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Rivendibilità Made In Italy

Aperto da BlackStrat, 11 Luglio, 2019, 10:47 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

BlackStrat

Citazione di: Elliott il 11 Luglio, 2019, 07:34 AM
Comunque, al di la della curiosità, con 80 euro in più si accede a pedali che hanno ben diversa rivendibilità. Cosa che, a queste cifre e per un pedale, non mi sento di sottovalutare

Parli del vibe di FormulaB?

Ti dico una cosa sottovoce, molto sottovoce prima che qualcuno si arrabbi: la smania di taluni di avere lo strumento musicale fatto in Italia non l'ho mai capita. Da che mondo è mondo, la storia della musica e degli strumenti musicali appartiene ai paesi anglofoni, e in parte al Giappone. Fanno eccezione Eko, che ha avuto una certa visibilità negli anni d'oro del rock, e Binson, per aver prodotto 1 strumento utilizzato da 1 famoso chitarrista. Per il resto è tutto a pannaggio dell'estero: Gibson, Fender, Vox, Boss, Ibanez, Schecter, Yamaha, Fulltone, ElectroHarmonix, MXR. Sono questi i nomi che hanno fatto la storia della musica.
Quindi questo hype verso i vari FormulaB, Laa Custom, BRBS, Mezzabarba, ecc... proprio non lo capisco.

Se avessi 250-300€ da spendere per un pedale, andrei su un pedale made in USA o in UK, ma mai e poi mai made in Italy. Che non aggiunge nulla di nuovo alle produzioni straniere, e il giorno che lo vuoi rivendere ti resta in mano per sempre.

luvi

Citazione di: BlackStrat il 11 Luglio, 2019, 10:47 AM
Ti dico una cosa sottovoce, molto sottovoce prima che qualcuno si arrabbi: la smania di taluni di avere lo strumento musicale fatto in Italia non l'ho mai capita. Da che mondo è mondo, la storia della musica e degli strumenti musicali appartiene ai paesi anglofoni, e in parte al Giappone. Fa eccezione Eko, che ha avuto una certa visibilità negli anni d'oro del rock, e Binson, per aver prodotto 1 strumento utilizzato da 1 famoso chitarrista. Per il resto è tutto a pannaggio dell'estero: Gibson, Fender, Vox, Boss, Ibanez, Schecter, Yamaha, Fulltone, ElectroHarmonix, MXR. Sono questi i nomi che hanno fatto la storia della musica.
Quindi questo hype verso i vari FormulaB, Laa Custom, BRBS, Mezzabarba, ecc... proprio non lo capisco.

Se avessi 250-300€ da spendere per un pedale, andrei su un pedale made in USA o in UK, ma mai e poi mai made in Italy. Che non aggiunge nulla di nuovo alle produzioni straniere, e il giorno che lo vuoi rivendere ti resta in mano per sempre.

Non si tratta di arrabbiarsi, ma semplicemente di smentire ciò che non risponde al vero!
Se non altro perché  i "geni di oltre oceano" erano in gran parte europei emigrati (molti, di recente, tra l'altro) e perché hanno attinto a piene mani da ciò che già esisteva prima di loro, inventando poco o nulla. Perfino la chitarra solidbody e il pickup magnetico erano già stati realizzati in Italia da Valentino Airoldi negli anni '20, ben prima che gli americani si rimpallassero la paternità delle rispettive invenzioni (tra l'altro tra un polacco e uno svizzero), contendendosi a vicenda un primato che in realtà era tra "secondi arrivati"!
In ogni caso nei team di progettazione formatisi dopo la seconda guerra mondiale c'erano ovunque validissimi ingegneri italiani, al punto che negli anni '60 Vox produceva direttamente in Italia con maestranze interamente locali.

Se c'è qualcuno che proprio non ha dato alcun contributo in questo campo per molti anni sono proprio i Giapponesi, che si sono limitati a realizzare copie (sia pure ben fatte) a prezzi più contenuti dei progetti altrui, così come fa gran parte dei produttori cinesi oggi.

I produttori americani sono quelli che hanno beneficiato di un mercato ampio e ricettivo che gli ha permesso in una congiutura a loro favorevole (gli stati europei facevano i conti con i disastri economici e sociali causati dalla guerra e in Italia eravamo con le famose "pezze al sedere"), di ingigantire in tempi brevi la loro dimensione, aiutati non poco dal fatto di essere la moneta e l'economia più forte del mondo.

