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"L'ingombro" del Produttore

Aperto da Moreno Viola, 30 Marzo, 2014, 09:43 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Stevie J

Spero nel futuro, nel mio piccolo, di arrivare a produrre anche solo un ep in modo serio, con tanto di produttore e tutto, allora potrò assaggiare veramente come sarà lavorare con un'altra persona sulle proprie canzoni.

Secondo me comunque l'impronta del produttore difficilmente potrebbe andare oltre ad un 50-60% sul totale, quando le canzoni di base comunque provengono dalla band, o dell'artista. Al posto di Bob Johnson avremmo potuto mettere chiunque altro a produrre "Blonde on blonde", ma saremmo comunque di fronte a un lavoro di Bob Dylan.

Questi i miei 2  cent.

Max Maz

Ancora oggi non capisco cosa siano esattamente la virtù e l'errore (FdA)



Moreno Viola

Citazione di: Stevie J il 22 Febbraio, 2016, 03:41 PM
Secondo me comunque l'impronta del produttore difficilmente potrebbe andare oltre ad un 50-60% sul totale, quando le canzoni di base comunque provengono dalla band, o dell'artista. Al posto di Bob Johnson avremmo potuto mettere chiunque altro a produrre "Blonde on blonde", ma saremmo comunque di fronte a un lavoro di Bob Dylan.

Purtroppo la figura del produttore ha assunto le sembianze del vampiro succhiatalento, ma in realtà un buon produttore è quello capace di individuare le potenzialità e mettere ordine nel confuso mondo dell'artista.
Quando Bob Ezrin aggiunse di nascosto il coro di bambini in "Another Brick in The Wall" lo fece perchè aveva già visto un prodotto finito e non una bozza senza particolari pretese com'era invece per Roger Waters.
In un caso come questo è impossibile non riconoscere al produttore un ruolo fondamentale quasi maggiore di quello dei musicisti stessi.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.


Cold_Nose

Io considero il produttore un ruolo piuttosto utile per una band musicale. Avere una canzone per le mani non significa nulla se non si ha la minima idea di come poterla arrangiare o arricchire (o impoverire). Quando si ha la fortuna di avere intorno a sé un produttore come quelli che avete citato voi ( ed io potrei aggiungere Sandy Pearlman per i Blue Oyster Cult e Jimmy Page per sé stesso  :D ) per come la vedo io essi hanno tutti il diritto di ritenersi una sorta 5° membro del gruppo. Gli Eagles, per es., non si trovarono bene con Glyn Johns e finirono col trovarsi molto bene con Bill Szymczyk (che non aveva nessuna formazione di base sulla produzione).
Poi, va bene, ai fini commerciali è il nome del gruppo che finisce sulla copertina, ma ciò non diminuisce la valenza di un ottimo produttore. È un'interazione; come fare un film: tu guardi gli attori, ma dietro c'è il lavoro del regista, dello scenografo, del costumista, del direttore della fotografia...
L'idea di farsi manipolare da un produttore non la condivido: si fa manipolare chi vuole essere manipolato.
If you make the same mistake 3 times, that becomes 'your arrangement'

AlbertoDP

Citazione di: Moreno Viola il 31 Marzo, 2014, 12:35 AM
Per quanto condivida buona parte delle cose che avete scritto, soprattutto il fatto che la figura del produttore esecutivo e quella del produttore artistico spesso coincidono con tutte le conseguenze del caso, in realtà il mio discorso voleva essere meno impegnativo e limitato all'aspetto artistico.
Fermo restando che io non demonizzo la figura del produttore, che in alcuni casi è stato determinante per trarre il meglio dagli artisti con i quali lavorava e i due citati in precedenza sono esempi indiscutibili, il fulcro della mia domanda è se quello che una band chiede a un produttore è un ruolo marginale oppure se al contrario l'attiva partecipazione è spesso talmente utile ai fini del risultato da essere fortemente incentivata.
Esempio piuttosto lampante è il contributo di "Mutt" Lange a "Hysteria" dei Def Leppard, dove l'iperproduzione strabordante di "orpelli" ha un peso determinante sull'appeal del rock altrimenti piuttosto essenziale della band e si potrebbe fare un discorso simile anche per i già citati Nirvana.
Quindi in questo caso secondo voi, il produttore è responsabile della riuscita dell'album e del conseguente successo oppure è colpevole di aver condotto la band sulla strada del compromesso?

