tranquillo Zap, io in quella circostanza sarei proprio uno di quelli che si "fermano" a Keith perchè proprio di virtuosismi e velocità disumane non ne sento la necessità.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.


bananas

Citazione di: Moreno Viola il 07 Novembre, 2014, 06:01 PM
Mi sono dato una regolata.  :yyeess:

Bello quell'overdrive li! E che dire di quel fuzz? Mamma mia quell'ampli come suona! E quella chitarra a tre singlecoil e due humbucker, otto corde doppiate e un ponte che unisce una riva all'altra?  ???
Caspita è uscita la biografia di Mr. John Rockerbluesmanjazzguy! 5000 pagine scritte fitte con l'appendice di 400 che ci svela cosa gli è successo tra il 13 marzo del '91 e il 7 agosto del '92!

O.K. Perfetto, ma se mi mettessi un po' a suonare?

Vado al punto: ho deciso di andare a lezione.


Grande Moreno! Non riesco a trovare una sola obiezione al concetto di fondo.

Per quanto riguarda il maestro il mio consiglio è semplicissimo: scegli quello con cui hai maggior feeling sul piano umano e se la tira di meno. Solitamente le due cose vanno insieme. Ma soprattutto quello che ti offre maggiori garanzie di divertimento durante l'apprendimento e le fatiche che inevitabilmente andranno fatte.
Se quello che cerchi è ampliare gli orizzonti sul piano teorico tecnico, qualunque maestro, indipendentemente dal suo genere prediletto, che abbia studiato quello che c'è da studiare dovrebbe andar bene. Infondo le cose importanti da sapere, e che io mi ostino a non sapere, sono armonia, sostituzioni, scale modali e loro uso in relazione alle progressioni e un po' di altra roba. Tutte applicate in un approccio classico e corretto allo strumento a cominciare dalle diteggiature e dalla corretta visualizzazione dei pattern. Questi ultimi rimangono usatissimi anche nel Jazz.
Dopodiché, una volta acquisita tutta questa sapienza di base che dovrebbe essere comune a tutti i maestri propriamente detti, tranne a me che non sono un maestro ma un pelandrone di default, puoi scegliere se andare da un rockettaro puro, da un jazzista o da chi vuoi tu, che ti possa aiutare a coltivare al meglio un linguaggio specifico. Per fortuna nel blues contano principalmente il tocco e gli "sfrisi" sennò avevo già mollato da 'mo. Tra l'altro, ovunque tu vada è possibile che ti beccherai comunque i tre libroni della Berklee School. Insomma alla fine per il famoso salto di qualità la roba è più o meno quella. Troppo sbattimento per me però...

:yuk:
Occhio perché se mi parte lo shuffle grattugiato te lo tengo sotto anche una mezz'oretta intanto che ci fai sopra il tuo stupendo assolo di pause. E comunque tre Strato sono proprio il minimo sindacale.

zap

CitazioneTroppo sbattimento per me però...
Idem con patata...  :D

Vu-meter

Citazione di: Moreno Viola il 07 Novembre, 2014, 10:59 PM
No, no Vu niente shredder, che sono quanto di più lontano dai chitarristi che mi piacciono (sia chiaro non sto dicendo che non ne riconosca la bravura), però migliorare tecnicamente è uno dei miei obbiettivi.
Con la parola tecnica però non intendo LE TECNICHE, ma proprio l'approccio corretto allo strumento.
Da quanto ho ricavato dalla mia esperienza, il difetto principale di un autodidatta è proprio la tendenza a costruirsi una propria impostazione, che inizialmente sembra dare risultati, ma in realtà è controproducente quando si vorrebbe crescere.
In un certo senso vorrei quasi fare tabula rasa e ricominciare da capo. E' impossibile.


