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La pronuncia delle note nell'improvvisazione

Aperto da Vu-meter, 19 Maggio, 2020, 03:36 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Vu-meter

Signore e signori, lavorando nell'ombra e non facendo trapelare nulla, vi ho preparato una bella sorpresa !!  :yeepy: :cheer:

Ho esplicitamente chiesto a Luvi (Luca Villani) di parlarci un po' del suo personale metodo di "pronuncia" delle note, in particolare legato al mondo dell'improvvisazione.

Luca è stato gentilissimo e non si è risparmiato ! :luvi:  :thanks:

Vi lascio dunque al suo bel trattato ....


PS: mi dovete 500 euro cadauno ..  ;D
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luvi

LA PRONUNCIA DELLE NOTE NELL'IMPROVVISAZIONE


Quando parliamo di pronuncia delle note ci riferiamo ad un insieme di parametri progettuali che "veste" l'improvvisazione, la caratterizza e le conferisce una struttura in modo da favorirne l'intelligibilità e la fruibilità.

Possiamo dire che alla base del fraseggio troviamo la scelta di quali note suonare, in quale ordine e con quale durata, mentre la pronuncia riunisce in sé tutte le decisioni da prendere su "come" farle suonare. Si tratta dunque di attributi fondamentali che caratterizzano la nostra improvvisazione, cioè da un lato le note o le sequenze di note che creiamo e dall'altro le reazioni che cerchiamo di suscitare in chi ci ascolta: il controllo più accurato possibile di tutti i parametri coinvolti è di importanza cruciale!


APPROCCIO

Quando ci accingiamo ad improvvisare su una sequenza di accordi è buona norma studiare e memorizzare mentalmente meglio che possiamo le sonorità che contiene e l'ordine nel quale esse si succedono l'una all'altra, magari individuando una specie di linea guida di canto che potremo far risuonare nella nostra mente mentre seguiamo gli accordi (prima) e quando cominciamo ad improvvisare (poi). Lo stesso tipo di analisi va fatto sulla ritmica del brano, individuando con la massima attenzione gli accenti principali sui quali cercheremo di appoggiare le nostre note: anche in questo caso è essenziale memorizzare mentalmente l'andamento ritmico in modo da poterlo dare per scontato quando andremo ad improvvisare. Cassa e rullante della batteria ci daranno sicuramente una grossa mano, anche se non sempre saranno gli unici indicatori... potrà essere utile, a volte, farci prendere dall'accentuazione che percepiamo attraverso il nostro corpo, lasciandoci andare a seguire il ritmo in qualsiasi modo lo riteniamo opportuno: tutto è asservito al fine, come si dice in gergo, di cogliere al meglio "il groove", ovvero l'andamento ritmico che nel brano si respira.

Una volta creata questa immagine mentale armonico-ritmica ed individuate grossolanamente alcune idee di massima da sviluppare nell'improvvisazione, potremo cominciare ad organizzare le nostre frasi.


SUONARE E' COME PARLARE

La miglior chiave di lettura del concetto di "pronuncia" la troviamo principalmente nelle analogie che essa presenta con il linguaggio parlato. Improvvisare non è altro che provare a raccontare una storia a qualcuno e buona parte degli obiettivi da raggiungere sono gli stessi che si pone un narratore, o meglio ancora, un oratore davanti alla sua platea...
Sarà imprescindibile dunque creare aspettative, far crescere oppure allentare la tensione, sottolineare una frase o farla scivolare giocando con la densità e l'enfasi delle parole, alternare frasi concitate ad altre più riflessive e sopratutto saper utilizzare correttamente le pause, che sono importanti almeno quanto le note stesse.
Lo scopo del musicista che improvvisa è ovviamente quello di organizzare le note in una struttura definita, efficace, riconoscibile, accattivante e di durata opportuna, in modo che l'attenzione della platea resti viva costantemente e si eviti il più possibile di annoiare.