A me Nevermind suona indubitabilmente e al 100% Nirvana. Le canzoni sono troppo caratteristiche per poter essere stravolte da una produzione come quella, nemmeno troppo eccessiva. Che poi, una volta travolto dal successo, Kurt Cobain si sia lamentato del fatto che l'album era troppo "prodotto" e pulito per le masse, per timore di essere considerato "venduto", fa parte anche del carattere di molti musicisti, che devono pararsi il sedere. Da tutto quello che ho letto, risulta che i Nirvana fossero molto felici di come stesse venendo l'album e sapevano benissimo cosa ne sarebbe uscito.

In generale, parlando di produttori che avevano un sound talmente caratteristico da plasmare (quasi) qualsiasi cosa gli capitasse sotto mi viene in mente Phil Spector. Ma questo era possibile anche perché lui stesso scriveva, da solo o con altri, le canzoni e chi le eseguiva era sotto il suo completo controllo.
Quando si è trovato in situazioni diverse, penso a Plastic Ono Band di John Lennon, con un Lennon nel pieno delle sue forze, il suo ruolo è stato praticamente di tecnico del suono.

robemazzoli

La mia piccola esperienza nel mondo della alternative music degli anni 90, come membro di una band che scriveva brani propri e che ha registrato due album, mi ha fatto circolare nell'ambiente italiano underground per qualche anno, sia come autore che come musicista chiamato a suonare nei dischi di svariate band originarie del territorio marchigiano.

Faccio questa premessa per una ragione molto semplice, perchè sono convinto che la figura del produttore artistico, di colui che "fa" il suono di un disco, sia uno dei tantissimi casi di divismo tipici delle musica pop. Che intendo? Che si è trattata di una moda diffusissima, alimentata dalla stampa specializzata e dal vox pupuli delle band, tendente a iper sopravvalutare queste figure, che spesso non erano neanche capaci di far funzionare un mixer.

Badate bene non mi riferisco a Brian Eno, Alan Parsons etc...questi qua la musica la conoscono e conoscono le tecnologie necessarie a registrarla ed editarla.

Mi riferisco al mito del produttore "che ti fa il suono", che rende speciale il lavoro della band, figura mitica spesso ingaggiata e pagata esclusivamente per soppiantare le paure, le insicurezze e le ingenue speranze di tante band mediocri.

Il suono di una progetto può essere diretto da una figura esterna alla formazione dei musicisti se è un arrangiatore, che prepara le parti e le "ritaglia" sui musicisti, se è un produttore esecutivo che mette insieme artisti e gli commissiona un programma, se decide di far incontrare due i più musicisti i cui stili ritiene possano dar vita ad una nuova alchimia, etc...

Il produttore "mago" è una truffa. Il fonico bravo è fondamentale, più che fondamentale.

Mi scuso se il tono non è gradevole, è che il topic mi ha fatto ritornare in mente delle esperienze del passato!

Abbracci
roberto

"Libertà l'ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato"

aleroc

Un conto è se si considera la musica elettronica, dove il produttore è quasi tutto, un altro se prendiamo generi più "vecchi" come il rock.

L'album dei Nirvana ha all'interno qualche perla che, a mio avviso, ha qualche punto a sfavore proprio nella produzione ingombrante e ammiccante di Butch Vig.

