Premetto che parlo e scrivo italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese e kriol, anche se penso, ragiono e sogno in dialetto veronese. Ma perche alcune aziende, di queste da noi citate, fanno siti internet completamente in inglese? In alcune addirittura il supporto tecnico c'è solo in inglese!
Vorrei citare anche IK multimedia, che offre app, software, ma anche interfacce e hardware molto interessanti e conosciute ovunque nel mondo che nel suo sito ha messo solo oggi l'italiano, dopo l'inglese, il giapponese, il portoghese (brasiliano), il tedesco? Ma da proprio fastidio vendere il made in italy anche agli italiani? E' davvero così controproducente? Costa così tanto in più una pagina per il sito? Non capisco e non capirò nessuna risposta del tipo "è il commercio". Secondo me è invece un terribile provincialismo di cui sono vittime queste aziende, che non pensano che se abbiamo a disposizione buoni marchi li compriamo!!! Fine OT, scusate il nazionalismo...
Eh Leoelle....è il commercio :etvoila:
:D :D
L'argomento è interessante perciò divido il topic (e mi permetto di fare una piccola correzione al tuo post di apertura). Sentiti libero di modificare il titolo ::)
Il mercato interno, interessa sempre meno alle aziende manifatturiere italiane. I motivi sono diversi:
- L'italiano, tranne che in una restrittissima cerchia di settori, è esterofilo. A parità di prezzo (o meglio....a meno di divario importante) compra il made altrove. Il made in Italy è carisdimo ed allo stesso prezzo, trovi prodotto della concorranza blasonatissimi. La colpa è in primis degli stessi produttori che, nel passato hanno trascurato il valore della rete di assistenza e diffusione del marchio; cosa che i produttori internazionali hanno sempre considerato come aspetti prioritari.
- distribuire il prodotto in Italia è costosissimo. Basta vedere che le primarie compagnie di trasporto italiano hanno fatto una brutta fine ed altre, stanno vivendo momenti drammatici. Redditi o SDA ( che è di proprietà delle Poste Italiane) e Bartolini (che è diventata di proprietà delle poste Francesi)
- Il made in italy del prodotto tecnologico ha perso il valore. Non è più riconosciuto.
Il motivo? Mentre ilmobdo innovava, noi ci cullavamo proprio del "tanto noi siamo made in Italy". Alle aziende italiane del settore non intetessa proprio evidenziare tale aspetto anzi, evidenzia proprio l'internazionalità.
- Costa tanto una pagina in più?
Sulsito no ma, sulle istruzioni si....sono costi che non danno valore aggiunto al prodotto (molti prodotti non hanno più il libretto di istruzioni cartaceo). Si limitano a fornire le avvertenze di sicurezza perché è obbligatorio fornirle nella lingua del paese dove il prodotto è destinato.
....continua....appena ho un po' di tempo ::)
Per me è solo stupidità, perché se sei italiano fare una parte del sito nella tua lingua non ti costa NULLA.
E' come se si vergognassero un po' della loro nazionalità a dirla tutta.
Citazione di: aleroc il 22 Dicembre, 2016, 06:22 AM
Per me è solo stupidità, perché se sei italiano fare una parte del sito nella tua lingua non ti costa NULLA.
E' come se si vergognassero un po' della loro nazionalità a dirla tutta.
Proprio perché non costa nulla, evidentemente la stupidità non è il motore che alimenta la decisione.
Rischierei di ripetermi quindi, ti rimando a quanto ho scritto sopra e mi limito ad integrare il mio precedente intervento.
Alle aziende italiane del settore tecnologico (e non solo a dire il vero), NON interessa il mercato interno (o meglio....devono presidiarloma non investono in quest'ottica). Puntano a mercati meno saturi e/o più redditizi. Nel settore dove il made in Italy non è un plus (ossia tutti ad eccezione di moda, alimentare e design), quest'ultimo viene visto (dal mio punto di vista a ragion veduta) come una zavorra. Paga più una immagine di internazionalitá perché, è quello il mercato cui puntano e perché è quella la filosofia del mercato globale. Un produttore italiano fa più profitti vendendo il proprio prodotto in giro per il mondo che vedendolo in Italia.