Senza mai dimenticare l'importanza del contenuto, cioè che non possiamo prescindere dalla creazione di efficaci linee melodiche coerenti con l'armonia che abbiamo a disposizione, dobbiamo riuscire a trasferire la nostra attenzione sulla "pronuncia" delle stesse, cioè sulla forma, sul modo nel quale decidiamo di proporle: trascurando tale aspetto, il percorso creativo non sarà completo ed il risultato non sarà ottimale.

L'impianto sul quale si impernia una buona esposizione è il risultato della miscelazione di molti ingredienti: accenti, dinamiche, figurazioni ritmiche, sequenze veloci e lente, richiami alla leggerezza e alla solennità, affollamento e rarefazione delle note, enfasi e silenzio.

L'utilizzo massiccio e costante di una o il troppo ripetersi delle stesse strategie renderanno il discorso scarsamente fruibile. Andranno quindi evitate le scelte monocordi: tutto in velocità, tutto lento, tutto consonante o dissonante, tutto piano o tutto forte, tutto della stessa durata e così via.

Strutturare un discorso in modo che attragga l'attenzione implica la capacità di renderlo mutevole in tutte le sue caratteristiche ed in grado di intercettare o meglio ancora prevenire i cambiamenti di umore della platea, intuendo in tempo anche quando sia venuto il momento di chiudere.

Per questo è necessario liberare prima possibile la mente (e conseguentemente le mani) dalle gabbie geometriche create dalle diteggiature delle scale, lasciando le dita aperte ad intraprendere sulla tastiera qualsiasi percorso possibile avendo come unica bussola il "pensiero melodico", quelle idee cioè che nate dalla nostra mente, cercano di concretizzarsi una frazione di secondo dopo attraverso la voce dello strumento.
Sarà certamente necessario stabilire un argomento del quale parlare (detto nel linguaggio musicale, un tema che potremo poi sviluppare a nostra discrezione), ma ancora più importante sarà l'intelaiatura di base del linguaggio che useremo: la capacità di parlare con sicurezza, di scandire chiaramente ogni sillaba e di parlare con tono deciso, sottolineando nel modo che serve ogni parola per far sì che non possa essere scambiata per un bisbiglio tra sé e sé, senza mai perdere il contatto con chi ascolta.
Un oratore che cerca troppo a lungo i vocaboli, che si mostra incerto nella costruzione della frase, che usa troppo frequentemente intercalari inutili o che non conferisce sufficiente lucidità alla sua esposizione faticherà molto a conquistare la sua platea.

In termini di improvvisazione questo si traduce nella progettualità e nella sicurezza che caratterizzano gli elementi del proprio fraseggio: una precisa divisione ritmica, predeterminata, mai incerta, scelte chiare delle note da suonare, mai prese per caso o senza una volontà precisa, senza conferire a ciascuna di esse il giusto peso o senza creare legami di sorta tra quelle che le precedono e quelle che lo seguiranno; in ogni momento dovrà trasparire chiara l'intenzione di strutturare le note in frasi di senso compiuto, che rispondano cioè ad una sorta di struttura sintattica, sia che abbia uno svolgimento di breve periodo, sia che copra un'intera sezione del brano.


SCOLPIRE IL SUONO

Per quanto riguarda gli accenti dinamici parliamo ovviamente di piano e forte, caratteristiche che soltanto la mano destra può determinare, attraverso la plettrata. Al di là della forza che applicheremo sulla corda per farla entrare in vibrazione, sarà molto importante la scelta del plettro da utilizzare, in funzione della sensazione che intendiamo comunicare: ad esempio un plettro di materiale plastico a sezione liscia ed arrotondata produrrà un suono più soft che resterà tale in buona percentuale anche potenziando la pennata, viceversa un plettro di materiale ruvido aggiungerà più sporco e grinta all'attacco delle note generate da una pennata decisa e concorrerà a generare un feel più aggressivo. Allo stesso modo il profilo curvo a punta larga di un plettro produrrà un suono con più pancia e con attacco più vellutato, adatto per creare atmosfera, rispetto ad uno con profilo diritto e punta stretta che sarà più duro e produrrà un attacco veloce e ricco di acuti, ideale per ritmiche accentuate e brani più dinamici. Anche l'angolazione con la quale colpiremo la corda avrà una notevole influenza sul suo modo di vibrare: un plettro posto parallelamente alla corda tenderà a far prendere alla nota un piglio molto più deciso ed aggressivo rispetto allo stesso plettro utilizzato con inclinazione maggiore, tendente alla perpendicolarità.