In pratica con quell'album ha lanciato la sua carriera, e non dico che in molti album il suo stile ci stava bene e ava il sound giusto a molti prodotti, però Smells Like Teen Spirit secondo me avrebbe suonato meglio più grezza.


Seventytwo

Ci sono molti casi in cui credo anche che il produttore (inteso come quello che sta dietro il mixer durante la realizzazione di un album) fa relativamente la differenza.
Penso ad esempio a 2 band stranote come Maiden e Metallica che dopo il primo album hanno cambiato l'uomo dietro il mixer.

Sicuramente le sonorità sono cambiate, direi sicuramente migliorate ma, le potenzialità dopo Kill'em all e Iron Maiden erano talmente evidenti che anche continuando con gli stessi credo che avremmo avuto magari suono un  po' meno accattivanti ma lo stesso risultato.
Stiamo parlando di 2 band dove il sergente Harris e la coppia Urlich/Hetfield sapevano farsi rispettare.

Brian Eno rappresenta al meglio la valorizzazione del materiale umano che ti passa per le mani, nel senso che gli U2 sarebbero stata una buona band alternativa degli anni 80, e invece con lui si sono trasformati in un fenomeno mainstream ultradecennale.

Ci sono anche casi opposti.
Guardavo proprio ieri lo special sui Timoria su Sky arte e Omar Pedrini ha spiegato come i Timoria nel 93 avevano a disposizione l'ultima cartuccia con la Poligram (nel senso che aveno già saputo che sarebbe stato l'ultimo album finanziato dall'etichetta).
Stanchi di sentirsi dire "bravi siete bravi però"....hanno deciso di incidere il disco con le sonorità che volevano loro (quindi decisamente più dure delle precedenti) e questo di fatto ne ha decretato il successo (almeno relativamente al mercato italiano).
Cioè hanno fatto quello che solitamente non si fa quando si cerca successo commerciale: doppio album concept e ci hanno messo tutto quello che volevano.
Finalmente sono usciti da quella sorta di anonimato che si avverte nei lavori precedenti.

Quindi di base ci vogliono buone idee, spesso un produttore ha una visione più ampia della situazione, a volte però vale anche il contrario.
Penso anche alla scena ormai celebre del film Bohemian Rhapsody dove Mercury & co decidono di fare di testa loro per la questione singolo, mentre sulla parete del produttore la copertina di Dark side of the moon suonava  come un monito del destino....





robland

Sto leggendo l'autobiografia di Ted Templeman ed è molto interessante. Sebbene non veda l'ora di arrivare alla parte in cui lavora con i Van Halen, sto procedendo con calma e me lo sto gustando. Affascinante il racconto dei tempi in cui era un adolescente aspirante musicista ma già molto appassionato di tutto ciò che accade in uno studio di registrazione ed ha l'opportunità di assistere, osservando da un angolino, a una sessione di registrazione di Frank Sinatra, col suo talento e la sua capacità (oltre al prestigio derivante da un successo di quella portata) di dare lui ordini al produttore e ai musicisti dell'orchestra.

L'esempio dei Metallica fatto da Seventytwo è calzantissimo. Mi viene da sottolineare in particolare il momento in cui arriva Bob Rock ed è determinante per la realizzazione del black album che porterà il metal nelle radio e nelle case di persone che fino a quel momento non avevano mai avuto alcun interesse per il genere.

Altro esempio: il passaggio dei Radiohead da Pablohoney a The Bends. Grazie a John Leckie e Nigel Godrich, sono passati da un album in cui sembrano dei bravi artisti amatoriali a una delle band con i brani migliori dell'anno. Merito senz'altro del songwriting più maturo ma anche di arrangiamenti e produzioni di grandissima qualità.

Moreno Viola

Citazione di: Seventytwo il 10 Marzo, 2022, 02:20 PM
Ci sono molti casi in cui credo anche che il produttore (inteso come quello che sta dietro il mixer durante la realizzazione di un album) fa relativamente la differenza.
Penso ad esempio a 2 band stranote come Maiden e Metallica che dopo il primo album hanno cambiato l'uomo dietro il mixer.