Se c'è un popolo che non ha proprio nulla da invidiare agli americani in questo campo quanto a competenze, invece, siamo proprio noi e fa veramente tristezza, perdonami, che questa cosa sia oggi ampiamente riconosciuta negli USA e ancora messa in dubbio in Italia, per di più come se si stesse dispensando una "pillola di saggezza".

Mi sento di dire che proprio l'esterofilia e la smania di possesso di qualunque cosa senza veri presupposti di necessità (da cui l'ossessione per la rivendibilità) sono il nemico nr.1 dei prodotti italiani, non certamente la qualità.  :etvoila:

Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.


Elliott

Citazione di: luvi il 11 Luglio, 2019, 11:53 AM
la smania di possesso di qualunque cosa senza veri presupposti di necessità (da cui l'ossessione per la rivendibilità)

Traduzione in Italiano dell'acronimo G.A.S.  :D

Comunque è vero, quello della rivendibilità è parametro che condiziona in maniera determinata gran parte dei nostri acquisti. Anche se, per assurdo, proprio per le cose cui potrei fare tranquillamente a meno.

Ad oggi, l'acquisto più importante nel settore della musica (che a livello di spesa, da solo, supera di gran lunga tutto il resto messo insieme), l'ho fatto per un prodotto che non ha alcuna rivendibilità :)


BlackStrat

Luvi, credo tu abbia equivocato il significato del mio messaggio.

Quando parlavo di "arrabbiarsi" non mi riferivo a te, quanto ai tanti estimatori dei marchi italiani.
E non volevo neanche addentrarmi nella storia dei brevetti e delle invenzioni del mondo della chitarra.

Non mi riferivo ai nomi e cognomi dei progettisti, che ovviamente non conosco. Mi riferivo solamente ai brand, ai marchi, e per quanto nei team da te citati ci potessero essere ingegneri italiani (non lo metto in dubbio, mi fido), resta il fatto che i brand che hanno stretto il loro nome a quelli dei più famosi chitarristi e musicisti fossero quasi tutti stranieri.

Non si tratta di stabilire chi ha inventato per primo il pickup o il design solid-body. Mi fa piacere che la solid-body sia frutto di maestranze italiane, ma come mai tra le mani di Page, Hendrix, Blackmore, Clapton, c'è finita una Gibson e/o una Fender, e non una Airoldi Guitar?
Forse per lo stesso motivo per cui negli anni '80 Olivetti, dopo essere diventata uno dei maggiori produttori di computer, finì smembrata e cannibalizzata per colpa della grave crisi finanziaria in cui versava, lasciando il via libera agli americani di Apple e Microsoft, che tutt'oggi controllano il 100% del mercato dei personal computer?
O per lo stesso motivo per cui il telefono è stato inventato da Meucci, ma quello che col telefono ci ha fatto il grano a palate è stato Graham Bell, con la sua Bell Telephone Company, oggi acquisita da AT&T? Mentre Meucci, nel frattempo, apre una fabbrica di candele che fallisce, trasformata in fabbrica di birra (fallita anche quella), e infine apre una azienda per produrre il Telettrofono, che chiude i battenti nel giro di 1 anno.

E' la storia che si ripete: italiani popolo di poeti, santi, navigatori, e anche inventori, ma di pessimi uomini d'affari.

Guarda le foto dei live e delle session in studio, guarda cosa hanno in mano i big della chitarra, che pedali tengono ai loro piedi, e quali ampli si trovano alle loro spalle. Di italianità non c'è traccia. E queste non sono pillole di saggezza, sono fatti.

Mi spiace che l'hai presa sul personale, ma analizzare la realtà non significa sminuire la tua professionalità, sulla quale non ho mai avuto dubbi.

Ho citato i Giapponesi, perchè se parliamo di storia della chitarra e della musica non possiamo non citare due nomi come Boss e Roland, che tra pedali, amplificatori e sintetizzatori, hanno fatto man bassa su tutti i fronti. E Ibanez? L'azienda che ha prodotto il pedale più usato, venduto, copiato e modificato della storia? Senza contare le sue chitarre...