Più in generale possiamo dire che la dinamica applicata dalla mano destra ha le stesse funzioni dell'uso della voce da parte di un attore, che varia l'intonazione per rimarcare una parola o una frase la cui comunicazione intenda enfatizzare, sussurrando per trasmettere pacatezza oppure alzando il tono fino ad urlare per mettere pressione.


STRUTTURARE RITMICAMENTE

Le caratteristiche delle quali abbiamo appena accennato vanno di pari passo, vengono completate o addirittura esaltate, dalle scelte che facciamo contemporaneamente ad esse a livello ritmico.

Gli elementi da tenere sotto controllo in particolare sono: timing, articolazione delle figure ritmiche e pause.
Con il termine "timing" si intende qualcosa di più articolato e complesso del semplice "andare a tempo" (capacità comunque fondamentale): il concetto sottende la sfera più ampia del suonare "sul tempo".
Diciamo che è sempre buona cosa evitare di inseguire il beat: così come è più gratificante preannunciare con qualche anticipo la comparsa di una sonorità nella progressione armonica piuttosto che ribadirla dopo che essa sia già stata sentita, risulta vincente appoggiarsi agli accenti in scioltezza piuttosto che stare dentro il tempo a fatica, come se la ritmica ci prendesse continuamente alla sprovvista.
Va da sé che sarebbe disastroso suonare tanto in anticipo quanto in ritardo, dal momento che mantenere un buon sincronismo è importantissimo, non è certo a questo che mi sto riferendo!
Possiamo al contrario preparare e sottolineare l'arrivo di un accento importante strutturando i

frammenti melodici che stiamo costruendo in funzione di esso.
Se ad esempio ci stiamo avvicinando ad un'accentuazione importante sul levare della battuta, se facciamo in modo che la frase "risolva" (cioè si concluda) su di esso anziché finire normalmente sul battere successivo sortiamo un effetto decisamente esaltante, che darà la sensazione che stiamo sempre un passo avanti a quel che sta per accadere nel brano.
Se il nostro scopo al momento è invece (anche solo temporaneamente) quello di dare un maggiore senso di continuità al discorso distogliendo volutamente l'attenzione da quell'accento (magari perché è troppo frequente e lo consideriamo ripetitivo), possiamo attuare una tattica opposta: facciamo iniziare la frase prima dell'accento e continuiamo a svilupparla in modo deciso portandola a compimento in una delle battute successive.


TIMING

Come accennavo più sopra, il timing è certamente uno dei parametri che fanno la differenza in un'improvvisazione e migliorarlo equivale a far fare un grande passo in avanti a tutto ciò che già siamo in grado di suonare.
Sostanzialmente si tratta di interiorizzare dove e quando le note vadano suonate, in modo da non dover pensare realmente alla scansione ritmica, ma di rendere la sua comprensione del tutto intuitiva ed automatica.
"Sentire il tempo" è infatti estremamente differente da "andare a tempo": è una dimensione del tutto diversa nella quale lo strumento o il genere musicale preferito non rappresentano una discriminante e dove tutto ciò che riguarda la ritmica è facile ed immediato.
Per entrare in questa dimensione sono necessari tempo, pazienza, un metronomo (o una drum machine) e poco altro... si tratta essenzialmente di praticare nel modo giusto!
L'esempio che segue mostra uno dei tanti metodi che si possono seguire per sviluppare un senso ritmico efficace.

