Buondì,
Non voglio creare discussioni politiche o dibattiti in merito.
Mi è capitato di vedere questo notiziariondella CNN in cui vi è un poco la situazione attuale legata al mercato impazzito di questi tempi. Nella prima parte vi è il caso Earthquaker Devices che a causa del variare dei costi in continuazione, non riesce a calcolare con certezza il prezzo dei suoi pedali e a causa dei costi delle materie prime importate deve alzare gli attuali.
Una cosa che mi ha colpito è che a la loro filosofia è sempre stat essere un produttore americano e ora stanno pensando di esternalizzare la manodopera per poter rimanere "vivi" (non competivi) nel mercato.
Il "made in USA" potrebbe diventare un ricordo nel mondo musicale? :-\
Guarderò il video ma intanto fissiamo dei punti fermi.
Cos'è che in questo periodo ha creato e crea problemi? Due elementi: l'inflazione e l'incertezza.
La prima, quando indotta dall'aumento dei costi di una materia prima come ad esempio l'energia, causa un aumento dei prezzi di tutti i prodotti. Più continua a crescere, più non esistono soluzioni a breve termine per bloccarla, e più la situazione peggiora. Chi produce non può non alzare i costi, chi vende non può non alzare i prezzi, ma chi compra ha sempre meno potere d'acquisto (e se non vede all'orizzonte una soluzione al problema, si tiene i soldi in tasca o in banca e prima di comprare beni non necessari aspetta. Più aspetta e più cambiano anche le sue abitudini di vita).
L'incertezza: quando una leadership ha un piano ma non le competenze per realizzarlo (peggio ancora se il piano non è buono), ecco che fa pasticci aumentando l'incertezza in modo direttamente proporzionale ai pasticci che compie.
Inflazione e incertezza portano le risorse a muoversi lì dove ci sono chance di avere la possibilità di continuare a produrre e fare profitto (chance non equivale a certezza).
Questa è la situazione attuale senza metterla sul politico.
È un topic molto interessante, ma anche un po' rischioso. Personalmente, preferisco non dire niente, perché scivoleremmo velocemente a parlare di politica internazionale creando una probabile conflittualità.
Spiace per quelle aziende che avrebbero voluto produrre sul proprio territorio e invece, per molti motivi si vedono "costrette" (molto tra virgolette) a spostare la produzione in (caso strano) asia.
Ma è un discorso troppo lungo e articolato, secondo me, per questo spazio.
Personalmente, con i mezzi di trasporto di oggi e i collegamenti per lo scambio di materie, non vedo una politica "nazionalista di chiudere gli scambi" essere un'idea lungimirante; ma non ho le competenze per poter argomentare.
Dispiace solo per le persone colpite e le imprese che non si sono mosse per evitare questi colpi. La politica di produzione estera di Fender e di Gibson sembra essere arrivata giusto in tempo ???
Citazione di: attonauta il 03 Giugno, 2025, 11:57 PMPersonalmente, con i mezzi di trasporto di oggi e i collegamenti per lo scambio di materie, non vedo una politica "nazionalista di chiudere gli scambi" essere un'idea lungimirante; ma non ho le competenze per poter argomentare.
Sempre rimanendo nell'ambito dell'economia, tenderei per comodità a non usare la parola "nazionalismo" che ha delle implicazioni che vanno oltre la questione meramente economica. Userò il termine "protezionismo".
I mezzi di trasporto e i collegamenti sono solo una particina del commercio internazionale. Il problema è fatto di tante facce che non elenco altrimenti sbadigliamo. Quindi la faccio brevissima: finché tu produci vino e io abbigliamento, è facile: creiamo un collegamento agevole e ce li scambiamo vivendo felici (tipo il modello economico ricardiano).
Ma quando tu cominci a produrre anche quello che produco io, e riesci a farlo a costi inferiori o produci cose migliori, lì nasce un grande problema. Quindi si introduce il protezionismo (a meno che non vogliamo farci la guerra e risolverla con le armi): "dove vai? Chi sei? Cosa porti? Un fiorino."
Il protezionismo quindi
già c'è, non è che l'abbiamo scoperto adesso. Chi oggi importa una chitarra americana pagherà un 28% in più rispetto al prezzo americano: 22-23% di IVA+circa 5% di tariffe doganali. Lo facciamo perché le chitarre americane sono particolarmente richieste in Europa e in tutto il mondo? Lo facciamo come ritorsione sui dazi imposti a noi su altre merci? Lo facciamo nel quadro di accordi più ampi? Non lo so, ma lo facciamo.
Nel 1994, per evitare una futura guerra mondiale con la Cina, si decise di aprire il commercio internazionale alla Cina. Questo ha avuto vantaggi e svantaggi. Tra gli svantaggi c'è il fatto che interi settori di produzione occidentali sono scomparsi. Il che lavorativamente, socialmente ed economicamente è sempre un trauma.
A quel punto puoi elaborare delle risposte (e il mondo degli strumenti musicali lo ha fatto, diversificando la produzione: oggi puoi comprare una ESP giapponese standard, una LTD ESP indonesiana, una ESP giapponese custom shop, una ESP made in USA, per non fare i nomi dei soliti marchi). Ma quando la faccenda comincia a diventare molto grande, con numeri molto importanti perché riguarda tanti settori produttivi (quello delle chitarre è una quota veramente minuscola), allora richiede grandi competenze ai vertici*. E purtroppo le nostre migliori competenze non arrivano ai vertici, quindi le soluzioni ideate... diciamo così...lasciano a desiderare.
*che in economia è il problema dell'allocazione delle risorse umane.