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Don Felder "Heaven and Hell. La mia vita negli Eagles 1974-2001)

Aperto da robland, 19 Novembre, 2023, 09:58 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

robland

Don Felder (Eagles 1974-2001)

Più o meno era il 1961 e Don aveva grosso modo quattordici anni.

"Il mio nuovo impiego fu presso il nuovo negozio di musica in città. Era l'unico posto dove potevo comprare le corde per la chitarra. Di proprietà del vecchio Lipham e di suo foglio Buster, questo nuovo negozio era rivoluzionario per Gainesville (entroterra della Florida). In vista non c'erano sassofoni, tromboni o pianoforti, ma solo chitarre e spartiti. Era davvero il simbolo della nuova era del rock.
Un giorno ci passai davanti, mi bloccai e iniziai a fissare la vetrina. Lì, come se stesse ad aspettare me, c'era una Fender Stratocaster, proprio come quella che suonava Buddy Holly. Proprio di fronte ai miei occhi. A Gainesville. Era piuttosto malconcia e c'era da farci qualche lavoretto ma era in vendita e, semplicemente, dovevo averla. Entrai e iniziai ad aggirarmi nel negozio finché il signor Lipham finalmente si avvicinò.
"Posso aiutarti, figliolo?" Mi chiese, uno sguardo divertito sul suo volto.
"Vorrei comprare la Fender Stratocaster in vetrina" dissi tutto d'un fiato. "Ho una Fender Musicmaker da permutare, nella sua custodia originale, e al momento non ho soldi, ma potrei pagarle qualcosa ogni settimana".
Il signor Lipham si grattò il mento e mi guardò dall'alto in basso. "Sai suonare?" mi chiese, sospettoso.
"Sì, signore" replicai con fiducia.
"Fammi vedere" rispose, prendendo una chitarra usata. Misi la cinghia intorno al collo e gli diedi un esempio del mio repertorio in rapida espansione.
"Hmmm. Che ne dici di pagarmi con rate di dieci dollari al mese?" Mi chiese. Vedendomi esitare aggiunse: "Potresti lavorare qui quando puoi, accordare e pulire le chitarre, riordinare e mostrare alla gente come suonare. Ti pago un dollaro e mezzo a ora".
"Certamente". Ero raggiante ed entro un'ora ero nella mia stanza a strapazzare quella vecchia Stratocaster.
Il mio impiego al negozio presto si ampliò e diventai un insegnante di musica. Il signor Lipham mi raccomandava ad alcuni dei suoi clienti e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai ad insegnare a dei mocciosi di dieci anni che piangevano tutto il tempo perché le dita facevano male e perché si illudevano di suonare come Elvis un minuto dopo aver imbracciato la chitarra che i loro genitori gli avevano comprato.
Ma uno dei miei studenti sembrava davvero promettente. Era tre anni più piccolo di me, magrolino, denti sporgenti e aveva un'orribile chitarra. Andai a dargli lezioni a casa. Aveva un microfono e cantava a squarciagola, nel soggiorno, cantando e suonando per quello che poteva. Ero davvero impressionato.
Si chiamava Tom(my) Petty.
Ricordo che un giorno gli dissi che avrebbe anche potuto farcela."

Santano

Stupendo racconto, chissà quanti hanno iniziato più o meno in questo modo


Vu-meter

Racconto interessante che ci mostra quanto diverso fosse il mondo ... oggi cose del genere non possono più accadere.
"Chi è lento all'ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città." Proverbi 16:32
"La lingua mite può rompere un osso." Proverbi 25:15



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robland

Poi vi riporto anche un'altra esperienza di altro artista, ancora più unica.
Comunque quello che oggi cambia è la progressiva scomparsa dei negozi di musica. In fondo anche chi non è cresciuto negli anni sessanta ma negli ottanta e novanta ha vissuto l'atmosfera dei negozi, la gente particolare che li popola (è in un negozio che ho scoperto che esistevano i bicordi col basso e mi sa anche lo slap). Chissà se in futuro questo non sarà più possibile. Pare così.
Una cosa non è cambiato affatto: la Stratocaster.  :lol:
Sono settant'anni e sembra disegnata ieri. Un colpo di genio. Soprattutto perché l'ha disegnata moderna prima ancora che fosse stata inventata la musica moderna.