Attenzione: a prima vista l'esercizio potrebbe sembrare stupido e banale, oltre che elementare, ma nel suo prosieguo non lo è affatto!

/ = quarto contato a voce
O = battito della mano + quarto contato a voce

-   fate partire il metronomo (o la batteria) e contate a voce i classici quarti 1, 2, 3, 4.

/ / / /

-   battete le mani sul primo quarto contando a voce gli altri O / / /
-   battete le mani anche sul terzo quarto, sempre continuando a contare a voce gli altri O / O /
-   battete le mani su tutti i quarti mentre li contate a voce O O O O

A questo punto possiamo cominciare a dividere il ritmo ed a rendere più intrigante l'esercizio:

-   battete le mani per ottavi cioè due volte ogni quarto, contando i quarti a voce OO OO OO OO
-   battete le mani a terzine, cioè tre volte per ogni quarto, contando i quarti a voce OOO OOO OOO OOO
-   battete le mani quattro volte per ogni quarto (a sedicesimi), sempre contando i quarti a voce OOOO OOOO OOOO OOOO

Da questa base di partenza potete creare qualsiasi variazione ritmica vi passi per la mente, miscelando i vari schemi di scansione.

Es.

OO / OOO / oppure OOO OO O /

Bastano pochi minuti giornalieri di questa pratica per abituare il cervello a scandire le divisioni ritmiche più comuni e diffuse in maniera sempre più automatica, cominciando a pensare la musica in modo simile a ciò che fa ad esempio un percussionista.


SUONARE CON SWING

L'intero processo ritmico acquista nuova vita se proviamo a scandire le note "con swing", cosa che giova moltissimo all'improvvisazione, indipendentemente dal genere che si intenda suonare.

Per capire meglio di cosa parliamo pensiamo ad una sequenza di ottavi suonati a terzine: ta-ta-ta / ta-ta-ta / ta-ta-ta / ta-ta-ta
Proviamo ad eseguire unendo le prime due note tra loro e lasciando la terza staccata, ottenendo: taa-ta / taa-ta / taa-ta / taa-ta
Accentiamo ora dinamicamente la nota staccata suonando le altre più piano ed avremo: taa-TA / taa-TA / taa-TA / taa-TA
Questo è l'effetto del cosiddetto "swing": una divisione del tempo che corrisponde più ad un modo mentale di intenderlo che non a qualcosa che si possa del tutto quantificare nella scrittura musicale. Per rendersi conto di questo aspetto la soluzione ottimale resta sempre l'ascolto delle improvvisazioni dei grandi solisti della storia del jazz.
Suonare "con swing" è possibile sempre, anche quando il materiale musicale con il quale abbiamo a che fare è alquanto diverso e distante dal jazz. Provate e ve ne renderete facilmente conto!

In ogni caso lo sviluppo del timing è qualcosa di ancora più ampio, che sottende la capacità di strutturare le sequenze di note scandendo gli accenti del brano e cadendo correttamente su di essi in maniera pressoché istintiva, arrivando a giocare con il groove del brano piuttosto che semplicemente "rispettarlo". Passare da una nota (o da un accordo) all'altro in modo reattivo, cercando di non prolungare i suoni oltre il dovuto e dove non serve, suonando il più possibile puliti e non creando inutilmente troppe note è un percorso da provare senz'altro. Risulta sempre più efficace semplificare l'esecuzione e curare meglio la scansione sul tempo piuttosto che infilare una nota in più trascurandola.


