Fender Telecaster Thinline: mini video recensione

[Max Maz]

 

[Grand Funk]

Il fatto che la Telecaster venga descritta spesso come una chitarra "difficile" dipende a mio parere essenzialmente da un fattore: il suo timbro sottile e cristallino (parliamo ovviamente della Tele classica con i due singlecoil Fender).
Non è in effetti uno strumento di facile gestione, specie selezionando il pickup al ponte: così estremo, sbilanciato, così orientato verso un sound crudo e tagliente.
Queste caratteristiche implicano che di base, se non si possiede un buon controllo del tocco della mano destra, si rischia di tirar fuori un suono sgraziato e sguaiato che non aiuta certo i principianti quanto quello più "vestito" e meno vetroso delle chitarre con humbuckers (poco importa che si tratti o meno di una Les Paul).

Per il resto, la Tele è una chitarra riuscitissima, non solo per l'eccellente sonorità che genera al manico, ma per il manico stesso: molto comodo e veloce, spesso scelto dai musicisti dei più diversi ambiti musicali proprio per le sue caratteristiche di grande suonabilità, superiore a quella della Strato e nonostante la scala lunga, che implica maggiore tensione sulle corde rispetto a quella adottata da Gibson per la Les Paul.

Il caso degli amplificatori ha parecchio in comune con le situazioni che ho appena descritto: sono quelli dal sound più trasparente ed esteso, meno caratterizzato e prevalentemente pulito ad essere più sensibili al tocco dell'esecutore e quindi a perdonare meno la sua eventuale inesperienza.
Più facile impressionare gli astanti con una Triple Rectifier a tutta birra che con una plettrata appena un po' decisa già impasta alla grande i power chords ed allunga a dismisura le note, per capirci, che non con una Plexi sul filo del crunch che per dare gusto ha bisogno di tanto "polso" e di tante diverse dinamiche ad ogni nota o accordo che si intenda suonare... 

[Santano]