Chi ti scrive ha 4 pedali interamente italiani, 3 dei quali sono cloni a prezzi ragionevoli dei più quotati Cornish, e il 4° che è l'unico pedale del pianeta a riproporre un'esperienza Binson degna di tale nome senza portarsi dietro tutte le noie e le incognite di una apparecchiatura elettromeccanica vecchia di 60 anni. E l'ho preferito ad un pedale americano (Catalinbread) e ad uno croato (Dawner Prince).

Questo per dire che non boccio in toto il made in Italy e gli preferisco a prescindere i prodotti esteri, ma a patto che il made in Italy mi dia un valore aggiunto in termini o di qualità assoluta e manutenzione (Echosex2), oppure di prezzi: un clone del G2 o del P1 venduto a 140€ per me è una ghiotta occasione.
Ma cacciare 250€ per un vibe italiano che non suona meglio, anzi probabilmente peggio, di un Drybell o di un Fulltone o di un Aquavibe, o 200€ per un fuzz italiano assolutamente inascoltabile, permettimi, non mi pare una mossa molto furba.

Che la rivendibilità sia un problema secondario, prova a dirlo a quei due chitarristi che stanno tentando di vendere un Brunetti Vanilla Overdrive, uno dal 2012 e l'altro dal 2014.
Il fattore rivendibilità per me e per tanti altri è fondamentale, specie quando vedi certi pedali in vendita dai tempi del pleistocene. E non solo è questione di GAS, ma anche di mutati progetti musicali. Se suono da sempre Clapton, SRV e BB King, e un giorno finisco in un tributo ai Queen o agli AC/DC, di quell'overdrive ben suonante made in Italy non me ne faccio più nulla, mi servirà tutt'altro, e il problema rivendibilità lo sentirò fortissimo.

Se il nostro percorso musicale fosse dritto, rettilineo, prevedibile, la rivendibilità verrebbe a perdere di significato, ma visto che la vita è fatta di svolte, di cambi, di salite e di discese, bisogna anche mettere in conto che ciò che oggi è indispensabile, tra 2 anni potrebbe diventare superfluo.

luvi

Citazione di: BlackStrat il 11 Luglio, 2019, 01:01 PM
" la smania di taluni di avere lo strumento musicale fatto in Italia non l'ho mai capita. Da che mondo è mondo, la storia della musica e degli strumenti musicali appartiene ai paesi anglofoni, e in parte al Giappone.

Nulla di personale: la mia risposta parla del "made in Italy" del mercato musicale in genere, non è riferita a quel che faccio in particolare.

La mia risposta è diretta alle due frasi citate, il cui significato è ben differente da quello del discorso (molto più condivisibile) che hai fatto nell'ultimo intervento...

Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

guest2490

Mah...io penso che se il prodotto è davvero buono, nazionalità a parte, la rivendibilità non è poi questo problema insormontabile. Lo dico con cognizione di causa, avendo avuto e rivenduto senza troppi problemi sia pedali che ampli made in Italy. Qualche anno fa ho venduto 2 testate Masotti nel giro di un mese. Ovvio che se pretendi di vendere una testata che hai pagato nuova 2000 euro a 1700 puoi aspettare anche 20 anni[emoji6]

Elliott

Ho diviso perché la discussione diventa interessante e l'argomento è molto ampio.


guest2683

E' nella legge dei grandi numeri che si finisca per comprare principalmente strumentazione targata USA o Giappone, per questioni facilmente comprensibili.
A prescindere dalla questione della rivendibilità, andare a ricercare prodotti più particolari è cosa da esperti, da musicisti più navigati, da intenditori.
Il che non vuol dire che TUTTI gli esperti e gli intenditori facciano questo senza badare alla questione rivendibilità. Ma solitamente, dopo vent'anni di esperienza e tanti live sulle spalle, il musicista è più attirato da ciò che davvero gli occorre (fosse fatto anche in Lapponia) che dal fascino del marchio blasonato.
Sono infatti i musicisti più navigati che, ad esempio, si rivolgono al liutaio per farsi costruire uno strumento con delle specifiche molto precise senza farsi abbagliare da altri fattori o vadano ad acquistare uno strumento, rivendibile o meno, che abbia attirato il loro interesse.