Donatello Nahi

Grazie Rob... veramente interessante... storia d'altri tempi.

robland

Questo era il brano con cui i cinque membri degli Eagles si riscaldavano prima di salire sul palco e con cui poi aprivano i concerti già nel '74-75 cantando tutti e cinque all'unisono.


robland



Finito il libro. Che lettura amara e triste. Forse la biografia musicale più triste che abbia letto, anche se ovviamente non mancano tantissimi momenti di forte entusiasmo ed esaltazione (basti pensare al premio ricevuto alla fine del secolo scorso per l'album che ha venduto più copie in tutto il XX secolo).
Felder racconta la terribile atmosfera che si viveva negli Eagles, dove spadroneggiavano Henley e Frey, portando tutti coloro che non erano d'accordo a lasciare la band facendo anche in modo che fossero dimenticati e possibilmente che non ricevessero più soldi legati ai diritti.
Sarebbe davvero troppo lungo citare le decine e decine di episodi narrati, ad esempio l'invidia che Felder provava per gli amici musicisti che invece conducevano una vita in armonia ed amicizia all'interno delle loro band, in confronto all'atmosfera tossica che si viveva negli Eagles e che poi nel 2001 avrebbe condotto alla sua defenestrazione.
Troppo lungo e quindi salto.
Emerge, in tutto questo, la splendida figura di Bernie Leadon, uno dei fondatori degli Eagles, polistrumentista, anima country della band e il primo ad essere costretto a mollare dai due Gods (come venivano chiamati dall'entourage Henley e Frey), ma che non perderà mai l'entusiasmo per la musica, la sua libertà e il suo stile di vita.

Del resto Felder non si fa scrupolo di raccontare anche tutte le proprie debolezze e limiti, in modo molto disarmante e persino umiliante.
Che disdetta far parte di una delle band di maggior successo della storia e condurre una vita di delusioni, causa di disturbi e frustrazioni, diventando praticamente niente più di un gregario di lusso.


Vu-meter

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Santano

Joe Walsh, l'unico che a simpatia mi ispirava, come l'ha vissuta, sempre che nel libro se ne parli?

robland

Citazione di: Santano il 24 Gennaio, 2024, 10:16 AMJoe Walsh, l'unico che a simpatia mi ispirava, come l'ha vissuta, sempre che nel libro se ne parli?

Innanzitutto avviso che chiunque voglia mantenere un'immagine idealizzata degli Eagles e di tutti i loro componenti farà bene a non leggere questi miei commenti.
E si tenga conto che questa è la campana di Don Felder (anche se a me sembra equilibrata, perché poi la "fama" di Don Henley è piuttosto nota), che ha scritto il libro in un momento in cui era in causa con gli Eagles.

Risposta breve: Joe Walsh è, secondo Felder, un'anima semplice ma disposta al compromesso fino all'ultimo, anche a costo di troncare di netto l'amicizia con chi ha più legato nella band.

Risposta lunga:
Joe Walsh entra nella band proprio dopo l'uscita di Leadon (quasi obbligata, perché non disposto ad accettare compromessi e a farsi umiliare) per rafforzare la nuova linea "politica" degli Eagles di mollare l'impronta country e puntare più sul rock.
Walsh era fino a quel momento un musicista solista con un discreto successo e molto apprezzato come chitarrista. A dire di Felder, Walsh era davvero felice di entrare negli Eagles perché le incombenze e i problemi derivanti dal condurre un'attività in proprio erano davvero fastidiose rispetto all'essere parte di una band la cui gestione era sostanzialmente affidata ad altri, ossia Henley (batterista, cantante e autore) e Frey (chitarrista per lo più ritmico, cantante e autore).

