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Franco Cerri

Aperto da rggianfranco, 27 Maggio, 2016, 06:27 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

dr_balfa

Citazione di: b3st1a il 18 Ottobre, 2021, 07:01 PM
Faccio mea culpa...lo conoscevo di nome e l'ho intravisto un paio di volte in tv (lo ricordo ad esempio in un Sanremo ed una volta credo con gli Elii), ma non l'ho mai ascoltato e non saprei associarlo ad alcun brano o album in particolare...vedrò di rimediare! :maio:

Però se hai una certa età ti dovresti ricordare l'omino in lavatrice
https://www.youtube.com/watch?v=/MOr03CI3q-c

Prima o poi imparerò a suonare....

b3st1a

Citazione di: dr_balfa il 18 Ottobre, 2021, 07:20 PM
Citazione di: b3st1a il 18 Ottobre, 2021, 07:01 PM
Faccio mea culpa...lo conoscevo di nome e l'ho intravisto un paio di volte in tv (lo ricordo ad esempio in un Sanremo ed una volta credo con gli Elii), ma non l'ho mai ascoltato e non saprei associarlo ad alcun brano o album in particolare...vedrò di rimediare! :maio:

Però se hai una certa età ti dovresti ricordare l'omino in lavatrice
http://www.youtube.com/watch?v=/MOr03CI3q-c
Uhm...sai che non la ricordo? I miei primissimi ricordi televisivi risalgono ai primi anni '80, ma è da fine '80 in poi che si fanno più nitidi.


Grand Funk

Citazione di: dr_balfa il 18 Ottobre, 2021, 01:36 PM
E' morto Franco Cerri.



Un grandissimo......  :'(

E' salito in cielo dal figlio Stefano ( morto nel 2000 a 48 anni ) grande bassista.....

Vu-meter

Bellissimo video. Tenero.

"Chi è lento all'ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città." Proverbi 16:32
"La lingua mite può rompere un osso." Proverbi 25:15



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iv@n

Io ho studiato alla Civica Jazz di Milano, tra il 1995 e il 2000, Franco era il nostro insegnante di musica d'insieme, ma anche molto di più. Per me è stato un amico, una persona che ha segnato la mia vita per un lungo periodo. Tra di noi si era creata un'amicizia vera, in quegli anni lo accompagnavo spesso ai concerti (nel senso che lo accompagnavo in macchina, non con la chitarra), lui e Stefano, suo figlio. Anche con Stefano avevo un bellissimo rapporto di amicizia, durato troppo poco, per via della sua prematura dipartita, proprio nel novembre del 2000.
Dopo la scomparsa di Stefano qualcosa è cambiato, anche se Franco ha continuato a rimanere se stesso, un grande musicista, ma soprattutto un grande uomo.
Ho avuto la fortuna e l'onore di suonare nel suo quartetto di chitarre (ne ha avuti parecchi, il nostro era uno dei molti e non il migliore di sicuro) e, soprattutto, di suonare assieme a lui in occasione di diverse manifestazioni organizzate dalla Civica.
Per me è stato un mentore, un papà e un amico. Lui è stato uno dei motivi per cui ho intrapreso il mio viaggio nel jazz suonato e anche, probabilmente, uno dei motivi per cui ho smesso per tanti anni, ma questa è un'altra storia. Ciao Franco









La vita è una grande avventura verso la luce.
Paul Claudel

Santano

Bellissima condivisione  :goodpost:

Vu-meter

Urca, mi era sfuggito questo post. Complimenti, Ivan. Grazie pe aver condiviso.  :thanks:
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robland

Purtroppo non l'avevo mai sentito nominare se non di sfuggita, per cui non ho mai saputo nulla di lui e della sua carriera. Ho cercato di capirlo leggendo in giro ciò che scrivevano le persone dopo la sua morte.
Però, Ivan, ora mi hai fatto venire la curiosità "sull'altra storia": è stato uno dei motivi per cui hai smesso per tanti anni.

Grand Funk

Il post era sfuggito anche a me, gran bella esperienza, complimenti Ivan.

:thanks:

iv@n

Citazione di: robland il 16 Dicembre, 2021, 09:23 AM
Purtroppo non l'avevo mai sentito nominare se non di sfuggita, per cui non ho mai saputo nulla di lui e della sua carriera. Ho cercato di capirlo leggendo in giro ciò che scrivevano le persone dopo la sua morte.
Però, Ivan, ora mi hai fatto venire la curiosità "sull'altra storia": è stato uno dei motivi per cui hai smesso per tanti anni.