Io, ad esempio, sono ancora dietro a strumenti di una certa fama (quasi tutto USA) badando molto alla questione rivendibilità (e alla questione del consolidato expertise americano), sebbene io non abbia intenzione di vendere proprio nulla. Ma ovviamente verrà un momento in cui inizirerò a soddisfare curiosità più di nicchia, ad esempio le chitarre francesi Vigier, i bassi tedeschi Warwick o qualche ampli italiano o inglese, oltre al mio già italianissimo Brunetti.

BlackStrat

Altro da aspetto da considerare quando si parla di rivendibilità è che, specie da Roma in giù, i negozi di musica scarseggiano, e quei pochi che ci sono hanno soltanto i marchi commerciali: Boss, EHX, MXR, Ibanez. Qualcuno si spinge fino a qualcosa di un pelo più particolare tipo Way Huge (una costola di Dunlop), ma per il resto c'è una desolazione e una tristezza infinita.
Metteteci pure che in certi casi i negozianti sono degli psicopatici scontrosi e gli strumenti esposti neanche te li fanno provare perchè glieli rovini...

In un mondo ideale ognuno di noi, da nord a sud, dovrebbe avere almeno 1-2 negozi a non più di 1h di distanza da casa dove può trovare un vastissimo assortimento di prodotti. Purtroppo la realtà è altra.
In casi del genere, l'unico modo per trovare il pedale della vita o la chitarra che ti fa venire gli occhi a cuoricino, è affidarsi all'acquisto online, che a volte può andar bene, altre meno.
Non è questione di GAS o di esterofilia o di sistema di valori distorto: è questione che manca una capillare rete di vendita estesa a tutto il territorio nazionale.
Se avessi un negozio che mi dà modo di provare con mano 10 vibe diversi, il fattore rivendibilità passerebbe in secondo piano.
Purtroppo negozi del genere sono riservati solo a USA e UK, dove entri da GuitarCenter o da Andertons e ti si apre un universo.

Citazione di: juanka78 il 11 Luglio, 2019, 01:48 PM
Mah...io penso che se il prodotto è davvero buono, nazionalità a parte, la rivendibilità non è poi questo problema insormontabile. Lo dico con cognizione di causa, avendo avuto e rivenduto senza troppi problemi sia pedali che ampli made in Italy. Qualche anno fa ho venduto 2 testate Masotti nel giro di un mese. Ovvio che se pretendi di vendere una testata che hai pagato nuova 2000 euro a 1700 puoi aspettare anche 20 anni[emoji6]

Dipende anche da dove lo vendi.
Ci sono certi forum dove se metti in vendita qualcosa te la tirano via dalle mani in pochi giorni. E' il caso dei pedalini di Dav9Rock, famoso DIYer italiano che una decina di anni fa realizzava dei pedalini ispirati ai Cornish. Ma perchè all'interno del forum godevano di popolarità, la loro qualità era riconosciuta, e tutti i membri del forum cercavano quei suoni lì. A quel punto è come gettare l'amo dentro una bacinella piena di pesci famelici.


Ma in questa nazione fatta di scambisti, affaristi, cacciatori seriali di foto, accattoni a cui viene il braccino corto quando devono spendere 2 lire per uno strumento musicale ma poi girano con 4 iphone e altrettanti ipad da 1200€ cadauno per sè e per tutta la famiglia, vendere un qualunque strumento musicale, anche di marca, è un'impresa. Ti passa la voglia.
Io ad esempio ho in vendita il TC Alter Ego da gennaio, ma a parte i soliti
Ciao scambi con qualche mio pedale?
Ciao se cambi idea sullo scambio dai un occhio alla mia bacheca
Ciao scambi?


(tutti messaggi reali ricevuti in questi mesi) non ho trovato altro, tanto che sto pensando seriamente di alzare bandiera bianca. Lo tengo e lo uso come muletto.

nihao65

Citazione di: BlackStrat il 11 Luglio, 2019, 03:31 PM


In un mondo ideale ognuno di noi, da nord a sud, dovrebbe avere almeno 1-2 negozi a non più di 1h di distanza da casa dove può trovare un vastissimo assortimento di prodotti. Purtroppo la realtà è altra.
In casi del genere, l'unico modo per trovare il pedale della vita o la chitarra che ti fa venire gli occhi a cuoricino, è affidarsi all'acquisto online, che a volte può andar bene, altre meno.
Non è questione di GAS o di esterofilia o di sistema di valori distorto: è questione che manca una capillare rete di vendita estesa a tutto il territorio nazionale.
Se avessi un negozio che mi dà modo di provare con mano 10 vibe diversi, il fattore rivendibilità passerebbe in secondo piano.
Purtroppo negozi del genere sono riservati solo a USA e UK, dove entri da GuitarCenter o da Andertons e ti si apre un universo.

vallo a dire a tutti quei negozi/attività medio piccole che hanno chiuso bottega perchè la gente entrava, provava uno strumento e poi andava a comprarlo on line su qualche noto sito perchè più economico.

