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Alex Britti e la teoria musicale

Aperto da Santano, 19 Giugno, 2024, 01:18 PM

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Vu-meter

Citazione di: robland il 19 Aprile, 2025, 03:02 PMQuesto che hai scritto individua secondo me il punto centrale della questione. Il fatto è che la filiera non è mai perfetta, può esserlo solo in un mondo ideale. Già le scuole dell'obbligo vengono fatte da ciascuno in una situazione imperfetta, figuriamoci l'apprendimento di un qualcosa che è un hobby. Tanto più si è disposti a pensare che non serva chissà quale metodo se si è fatto successo (quindi non è più un hobby) rimanendo istintivi.
Al netto del fatto che pochi artisti sono disposti ad ammettere di aver studiato (fa più figø dire il contrario), quindi vai a capire chi dice il vero e chi no, io stesso ho voluto suonare per qualche decennio ripudiando lo studio. Già stavo studiando troppo altre materie, ci mancava pure lo studio musicale. Se mi avessero forzato, non ho dubbi su cosa sarebbe accaduto: al 100% avrei smesso.
Non ci si può forzare.
La voglia di studiare m'è venuta dopo. E sono in pace così. È ovvio che, non avendo nessun talento musicale particolare, con lo studio sono assolutamente migliorato.


Più in generale io però cambierei la parola "studio". A molti scommetto che fa venire in mente i banchi di scuola o gli spartiti e il solfeggio.
Il punto è che andrebbe fatto capire che conoscere le note sulla tastiera, le note che compongono gli accordi, i principali accordi e i loro rivolti, gli intervalli che caratterizzano le principali scale non è che sia sto grande sforzo: è come aver conseguito la licenza elementare, al massimo le scuole medie. Quindi non c'è da averne paura.


Eh, bisognerebbe forgiare una parola apposta, ma io sono convinto che "studio" non vada male, perché non gli do una sfumatura negativa, personalmente, anzi!

Mi hai fatto venire in mente che la maggioranza delle volte, quello incrinato nella filiera, sei proprio tu. Non tu Robland, il "tu" studente che pensa di essere Hendrix e non lo è. I limiti sono spesso nella nostra mente e se ti spaventa imparare una pentatonica, o sei un genio creativo assoluto, oppure rimarrai sempre quel chitarrista che sente che gli manca qualcosa. Se poi ci si diverte, va sempre e comunque bene.
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robland

Citazione di: Vu-meter il 19 Aprile, 2025, 04:43 PMMi hai fatto venire in mente che la maggioranza delle volte, quello incrinato nella filiera, sei proprio tu. Non tu Robland, il "tu" studente che pensa di essere Hendrix e non lo è. I limiti sono spesso nella nostra mente e se ti spaventa imparare una pentatonica, o sei un genio creativo assoluto, oppure rimarrai sempre quel chitarrista che sente che gli manca qualcosa. Se poi ci si diverte, va sempre e comunque bene.

Io conosco un sacco di gente che non si sente Hendrix e che non ha difficoltà ad ammettere di non aver voglia di studiare.  Parlo di gente con lauree, dottorati, persino cattedre; persone che si svegliano presto o vanno a dormire tardi o rinunciano ai weekend pur di studiare ancora (altre materie) ma che se gli menzioni la possibilità di conoscere meglio la tastiera... hanno un blocco. Manco gli accordi di settima. Evidentemente per loro la chitarra non è uno strumento del quale conoscere più degli accordi maggiori e minori, qualche pezzo di pentatonica e gli assoli memorizzati dei loro chitarristi preferiti. Gli basta questo, continuano a suonare così per tutta una vita e non gli occorre altro.

Né riesco a criticarli, perché io stesso ho i miei forti limiti.

Poi ho incontrato anche gente che invece aveva il diploma del conservatorio, aveva una magnifica conoscenza della tastiera e della teoria, anche ottima tecnica, ma poca adattabilità a suonare con gli altri, per cui gli venivano preferiti musicisti molto meno istruiti ma più abili a stare dentro una band ed essere credibili nel restituire lo spirito dei brani da suonare.

Ecco perché penso, visti i limiti che ciascuno di noi ha, che in fondo Britti ha ragione: pur con i suoi limiti, aveva comunque una certa creatività, tanta passione, tante ore passate a suonare ciò che voleva e del talento. Ed ha realizzato il suo sogno, quindi nel suo caso lo studio non è stato essenziale. Quindi lui ha ragione per sé stesso. Caso mai il problema è di chi pensa di essere Britti, non ha voglia di far nulla ma non lo ammette, non ha creatività ma non se ne accorge, non ha talento ma pensa di averlo.

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