Walsh entra e sostanzialmente si associa allo stile di vita della band (tonnellate di cocaina, alcool e carovane di donne), lasciandosi andare anche a qualche eccesso di troppo, tipo aprire le pareti delle stanze d'albergo con una sega elettrica soprattutto nei momenti di maggiore frustrazione.
A parte gli eccessi, Felder racconta di aver trovato subito in Walsh un nuovo compagno dopo l'uscita di Leadon e poi anche del bassista Meisner, altra anima sacrificata dall'ego del duo tirannico. Diventano amici e complici e si divertono a duettare, scambiandosi assoli nei brani e passando il tempo in allegria, per non farsi asfissiare dall'aria irrespirabile creato dal duo che comanda.

Col tempo però per Felder diventa sempre più insostenibile accettare nuovi e più umilianti compromessi, sempre più sminuenti, e - Felder non lo nasconde - anche dover accettare quote di denaro sempre più basse e mai spiegate (Felder racconta di non aver nemmeno mai potuto dare un'occhiata alla contabilità della sua band, con un manager che avrebbe dovuto rappresentarlo ma che nella realtà agiva solo nell'interesse di tenere in vita la band, la gallina dalle uova d'oro).

Questo fino al 2001, quando Felder inizia a mobilitare gli avvocati per vederci finalmente chiaro nella gestione manageriale. A quel punto viene cacciato. Felder pur di rientrare è pronto ad umiliarsi e ad accettare tutto (lo ammette candidamente) pur non di perdere il posto negli Eagles (qui c'è una certa contraddizione nel racconto), ma ormai è fuori. Decide così di ribellarsi finalmente contro quel meccanismo e fa causa. Cerca la complicità di Walsh (finalmente recuperato dopo anni di dipendenza dall'alcol che lo aveva ridotto malissimo) e del bassista, ma entrambi - a detta di Felder - sono più che disponibili a continuare la pratica di accettare l'assegno concesso lasciando che tutto fosse deciso dalle due star del gruppo.
Da quel momento cessa ogni contatto tra Walsh e Felder, con quest'ultimo deluso per aver perso un amico che pur di restare dentro la band gli nega ogni contatto.

Quindi in definitiva Walsh appare dal racconto come un buono ma debole.

Santano

Beh, più o meno mi aspettavo quanto letto. Anche la parte legata al periodo della droga ogni tanto saltava fuori sui giornali. Ero curioso del rapporto a due, Felder/Walsh

robland

Dimenticavo di riportare almeno un dettaglio non da poco a favore di Henley, autore dal talento smisurato ma con un terribile carattere.
Quando Felder portò nella band il riff di Hotel California, fu ben accolto dai due autori principali (a posteriori diremmo: ovviamente). Si lavorò sul ritmo, perché non si sapeva come renderlo. E poi Felder lavorò sull'assolo pensandolo in modo che potesse duettare con Walsh. Ma alla fine il brano venne davvero lungo per gli standard del mainstream.
Felder racconta che la regola tassativa per le band che volevano andare nelle radio commerciali e quindi fare soldi e accrescere la popolarità era quella di non superare mai i 4 minuti (in realtà anche meno, qualcosa tre minuti e mezzo).
Felder era anche già pronto ad accettare il compromesso e a tagliare, perché quella era la norma imposta alle band che vivevano in quel tipo di mercato. Fu Henley a imporsi e a dire che il brano andava pubblicato così com'era, con gli assoli lunghi, prendere o lasciare.

A posteriori può sembrare ovvio che sia andata così. Ma allora non avevano alcuna idea che il brano sarebbe diventato il successo che oggi conosciamo (per la cronaca, l'album più venduto del XX secolo è una raccolta degli Eagles in cui non c'è Hotel California, perché è precedente). Fu Henley a ritenere che quel brano assolutamente non andava tagliato.
Poteva avere un carattere terrificante ma a quanto pare di hit se ne intendeva. E anche come solista ha sfornato successi su successi. Ad esempio:


Chi c'è alla chitarra? Steve Lukather.
Chi c'è alla batteria? Jeff Porcaro.

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