Elliott

Citazione di: JourneyMan il 11 Luglio, 2019, 03:19 PM
E' nella legge dei grandi numeri che si finisca per comprare principalmente strumentazione targata USA o Giappone, per questioni facilmente comprensibili.

Questo potrebbe essere vero finché ci si continua a dimenticare delle chitarre classiche

Grand Funk

Nella mia ormai lunga carrirera di chitarrista ho venduto poche chitarre ( due Epiphone, una Kramer, una Eko, una Blade thinline, e un mese fà la Gibson Les Paul ) ebbene, sono pentito solo di aver venduto la EKO....  :cry2: eppure l' ho venduta ( anno 1992 ) per comprare la Blade R4-H ( che ancora posseggo ) ma sono molto pentito di averlo fatto, pochi giorni fà ho ripensato quella chitarra, e nuovamente ho rimpianto quella vendita..... era una EKO tutta in acero e mogano, stile strato, con due humbucker Magnetics attivi ( made in Italy ) meccaniche gold e capotasto in ottone, l' ho rivenduta molto bene, praticamente quanto l'ho pagata io in negozio ( 500,000 mila lire, mi sembra..... ) mannaggia a me.....  :wall:

Comunque Jimmy Page ha usato una EKO ranger 12 corde, per suonare una delle loro canzoni più belle " Stairway To Heaven " e sembra che anche Jimmi Hendrix l'abbia fatto.....

nearest chase bank to me now


https://www.rockit.it/intervista/eko-chitarre-produzione-italia-massimo-varini

BlackStrat

Citazione di: nihao65 il 11 Luglio, 2019, 03:52 PM
Citazione di: BlackStrat il 11 Luglio, 2019, 03:31 PM


In un mondo ideale ognuno di noi, da nord a sud, dovrebbe avere almeno 1-2 negozi a non più di 1h di distanza da casa dove può trovare un vastissimo assortimento di prodotti. Purtroppo la realtà è altra.
In casi del genere, l'unico modo per trovare il pedale della vita o la chitarra che ti fa venire gli occhi a cuoricino, è affidarsi all'acquisto online, che a volte può andar bene, altre meno.
Non è questione di GAS o di esterofilia o di sistema di valori distorto: è questione che manca una capillare rete di vendita estesa a tutto il territorio nazionale.
Se avessi un negozio che mi dà modo di provare con mano 10 vibe diversi, il fattore rivendibilità passerebbe in secondo piano.
Purtroppo negozi del genere sono riservati solo a USA e UK, dove entri da GuitarCenter o da Andertons e ti si apre un universo.

vallo a dire a tutti quei negozi/attività medio piccole che hanno chiuso bottega perchè la gente entrava, provava uno strumento e poi andava a comprarlo on line su qualche noto sito perchè più economico.

Io per comprare la mia prima Stratocaster ho fatto 2h di strada e ho pagato 100€ in più del prezzo che avrei trovato sul web, ma la chitarra come sai è un prodotto soggetto a talmente tante variabili, che 2 chitarre dello stesso modello non escono mai uguali. Aggiungici la cortesia del negoziante nel farmi provare a lungo svariate chitarre su svariati ampli, aggiungici che mi ha regolato l'action davanti ai miei occhi (e da allora non l'ho più cambiata perchè va benissimo), per cui mi posso ritenere complessivamente soddisfatto dell'esperienza e lieto di aver pagato quei 100€ in più.