Sicuramente le sonorità sono cambiate, direi sicuramente migliorate ma, le potenzialità dopo Kill'em all e Iron Maiden erano talmente evidenti che anche continuando con gli stessi credo che avremmo avuto magari suono un  po' meno accattivanti ma lo stesso risultato.
Stiamo parlando di 2 band dove il sergente Harris e la coppia Urlich/Hetfield sapevano farsi rispettare.

Brian Eno rappresenta al meglio la valorizzazione del materiale umano che ti passa per le mani, nel senso che gli U2 sarebbero stata una buona band alternativa degli anni 80, e invece con lui si sono trasformati in un fenomeno mainstream ultradecennale.

Ci sono anche casi opposti.
Guardavo proprio ieri lo special sui Timoria su Sky arte e Omar Pedrini ha spiegato come i Timoria nel 93 avevano a disposizione l'ultima cartuccia con la Poligram (nel senso che aveno già saputo che sarebbe stato l'ultimo album finanziato dall'etichetta).
Stanchi di sentirsi dire "bravi siete bravi però"....hanno deciso di incidere il disco con le sonorità che volevano loro (quindi decisamente più dure delle precedenti) e questo di fatto ne ha decretato il successo (almeno relativamente al mercato italiano).
Cioè hanno fatto quello che solitamente non si fa quando si cerca successo commerciale: doppio album concept e ci hanno messo tutto quello che volevano.
Finalmente sono usciti da quella sorta di anonimato che si avverte nei lavori precedenti.

Quindi di base ci vogliono buone idee, spesso un produttore ha una visione più ampia della situazione, a volte però vale anche il contrario.
Penso anche alla scena ormai celebre del film Bohemian Rhapsody dove Mercury & co decidono di fare di testa loro per la questione singolo, mentre sulla parete del produttore la copertina di Dark side of the moon suonava  come un monito del destino....

Quando alcuni anni fa aprì questo topic, la domanda che mi posi era se la figura del produttore non avesse in alcuni casi modellato un artista o una band in maniera troppo invadente.
Personalmente trovo che talvolta questo incidente si sia verificato e spesso il risultato è stato un album più riuscito e quasi sempre più venduto dei precedenti.
Credo che quando un gruppo, o l'entourage che lo guida, decide di avvalersi delle competenze di un produttore particolarmente in voga, abbia già messo in conto che l'influenza non sarà indolore.
Quando i Metallica scelsero Bob Rock, l'obbiettivo era quello di puntare ad un mercato più ampio, se non proprio quello degli "odiati" Motley Crue e Cult, consapevoli che da soli o con Flemming Rasmussen non ce l'avrebbero fatta.

Per me, senza farne una questione di meglio o peggio, i Metallica del 1991 avevano un componente in più (ma una vena creativa inaridita) e quest'ultimo ebbe un ruolo tutt'altro che secondario.

Il caso dei Maiden è diverso. La scelta di Martin Birch era motivata dal fatto di essere stato il produttore, ma più che altro il tecnico del suono, di una miriade di dischi hard rock tra i preferiti di Steve Harris ed infatti la sua influenza è molto più limitata.

Sulla svolta dei Timoria, credo che si sia trattato di una scelta anche commerciale tanto che il produttore era lo stesso dell'album precedente. Gli anni novanta per il Rock Alternativo (lo chiamavamo così) in Italia furono un ottimo periodo, c'erano C.S.I., Ritmo Tribale, Afterhours, Marlene Kuntz e molti altri gruppi, che vendevano un sacco di dischi.

Chi semina vento, raccoglie tempesta.


robland

Per chi fosse interessato ad ascoltare uno dei produttori più celebri degli anni Novanta:


P.s. nonché batterista dei Garbage.

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