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Cose più grandi di voi

Aperto da Vu-meter, 17 Febbraio, 2020, 05:13 PM

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Vu-meter

Sentite di aver mai fatto cose più grandi di voi ? Non intendo musicalmente, anzi: lavorativamente, in famiglia o altre applicazioni.

Qualcosa che sapete o sapevate di NON poter assolutamente fare perchè del tutto al di fuori dalle vostre conoscenze, innate qualità, passioni.
Qualcosa di davvero distante dalla vostra persona.
Qualcosa "più grande di voi".

Come avete affrontato la cosa ? Sentite di "aver vinto" o "aver perso" ?

Ditemi, che sono tutt'orecchi, visto che sono sul baratro di una cosa simile.
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Max Maz

Citazione di: Vu-meter il 17 Febbraio, 2020, 05:13 PM
Sentite di aver mai fatto cose più grandi di voi ? Non intendo musicalmente, anzi: lavorativamente, in famiglia o altre applicazioni.

Qualcosa che sapete o sapevate di NON poter assolutamente fare perchè del tutto al di fuori dalle vostre conoscenze, innate qualità, passioni.
Qualcosa di davvero distante dalla vostra persona.
Qualcosa "più grande di voi".

Come avete affrontato la cosa ? Sentite di "aver vinto" o "aver perso" ?

Ditemi, che sono tutt'orecchi, visto che sono sul baratro di una cosa simile.

Ogni volta si fa di necessità virtù e, se pur mettendocela tutta, non riesco a risolvere ..... tristemente .... cerco di fare pace con me stesso.
Ancora oggi non capisco cosa siano esattamente la virtù e l'errore (FdA)



robland

Sì, troppe volte.
Nel sociale, sul lavoro, nella vita privata e anche nelle relazioni uomo-donna.
Questo perché ho un carattere che "gioca" al rilancio. Se ho raggiunto una meta, me la godo un po', poi passo alla prossima, più elevata. Non per insoddisfazione, per noia o altro, ma perché voglio sempre capire fino a dove si può arrivare e perché credo in certe cose.

Ed è incredibile perché so che in fondo sono un tipo anche da piccole cose (infatti un'amica mi aveva regalato il libro Il Piccolo Isolazionista), quindi so accontentarmi anche di niente.

Com'è andata? Facendo un bilancio, direi benissimo, perché sono tignoso in alcune cose e posso sopportare i sacrifici, essere iperflessibile, persino mutare la mia natura per medi periodi. Il bilancio è positivo, ma non mancano le eccezioni: qualche volta ho sbattuto il sedere per terra molto forte, altre volte ho preso a testate il muro (metaforicamente) e il muro non s'è rotto ma mi sono fatto male io. Altre volte ho chiesto troppo a me stesso oppure ho avuto troppo fiducia in me stesso e non avevo calcolato altri fattori. Per lo più, però, sono state battute d'arresto temporanee. Poi mi sono ripreso e ho ripreso.

In teoria dico sempre che non bisogna fare cose al di fuori della propria natura, perché possono avere un prezzo molto alto dopo, in misura e in modo inaspettati. Uscire dalla propria confort zone è un rischio. Ma in realtà è difficile, perché finché non ci si applica, non si capisce quale sia davvero la nostra natura e le nostre reali potenzialità.

Avere un buon paracadute è sempre una buona cosa.
Con l'età sto diventando più prudente. Mi rendo davvero conto di quanto non mi serva davvero niente, eccetto la salute, per star bene. Forse è perché sono fifone e non ce la faccio più a forzare le cose? L'otium letterario mi sa che è la mia vera natura.  :laughing:

Elliott

Tante ma in primis, ho lasciato un lavoro per crearne uno tutto mio. Senza capitali, esperienza e angeli custodi. Ho raggiunto un livello che non mi aspettavo ed il tutto si è fatto molto più grande del previsto. Non è finita come speravo ma penso di aver vinto perché da quella esperienza, ho riposizionato i confini delle ansie e delle preoccupazioni. Le ho spostate molto in la, e questo mi ha permesso di ripartire dando il giusto peso alle cose del quotidiano ed arrivare, dove sono adesso.
Quando affronti un baratro, tutto ciò che sta di qua, non ti fa più paura. La difficoltà più grande, segna il confine. Per questo a me una banca non fa paura mentre a qualcun altro, basta una missiva per entrare in crisi.


