Si sa, la storia non si fa con i se, ma come sarebbe proseguita la storia dei Led Zeppelin se quel brutto giorno John Bonham non ci avesse tirato quello scherzo bruttissimo, decidendo che a una Jam Session con Elvis, Jimi, Janis, Jim, Brian e tutti gli altri non si poteva mancare? La domanda non avrà mai una risposta, e fortunatamente grazie soprattutto a Robert Plant non si è neanche provato a vedere come sarebbe stato senza "Bonzo" semplicemente perché in quella situazione "non avrei sopportato di vedere qualcuno diverso da John seduto alle mie spalle". E allora per rivedere i tre insieme abbiamo sempre dovuto aspettare occasioni particolari come Live Aid o ARMS o il quarantennale della Atlantic Records, brevi esibizioni fatte più perché bisognava esserci, piuttosto che per una reale voglia di suonare un'altra vota inseme. Questo volta però era diverso. Non si trattava soltanto di esaudire il desiderio di milioni di fans che da decenni speravano di vedere nuovamente il dirigibile atterrare su un palco, ma il desiderio da esaudire era quello di un amico che non c'è più: Ahmet Ertegun, l'uomo che tramite la Atlantic Records, l'etichetta da lui fondata rese possibile il volo del dirigibile. E infatti a metà concerto Plant alzando gli occhi al cielo esclamerà "Ahmet, We did it".
E allora eccoli li il 10 dicembre 2007 di nuovo insieme su un palco. Ad occupare il posto che fu di John Bonham, troviamo il figlio Jason. Ready steady go! Uhm, partono piano in verità "Good Times, Bad Times" e "Ramble On" sembrano un po' spente e il primo pensiero è che effettivamente il tempo abbia lasciato segni profondi sui tre. Quando ti sei quasi rassegnato a prendere quello che viene, ecco che il dirigibile comincia a carburare; si può dire che il concerto inizi con "Black Dog", quasi che i due pezzi iniziali servissero a verificare se le cose funzionano a dovere, se ancora c'è il feeling come "nei giorni della giovinezza", se è ancora bello suonare insieme in un'arena gremita di fans. Certo la voce di Plant non è quella di quarantanni fa, ma con gli Zeppelin concentrarsi sulle prestazioni dei singoli componenti, significa perdersi il feeling che trasmettono come gruppo. "In My Time Of Dying" è la risposta. Bottleneck al dito e Gibson ES330 a tracolla e Page parte col suo slide lancinante sul quale Plant si appoggia con il suo moaning blues. Quando entrano in gioco anche John Paul Jones e Jason Bonham, a quel punto è ormai evidente che, si è bello suonare insieme, Yes, it works! Segue "For Your Life" mai eseguita dal vivo, come sottolinea Plant che si cimenta in una delle migliori performance della serata.
"Trampled Underfoot" viene presentata come una "Terraplane Blues" alla maniera degli Zeppelin ma a dire il vero a parte il testo, del pezzo di Robert Johnson ci si trova praticamente nulla. Si tratta semmai di un funk rock dove John Paul Jones si lancia in quel bel riff al piano elettrico che fa pensare più a Stevie Wonder che non al bluesman del crocevia.
Arriva quindi il turno di "Nobody's Fault But Mine"; l'esecuzione è magistrale forse tra le meglio riuscite del concerto con di nuovo Plant sugli scudi. Peccato che su "No Quarter" si noti effettivamente qualche incertezza di Page e un assolo non proprio a fuoco, ma John Paul Jones dirige in modo impeccabile "l'orchestra" mettendo in secondo piano il cattivo lavoro del chitarrista, grazie anche allo spazio che si concede per un bel assolo di piano.
Si prosegue con "Since, I've Been Loving You" sofferto blues lento, che inizia sussurrato per poi esplodere in quell'alternarsi di luce e ombra tipico della band e quindi con "uno di quei pezzi che siamo costretti a eseguire" (è grosso modo quello che dice Plant): "Dazed and Confused". Senza parole. Addirittura come ai vecchi tempi Page tira fuori l'archetto durante il suo assolo e Plant si permette di rispondergli con i suoi famosi gemiti al limite della pornografia. E poi ecco "Stairway to Heaven". Sappiamo tutti quanto sia difficile renderla credibile. Troppo miele che cola, troppa "grandeur" da quel arpeggio così semplice. Eppure nessuno è mai riuscito a farne una cover convincente, addirittura pensi che non ce la farebbero neanche loro. E invece credetemi o no, quella eseguita il 10 dicembre 2007 è una delle migliori versioni mai sentite. Avrebbero potuto finire così e sarei stato già soddisfatto, ma la band ha ancora qualche freccia al proprio arco e quindi via con "The Song Remains The Same" e qui Jason Bonham si supera e ci rimani veramente di stucco perché così tanto non te lo aspettavi proprio, ma loro insistono e il braccio si flette per scoccare la penultima freccia "Misty Mountain Hop" ed infine il colpo di grazie: "Kashmir". Qui tutto è assolutamente perfetto. Colpo di gong e fine, that's all folks. E il bis? Vi va bene "Whole Lotta Love" con Plant che a sessantaquattro anni si concede di mettere in chiaro che "way - down - inside. One more... yoooouuuu neeeeedd. Loooovvvv"". Ma si può non suonare "Rock and Roll"? No, non si può, e allora così sia ma questa è veramente l'ultima. Il 20 novembre uscirà il DVD. Inutile aggiungere che sarà mio.
Bellissima recensione, bravo!
Io ho giá prenotato il DVD, me lo gusterò proprio sicuramente.
4Roses
Grazie 4Roses.
Sono sicuro che non ti deluderà.
Anche io non vedo l'ora di mettere le mani sopra a quel DVD.
Quando avrai modo di vederlo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensi.
Ciao
Moreno
Ok sará un piacere. L'ho prenotato da B&H Sound e dovrebbe uscire in dicembre, in Svizzera.
4Roses
Bellissima recensione Moreno !!! :bravo2: :bravo2: :bravo2:
Mi è sembrato di esserci, per quanto possibile . Mi hai davvero fatto vivere l'entusiasmo che sicuramente si respirava alla proiezione.
Bravo tu :bravo2: :bravo2: :bravo2: ed ovviamente, bravi loro .. :bravo2:
Vu :)