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Deep Purple senza Blackmore

Aperto da robland, 08 Dicembre, 2019, 10:33 PM

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elzeviro

ma sì ho voluto trollare un po',
cè un suo pezzo di chitarra classica PICTURE THIS ultrafantastico,
una micidiale chitarra classica stereofonica con le 6 corde alternate a destra e sinistra!

elzeviro


Moreno Viola

Citazione di: LawHunter il 21 Ottobre, 2024, 04:05 PMRainbow

01. Rising
[il capolavoro, essenziale, fondamentale per l'estetica del Metal ma ancora profondamente Hard Rock, registrato bene, composizioni tutte ad altissimi livelli a partire dalla iniziale immensa torre di tastiere che introduce la grandissima Tarot Woman fino al finale della meravigliosa Stargazer; unico difetto, troppo breve e forse Do You Close Your Eyes, banalotta, nel riff, ma trascinante grazie anche, se non soprattutto, alla massa di impatto che la voce di Dio e Powell ci donano]
02. Ritchie Blackmore's Rainbow
[seconda più che altro per le composizioni tutte di altissimo livello ed in cui si vede Blackmore che cerca ossigeno rispetto alla svolta Funk dei Deep Purple; la qualità - molto 1974/1975 - della registrazione ed anche lo stile del solismo lo mette molto vicino a Stormbringer come atmosfere di forma sonora; notare vi è anche una varietà e diversificazione molto piacevole dei pezzi]
03. On Stage
[è al terzo posto perchè a tratti è troppo lungo ed anche datato per alcune improvvisazioni (Mistreated) e perchè la scaletta poteva essere fatta meglio ed anche lui soffre di un taglia ed incolla da diverse fonti nei pezzi oltre che ad una qualità delle registrazioni non al top, però la qualità dell'allora inedita Kill The King e delle esecuzioni degli altri pezzi è tale che nei primi 3 ci deve stare; certo che se trovate i bootleg di quei mesi fate un affare ancora più grande]
04. Down To Earth
[è il disco della prima svolta, in cui Blackmore tenta di essere più straight ed anche più "sympathetic" con il mercato USA senza però del tutto negare la prima impostazione con Dio, che lascia ritenendolo un compromesso troppo grande; Blackmore ha però già in mente i Deep Purple Mk. II e tenta di restaurare il trio Blackmore-Gillan-Glover, ma ottiene il rifiuto di Ian Gillan; compositivamente ottimo, pur con qualche scelta sonora nelle chitarre discutibile; è più accesibile, All Night Long è chiaramente un tentativo di fare una nuova Smoke On The Water per FM, ma la qualità compositiva rimane altissima, con una Eyes Of The World che viene direttamente dall'Era Dio, una Lost in Hollywood che ispirerà Malmsteen ed altri grandi pezzi; Graham Bonnett durerà poco ma in studio esprime una voce potente e capace di grandi cose, anche se live farà troppo lo gradasso; è un disco con un suo equilibrio ed una sua completezza e Blackmore ci dona grandi momenti]
05. Stranger in Us All
[lo metto qua perchè come Down To Earth ha una sua completezza e riesce a trovare la quadra stilistica tra le suggestioni epiche dell'Era Dio e la melodicità degli anni '90, figlia anche della melodicità degli anni'80, ma non del tutto, perchè è al passo con i tempi ed ha superato l'AOR del decennio precedente (come in generale era accaduto); compositivamente è buono con i vertici nella iniziale Wolf Of The Moon (molto Power Metal Germanico), nella sognante Ariel (che riprende atmosfere proprie degli ultimi due dischi dei DP cui Blackmore ha partecipato) e soprattutto per me nella splendida Black Masquerade, versione anni '90 dello stile compositivo anni '70 dell'Era Dio; Blackmore suona molto bene ed emerge molto più coinvolgimento e convinzione ed incisività rispetto ai preindicati ultimi 2 dischi con i DP]
06. Long Live Rock'n Roll