Ma su un pedale o un ampli, un discorso del genere viene a cadere perchè è un prodotto più di massa, e perchè non ci finiranno sopra le mie mani.
Io un paio di anni fa dovevo mettere dei climatizzatori. Sai che preventivi ho ricevuto?
Un negozio delle mie parti mi proponeva dei dual split Hisense ultimissimo modello con gas R32 a 1400€. Lo stesso negozio mi proponeva i Daikin dual, sempre R32, a 2500€.
Un negozio in città mi ha fatto un preventivo per dei clima cinesi (Gree) a 1800€ per ogni dual-split.
Il preventivo più basso che sono riuscito a strappare per un dual split Daikin fu di 1750€ (prezzo di favore, tra l'altro).
Come è finita? Dual-split Daikin con gas R32 a 1330€ presi online da un grosso negozio di Milano specializzato in impianti di riscaldamento e climatizzazione.

La valorizzazione della piccola attività locale avviene se mi stacca un prezzo tutto sommato concorrenziale e mi dà un valore aggiunto (il negozio dove ho comprato la Strato). Se mi prende per il collo con un rincaro del +100%, o se al prezzo di un prodotto premium mi dà l'equivalente cinese, guardo altrove.

Se il vibe da 250€ il negozio sotto casa me lo fa pagare 500€, permettimi, al negoziante gli stringo la mano e me lo prendo da Thomann.
Non posso togliermi il pane dalla bocca per far sopravvivere la piccola attività locale. Regole del libero mercato.




Senza contare che spesso questi negozi lavorano in modo approssimativo e poco professionale. Quando presi il mio primo testata-cassa valvolare, lo ordinai in un negozio della mia città perchè ai tempi non mi fidavo dell'acquisto online. Sai come è finita? Ho aspettato 4 mesi, la testata era ok, ma la cassa era diversa da quella ordinata. Per l'incompetenza del commesso che al momento di riempire il modulo d'ordine ha sbagliato a trascrivere un codice, mi è arrivato un altro modello con cono da 10" anzichè da 12" ed era così piccola che la testata poggiata sopra, barcollava. A rischio di finire sfracellata per terra...
Alla fine la cassa l'ho ordinata online da un negozio di Milano, tempo di attesa 4 giorni (non 4 mesi!!), prodotto corrispondente a quanto ordinato, nuovissimo e senza difetti.
Lo stesso negozio che, tra l'altro, nemmeno le chitarre faceva provare perchè secondo loro si rovinavano e diventavano usate, infatti pur avendo una discreta esposizione di chitarre, la mia prima elettrica l'ho dovuta prendere altrove, dove c'erano si e no 20 modelli esposti, ma almeno potevi metterci le dita sopra e capire cosa stavi andando a comprare.
Lo store ufficiale Roland, l'unico della mia città e probabilmente dell'intera regione, è da diversi anni che ha chiusi i battenti e al suo posto hanno aperto un ristorante. Anche lì la cortesia non era affatto di casa. Ti facevano provare le chitarra quasi per miracolo.
Per questo finii a 140Km da casa per prendere la Stratocaster: un negozio in zona che desse modo di provare svariati modelli senza drammi e musi lunghi, non esisteva.


Moreno Viola

Mi è rimasta impressa l'opinione di un amico tedesco (ne conosco diversi con cui lavoro quotidianamente) che grossomodo diceva che gli italiani sono persone di talento in tutti i campi, ma i primi a non crederci siamo proprio noi.
Alcune cose lette qui, mi fanno pensare che abbia ragione.  ;D
Chi semina vento, raccoglie tempesta.


luvi

Citazione di: Moreno Viola il 11 Luglio, 2019, 08:24 PM
Mi è rimasta impressa l'opinione di un amico tedesco (ne conosco diversi con cui lavoro quotidianamente) che grossomodo diceva che gli italiani sono persone di talento in tutti i campi, ma i primi a non crederci siamo proprio noi.
Alcune cose lette qui, mi fanno pensare che abbia ragione.  ;D

E' esattamente quel che intendevo! Alimentare certi pregiudizi fa sì che i primi nemici della nostra economia siamo proprio noi stessi!

Parecchi colleghi hanno deciso in questi anni di smettere di investire sul mercato nazionale e si sono mossi sui pur più diffiicili e concorrenziali territori dei mercati esteri, incontrando molta più considerazione ed apprezzamento per la loro professionalità e per la qualità dei loro prodotti di quanta ne abbiano mai riscontrata in patria, dove peraltro i numeri sono sempre esigui... e questo è molto triste.
Non sempre la realtà dei fatti è affascinante, ma cercare di ignorarla è poco saggio.

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