Ciao Robland, ti ringrazio  per l'interesse, sei molto gentile.
Premesso che questa storia difficilmente potrà essere interessante per altri, cercherò di spiegare ciò che ho scritto e di essere il più breve possibile.

Ciononostante devo avvisare i lettori che il post è molto lungo.  :sorry:

Sono approdato alla Civica Jazz in età adulta, dopo un percorso musicale lungo e vario.
Ho cominciato a suonare da autodidatta a 15 anni dopo un'infanzia passata a imitare tutti i cantanti della mia epoca, passando poi per vari maestri e vari generi musicali: da Bob Dylan alla New Wave, Weast Coast, Neil Young, Jackson Browne e gli immancabili cantautori italiani, fino ad approdare alla Bossa Nova e alla MPB, per poi finire nelle braccia del grande Jazz, l'amore più bruciante della mia vita. In tutti i sensi.

Fu così che a circa trent'anni decisi di tentare l'ammissione alla Civica Jazz di Milano e, con un po' di fortuna, riuscii ad entrare.
L'impatto con l'ambiente della Scuola per me fu fortissimo, tanto che per il primo anno non riuscii a pensare ad altro che non fosse il jazz e, ovviamente, la chitarra.
Tieni conto che i corsi erano diurni e le lezioni si tenevano tutti i giorni. Io a quell'età ovviamente lavoravo e questo non facilitava le cose, anche se la professione che svolgo mi ha sempre dato modo di gestire discretamente i miei tempi.

Più passavano i mesi e gli anni e più io mi immergevo in questo mondo ovattato, sognante e ipnotico del grande Jazz, un mondo fatto di personaggi metà uomo e metà mito, di leggende viventi o immortali, di uomini allo stesso tempo straordinari e comuni.
Non solo Franco, ma anche altre figure esercitavano su di me un'influenza incredibile (Fabio Jegher che insegnava armonia, Marco Visconti Prasca teoria musicale, Enrico Intra e molti altri ancora), al punto che arrivò il momento in cui cominciai a pensare come loro: la musica, ma per la precisione il Jazz, era la mia vita.

Franco, inutile dirlo, emanava un fascino unico e irresistibile. Quando mi trovavo nel suo ufficio per una cosa qualunque (mi chiamava magari per darmi uno spartito e per farmi vedere una parte che avremmo dovuto suonare il giorno dopo), a volte passavamo un'ora o due a parlare, mentre lui imbracciava la chitarra per farmi sentire quelle due cose che aveva in mente e voleva dirmi, o anche solo per chiedermi come andavano le cose.
Poi c'erano i pomeriggi interminabili di musica d'insieme, i concerti organizzati dalla Scuola o le serate a cui partecipavo in qualche locale, invitato da qualcuno di loro o da amici/colleghi più avanti di me.
E in tutto questo io non ero affatto il migliore degli studenti dal punto di vista tecnico, manco meno per quanto riguarda la preparazione teorica, ero molto appassionato, quello si.

Ma il mondo del Jazz in Italia, o perlomeno quello che ho avuto modo di conoscere io all'interno della Civica, è anche un mondo che vive di assolutismi, un mondo che non considera nemmeno tutto il resto della produzione musicale e che vive sulle vestigia di un'epoca che non c'è più, e che qui da noi è arrivata solo in parte, trasportata da una lunga eco.

Franco era una persona di una gentilezza mai vista, un signore delicato che suonava la chitarra e le sue dita disegnavano melodie in grado di aprirti il cuore in due pezzi, ma il suo era un mondo indissolubilmente ancorato al passato, una sorta di macchina del tempo che se gli stai troppo vicino, ti trasporta in un'altra dimensione senza che tu te ne accorga.

Era bellissimo vivere quell'avventura, sentirsi parte di un gruppo di persone speciali, si può dire che fosse un sogno quello che stavo vivendo, e come tutti i sogni prima o poi doveva finire.

In un clima del genere infatti non ci sono compromessi: o sei dentro o sei fuori. O ci credi veramente, e allora sei in totale immersione, oppure vedi le cose da un punto di vista distaccato, che mette tutto sotto un'altra luce, fino a cambiarne radicalmente il significato.

Subito dopo la scomparsa di Stefano seguì un periodo difficile per tutti, che però non cambiò le abitudini e le dinamiche della scuola. Contemporaneamente, io affrontavo un periodo cruciale della mia vita: io la mia compagna avevamo deciso di sposarci e di trasferirci a vivere fuori Milano. In quel periodo le mie energie fisiche e mentali dovettero per forza di cose essere impiegate anche su un altro versante, e così la mia immersione profonda nel mondo del Jazz subì alcune pause, per poter prendere l'ossigeno necessario.