Visito almeno 200 nuove aziende all'anno e, la cantilena è sempre la stessa.
Ed a giudicare i volumi di vendita delle suddette, penso che della stupidità li dentro ce ne sia davvero poca :etvoila:
Elliott condivido appieno il tuo punto di vista, solo una precisazione. Non considererei i produttori di effetti aziende tecnologiche. Il livello tecnologico è molto basso, basti vedere che in molti nemmeno si producono le board in casa e ne affidano la realizzazione a terzi. Inoltre eccezione fatta per alcuni produttori, la maggior parte non ha nemmeno a catalogo prodotti digitali o altri dispositivi che richiedono un livello tecnico elevato. Certo rimane il fatto che la scelta dell'inglese non è probabilmente dettata da stupidità ma da motivi ben precisi. Anche se non sempre sventolare il made in italy ripaga, specie se sotto manca la sostanza.
Aleter, hai ragione ma ho le attenuanti (deformazione professionale). Tendo a dividere il mercato in settori, come avviene nel mio mondo lavorativo dove, il manifatturiero viene diviso in pochi sotto settori quali automotive, industriale, tecnologico, moda e design :-[
...e li dentro ci finiscono tutti, dalla grande industria all'artigiano
Io credo si tratti soltanto di motivazioni commerciali. :etvoila:
per me "ripudiare" il mercato interno intelligente non è. La mia l'ho detta.
Aleroc, non si tratta di ripudiare il mercato italiano. Anche perchè molti produttori hanno volumi talmente piccoli e prodotti con un livello di innovazione talmente basso che all'estero ben poco possono realmente fare. Come hanno detto giustamente Max e Elliott è solo un motivo commerciale, forse anche di immagine per far sembrare il tutto ad un livello di professionalità maggiore.
@Elliott si ci credo me lo immaginavo, del resto per lavorare con efficienza non si possono avere 200mila settori diversi. E' che in questo caso la barriera tecnologica è molto bassa (per capirci, un tecnico di quelli bravi che ripara TV e simili ha un livello di competenza maggiore o uguale a quello di molti produttori boutique). Si tratta di implementare tecnologie vecchie di 50 anni, chiunque con un minimo di manualità e un po di estro creativo potrebbe buttarsi sul mercato. Andando più nello specifico, nelle vere aziende ad alto contenuto tecnologico spesso l'inglese è una esigenza, i clienti potrebbero anche venire dal paesino italiano più sperso del pianeta, ma stai pure tranquillo che molto probabilmente chiederanno specifiche in inglese (se non quando l'intera trattativa). In generale poi l'alta tecnologia non ha più barriere fisiche, per cui parlare di italianità è una cosa che si limita al marketing, ma quando un cliente vuole vedere un prodotto gli interessano le specifiche e gli interessa che chi glielo vende sappia relazionarsi e magari fornire assistenza. E questo sia se la macchina finisce dall'altra parte del pianeta o dietro lo stabilimento che l'ha prodotta.
Citazione di: Aleter il 22 Dicembre, 2016, 08:44 AM
Aleroc, non si tratta di ripudiare il mercato italiano. Anche perchè molti produttori hanno volumi talmente piccoli e prodotti con un livello di innovazione talmente basso che all'estero ben poco possono realmente fare. Come hanno detto giustamente Max e Elliott è solo un motivo commerciale, forse anche di immagine per far sembrare il tutto ad un livello di professionalità maggiore.
sì, ho capito. E non lo trovo molto sensato, io sono dell'opinione che un servizio in più sia sempre una cosa migliore e non viceversa.