Questo lo DEVE fare anche un buon insegnante Jazz. Certo che, per fare un esempio stupido, l'uso del pollice sarà differente a quello a cui forse sei abituato a fare fino ad ora e a quello che probabilmente ti verrebbe insegnato dall'altro insegnate.
Insomma, vista l'accezione di "tecnica" che hai in mente, il jazz non è certo privo, anzi.



Citazione di: Moreno Viola il 07 Novembre, 2014, 10:59 PM

Son non so quanto consapevolmente ma sei andato a pescare uno dei motivi per cui ho deciso di crescere. Uno dei miei ascolti più recenti è stato proprio un album di Alphonse Mouzon con Tommy Bolin e a dire il vero anche Lee Ritenour alla chitarra, che è quel genere di fusion che riuscivo a malapena a tollerare e ho invece scoperto che in quel disco mi piace molto.
Diciamo che la tua frase centra in pieno il mio obbiettivo: riuscire a fare SGRRRRAAAANNNNGGGG ma avere una consapevolezza "musicale" più profonda.
Concordo in pieno anche con quanto dice Zap, ma sono anche sicuro che è una scelta non così scontata.


Anche qui, tra le righe, leggo "jazzista" ...  :firuli:


Citazione di: Moreno Viola il 07 Novembre, 2014, 10:59 PM

Forse è vero che la capacità di suonare Jazz apre le porte per qualsiasi altro genere, ma non vorrei trovarmi di fronte un insegnante che snobba il rock come musicaccia, perchè è un modo di pensare che pregiudicherebbe la mia opinione sulle sue qualità di insegnante.

Per intenderci i miei riferimenti rimangono gli stessi e sono i soliti Jimmy Page, Randy California, John Cipollina, Jeff Beck, Peter Green, Tommy Bolin, Robert Fripp, Steve Hackett, Rory Gallagher e chissà quanti altri (tutti giovanissimi...) ne ho dimenticati e sono ancora lontano da poter citare chitarristi che stimo ma vedo ancora troppo distanti come ad esempio John Scofield.


Tieni presente che, proprio come il rock, il termine "jazz" comprende oramai tantissime cose e non è affatto detto che ti piacciano tutte. Scofield in particolare è talmente "differente" dagli standard jazzistici che non è affatto amato da molti che invece ascoltano ed amano altri "sotto-generi" del jazz. Lo stesso si può dire di Stern e di Metheny. Non sono propriamente "jazzisti" di stampo classico, anche se il loro percorso parte certamente dai classici.

Di norma, il jazzista è uno che ha iniziato un percorso ed ha imparato ad amare "la musica" in generale, per cui, in genere, apprezza anche altre cose oltre il jazz. DI solito, sceglie di suonare solo quello perchè quello è IL SUO linguaggio, quello in cui sente di esprimersi al meglio. Sono stati fatti migliaia di rivisitazioni di brani rock , pop, beat, ecc.. da jazzisti di ogni epoca ed estrazione, si pensi solo a quanti brani dei Beatles sono stati "jazzati".
Tutto questo per dire cosa ? Per dire che se il tizio è snob, non lo si deve alla sua "preparazione" , ma è proprio una sua peculiarità, alla quale, in tutta onestà, dovrebbe lavorarci.



Vu :)

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Grix

io ho scelto un maestro versatile che mi fa suonare rock, blues, bossa nova, musica classica.. bisogna concentrarsi su tutti i generi  ::)

Moreno Viola

Citazione di: bananas il 08 Novembre, 2014, 08:20 AM
Per quanto riguarda il maestro il mio consiglio è semplicissimo: scegli quello con cui hai maggior feeling sul piano umano e se la tira di meno. Solitamente le due cose vanno insieme. Ma soprattutto quello che ti offre maggiori garanzie di divertimento durante l'apprendimento e le fatiche che inevitabilmente andranno fatte.