ARTICOLAZIONE MELODICA E RITMICA

Altro aspetto importante che aiuta a dare forma definita alle nostre frasi è l'articolazione delle figure melodiche e ritmiche. Possiamo vederla come un insieme di mini-strutture (in molti casi simili a quelle degli esempi più sopra illustrati per lo sviluppo del senso ritmico), di intelaiature che dobbiamo cercare di preimpostare mentalmente e sulle quali appenderemo via via le singole note: più definite e determinate esse appariranno, più facilitato sarà l'ascolto. Esse possono coinvolgere anche soltanto tre o quattro note, ricavate dall'analisi precedentemente fatta della melodia o degli accenti percussivi già presenti e suggeriti dal brano. Le si possono ripetere più volte, uguali a sé stesse oppure variate, costituendo un valido ausilio per caratterizzare il linguaggio che stiamo utilizzando. Sarà interessante ad esempio cambiare le note mantenendo la scansione ritmica o mantenere le note cambiando la scansione ritmica: si tratta di artifici tipicamente impiegati da tutti i grandi improvvisatori.

L'esecuzione in sequenza delle microstrutture appena descritte, miscelata con le dinamiche, farà prendere alle sequenze un carattere di tipo sintattico, la cui punteggiatura sarà rappresentata da un elemento che non abbiamo ancora preso in considerazione, cioè le pause.

Se si è riusciti ad entrare anche solo un po' nella logica della pronuncia delle note sono certo che non si avrà difficoltà ad accettare il fatto che le pause siano importanti almeno quanto le note stesse! Immettere intervalli di silenzio tra un suono e l'altro, infatti, non farà che focalizzare meglio l'attenzione sull'ultima nota eseguita e stimolarne il ricordo da parte dell'ascoltatore.

Un'esecuzione lunga, estremamente veloce e priva di pause potrà forse impressionare qualche amante del virtuosismo nel momento in cui viene proposta, grazie alla sua difficoltà di esecuzione, ma difficilmente lascerà un ricordo permanente in chi l'ha ascoltata. Al contrario una frase sia pure velocissima, ma seguita da una pausa e inframmezzata da note più lunghe creerà una reazione completamente diversa, permettendo all'ascoltatore di concentrarsi sia sulla sequenza in quanto tale, sia sui singoli e diversi eventi che all'interno di essa si sono succeduti.


CONTROLLO DELLE INFLESSIONI

Abbiamo già detto dell'analogia tra l'improvvisazione ed il linguaggio parlato ed essa non può ovviamente prescindere dalle inflessioni della voce: sulla chitarra tali inflessioni si traducono, oltre che nelle variazioni ritmico-dinamiche che abbiamo appena analizzato, in tutta una serie di tecniche che possiamo sintetizzare in: acciaccature, legati, bending, glissati e vibrati.
Chiunque abbia studiato un minimo lo strumento sarà certamente passato attraverso la pratica di ciascuna di esse e ne avrà anche già sperimentato l'applicazione. Legare, accentare, tirare, allungare una nota ed applicarle un vibrato (la cui velocità sia sincrona con la ritmica del brano) sono operazioni in apparenza semplici la cui efficacia è però condizionata, oltre che dalla loro corretta esecuzione, dal loro essere nel posto, nel momento e nel contesto giusto, cioè una volta di più dalla loro "pianificazione".
Ciò che a noi interessa all'interno del contesto "pronuncia" è infatti la decisione cosciente di far uso dei vari artifici, che deve determinare il loro inserimento consono al fine di conferire carattere e decisione ad ogni singola nota o sequenza che stiamo per eseguire, nel modo in cui noi e noi soltanto vogliamo che accada.