Anche per me una pura questione commerciale, quando parliamo di "Made in Italy" ci riferiamo a prodotti di "artigianato" di alta qualità con prezzi importanti, parlo di artigianato ma intendo tutta l'industria manifatturiera, alimentare e di design che hanno fatto la storia del nostro paese e lo hanno reso famoso in tutto il mondo.
Se si vuole immettere sul mercato prodotti a basso costo, ci si mette in concorrenza con paesi che hanno costi decisamente inferiori ai nostri, quindi un italiano che si accinge ad acquistare un prodotto made in italy a prezzo irrisorio storce un po' il naso e si chiede cosa c'è dietro, sempre che questo sia possibile, quindi il mercato internazionale da un po' più di sicurezza.
Poi ci sono le leggi che non aiutano, se faccio realizzare magliette in India, le importo in italia e ci metto una stampa, la maglia diventa Made in Italy, ma la differenza dovrebbe stare anche nel controllo di qualità, nell'assistenza post vendita e nelle garanzie.
Dipende da tanti fattori, sono decisioni che credo prescindano dai ragionamento che possiamo fare spontaneamente. ::)
Citazione di: Max Maz il 22 Dicembre, 2016, 09:07 AM
Dipende da tanti fattori, sono decisioni che credo prescindano dai ragionamento che possiamo fare spontaneamente. ::)
Questo è indubbio, ognuno sceglie la propria strategia, stiamo solo ipotizzando quali possono essere le ragioni a fare determinate scelte, senza conoscere i dettagli di ogni situazione possiamo fare solo congetture.
Non so, la mia esperienza si basa su quanto ho visto nell'azienda dove ho fatto la tesi e uno stage. In quel caso l'inglese era una necessità sia che le macchine prodotte venissero spedite a 20km (letteralmente) dalla sede, o che andassero a finire in Brasile piuttosto che in Cina. Parlo di una azienda ad alto contenuto tecnologico. Anche altre aziende che sto avendo la possibilità di conoscere ora, che lavorano nel campo dell'audio (speaker e DSP o software di elaborazione), hanno spesso e volentieri il sito unicamente in inglese. Poi magari li chiami e parli tranquillamente in italiano, ma a livello di schede tecniche e siti la lingua fondamentale è l'inglese. Ripensando ad IK, orgoglio a parte, la loro scelta non fa una piega: lavorando molto con l'estero puntano sull'inglese e sulle lingue dei potenziali clienti. Se l'Italia per loro non è un bacino di utenza primario, ha senso che la lingua non sia una loro priorità. Sinceramente preferisco questo, magari sapendo che IK è una azienda che ha sede e da lavoro in Italia, piuttosto che una azienda che si vende come "brand" italiano, e che se va bene qui ha lasciato 2 dipendenti in croce.
Attualmente non so quanto sia corretto parlare di mercato italiano.
Giusto o sbagliato che sia, esiste un unico mercato che la rete ha reso ancora più grande per dimensioni ma ha ridotto a livello di tempi e distanze e questo è un dato che va preso in considerazione.
Concentrare o comunque favorire un presunto mercato interno credo rischi di creare una nicchia che tra l'altro non mi sembra neanche tanto ricettiva.
Citazione di: aleroc il 22 Dicembre, 2016, 08:27 AM
per me "ripudiare" il mercato interno intelligente non è. La mia l'ho detta.
Non ho detto che lo ripudiano...ho dettoche lo presidiano ma non è la priorità.
Le aziende hanno fini di lucro e vanno/privilegiano i mercati più ricchi.
Saranno stupidi ma impiegano migliaia di lavoratori e fanno grandi profitti.
Citazione di: Aleter il 22 Dicembre, 2016, 09:40 AM
conoscere ora, che lavorano nel campo dell'audio (speaker e DSP o software di elaborazione),
ASK?
Se l'intelligenza si basa sul profitto economico siamo a posto.