In effetti quello del feeling è un requisito fondamentale ma vorrei provare un po' anche la fatica della salita, mettendomi in gioco con qualcosa di più impegnativo ma allo stesso tempo appagante.
Ma non è una questione di farsi belli, questo richiamo arriva da una sorta di autoesame al quale mi sono sottoposto negli ultimi mesi.
Con le dovute proporzioni e con l'assoluta consapevolezza di non essere degno neanche di respirare la loro stessa aria, i musicisti che ho citato come miei riferimenti hanno tutti in comune proprio una mentalità molto jazzistica, pur essendo tutti inquadrabili all'interno del grande calderone del rock/blues e questa "scoperta" mi ha messo addosso una voglia di intraprendere un percorso simile che ho invece paura che da un insegnante che condivide la mia stessa passione per quei musicisti rischierebbe di non essere affrontato.
Io ho un po' l'idea che molti chitarristi che hanno avuto il loro apice creativo nella seconda metà degli anni sessanta, vengano liquidati spesso come stravaganti espressioni del periodo, ma in realtà avessero una preparazione enorme, magari non dovuta allo studio ma acquisita grazie all'ascolto o addirittura alla frequentazione di un ambiente musicale vastissimo.
Gli esperimenti "turistici" dei quali si è parlato nelle chiacchierata alla Jamble School, sono parte forse inconsapevole del linguaggio di John Cipollina e di Jerry Garcia e mi fanno letteralmente impazzire.
Ma adoro anche la capacità di Jeff Beck di passare da "Train Kept A Rollin'" a "Porgy And Bess" con estrema disinvoltura e identica efficacia, oppure la libertà espressiva e svincolata da regole di un Jimmy Page o di un Peter Green.
Mi piacerebbe un sacco "parlare più lingue" come faceva Frank Zappa, ma il prossimo anno avrò sulle spalle quaranta primavere e forse è un po' tardi per ambizioni così elevate, però nulla mi vieta di mettermi a studiare e anche solo per appagamento personale, crescere un po'.

Citazione di: Vu-meter il 08 Novembre, 2014, 10:52 AM
Di norma, il jazzista è uno che ha iniziato un percorso ed ha imparato ad amare "la musica" in generale, per cui, in genere, apprezza anche altre cose oltre il jazz. DI solito, sceglie di suonare solo quello perchè quello è IL SUO linguaggio, quello in cui sente di esprimersi al meglio. Sono stati fatti migliaia di rivisitazioni di brani rock , pop, beat, ecc.. da jazzisti di ogni epoca ed estrazione, si pensi solo a quanti brani dei Beatles sono stati "jazzati".
Tutto questo per dire cosa ? Per dire che se il tizio è snob, non lo si deve alla sua "preparazione" , ma è proprio una sua peculiarità, alla quale, in tutta onestà, dovrebbe lavorarci.

Hai certamente ragione ma purtroppo spesso succede che chi ha una cultura più elevata tenda a farla pesare, anche in ambiti distanti dalla musica.
Io concordo con te che un musicista jazz proprio per il fatto di avere un bagaglio più completo, dovrebbe saper apprezzare il meglio da ogni forma di musica, ma purtroppo la tendenza a giudicare dall'alto al basso esiste.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.



bananas

Citazione di: Moreno Viola il 08 Novembre, 2014, 11:03 PM
In effetti quello del feeling è un requisito fondamentale ma vorrei provare un po' anche la fatica della salita, mettendomi in gioco con qualcosa di più impegnativo ma allo stesso tempo appagante.
Ma non è una questione di farsi belli, questo richiamo arriva da una sorta di autoesame al quale mi sono sottoposto negli ultimi mesi.
Con le dovute proporzioni e con l'assoluta consapevolezza di non essere degno neanche di respirare la loro stessa aria, i musicisti che ho citato come miei riferimenti hanno tutti in comune proprio una mentalità molto jazzistica, pur essendo tutti inquadrabili all'interno del grande calderone del rock/blues e questa "scoperta" mi ha messo addosso una voglia di intraprendere un percorso simile che ho invece paura che da un insegnante che condivide la mia stessa passione per quei musicisti rischierebbe di non essere affrontato.
Io ho un po' l'idea che molti chitarristi che hanno avuto il loro apice creativo nella seconda metà degli anni sessanta, vengano liquidati spesso come stravaganti espressioni del periodo, ma in realtà avessero una preparazione enorme, magari non dovuta allo studio ma acquisita grazie all'ascolto o addirittura alla frequentazione di un ambiente musicale vastissimo.