Pasquino

Di più grande no, di molto diverso dalle mie corde si, ho fatto l'impiegato contabile in una multinazionale per quasi 10 anni, e ne sono uscito a pezzi, ho mentito a me stesso per anni, poi la vita mi ha fatto pagare il conto.
E il conto lo sto pagando tuttora, che a lavoro sto bene, ma nella vita privata si va verso la catastrofe, ad occhi aperti...
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra. (Amico Fragile - F. De Andrè)

robland

Citazione di: Pasquino il 17 Febbraio, 2020, 07:46 PM
Di più grande no, di molto diverso dalle mie corde si, ho fatto l'impiegato contabile in una multinazionale per quasi 10 anni, e ne sono uscito a pezzi, ho mentito a me stesso per anni, poi la vita mi ha fatto pagare il conto.
E il conto lo sto pagando tuttora, che a lavoro sto bene, ma nella vita privata si va verso la catastrofe, ad occhi aperti...

È inevitabile?

Pasquino

Si, lo è. È tutto molto complicato, ma alla fine sarà facile
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra. (Amico Fragile - F. De Andrè)


robland

Mannaggia le multinazionali. Se stessero a casa loro, poi queste cose non succederebbero.  ;D  :abbraccio:
Io invece non ho ancora capito completamente la natura del mio lavoro e di conseguenza nemmeno la mia. C'è qualcosa di autolesionistico in tutto ciò.
:facepalm2:

Non sono né carne né pesce.
Devo essere un terzo di pesce, un terzo di carne, un terzo... vegetariano. Il restante 1% insondabile.

Santi

Mi è capitato diverse volte e ci sono dentro in pieno, Vu.

Due volte ho lasciato un cammino tranquillo e sicuro (anche se nella vita non esiste nulla di sicuro e immutabile, nel bene e nel male) e mi sono buttato in una cosa più grande di me.

Una volta ho mollato il lavoro per cui avevo studiato e faticato anni per fare altro. È stato doloroso accettare di aver impostato la tua vita per una cosa per cui non eri fatto, benché fossi anche bravo a farla.
Comunque il tentativo di fare altro è andato male, quindi mi sono rifugiato in un lavoro "sicuro".

Ci ho riprovato dopo qualche anno. Tuttavia, malgrado i sacrifici, sono finito nuovamente in un vicolo cieco e quindi sono tornato a fare un lavoro in azienda.

A settembre ho di nuovo mollato tutto e mi sono ributtato in una cosa più grande di me, per l'ennesima volta.
È ancora presto per fare un bilancio, forse tra un anno inizierò a capire se avrò nuovamente "fallito" o se sarò sulla strada giusta.

Se andrà male probabilmente ripeterò il ciclo, finché non riuscirò a realizzarmi come persona, cosa che al momento (lo dico con molta sincerità) sento si non aver raggiunto.
Oppure...mi trasformeró nella persona che Manuel Agnelli descrive nel brano "Padania", ossia uno che ha passato la vita a lottare in modo così intenso da aver, a un certo punto, dimenticato il motivo per cui stia lottando.

Sono onesto: gli anni passano e, se le prime due volte sono riuscito a rialzarmi nonostante le batoste, a sto giro cadere mi peserebbe di più. Tutto questo provare e riprovare ha un prezzo, cioè che non sto costruendo nulla di professionalmente spendibile. Solo una giustapposizione delle più disparate esperienze.

Tuttavia non riesco a non farlo. La stabilità, il "posto fisso" ecc. non sono cose per me o, rectius, non mi bastano. Io cerco il mio "ikigai".

Speriamo che questa sia la volta buona.
Ti saprò dire ::)

Capisco cosa dici Robald. La mia penultima esperienza lavorativa fu in una grossa multinazionale straniera (oggi in forte crisi) e scappai prima che la mia sanità mentale ne venisse compromessa. Durai 4 anni.
Eppure ci sono colleghi che dopo 15 anni ancora ci lavorano. Provo un misto di ammirazione e incredulità per persone così, perché io sarei completamente impazzito a rimanere oltre. Forse la mia tempra è minore, forse ci sono persone più predisposte a quel tipo di vita e altre più portate ad altro. Chi lo sa.

PS: Padania, una delle mie canzoni preferite.

Afterhours - Padania - YouTube

Pasquino

Santi, abbiamo fatto un percorso simile, per dirla con Pasolini, siamo afflitti da disperata vitalità.
Io ho cambiato un lavoro sicuro dopo aver avuto una bimba, ho pensato: che esempio darei a rassegnarmi alla mediocrità?
Non fa per me, per cui ben vengano le scalate e anche le cadute rovinose, la vita va spolpata, "per non scoprire in punto di morte, di non aver vissuto" (Thoreau)
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra. (Amico Fragile - F. De Andrè)

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