CREATIVITA' E PIANIFICAZIONE

Arrivati a Questo punto penso appaia abbastanza chiaro che riuscire a coordinare e prendere con un minimo di anticipo tutta una serie di decisioni sia un elemento imprescindibile per la buona riuscita dell'improvvisazione. E' anche lo scoglio principale che tutti coloro che si avvicinano a questa meravigliosa disciplina sono costretti a superare: prenderne il controllo non è cosa facile, certo, ma assolutamente possibile. La via per arrivarci non conosce scorciatoie e passa attraverso l'eliminazione progressiva degli impedimenti tecnici, sostituiti man mano da automatismi sempre più versatili e complessi: proprio per questo va affrontata per obiettivi graduali e raggiungibili, praticando prima sulle progressioni armoniche più semplici e passando poi a quelle più complesse con grande pazienza e costanza, assimilando mentalmente i suoni ed analizzando l'accentuazione ritmica, al fine di creare delle vere e proprie versioni mentali del brano sul quale andiamo ad improvvisare.
E' grazie a queste immagini mentali che potremo creare via via gli automatismi necessari e sempre più efficienti nel permettere di alleggerire il peso dei problemi teorici e del controllo dello strumento, spostando l'attenzione sempre più verso la scelta consapevole delle note e del modo nel quale vogliamo sentirle suonare.
E' soltanto grazie all'abitudine all'analisi ed alla pianificazione di entrambi questi ambiti che potremo organizzare i suoni a nostra disposizione in strutture di senso compiuto che a loro volta andranno a formare frasi e discorsi, composti da elementi che gradualmente andranno a formare il "nostro" linguaggio musicale, personale ed unico.

E' questa costruzione continua, fantasiosa ed estemporanea, che in fin dei conti fa la differenza tra l'eseguire a tempo delle note giustificate da relazioni scale-accordi-ritmo ed improvvisare.

Dobbiamo dunque cercare di far sì che nulla accada mai per caso, per inerzia oppure al di fuori del nostro controllo: dall'intervallo che la nota crea sull'accordo alla sua durata, dall'attacco che le imprimiamo con il plettro all'inflessione che le assegnamo fino al contesto nel quale la inseriamo, legandola a ciò che l'ha preceduta e a quel che la seguirà, tutto deve rispondere ad un criterio di pianificazione e volontarietà, governato esclusivamente dalla nostra creatività.
Soltanto in questo modo ogni nota può assumere il peso ed il significato che vogliamo che abbia e che comunichi a chi ascolta.
Certamente, pur tenendo sotto controllo tutto quello di cui abbiamo parlato non avremo mai la certezza che la nostra improvvisazione riesca sempre come vorremmo: l'errore è costantemente in agguato e più che evitato deve essere efficacemente "gestito"... una cosa che si impara a fare con l'esperienza!
Gli automatismi creati in questo graduale processo di crescita verranno in aiuto proprio in questi casi, presentando istantaneamente delle "vie di fuga" sicure e collaudate nelle quali dirottare momentaneamente le frasi mascherando l'effetto negativo dell'errore o addirittura incorporandolo e trasformandolo in una nuova idea da sviluppare nel chorus successivo!

Resta fondamentale credere fermamente nella possibilità di riuscire in questo processo di costruzione ed ogni volta che una meta è raggiunta prepararci a migliorare ancora decidendo di raggiungerne una più lontana.

Sperando che queste poche parole possano essere utili auguro a tutti buono studio, buona pronuncia e sopratutto tanto divertimento con l'improvvisazione!
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.


Moreno Viola

Adesso non posso leggerlo ma grazie mille Luvi e Vu per il bellissimo gesto.  :fan:
Chi semina vento, raccoglie tempesta.


Elliott

Questo è uno di quei contenuti che impreziosiscono e danno  ulteriore valore al ns forum.

Ringrazio Vu per l'idea e ringrazio Luca per l'immenso lavoro svolto.

Appena mi libero, leggerò con l'attenzione che merita  :fan: :thanks:

nihao65

 :inchino: :inchino:
Grande Luvi e grazie Vu x la splendida idea  :bravo2:

zap


Moreno Viola

Mamma mia cosa hai scritto...  :inchino:

Citazione di: luvi il 19 Maggio, 2020, 03:39 PM
Per questo è necessario liberare prima possibile la mente (e conseguentemente le mani) dalle gabbie geometriche create dalle diteggiature delle scale, lasciando le dita aperte ad intraprendere sulla tastiera qualsiasi percorso possibile avendo come unica bussola il "pensiero melodico", quelle idee cioè che nate dalla nostra mente, cercano di concretizzarsi una frazione di secondo dopo attraverso la voce dello strumento.