Capisco molto bene il tuo punto di vista. Però secondo me c'è una considerazione importante da fare. Il jazz è forse tra le forme musicali in grado di generare più empatia tra i musicisti che lo suonano insieme. Non bisogna confondere il jazz fatto oggi dagli europei, e in particolare da molti italiani, che è stato strumentalizzato da un punto di vista "politico" per diventare una sorta di manierismo praticato da sedicenti intellettuali - fortemente disturbati aggiungo io - per esprimere tutta la loro presunta superiorità (bislacca aggiungo ancora), con lo spirito più autentico del jazz americano. Nato dal meltin pot tra africani animisti, anglosassoni wasp, italiani cattolici, francesi pagani, ebrei e tedeschi. I quali, tutti insieme, vivevano nel centro dell'ombelico del nuovo mondo.

Se hai modo di goderti un concertino di jazzisti americani doc, in cui magari ci suonano anche europei ma con lo spirito originario americano, la prima cosa che noterai è che si divertono. Dunque stai già cominciando a divertirti anche tu che li ascolti. Ed è tutto uno scambio di empatie e atmosfere dai colori più diversi e raffinati tra di loro e tra di loro e il pubblico. La musica, e che musica, con tutto il suo bagaglio di grande preparazione imprescindibile, appare solo come un linguaggio colto e raffinato appunto quanto vuoi, ma usato per comunicare con gli altri.

Esattamente il contrario di quanto accade ai concertini, proprio piccolini e che si filano in tre, di molti jazzisti italiani o comunque di spirito europeo improntato principalmente sulla comunicazione della loro superiorità. In questo caso la indubbia preparazione è usata non produrre empatie scintillanti, ma per ribadire il distacco tra loro e il resto del mondo. E infatti non funziona. E, a mio parere, non serve a nulla. Eppure il bagaglio teorico/tecnico sul piano musicale è il medesimo.
A te la scelta...

::)

Occhio perché se mi parte lo shuffle grattugiato te lo tengo sotto anche una mezz'oretta intanto che ci fai sopra il tuo stupendo assolo di pause. E comunque tre Strato sono proprio il minimo sindacale.

Moreno Viola

Condivido in pieno quello che dici sul potere aggregante del jazz, ma credo anche che sia una cosa condivisa da tutta la musica e sono solo le persone che erigendosi un piedistallo di presunta sapienza fanno si che questa caratteristica si perda a favore di una continua competizione spostata nel campo della velocità e del virtuosismo fine a se stesso.
Anche in ambito rock esistono e sono molti i casi di musicisti che esibiscono le loro capacità e non comunicano nulla e io ho idea che in realtà questo atteggiamento nasconda il poco rispetto che hanno nei confronti del loro stesso genere, che considerano valido solo se riempito di "vocaboli" forbiti sparati a velocità inverosimili, anche quando basterebbe, anzi sarebbe proprio la ciliegina sulla torta, una singola nota messa li nel punto giusto.
Io non soffro di questa presunzione di inferiorità e so che anche se imparassi a "parlare" bene nessuno riuscirebbe a farmi cambiare idea sul fatto che i quattro accordi (quando non tre) di Malcolm Young o Francis Rossi hanno pari dignità dal punto di vista emozionale degli intricatissimi accordi di un mostro di tecnica.

Chi semina vento, raccoglie tempesta.


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