[osannatissimo da molti, è per me deludente anche perchè molto sofferente della lughissima gestazione e dei continui cambi di bassista e tastierista durante la lunga registrazione; la montagna partorisce un topolino o almeno solo un topo: la title track è abbastanza banale e la salva la forza della voce di Dio; Kill The King è sempre buona ma sfigura rispetto alla versione Live; pezzi come Sensitive to Light, The Shed ed L.A Connection presntano spunti ma lasciano la bocca amara per come vengono risolti; tengono su la baracca, oltre alle prestazioni di Dio e Cozy Powell, la sognante Lady Of The Lake e soprattutto la immensa e bellissima Gates Of Babylon, pezzo totale che ha solo il difetto di essere stato registrato per ultimo e lascia il sospetto che Blackmore avesse sentito e sia stato in parte ispirato da Sales Of Charon degli Scorpions (a sua volta debitrice/ispirata da Stargazer), uscito mesi prima mentre le registrazioni del disco erano ancora in corso; Rainbow Eyes molto bella, anticipa il discorso che Ritchie farà con i Blackmore's Night, ma anche essa dà la sensazione di incompiuta]
06. Bent Out Of Shape
[i dischi dell'era Turner hanno tutti una costante, cioè presentare brani molto rock e di qualità ed altri profondamente aor e commerciali e perfettamente costruiti per piacere alle stazioni FM americane; la differenza è soprattutto nei termini delle proporzioni tra queste differenze; per questo ho messo più in alto Bent perchè è quello che già prelude al ritorno dei Deep Purple; il suono a livello chitarristico è quello di Perfect Strangers ed anche molti pezzi fanno sentire la voglia di Blackmore di tornare a suonare più classicamente British Hard Rock, anche con un solismo molto nervoso e funambolico; anche laddove AOR i brani hanno una loro qualità compositiva indiscutibile; forse l'unico pezzo di bassa qualità è Fool for the Night]
07. Straight Between The Eyes
[è stato il primo disco dei Rainbow che ascoltai ed è il perfetto esempio di quella dicotomia; inizia con l'eccellente Death Alley Driver, molto reminiscente dei Deep Purple e prosegue con l'ottimo FM hit Stone Cold; poi però affianca brani commerciali e abbastanza banali e mediocri; il disco non affonda con l'ottima Miss Mistreated e la finale Eyes Of Fire che rinnova il mai interrotto legame con l'epica della Dio Era]
08. Difficult To Cure
[per molti il migliore della Turner Era non è mai riuscito a convincermi del tutto; il calo di qualità rispetto a Down to Earth è chiaro come è chiara la scelta di Blackmore di andare direttamente verso il mercato FM; la stessa voce di Turner ricorda quella di un Lou Gramm dei Foreigner più gentile e non è un caso; I Surrender vuola bisdsareil successo di Since You've Been Gone ma è stucchevole soprattutto nel suo sfiorare I Will Survive di Gloria Gaynor; Spotlight Kid è un fast tempo che diventerà la opener perfetta dei Rainbow ma che renderà molto più live che in studio con un assolo (nella sua parte rock e non classica) assolutamente privo di sapore; No Release ha una sua dinamica ma decade col coro in stile gospel, perfetto per la radio; Magic e Freedom Fighter sono due pezzi tanto commerciali quanto lasciano senza parole per chi ha conosciuto ed amato i precedenti dischi ed i relativi vertici: la stessa Nona di Beethoven pur piacevole ed amata da Blackmore non sfugge al carattere da pacchianata; degno di nota è invece per mel'ottimo Hard-Blues Hendrixiano di Midtown Tunnel Vision; un disco che è ultimo per me in classifica anche per una mancanza di incisività sonora oltre che per la pacchianità di troppe soluzioni da FM che assumono il carattere della svendita, per fare soldi]



Disanima veramente apprezzabile.  :101010:

Mi piacciono particolarmente questo genere di analisi dove si esprimono punti di vista che sono però sostenuti da solide argomentazioni.

Condivido quasi totalmente la tua "classifica", con l'unica eccezione di "Stranger in Us All" che credo di non aver ascoltato più di una volta e del quale non ricordo praticamente nulla.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.


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