Citazione di: aleroc il 22 Dicembre, 2016, 12:59 PM
Se l'intelligenza si basa sul profitto economico siamo a posto.
Lo scopo di una azienda è il profitto. Metterlo come fine prioritario, è intelligenza allo stato puro.
ora vuoi dirmi che se un'azienda non mette la lingua italiana sul sito fa più profitti?
Citazione di: Elliott il 22 Dicembre, 2016, 12:53 PM
Le aziende hanno fini di lucro e vanno/privilegiano i mercati più ricchi.
e aggiungo che così raggiungeranno un più vasto numero di possibili acquirenti!!!!
Citazione di: Road2k il 22 Dicembre, 2016, 01:19 PM
Citazione di: Elliott il 22 Dicembre, 2016, 12:53 PM
Le aziende hanno fini di lucro e vanno/privilegiano i mercati più ricchi.
e aggiungo che così raggiungeranno un più vasto numero di possibili acquirenti!!!!
mettendo sul sito una lingua in meno? ???
Citazione di: aleroc il 22 Dicembre, 2016, 01:18 PM
ora vuoi dirmi che se un'azienda non mette la lingua italiana sul sito fa più profitti?
Non attribuirni cose che non ho detto.
Il mio punto di vista (giusto o sbagliato che sia) l'ho scritto ed è chiaro (visto che altri lo hanno commentato e dunque compreso).
Rileggilo (se ne hai voglia) se non ti è chiaro ma non zigzagare.
Grazie
Ragazzi io sui siti dei maggiori marchi in tutti i campi trovo sempre lingua di default inglse, poi lingua della casa madre, poi cinese poi le altre...
Citazione di: Elliott il 22 Dicembre, 2016, 01:22 PM
Citazione di: aleroc il 22 Dicembre, 2016, 01:18 PM
ora vuoi dirmi che se un'azienda non mette la lingua italiana sul sito fa più profitti?
Non attribuirni cose che non ho detto.
Il mio punto di vista (giusto o sbagliato che sia) l'ho scritto ed è chiaro (visto che altri lo hanno commentato e dunque compreso).
Rileggilo (se ne hai voglia) se non ti è chiaro ma non zigzagare.
Grazie
e nemmeno io ho detto che sono stupidi.
Mi sembra che il ragionamento sia un po' più complesso ed è tutto scritto sopra.
Citazione di: Moreno Viola il 22 Dicembre, 2016, 09:47 AM
Attualmente non so quanto sia corretto parlare di mercato italiano.
Giusto o sbagliato che sia, esiste un unico mercato che la rete ha reso ancora più grande per dimensioni ma ha ridotto a livello di tempi e distanze e questo è un dato che va preso in considerazione.
Concentrare o comunque favorire un presunto mercato interno credo rischi di creare una nicchia che tra l'altro non mi sembra neanche tanto ricettiva.
:quotonegalattico:
Io mi trovo d'accordo con quanto detto da Elliott ed altri sulla stessa scia. Aggiungo che la scelta della/delle lingue da utilizzare nel sito e nei manuali tecnici dipende da vari fattori, fra cui:
- il costo. Non è vero che aggiungere una lingua al sito sia gratuito, anzi. Mettere una lingua in più significa tradurre ogni parte del sito, dalla pagina prodotto, al carrello, alle opzioni, alle tipologie di pagamento... E' un lavorone ed è tutt'altro che gratuito. Ogni prodotto in più e/o aggiornamento, poi, è una manutenzione non banale, che costa ulteriori soldi. Non è per nulla gratis. Ci sono poi le condizioni di garanzia e di vendita, che se le fai predisporre e rivedere da un legale, vai sulle svariate migliaia di euro. Per una piccola ditta, sono importi importanti.