Passato un anno mia moglie rimase incinta, ed è inutile dire cosa succede in questi casi. 

E ora arrivo al punto cruciale della faccenda: al di fuori di quel contesto, al di fuori delle mura fisiche e di quelle invisibili della scuola, fatte dal giro di persone e contatti strettamente legati a quel mondo magico, ogni cosa cambiava significato.
Tutto ciò che per noi aveva un valore quasi sacro, per il resto del mondo contava davvero poco, se non addirittura niente.
E purtroppo, terminato il percorso scolastico, questa realtà spinosa non si poteva evitare.

Essere un jazzista in Italia significa vivere di compromessi, a volte anche molto pesanti, a meno che tu non riesca a raggiungere il secondo livello di quel mondo dorato e favoloso, ovvero la ribalta internazionale.
Inutile dire che ci riescono davvero in pochi, anzi pochissimi.
Per tutti gli altri, quelli che non ce la fanno ad approdare al secondo livello (passami il termine), di solito rimane come risorsa l'insegnamento, perché di serate nei locali qui da noi non si vive, non sono io a dovertelo dire.

Sta di fatto che a un certo punto, con il bimbo in arrivo, ho dovuto scegliere.

Non che ci sia niente di male in una scelta del genere (parlo dell'insegnamento), anzi è una cosa bellissima, ma io avevo altre carte da giocare.
Vivo da sempre grandi passioni, che poi ho trasformato in professione, Ora sono un fotografo professionista (iscritto all'Ordine dei giornalisti), grafico e illustratore.
Mio figlio qualche mese fa ha compiuto diciannove anni, e tra alti e bassi oramai sono più di vent'anni che porto avanti la mia professione, esattamente tanti sono quelli che ho abbandonato la musica suonata.

Ma perché abbandonare e non invece continuare a suonare anche se solo per meno tempo, con meno pressione? La risposta non la conosco, ma forse, e qui mi ricollego alla domanda iniziale, tutto è dovuto a quanto fossero grandi i sogni, prima dell'inevitabile risveglio.

Ora sono passati tanti anni e mi sono ritrovato a pensare che forse esiste la possibilità di vivere ancora insieme alla musica. Non per lei, ma con lei, finalmente con serenità.
Magari anche con qualche progetto, con qualche piccola ambizione, confortato dal fatto che le mie basi ora sono altre (anche se non per questo così solide!) e, perché no, anche da questa bellissima comunità di Jamble.  :loveit:

Ma il lato brutto della faccenda, a cui è difficoltoso rimediare, è che non so più suonare, almeno non come vorrei.
Quando prendo in mano lo strumento mi trovo di fronte a un foglio bianco, dove prima invece vedevo linee melodiche, note, simboli e diagrammi.
Ma ho deciso di ripartire e lo farò con metodo e passione perché sento che è giusto così, perché so che contrariamente a prima, ora mi farà più bene che male.
La vita è una grande avventura verso la luce.
Paul Claudel

Vu-meter

Complimenti per il percorso e per il modo delicato con il quale ei riuscito a concentrare tanti anni di vita, ma anche sentimenti.
Grazie per questo bel post.  :goodpost: :fan:
"Chi è lento all'ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città." Proverbi 16:32
"La lingua mite può rompere un osso." Proverbi 25:15



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iv@n

Grazie Vu  ::)
Volevo solo aggiungere una cosa che ho dimenticato di scrivere: quando parlo della Civica, del Jazz e di tutto il mondo che ci girava intorno in quegli anni, esprimo delle mie opinioni personali. Sono sempre e solo dei "secondo me".  :thanks:
La vita è una grande avventura verso la luce.
Paul Claudel

Prosit

Grazie Ivan per la condivisione e il racconto del tuo rapporto con la chitarra e la musica. Conosco bene i "dentro o fuori" e i "tutto o niente" di certi ambienti (non musicali per quanto mi riguarda)  e so di cosa parli. Posso solo dirti che, a mio modesto parere, hai fatto le scelte giuste e delle bellissime esperienze, complimenti.
"Quello che hai visto ricordalo perché quello che non hai visto ritorna a volare nel vento" (proverbio Navajo)


iv@n

La vita è una grande avventura verso la luce.
Paul Claudel

Grand Funk

Bella storia, anche secondo me hai fatto le scelte giuste, e devi essere orgoglioso di questo  :bravo2:

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