Questo credo sia il primissimo obiettivo che deve porsi chi studia ma soprattutto chi insegna.
Invece spesso ho l'impressione che, anche con la complicità della rete che ci rende tutti esperti, si trascurino concetti che dovrebbero essere fondamentali come quello che hai illustrato a favore di una schematizzazione che sembra la strada più facile ma in realtà si rivela quasi sempre un vicolo cieco.


Citazione di: luvi il 19 Maggio, 2020, 03:39 PM
Se ad esempio ci stiamo avvicinando ad un'accentuazione importante sul levare della battuta, se facciamo in modo che la frase "risolva" (cioè si concluda) su di esso anziché finire normalmente sul battere successivo sortiamo un effetto decisamente esaltante, che darà la sensazione che stiamo sempre un passo avanti a quel che sta per accadere nel brano.
Se il nostro scopo al momento è invece (anche solo temporaneamente) quello di dare un maggiore senso di continuità al discorso distogliendo volutamente l'attenzione da quell'accento (magari perché è troppo frequente e lo consideriamo ripetitivo), possiamo attuare una tattica opposta: facciamo iniziare la frase prima dell'accento e continuiamo a svilupparla in modo deciso portandola a compimento in una delle battute successive.

Mia figlia mi sta facendo odiare "Se Telefonando", ma cercando di andare dietro alla voce di Mina noto proprio che è quello che forse in maniera più spontaneamnete naturale, o meglio naturalmente spontanea, pratica un buon cantante, capace di colpirti oltre che per doti specificatamente teniche, anche e soprattutto per questa abilità di tenere alta la soglia di attenzione dell'ascoltatore con "trucchetti" di questo tipo.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.



luvi

Citazione di: Moreno Viola il 19 Maggio, 2020, 11:59 PM
Questo credo sia il primissimo obiettivo che deve porsi chi studia ma soprattutto chi insegna.
Invece spesso ho l'impressione che, anche con la complicità della rete che ci rende tutti esperti, si trascurino concetti che dovrebbero essere fondamentali come quello che hai illustrato a favore di una schematizzazione che sembra la strada più facile ma in realtà si rivela quasi sempre un vicolo cieco.

Più che colpa della rete è la moda del controllo esasperato della tecnica, spesso poi applicata del tutto a sproposito o in contrasto con il contenuto musicale, ad aver distolto l'attenzione dalla "sostanza" del linguaggio dell'improvvisazione e dalle vie, necessariamente lente e riflessive, che portano al suo graduale controllo.
Una scala o un pattern d'effetto studiati a memoria e portati all'esasperazione metronomica non sono di per sé "musica", ma soltanto suoni più o meno gradevoli... raccontare una storia (veloce o lenta che essa sia) è molto diverso e certamente più selettivo!
Per questo spuntano come funghi schiere infinite di ginnasti funambolici che fanno scorazzare le dita sulla tastiera a velocità curvatura, mentre i musicisti che lasciano davvero il segno continuano ad essere pochissimi (i soliti vecchi nostalgici direbbero "a causa di tutto ciò, sempre meno"...  :laughing:).

Citazione di: Moreno Viola il 19 Maggio, 2020, 11:59 PM
Mia figlia mi sta facendo odiare "Se Telefonando", ma cercando di andare dietro alla voce di Mina noto proprio che è quello che forse in maniera più spontaneamnete naturale, o meglio naturalmente spontanea, pratica un buon cantante, capace di colpirti oltre che per doti specificatamente teniche, anche e soprattutto per questa abilità di tenere alta la soglia di attenzione dell'ascoltatore con "trucchetti" di questo tipo.