- il mercato di riferimento. Proprio perchè "aggredire" un mercato ha un costo (alto), le aziende scelgono di farlo per segmenti e/o settori, scegliendo quello che ritengono più opportuno e dedicandovisi esclusivamente, almeno per un certo lasso di tempo. Non dare la priorità al mercato italiano, ad esempio, può non avere nulla a che fare col "snobbarlo", ma semplicemente non si ritiene redditizio dedicarvi risorse esclusive, o disperdere risorse che si potrebbero incanalare in progetti con maggiore ritorno.
In definitiva, le risorse (di tempo e di soldi) di una impresa non sono infinite, ma sono i vincoli sulla base delle quali fanno la loro scelte. Si possono avere opinioni diverse sulla analisi del mercato (secondo te l'apertura all'italiano porterebbe molti clienti in più, secondo altri non sarebbero sufficienti a coprire i costi e distrarrebbero risorse da altri progetti), ma non credo proprio le ragioni siano da addebitare allo snobismo ::)
Ho ritrovato il post!!! Elliot, che scherzi mi fai?
Allora dopo aver attentamente letto quanto da voi dibattuto, mi trovo d'accordo con tutti! Soprattutto con aleroc quando dice che sui siti dei maggiori produttori si trova default inglese e poi la lingua "autoctona". Sono d'accordo anche con le analisi di Elliot ed ancora di più con Aleter. Ma penso sfuggano duo cose importanti: ogni indicatore macroeconomico ci dice che presto avremo molto più a che fare con il mercato interno. Secondo, un po' di sano orgoglio nazionale, e sottolineo sano, aiuterebbe, anche in qualcosa che esuli dalla moda, il cibo e lo stile (per i diversamente italiani, fashion, food, design). Poi, mettiamo pure che il profitto sia alla base di tutto, è giusto, altrimenti non si va avanti. Ma se sono italiano, le istruzioni di qualcosa che produco io le penso in italiano. Quindi il lavoro è la traduzione, soprattutto parlando di piccole aziende. Chiudo con una piccola provocazione: se invece di bond li avessero chiamati cambiali, pensate che in Italia ne avessero piazzati così tanti?
Poi non voglio, entrare in discorsi che esulino lo spirito di Jamble, parlando di politica, politica economica, economia politica e altre cose da utente dei rage against the machine
schiappa
Ciao Leoelle, faccio una piccola considerazione di carattere tecnico. Parlando di istruzioni, pare strano ma ti assicuro che, anche da italiano, molto spesso viene più facile scriverle in inglese. E questo perché moltissimi termini tecnici specifici non hanno una loro traduzione, ma rimangono nella loro lingua originale. Anche moltissimi libri di testo e manuali sono disponibili unicamente in inglese. A ciò si aggiunge il fatto che moltissimi termini tecnici non hanno una loro traduzione specifica e rimangono nella loro lingua originale.
Anzi per assurdo mi è capitato più di una volta di essere in difficoltà con la versione tradotta di manuali o programmi, ad esempio con Visual Studio, perché ho trovato alcuni menù macchinosi da trovare nella versione italiana (mentre moltissime guide sono in inglese).
Sia chiaro parlo di argomenti tecnici, in generale è chiaro che se devo scrivere il manuale di istruzioni di oggetti più semplici allora le scelte sono altre.
Se devo scrivere la ricetta della catchupa mi è più facile scriverla in kriol... Si, ha molto senso quello che dici... però quando devo venderla, è meglio che sappia spiegare cosa sia, anche ai miei clienti, soprattutto ai krioli, per motivare perché dovrebbero prendere la mia e non quella della concorrenza. Vivo anche dandone ai turisti, ma spesso, questi ultimi, mi chiedono di mangiare quello che vedono nel piatto dei locali.
Poi, ok, scelte commerciali...
schiappa
Però se costruisci ad esempio transistor, non sarà il cliente finale dell'amplificatore a leggere il datasheet, ma il progettista dell'amplificatore che se sa quello che fa non avrà problemi a trovare i dati che gli servono, e anzi probabilmente si andrà a leggere e cercare lo Slew Rate senza forse averlo nemmeno mai tradotto nella sua vita come "velocità di risposta". Questo esempio per dirti che le istruzioni vanno correlate al livello di chi deve leggerle. Poi magari il cliente a sua volta vorrà sapere se ci sono transistor o valvole, ma non chiederà mai lumi sullo slew rate. Questo esempio sciocco solo per dirti che poi le istruzioni vanno correlate alla clientela, e se parliamo di un livello tecnologico elevato l'inglese non presenta vincoli di comprensione, che invece paradossalmente si potrebbero avere in italiano.
Stiamo andando un po' OT, cmq si riconduce tutto al fatto che dipende dal target a cui un'azienda mira, se preferisce il mercato globale a quello italiano e non è interessata alla sua italianità probabilmente utilizzerà la lingua più conosciuta.
Citazione di: Leoelle il 22 Dicembre, 2016, 05:42 PM
Poi, ok, scelte commerciali...
E' il fulcro del mio pensiero.
Non significa che io sia d'accordo ma....è quello che determina le scelte delle aziende
:quotone: :quotonegalattico: :fan:
Citazione di: Aleter il 22 Dicembre, 2016, 09:40 AM
Perfettamente d'accordo con te, basta delocalizzazione basta assorbimento di know how da parte di aziende straniere che poi... fatturano all'estero. Ti riporto a quanto avevo scritto prima, vedo che al ristorante, di solito, e sempre più, non solo nel mio, il turista tende ad ordinare quello che vede nel piatto dei locali. Non pensi che in un festival itinerante qualche grande artista straniero, con un po' di curiosità possa guardare al rig del turnista o artista italiano del gruppo prima o dopo di lui? E conoscere qualche marca che risulti per lui addirittura esotica? Penso solo alle forme ed all'effetto che mi procura dire Pete Cornish... Ed una volta conquistati, questi big, che si mettono in rig un brunetti od un gurus, non sono pubblicità anche per gli italiani diversamente europei che non sanno nemmeno l'inglese?
Non chiedo le istruzioni cartacee in 12000 lingue all'interno del prodotto... Gradirei una spòiegazione di quello che mi vuoi vendermi nella mia lingua. Se si sfogliano i manuali ancora tradotti in italiano, nessuno si preoccupa se c'è scritto preset, delay, patch, overdrive, routing ecc. Ma la sintassi e la costruzione delle frasi è in italiano. Quindi, per farla breve, davvero, non capisco queste scelte commerciali, e se andranno avanti così non le capiranno nemmeno loro. Poi posso, anzi spero in questo di sbagliarmi!
Grazie e ciao
Non so, la mia esperienza si basa su quanto ho visto nell'azienda dove ho fatto la tesi e uno stage. In quel caso l'inglese era una necessità sia che le macchine prodotte venissero spedite a 20km (letteralmente) dalla sede, o che andassero a finire in Brasile piuttosto che in Cina. Parlo di una azienda ad alto contenuto tecnologico. Anche altre aziende che sto avendo la possibilità di conoscere ora, che lavorano nel campo dell'audio (speaker e DSP o software di elaborazione), hanno spesso e volentieri il sito unicamente in inglese. Poi magari li chiami e parli tranquillamente in italiano, ma a livello di schede tecniche e siti la lingua fondamentale è l'inglese. Ripensando ad IK, orgoglio a parte, la loro scelta non fa una piega: lavorando molto con l'estero puntano sull'inglese e sulle lingue dei potenziali clienti. Se l'Italia per loro non è un bacino di utenza primario, ha senso che la lingua non sia una loro priorità. Sinceramente preferisco questo, magari sapendo che IK è una azienda che ha sede e da lavoro in Italia, piuttosto che una azienda che si vende come "brand" italiano, e che se va bene qui ha lasciato 2 dipendenti in croce.