Sicuramente...  :reallygood:
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Max Maz

Letto, riletto, copiato e stampato.

Grazie Luca.  :abbraccio:
Ancora oggi non capisco cosa siano esattamente la virtù e l'errore (FdA)


Bedrock

Vabbè questa non è roba da trangugiare velocemente in ufficio, ci vuole tempo e calma.
Torno appena ho il giusto tempo da dedicare a Luca  ::)

dr_balfa

Grazie Luca per tutto (anche se per leggerlo e capirlo mi ci vorrà un mesetto.... applicarlo spero ma visto lo scarso livello...), e grazie Vu per aver convinto Luca :D
Prima o poi imparerò a suonare....

luvi

Citazione di: dr_balfa il 20 Maggio, 2020, 01:45 PM
Grazie Luca per tutto (anche se per leggerlo e capirlo mi ci vorrà un mesetto.... applicarlo spero ma visto lo scarso livello...), e grazie Vu per aver convinto Luca :D

Ma va benissimo... con molta calma e a piccole dosi!  ::)
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Elliott

Ho deciso di leggere questo prezioso elemento, per capitoli. Passare al successivo solo quando i concetti di questo saranno interiorizzati e sarò in grado di applicarli.

Il primo punto "Approccio" rivela già i miei grossi limiti.
Sono elementi che ciascun insegnante che ho avuto, mi ha evidenziato ma io, ho sempre pensato che fosse cosa naturale...che bastasse tenereca mente. Niente di più sbagliato: serve esercizio fisico e soprattutto...tanto esercizio mentale.

Mi sto dedicando alla chitarra ritmica...una serie di brani. Su due/tre di essi, ci imporovviso il solo. Da quando ho assimilato la parte ritmica del brano, noto che trovo meno difficoltà a trovare delle frasi...brevi.

Si lo so, sembra bizzarro e forse lo è ma, il mio problema è proprio non riuscire a comporre frasi brevi.

Sono passato alla ritmica proprio perché ho notato di far fatica ad entrare nel groove del brano e penso che questa possa essere la porta di ingresso per un inetto. Forse, nella mia ignoranza, l'istinto mi ha suggerito la direzione in cui puntare. Lo spero, quantomeno



luvi

Citazione di: Elliott il 25 Maggio, 2020, 12:13 PM
Ho deciso di leggere questo prezioso elemento, per capitoli. Passare al successivo solo quando i concetti di questo saranno interiorizzati e sarò in grado di applicarli.

Il primo punto "Approccio" rivela già i miei grossi limiti.
Sono elementi che ciascun insegnante che ho avuto, mi ha evidenziato ma io, ho sempre pensato che fosse cosa naturale...che bastasse tenereca mente. Niente di più sbagliato: serve esercizio fisico e soprattutto...tanto esercizio mentale.

Mi sto dedicando alla chitarra ritmica...una serie di brani. Su due/tre di essi, ci imporovviso il solo. Da quando ho assimilato la parte ritmica del brano, noto che trovo meno difficoltà a trovare delle frasi...brevi.

Si lo so, sembra bizzarro e forse lo è ma, il mio problema è proprio non riuscire a comporre frasi brevi.

Sono passato alla ritmica proprio perché ho notato di far fatica ad entrare nel groove del brano e penso che questa possa essere la porta di ingresso per un inetto. Forse, nella mia ignoranza, l'istinto mi ha suggerito la direzione in cui puntare. Lo spero, quantomeno

Assolutamente, sì!  :reallygood:

La parte ritmica è di importanza fondamentale proprio perché da un lato ti porta a schematizzare mentalmente l'architettura degli accenti del brano, dall'altro ti fa mettere in orecchio le sonorità principali permettendoti di interiorizzare quell'andamento armonico che sarà poi preziosissimo per costruire frasi che si appoggino alle giuste sonorità. Saper accompagnare un brano è il primo passo per poterci improvvisare sopra più facilmente!  ::)
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

Elliott


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