Io trovo invece che questa pretesa di avere sempre tutto nella nostra lingua sia un po' stato il nostro limite e mentre ovunque ormai l'inglese è praticamente una seconda lingua compresa (se non parlata) da tutti, in Italia zoppicchiamo ancora molto.
E non è una questione di difesa del proprio idioma al quale siamo ben disposti a rinunciare ogni volta che partecipiamo ad un "brunch" alle 10:30 così poi saltiamo pranzo e andiamo a fare un po' di "shopping" con i nostri amici "fashion lovers" e magari poi alle cinque ci fermiamo per il "Tea Time".
Citazione di: Moreno Viola il 22 Dicembre, 2016, 11:00 PM
Io trovo invece che questa pretesa di avere sempre tutto nella nostra lingua sia un po' stato il nostro limite e mentre ovunque ormai l'inglese è praticamente una seconda lingua compresa (se non parlata) da tutti, in Italia zoppicchiamo ancora molto.
E non è una questione di difesa del proprio idioma al quale siamo ben disposti a rinunciare ogni volta che partecipiamo ad un "brunch" alle 10:30 così poi saltiamo pranzo e andiamo a fare un po' di "shopping" con i nostri amici "fashion lovers" e magari poi alle cinque ci fermiamo per il "Tea Time".
:quotonegalattico: :fan:
Sono perfettamente d'accordo con te. Ma sono quelli che comprano i pedali behringer, di solito...
Senza nulla togliere a chiunque usi questi giocattoli perchè vuole farsi un'idea di cosa succeda a premere un pedale...
Scusatemi tutti, mi sembra di non essere in grado di usare la funzione quote... qualcuno ha le istruzioni in italiano?
giocherelli
Citazione di: Leoelle il 23 Dicembre, 2016, 12:10 AM
Scusatemi tutti, mi sembra di non essere in grado di usare la funzione quote... qualcuno ha le istruzioni in italiano?
:D
Devi solo accertati, prima di iniziare a scrivere/inserire emoticones, che il cursore su trovi dopo l'ultima parentesi quadra (tale parentesi chiude praticamente il periodo quotato)
Citazione di: Leoelle il 23 Dicembre, 2016, 12:10 AM
Scusatemi tutti, mi sembra di non essere in grado di usare la funzione quote... qualcuno ha le istruzioni in italiano?
:laughing: :laughing: :laughing:
Citazione di: Leoelle il 23 Dicembre, 2016, 12:10 AM
Scusatemi tutti, mi sembra di non essere in grado di usare la funzione quote... qualcuno ha le istruzioni in italiano?
mitico :laughing:
Citazione di: Leoelle il 22 Dicembre, 2016, 12:18 AM
Premetto che parlo e scrivo italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese e kriol, anche se penso, ragiono e sogno in dialetto veronese. Ma perche alcune aziende, di queste da noi citate, fanno siti internet completamente in inglese? In alcune addirittura il supporto tecnico c'è solo in inglese!
Vorrei citare anche IK multimedia, che offre app, software, ma anche interfacce e hardware molto interessanti e conosciute ovunque nel mondo che nel suo sito ha messo solo oggi l'italiano, dopo l'inglese, il giapponese, il portoghese (brasiliano), il tedesco? Ma da proprio fastidio vendere il made in italy anche agli italiani? E' davvero così controproducente? Costa così tanto in più una pagina per il sito? Non capisco e non capirò nessuna risposta del tipo "è il commercio". Secondo me è invece un terribile provincialismo di cui sono vittime queste aziende, che non pensano che se abbiamo a disposizione buoni marchi li compriamo!!! Fine OT, scusate il nazionalismo...
sono strategie aziendali :)
Che è come dire che è "il commercio" :D
Dipende che mercati segui, che risultati ti danno e che spese affronti nel fare la pagina!
Ogni lingua presuppone un lavoro continuativo, che costringe a investimenti...investimenti che, a volte, un mercato non è in grado di "ripagare" :etvoila: :etvoila: :etvoila: